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Voci da Dallas: la passione per l’arte di Reilly Opelka, l’importanza della famiglia per John Isner
I due giocatori americani si raccontano ai nostri microfoni alla vigilia della loro sfida in semifinale in Texas

dal nostro inviato a Dallas,
Dopo la sua convincente vittoria contro Mannarino abbiamo scambiato due parole con Reilly Opelka. Parla delle difficoltà di giocare outdoor pochi giorni dopo aver giocato indoor, non ama il serve and volley mentre ogni volta che ne ha l’occasione cerca di visitare un museo.
Conosciamo tutti il tuo servizio. Pensi che seguire il servizio a rete potrebbe rendere il tuo gioco ancora più imprevedibile?
Ho provato a fare serve and volley un paio di volte ieri ma quando riesco a vincere così tanti punti con la prima di servizio sento che non ho bisogno di seguire a rete. È un qualcosa che potrei fare ma in questo momento non ne sento l’esigenza.
La prossima settimana giocherai a Delray Beach, all’Aperto. Come riesci ad adattarti in pochi giorni dal giocare indoor a giocare outdoor?
Sinceramente è davvero difficile. Per fortuna a Delray ho un bye all’esordio che fa davvero tanta differenza. In passato la transizione non è stata facile, qualche anno fa ho fatto la finale al New York Open in condizioni simili a queste e a Delray Beach la settimana seguente ho fatto fatica. La cosa buona è che sono praticamente a casa dal momento che sono i campi su cui mi alleno più spesso. È come il mio giardino di casa. Le condizioni possono essere ventose ma sicuramente la difficoltà maggiore sta nel cambio di palle. Qui giochiamo con le palline Dunlop e a Delray usano le Penn. Cambia davvero tanto e sicuramente questa è la difficoltà maggiore.
Ti sta piacendo Dallas? Ho letto che quando eri a Roma sei andato in giro per musei. È un qualcosa che cerchi di fare ogni volta che ne hai l’occasione?
La città mi sta piacendo davvero molto. Sono andato al “Dallas Museum of Art” e l’esperienza è stata davvero fantastica. Io a casa colleziono anche quadri quindi andare per musei è fantastico. IL migliore comunque che mi è mai capitato di vedere è sicuramente il Prado di Madrid.
Quattro chiacchiere con John Isner a margini della sua vittoria contro Vasek Pospisil. L’americano è davvero rilassato e, per quanto ancora voglioso di giocare, sottolinea l’importanza della famiglia.
Ciao John, ho notato come nelle ultime stagioni stai cercando di giocare maggiormente lo slice con il rovescio. È un colpo su cui hai lavorato con il tuo team per rendere il tuo gioco ancora più imprevedibile?
Bella osservazione. Forse negli ultimi anni sono diventato un pochino più lento ( ride) quindi devo usare lo slice. A parte gli scherzi è un colpo con cui sono davvero a mio agio, penso che possa creare confusione per il mio avversario. Sono a mio agio a giocarlo sia incrociato sia lungolinea e oggettivamente quando mi trovo a rincorrere la palla sul lato sinistro è difficile per me essere in grado di posizionarmi e giocare un rovescio normale.
