Londra innamorata di Berrettini (Marcotti). La Williams un anno dopo «Ho ritrovato la fiamma» (Crivelli). Libertà di parola agli allenatori (Bertellino)

Rassegna stampa

Londra innamorata di Berrettini (Marcotti). La Williams un anno dopo «Ho ritrovato la fiamma» (Crivelli). Libertà di parola agli allenatori (Bertellino)

La rassegna stampa di mercoledì 22 giugno 2022

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Londra innamorata di Berrettini (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Dodici mesi fa Londra lo aveva scoperto grazie al primo squillo al Queen’s. La finale raggiunta a Wimbledon, qualche settimana dopo, ne aveva consacrato il talento tennistico, primo italiano di sempre a spingersi così in alto sui nobili prati dell’All England Club. L’ultimo trionfo sull’erba del Queen’s – il secondo successo di fila dopo il rientro post-operazione – ha fatto innamorare un’intera nazione. Conquistata non solo dal suo tennis, che match dopo match sembra dischiudere nuove ambizioni, ma anche (soprattutto) dalla bellezza statuaria, i modi galanti. Da vero gentleman. Tutti pazzi per Matteo, sugli spalti come sui social. Se il ranking mondiale al momento non gli sorride – uscito com’è dalla Top 10 per una sfortunata congiuntura di calendario – Berrettini si può ampiamente consolare con il successo riscosso sull’isola, negli ultimi dodici mesi, a livello di popolarità. Non c’è alcun dubbio che tra gli appassionati inglesi il tennista romano sia tra i più amati. Questione di stile, eleganza ed educazione. Un mix di fascino che – al di là delle indubbie qualità tecniche – gli garantisce, in campo come fuori, un seguito che in pochi possono vantare, […] compresa anche la proposta indecente, urlatagli da un’ardita durante il discorso di ringraziamento dopo la vittoria. Glissata da Matteo con simpatia. «Lasciamici pensare» ha risposto Berrettini alla tifosa che gli aveva appena chiesto di sposarlo. Una battuta accompagnata dall’immancabile sorriso gentile. Solo tre tennisti in attività sono stati in grado di raggiungere sull’erba quattro finali consecutive come Matteo. Ma né Roger Federer o Novak Djokovic, e neppure Andy Murray, hanno saputo emozionare Sue Barker. Un’istituzione di Wimbledon: ex tennista, 66 anni, storica voce della pomposa cerimonia di premiazione dei Championships. A pochi giorni dall’annuncio del suo ritiro dalla BBC, Berrettini – nel momento della vittoria al Queen’s – ha voluto congratularsi con lei «per la splendida carriera». Un tocco di classe, l’ennesimo di una settimana da incorniciare, che ha spinto la Barker fin quasi alle lacrime. Una stella della racchetta, senza pose da divo. Affascinante nella sua misurata compostezza, che rifugge eccessi o escandescenze.

