Matteo e Jannik, fatica e sorrisi (Crivelli). Sinner e Berrettini sono l'Italia che avanza (Giammò). C'è Kecmanovic, ed è in crescita (Bertellino). Azarenka, lacrime contro la guerra (Martucci)

Rassegna stampa

Matteo e Jannik, fatica e sorrisi (Crivelli). Sinner e Berrettini sono l’Italia che avanza (Giammò). C’è Kecmanovic, ed è in crescita (Bertellino). Azarenka, lacrime contro la guerra (Martucci)

La rassegna stampa di mercoledì 16 marzo 2022

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Matteo e Jannik, fatica e sorrisi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sono le avversità a creare gli uomini. E ad esaltarne il cuore e il coraggio, le doti che permettono di illuminare i momenti bui oltre il semplice talento del braccio. Ormai da un paio d’anni, Berrettini e Sinner appartengono all’esclusivo gotha dei campioni, perché il loro percorso non è soltanto la semplice esaltazione della tecnica, ma si arricchisce dei successi che riescono a costruire con qualcosa di diverso. A Indian Wells, Matteo e Jannik hanno vissuto gli stessi tormenti agonistici, con il match che stava sfuggendo al loro controllo e al pronostico che li favoriva per trasformarsi in un’ascesa impervia. Ne sono usciti con una dote che non si insegna: la feroce volontà di sottrarsi a un destino contrario. Berretto aveva svelato le sue ambizioni verso i Masters 1000 del marzo americano in tempi non sospetti: gli piacciono le condizioni ambientali, gradisce molto la superficie e non ha praticamente punti da difendere, quindi può anche pensare di avvicinare sensibilmente la Top Five della classifica. Nell’ultimo mese, però, c’è stato il nuovo infortunio agli addominali, per fortuna rientrato in fretta, nonché qualche piccolo patema personale. Ecco perché, al momento, ogni partita va interpretata e combattuta. Matteo, contro il sudafricano Harris, si affida al servizio nel primo set (7 ace) e accoglie gentilmente i favori dell’avversario nel nono game, quello del break che decide il parziale. Ma il vantaggio non basta a scrostare le scorie di una giornata difficile, l’allievo di Santopadre non è esplosivo, si muove male in laterale e perde anche le coordinate al servizio, finendo sotto 5-2. Ma e qui che reagisce da fuoriclasse, annullando tre set point all’avversario e ritrovando aggressività e potenza, per i 5 giochi di fila che chiudono i conti: «Mi sono innervosito un po’ con me stesso perché non mi è piaciuto come ho gestito l’inizio del secondo set. Ho sfogato un po’ la rabbia, e mi ha aiutato. Ho trovato il giusto equilibrio per fare il controbreak nel momento più importante e da li ho preso slancio». Un abbrivio che andrebbe sfruttato anche oggi contro il serbo Kecmanovic negli ottavi, per cavalcare una parte bassa del tabellone in cui Matteo è la testa di serie più alta rimasta in corsa. Dall’altro lato, Sinner si ritrova con due set point contro sul 5-4 del primo parziale contro il francese Bonzi, 62 Atp, e li annulla con due ace, mentre lo stomaco e la pressione sanguigna fanno le bizze, tanto da richiedere l’intervento medico: «Non voglio parlare esattamente di cosa ho avuto, ma c’è stato un periodo nel match in cui non mi sono sentito bene, poi per fortuna mi sono ripreso. Sicuramente la cosa più importante per me era di rimanere nel match sia con la testa, per trovare una soluzione anche quando non giochi bene, e poi di star lì col mio servizio». E dopo 12 ace e due ore e 37′ di partita verrà a capo dell’enigma, guadagnandosi un ottavo (oggi) con il redivivo Kyrgios.

Sinner e Berrettini sono l’Italia che avanza (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Jannick Sinner e Matteo Berrettini si sono qualificati per gli ottavi di finale di Indian Wells al termine di due partite diverse nel punteggio ma simili nel copione che i due azzurri hanno dovuto sostenere per uscirne vincitori. Il n.10 del mondo contro il francese Benjamin Bonzi ha rischiato grosso quando alla battuta sul 4-5 in suo sfavore ha dovuto annullare ben due set point. Smaltito lo spavento, nel tiebreak Sinner ha ritrovato freddezza ed efficacia portandosi sul 5-1 salvo poi concedere a Bonzi l’occasione di riportarsi in parità. I due punti successivi con cui l’altoatesino ha chiuso il primo parziale, si credeva potessero bastare per mettere in discesa la partita. Bonzi invece, che già nel primo set aveva mostrato grande intraprendenza, ha strappato subito il servizio all’italiano nel primo game del secondo set e dopo essersi issato sul 3-5 ha mostrato nervi saldi riuscendo ad annullare ben tre palle break che avrebbero permesso a Sinner di rientrare nel set. Giunti al terzo, il match ha trovato il suo epilogo e con lui un importante aggiornamento sul percorso di crescita dell’italiano. Opposto a un avversario bravo a metterlo in difficoltà e nel leggere il suo gioco, Sinner non si è disunito. Il suo prossimo avversario sarà Nick Kyrgios. Non deve ingannare il 2-0 con cui Matteo Berrettini ha superato il sudafricano Lloyd Harris. C’è stata fatica anche qui. Una fatica diversa, inquieta, e difficile da decifrare. Harris per tutto il primo set è sembrato un grillo agilissimo nel coprire il campo e continuo nell’andare a inchiodare il n.6 del mondo in scambi sulla diagonale del rovescio, per poi chiudere con accelerazioni di dritto su cui un ancora poco mobile Berrettini non riusciva mai ad arrivare puntuale. Giunti al nono game, l’italiano è stato bravo a convertire la sua unica palla break nel parziale e a chiudere sul 6-4 nel successivo gioco. Nel secondo set Harris è riuscito a spingersi fin sul 5-2 con ben due occasioni per chiudere il set. Annullate entrambe, Berrettini ha centrato due break consecutivi per poi chiudere sul 7-5. Domani se la vedrà con il serbo Miomir Kecmanovic.