A questo punto della tua carriera la programmazione è sicuramente un fattore importante. Generalmente cerchi di pianificare i tornei che giocherai all’inizio della stagione o cerchi di vedere come vanno le cose torneo dopo torneo? E quali sono i tuoi piani per la stagione sulla terra battuta? Generalmente ci troviamo a inizio anno per decidere dove giocherò. Abbiamo le idee abbastanza chiare su dove giocheremo anche se ovviamente tutto dipende dal non avere infortuni. Quest’anno spero che sarà diverso rispetto a gli ultimi due a livello di restrizioni, nelle ultime stagioni mi è capitato parecchie volte di rinunciare a tornei perché era davvero dura stare nella bolla. L’obbiettivo per quest’anno è di giocare 18, 20 tornei. Per quanto riguarda la terra battuta l’idea iniziale è quella di giocare i due 1000 a maggio ( Madrid e Roma) e di portare la mia famiglia con me. Dopo Roma l’ideale sarebbe fare una piccola vacanza, ho sempre detto che a questo punto della carriera voglio cercare di divertirmi il più possibile. Se mia moglie e i miei figli sono con me penso sarà molto più facile andare in Europa. Quest’anno in Australia ero da solo ed è stato davvero difficile
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WTA Miami, Rybakina oltre la stanchezza: “Avevo poche energie ma sono riuscita a tirarle fuori”
Elena ringrazia l’allenatore per il supporto durante il match con Pegula e si prepara alla terza finale stagionale: “Spero di riuscire a fare quest’ultimo sforzo”

Solo Kim Clijsters, Vika Azarenka, Iga Swiatek e Steffi Graf (quest’ultima due volte) sono riuscite a fare doppietta tra Indian Wells e Miami nella storia del tennis femminile. Non può quindi stupire che Elena Rybakina, a una sola vittoria dall’entrare, mostri a parole (e non solo) tutta la sua stanchezza in sala stampa dopo la vittoria su Jessica Pegula in due set molto equilibrati e con varie interruzioni per pioggia. In totale sono diventate oltre 20 le ore passate in campo dalla kazaka nelle 11 partite disputate tra la California e la Florida e così, come lei stessa ha ammesso, le energie residue sono tutt’altro che abbondanti: “Oggi è stata una partita difficile, e in realtà le due settimane sono state davvero dure. Forse non avevo abbastanza energia. Quando ero sotto nel punteggio, però, mi sono arrabbiata un po’ e così ho cercato di spingere me stessa oltre il limite. E anche il mio box, il mio allenatore mi ha aiutato”.
Elena potrà però sfruttare il giorno di riposo per ricaricare almeno parzialmente le batterie in vista di una finale in cui partirà in ogni caso da favorita. Contro Cirstea o Kvitova (in campo stasera non prima delle 21 italiane), infatti, sarà lei, che è diventata la sesta donna a raggiungere l’ultimo atto a Melbourne, Indian Wells e Miami nello stesso anno (dopo Seles, Graf, Davenport, Hingis e Sharapova), ad avere in mano le sorti del match: se servizio e dritto funzioneranno come nelle ultime settimane, difficilmente la stanchezza potrà diventare un fattore.
D: Non sono molti i giocatori che hanno fatto il cosiddetto Sunshine Double. Quanto è difficile affrontare un torneo per due settimane e poi andare da un’altra parte e rifare tutto da capo?
RYBAKINA: È davvero difficile, anche a causa delle condizioni diverse in queste due settimane, dalle partite si può vedere che è molto più difficile per me qui che a Indian Wells. La doppietta sembra vicina ma allo stesso tempo è ancora lontana. Farò del mio meglio e spero di farcela.
D: Hai detto di non essere al 100% dal punto di vista fisico, in termini di stanchezza e cose del genere ma sei riuscita a reagire dopo essere stata in svantaggio di un break. Ti sei accorta che dopo aver subito il break hai iniziato a colpire più forte, quasi più liberamente?
RYBAKINA: Sì, credo di aver iniziato a essere un po’ più aggressiva, anche perché sapevo che se si fosse arrivati al terzo set sarebbe stato molto più difficile. Quindi forse ho rischiato un po’ di più anche alla fine del secondo set. Ho cercato di spingere sulle sue seconde di servizio. Sapevo di poter vincere in questo modo nonostante i possibili errori. Pensavo che fosse l’unico modo per sfondare.
D: Quando sei arrivata a Miami dopo Indian Wells, prima di giocare il tuo primo match, se avessi saputo che saresti arrivata in finale, sarebbe stato un risultato sorprendente per te, visto come ti sentivi, o è quello che ti aspetti da te stessa ora?
RYBAKINA: No, non mi aspettavo di arrivare in finale. Sapevo che sarebbe stata molto dura fin dall’inizio, fin dalla prima partita. E così è stato, in effetti. I primi due incontri sono stati molto duri. Non mi aspettavo nulla. Ho cercato di giocare un match alla volta, di concentrarmi, di spronarmi e di lottare fino alla fine, quindi anche quando ero sotto, ho cercato di trovare una soluzione. Per ora ci sono riuscita.
D: La prossima avversaria sarà Petra Kvitova [1-1 i precedenti] o Sorana Cirstea [2-0 per Elena]. Puoi dirci quali sarebbero le difficoltà con l’una e con l’altra e quanto l’esperienza di queste grandi finali può aiutarti sabato?