La Williams un anno dopo «Ho ritrovato la fiamma» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il graffio della tigre. Serena Williams torna e fa la cosa che su un campo le riesce meglio: vince. Mancava dal circuito da 357 giorni, da quel pomeriggio del 29 giugno di un anno fa, quando lasciò il campo dopo 5 game nel primo turno di Wimbledon contro la Sasnovich. Sembrava la mesta e definitiva uscita di scena di una delle più grandi donne della storia dello sport, il congedo dell’ultima giocatrice capace di segnare un’epoca. E invece, alla soglia dei 41 anni, l’ex numero uno del mondo ha deciso di rimettersi in gioco, malgrado il tennis non rappresenti più, per sua stessa ammissione, la priorità di una vita ormai orientata alla famiglia e alla promozione del proprio marchio di moda. Serena ha anche Iasciato lo storico mach Mouratoglou in quello che era stato interpretato come un altro passo verso il ritiro, ma almeno per ora non vuole smettere dl inseguire i sogni con una racchetta in mano. Ci sarebbe sempre quel benedetto 24^ Slam dei record da conquistare per staccare definitivamente la Court, e anche se è difficile immaginarla competitiva a cosi alti livelli, se non per storia e blasone, resta di gran lunga la regina del tennis femminile anche da lontano. E infatti Wimbledon ha deciso di omaggiarla di una wild card. Per mettere nel motore qualche partita prima dei Championships, la Williams, attualmente numero 1204 del mondo, si è iscritta in doppio al torneo di Eastbourne insieme alla tunisina Ons Jabeur, numero 3 Wta in singolare. Con poca o nessuna amalgama di coppia e l’ovvia ruggine di Serena, che gioca con un paio di cerotti sul volto, l’inizio di partita è dominato dalla ceca Buzkova e dalla spagnola Sorribes, ma dalla metà del secondo set, il talento e il carisma dell’americana, che in doppio ha vinto 14 Slam, cambiano le sorti dell’incontro, garantendole almeno un’altra sgambata agonistica. Intanto, c’è un sorriso smagliante ad accompagnarla fuori dal campo: «È stato divertente, l’atmosfera era molto eccitante. Ho ritrovato la fiamma. Cosa succederà a Wimbledon? Penso soltanto a una partita per volta». La Jabeur, intanto, se la mangia con gli occhi: «Ero molto nervosa, non capita spesso di giocare insieme a una leggenda. In campo è lei a comandare, le ho lasciato decidere tutto. Ora spero – scherza ma non troppo la tunisina – che a Wimbledon al primo turno prenda la Swiatek, cosi magari ce la toglie di mezzo». L’effetto Serena, per il solo fatto che sia tornata, è infatti destinato ad irrompere di nuovo sul circuito, malgrado le crepe e gli acciacchi. Tanto che la spagnola Badosa, numero 4 del mondo, ha rivelato di pregare per non doverla incontrare a Wimbledon: «Penso che abbia sorpreso tutti, ma è molto bello riaverla indietro. Mi stupisce davvero come abbia ancora tutta questa fame per il gioco. È una grande ispirazione ed è bello che sia tornata: spero che possa restare per molto tempo perché penso faccia molto bene al tennis, ma dall’altra parte non voglio giocare contro di lei, perché nessuna vuole affrontarla e tanto meno sull’erba». Anche ]a greca Sakkari, numero 5 del ranking, è entusiasta del rientro: «Sono cresciuta vedendola giocare e vincere, per me è fantastico rivederla in campo e spero che possa dare più suspense al circuito. Sono sicura che nessuno vorrà trovarsela di fronte. Lei è Serena Williams, la più grande atleta di tutti i tempi».

Libertà di parola agli allenatori (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Tempo di rivoluzioni per l’ATP Tour che segue giustamente il mutare dei tempi e l’evidenza. Dopo la condivisione e l’approvazione del progetto One Vision, ora diventerà legale dal prossimo 11 luglio il coaching, ovvero il suggerimento verbale e gestuale che è ormai consuetudine nei tornei. Un coaching che la nota ufficiale dell’ATP Tour definisce da “fuori dal campo”, sarà testato nella seconda parte della stagione e consentirà i suggerimenti dai posti designati degli allenatori durante le partite di qualificazione e tabellone principale degli eventi dell’ATP Tour, compresi pertanto US Open e le Nitto ATP Finals di Torino. Ci saranno delle condizioni per farlo, sia in modalità verbale sia non verbale. Quello verbale non dovrà ovviamente interrompere il gioco e sarà ammesso solo quando il giocatore si trova nella stessa estremità del campo. Potrà estrinsecarsi in poche parole e brevi frasi, non in conversazioni. Quello non verbale è consentito sempre, mentre l’allenatore non potrà parlare con il proprio giocatore quando abbandonerà il campo per qualsiasi motivo. Rimarranno le multe qualora non si rispettino le modalità. Il primo a gioire per questa vera rivoluzione è Tsitsipas, da anni impegnato in una sorta di battaglia personale con i colleghi per i suggerimenti che il padre gli ha sempre dato, incurante del divieto che ora è destinato a cadere. È la vittoria sua e di papà Apostolos, il quale più volte sulla materia aveva ribadito come il tennis fosse rimasto l’unico sport in cui il coach non potesse parlare con il proprio giocatore. Gli organizzatori del leggendario e quest’anno “zoppo” Wimbledon a causa dell’assenza dei giocatori russi e bielorussi, hanno deciso le teste di serie dei due tabelloni. In quello maschile guida Djokovic, campione uscente, seguito da Nadal, Ruud, Tsitsipas, Alcaraz, Auger Aliassime, Hurkacz, n.7, Matteo Berrettini sarà il n.8 del seeding nel rispetto della classifica (è 11, ma mancheranno Medvedev, Rublev e l’infortunato Zverev). Nel tabellone femminile è in testa al gruppo l’indiscussa n. 1 del mondo lga Swiatek, seguita dall’estone Kontaveit, dalla tunisina Jabeur, dall’iberica Paula Badosa e dalla greca Maria Sakkari. Due azzurre al via come teste di serie: sono Camila Giorgi n° 21 e Martina Trevisan, n° 22.

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