C’è Kecmanovic, ed è in crescita (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il Masters 1000 di Indian Wells continua a regalare sorprese. Nei match che hanno cadenzato la seconda parte della giornata di lunedì ha fatto notizia anche l’eliminazione di Stefanos Tsitsipas, n° 5 del mondo, il cui gioco pare involuto. Il semifinalista degli AustraIian Open e quinta testa di serie nel primo 1000 di stagione, si è arreso a uno degli emergenti del circuito, l’americano Jenson Brooksby, 21 anni e n. 43 del ranking. Successo in rimonta per lo statunitense, primo in carriera contro un top ten. Jenson negli ottavi troverà il campione uscente del torneo californiano, il britannico Cameron Norrie, testa di serie numero 12, che ha piegato il georgiano Nikoloz Basilashvili nella riedizione della finale di Indian Wells 2021, andata in scena lo scorso ottobre. In quanto a crescita di rendimento sta mostrando sempre più colpi e personalità il serbo Kecmanovic, approdato ieri negli ottavi grazie alla vittoria su un altro giocatore in ascesa, l’olandese van de Zandschulp. Kecmanovic ha giocato meglio il tiebreak del primo set, vinto 7-3, e nel secondo si è ripreso dopo aver sprecato il break di vantaggio. Sul 4-5 ha messo a segno 3 giochi consecutivi superando l’ostacolo. Ottavo interessante anche quello tra Nadal e Opelka. Sullo Stadium la giornata di ieri si è aperta con un derby femminile tra le rumene Sorana Cirstea e Simona Halep, valido per i quarti. E’ stata la Halep a vincerlo e in modo convincente giocando a tratti il suo miglior tennis, cosa che non faceva da tempo, ma in questo torneo pare rinata. Buone risposte per Simona e il nuovo coach, Morgan Bourbon della Mouratoglou Academy, che la segue in “prova” nel torneo. Nei quarti la 30enne di Costanza troverà la rinata Petra Martic che con classe e variazioni di colpi ha sconfitto la potente russa cresciuta in Italia, Liudmila Samsonova.

Azarenka, lacrime contro la guerra (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Dopo Osaka e Anisimova anche Azarenka. Il deserto della California fa piangere le donne del tennis sommando il gran caldo a tensioni, problemi tecno-tattici e angoscia della guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina. Soffrono anche le coscienze di tanti ragazzi russi e bielorussi, atleti e non. Così, Vika Azarenka, 32enne di Minsk allevata al tennis negli States, già dolente per la spalla destra incerottata e per le bordate che le manda la picchiatrice Elena Rybakina – russa che ha sposato per soldi la bandiera di kazaka -, sul 3-6 2-2, si ferma di botto, in campo, mentre serve, sconvolta dalle lacrime. E alla giudice di sedia che le si avvicina preoccupata mormora un enigmatico: «Mi dispiace, mi dispiace tanto». Vika, cui a Indian Wells come tutti gli atleti russi e bielorussi sono vietati bandiera e inno nazionale, non ha spiegato la reazione, ha perso in due set ed è sparita. Anche dai social, dove ha chiuso tutti i suoi profili. Il giorno prima, in occhiali scuri, aveva lasciato un messaggio ai giornalisti: «Una cosa che manca nel mondo è la compassione reciproca, l’empatia. È qualcosa che sento di poter offrire. Spero che altri inizino a metterlo in atto perché siamo tutti esseri umani. E la cosa più importante, prendersi cura di ciascuno. Ecco di cosa parla la vita. So che a volte è un pio desiderio, ma penso che le fondamenta dell’umanità non dovrebbero essere perse in nessun conflitto. La violenza non è mai giustificata in ogni caso, non sarà mai nei miei occhi. Spero che possiamo crescere di più per evitare che accadano situazioni e conflitti nel mondo». Sembra che il governo inglese chiederà agli atleti russi di schierarsi contro il governo di Mosca, se vorranno giocare a Wimbledon. Intanto il russo Andrey Rublev ha scritto sulla telecamera in campo “No War Please”. Il connazionale Daniil Medvedev lo ha emulato e, a Indian Wells, ha sofferto sì la pressione da neo numero 1 del mondo ma anche la difficile sensazione che il pubblico statunitense trasmette agli atleti di Mosca. Così, dopo appena tre settimane, giocando un match orribile contro il redivivo Gael Monfils, ha restituito a Novak Djokovic lo scettro ATP. Poi filosofeggia: «È meglio essere il numero 1 per anche solo una settimana nella vita o non toccarla mai? Io penso che sia meglio almeno toccarla. Ci riproverò a Miami». Da parte sua, il moro di Francia ha solidarizzato con la moglie, la collega ucraina Elina Svitolina scrivendo la parola magica, famiglia, sulla telecamera: «La mia seconda famiglia, quella di mia moglie, è ancora in Ucraina, e per noi è molto difficile. È difficile vedere Elina piangere ogni notte per questa guerra. Posso solo cercare di stare lì accanto a lei, di essere la sua spalla, anche se quello che sta accadendo è folle, impensabile».

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