RYBAKINA: Penso che entrambe siano avversarie molto difficili. Entrambe colpiscono forte, sono aggressive e hanno ottimi colpi. Contro Petra ho giocato all’inizio dell’anno [ad Adelaide, vittoria in due set per la ceca, ndr] e lei ha giocato molto bene, ma lì i campi erano molto più veloci. Penso che sarà diverso se giocherò di nuovo contro di lei, ma di sicuro sarà molto importante l’aspetto fisico, perché qui i campi sono piuttosto lenti, soprattutto dopo la pioggia. Quando è così umido, non è facile. In ogni caso sarà una finale molto dura. Spero di riuscire a fare l’ultimo sforzo e che le cose vadano per il verso giusto [sorride, ndr].
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Pietrangeli svela la sua preferenza per Sinner: “Lui è come la Meloni: ha le palle quadrate. Vincerà uno slam”
Nicola Pietrangeli fa il tifo per Sinner: “Jannik è un fuori classe. Tedesco nell’animo e nella testa. Musetti ha il gioco più bello”.

In un’intervista rilasciata a “Libero”, il capitano della squadra italiani che trionfò in Coppa Davis nel ’76, Nicola Pietrangeli, ha svelato che Jannik Sinner, tra gli italiani della squadra di oggi, è il suo preferito: “Mi piace da morire, è miglioratissimo. Il rumore della pallina quando incoccia la sua racchetta ti fa capire che è un fuoriclasse”. In seguito, è arrivato un paragone un po’ inaspettato, che ha senz’altro chiarito il suo punto di vista politico: “Lui è come la Meloni, ha le palle quadrate e presto, vincerà uno slam. Ne sono certo”.
Quando gli è stato chiesto se paragonare il Sinner di oggi, al Djokovic che cercò di farsi spazio nel duello Federer-Nadal ormai tanti anni fa, fosse una bestemmia, Pietrangeli ha risposto: “Niente affatto. Anzi credo proprio che sia così. Questo ragazzo è tedesco nell’animo e nella testa. Vincerà uno slam, Non ho dubbi”. Il primo slam dell’altoatesino, Pietrangeli non lo immagina a Wimbledon, ma a Parigi, sulla terra battuta.
A proposito di Wimbledon, invece, Pietrangeli ha espresso qualche parola sull’ex finalista 2021, Matteo Berrettini: “Ho molto rispetto per lui perché a Wimbledon è riuscito a battere un record del sottoscritto che risaliva al 1960, quando sul Centre Court di Londra venni sconfitto in semifinale Rod Laver Berrettini mi ha superato, ha fatto di meglio ed è arrivato in finale. Un traguardo unico per un italiano”. Le colpe di questo momento negativo per il romano, Pietrangeli non le ha date a Melissa Satta come hanno fatto in molti (invidiosi), ma bensì alla troppa pubblicità: “Matteo gira troppi spot, tutta questa pubblicità gli fa perdere tempo e lo distrae dal tennis”.
Non sono mancati complimenti anche per Lorenzo Musetti: “Lui è quello che gioca meglio, pur non essendo il più forte”.
Nicola Pietrangeli prima di scegliere il tennis era stato un calciatore nella Lazio Primavera, come centrocampista. Nel 2011 venne istituito il Premio Barzot, un riconoscimento dedicato agli allenatori di calcio italiani. Ed il destino ha voluto che più di 60 anni dopo quella scelta, ricevesse il premio Bearzot come primo non calciatore: “Ne sono molto orgoglioso. Sono stato il primo non calciatore a ricevere questo premio, non male no?”.
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ATP Miami, Eubanks: “Sono passato al rovescio a una mano per imitare Federer, ma ora non lo rifarei”
Il giocatore statunitense entra nei primi cento del mondo grazie al quarto di finale raggiunto a Miami: “Ora so che posso stare a questi livelli”

La conferenza stampa di Christopher Eubanks dopo la sconfitta contro Daniil Medvedev che ha interrotto la sua corsa nei quarti a Miami: l’americano commenta così la settimana migliore della sua carriera. I quarti di finale raggiunti nel Masters 1000 gli permettono l’ingresso nei primi 100 giocatori del mondo per la prima volta in carriera e si sa che questo rappresenta un traguardo fondamentale nell’ottica del prize money e dell’ingresso nei tabelloni principali di molti tornei ATP.
IL MODERATORE: Partita dura oggi, ma come ci si sente? Come rifletti sulla settimana?
CHRISTOPHER EUBANKS: “Nel complesso, è dura parlare subito dopo una partita, una partita che perdi. Ma facendo un passo indietro, è stata una settimana da sogno per me. Iniziando con le qualificazioni, cercando solo di ottenere una vittoria, cercando di trovare un po’ di slancio. Sono stato in grado di farlo. Nella partita contro Coric ero sotto di un set e un break. Ripensandoci, ora essere seduto qui è piuttosto surreale. Nel complesso sono soddisfatto del risultato ovviamente. Non vedo l’ora di avere, si spera, altri momenti come questo”.
D. Cosa tiri fuori da questa partita in termini di aumento di livello? C’erano opportunità che non hai davvero colto, e poi sembrava che ogni piccolo errore fosse punito da lui.
CHRISTOPHER EUBANKS: “Ovviamente il peso degli errori viene amplificato quando si affronta qualcuno come Daniil. Quindi piccole cose come, opportunità perse, o il modo in cui è andato il primo punto nell’ultimo game, ho avuto un po’ di indecisione, non ho inseguito la pallina, pensavo fosse fuori ma ha rimbalzato dentro. Sapevo di essere nei guai quando l’ho visto preparare il rovescio. Quelle sono opportunità che forse in alcuni tornei in cui ho giocato in passato non mi sembravano un grosso problema, perché è come se potessi uscire dai problemi con una buona prima di servizio, ma contro Daniil è un’altra cosa. Penso che sia quel salto di livello per cui sai che ogni piccola pausa sarà punita”
Q. Eri al servizio, poi la pioggia ha ritardato tutto, e poi sei tornato, e lui ti è saltato addosso. Cosa è cambiato?
CHRISTOPHER EUBANKS: Ha apportato alcune modifiche tattiche. Ho iniziato ad entrare in campo sulla mia seconda di servizio, penso sia una delle cose più importanti. Ovviamente ho potuto guardare Daniil per anni e ho visto tonnellate di video anche prima di questa partita. Non mi è dispiaciuta la mia seconda di servizio. Mi piace il mio kick sulla seconda di servizio. È alto quasi 2 metri con uno dei migliori rovesci del mondo, quindi ti mette dei dubbi. Quando ho visto il suo aggiustamento tattico, ho iniziato a cercare di indovinare un po’. La mia percentuale di prima di servizio è scesa, e non è mai una buona cosa quando giochi contro un avversario che risponde bene come lui. Una volta che la percentuale della prima di servizio ha iniziato a diminuire, ha apportato modifiche alla seconda per avvicinarmi al campo. Ma al game successiva mi ha breakkato. Lui è noto per essere uno dei giocatori più intelligenti del tour. Questa è la sua reputazione, e posso capire perché, sa trovare quei piccoli aggiustamenti che servono a gara in corso. Poi se il match prende una piega del genere, inizia a darti un po’ fastidio. Penso che sia quello che è successo dopo la sospensione per pioggia. Poi, onestamente, iniziato il secondo set, mi sentivo come se stessi giocando abbastanza bene, anche se mi ha breakkato, mi sentivo come se stessi giocando nel modo giusto”.
D. In vista della partita, su quali altre partite che avevi giocato hai riflettuto per prepararti ad affrontare qualcuno del suo livello?
CHRISTOPHER EUBANKS: “Non proprio. Non ce ne sono state molte — voglio dire, ho giocato con Casper Ruud a Indian Wells, ho giocato con Jannik Sinner agli US Open. Diversi stili di gioco. È davvero difficile — non credo che nessuno in tour giochi davvero come Daniil. È difficile poter dire con chi ho giocato che può servire così e non sbagliare una palla dalla linea di fondo. Non capita così spesso. Daniil è un giocatore speciale”.
D. Ho visto sui social media che hai avuto il supporto dei tuoi amici, il supporto anche di altri tennisti. È qualcosa che pensi ti motivi ad andare oltre? O cos’altro pensi che ti motiva?
CHRISTOPHER EUBANKS: “Non dirò che mi motiva ad andare oltre, ma è sicuramente bello averlo. Penso che soprattutto ricevere supporto dai tuoi colleghi sia probabilmente una delle cose più interessanti. Avere altri giocatori con cui ho giocato che mi contattano per congratularsi con me e dire di andare avanti, piccole cose del genere, sono quelle che probabilmente significano di più perché è come, wow, questi sono ragazzi con cui passo probabilmente più tempo che con la mia famiglia. Li vedo spesso, siamo in competizione l’uno contro l’altro, stiamo tutti lottando per la stessa cosa e si sono presi il tempo per mandarmi un breve messaggio solo per congratularsi. Mi piace pensare di avere una discreta quantità di motivazione ora, e penso che il successo probabilmente è più una motivazione ora. Ho dimostrato di poter giocare a questo livello. Mi sono sempre chiesto se il mio servizio fosse abbastanza buono, se il mio diritto fosse abbastanza buono, se mi muovo abbastanza bene, se posso colpire al volo, per competere con i ragazzi più forti. Ora che lo so, questo è più un fattore motivante per me a continuare. Ma non direi che il supporto è una forza trainante. È certamente carino, ma non direi davvero che sia così”.
D. Qual è la più grande differenza tra il Chris Eubanks del primo giorno di qualificazioni e quello di oggi?
CHRISTOPHER EUBANKS: “Ora so che posso competere con alcuni dei migliori giocatori del mondo. Mi sono già allenato con dei giocatori davvero forti, ma è sempre diverso quando li affronti in una partita vera e propria. Penso che ora la convinzione per me sia più grande, perché l’ho visto, so che posso farcela, e penso che questa sia probabilmente la differenza più grande. Penso che da qui in poi, io avrò un’aspettativa più alta da me stesso e una fiducia ancora maggiore”.
D. La tua nuova classifica cambierà il tuo programma per la stagione. Come vedi il resto della stagione? Cosa devi migliorare per salire ancora?
CHRISTOPHER EUBANKS: “In teoria il piano era quello di giocare i Challenger in Corea per tre settimane fino alla fine di aprile. Ma quando ho iniziato a progredire in questo torneo, abbiamo iniziato a dire, va bene, aspettiamo e parliamone dopo il torneo. Ora devo valutare. Dobbiamo ancora parlarne. Probabilmente ne parleremo oggi o domani. Penso che la scadenza per il primo torneo su terra battuta sia lunedì prossimo. Quindi dovremo cercare di prendere una decisione abbastanza rapidamente. In termini di cose che devo migliorare, penso che stia solo continuando a fare quello che ho fatto negli ultimi forse circa sette, otto mesi. Penso che sia stato allora che ho davvero iniziato a giocare a un livello diverso. Penso che il momento chiave è stato quello degli US Open, a cui mi sono qualificato, ho ottenuto la mia prima vittoria del Grande Slam, da lì ho iniziato a mettere insieme alcune settimane davvero, davvero buone. Penso comunque che ogni area del mio gioco possa migliorare. Posso sempre migliorare il mio servizio, posso migliorare i miei movimenti, e così via Non c’è una cosa reale da individuare. Nel complesso, sto solo continuando la progressione per migliorare il mio gioco nel suo insieme”.
D. Una domanda sul tuo rovescio. Non molti giocatori americani hanno un rovescio a una mano. Hai sempre avuto il rovescio a una mano?
CHRISTOPHER EUBANKS: “No, ho iniziato che colpivo con due mani su entrambi i lati fino all’età di circa nove o dieci anni. Poi sono passato al diritto a una mano. E verso i 14 anni sono passato a un rovescio a una mano. Se potessi rifare tutto da capo, non so se manterrei quella decisione. Ci sono pro e contro. Ovviamente con il rovescio a una mano, hai molta varietà con lo slice, puoi aprire il campo, colpire un po’ più di angolo. Ma quella palla sopra le spalle, amico, con una mano sola è un po’ difficile colpirla. Lo farò funzionare. Proverò a rendere il rovescio a una mano il più efficace possibile. Abbiamo scherzato molto con i miei amici quando sono passato al rovescio a una mano. Volevo farlo perché amavo Federer. Ora vado da mio padre, e gli chiedo: perché mi hai permesso di farlo? Non avevi pensato che gli avversari mi avrebbero semplicemente tirato palle sopra la spalla per tutta la mia carriera?”