Federer: "Voglio far sapere ai fan che mi rivedranno, non diventerò un fantasma" [VIDEO]

Flash

Federer: “Voglio far sapere ai fan che mi rivedranno, non diventerò un fantasma” [VIDEO]

“Non volevo andare nella direzione di rischiare tutto, non è mai stato il mio obiettivo” così Roger Federer in conferenza stampa in vista del suo ultimo impegno in Laver Cup. “Sono famoso anche per le mie sconfitte e le considero un’opportunità di crescita”

Pubblicato

il

Roger Federer - conferenza stampa, Laver Cup 2022, Londra
 

Il 23 settembre del 2022, per gli amanti del tennis, dello sport in generale, e probabilmente anche per chi non appartiene a nessuna delle due categorie, indubbiamente passerà alla storia. Sarà l’ultima volta in cui Roger Federer, seppur in doppio, e seppur in un match di esibizione, calcherà un campo da tennis, in occasione della Laver Cup, nella sua amata Londra. Oggi, a due giorni dall’evento, lo svizzero ha tenuto una bella ed esaustiva conferenza stampa (in diretta streaming anche su Eurosport) in un’atmosfera di cordialità, di delicata emozione, e di sorrisi nostalgici che anticipano forse tante lacrime che ci saranno venerdì sera. Le sue risposte sono state sempre una dolce sinfonia tra i rimandi al passato e le previsioni del futuro, tra il ricordo di ciò che è stato e chissà, qualche rimpianto di quello che sarebbe potuto essere. Ma, soprattutto, ha lanciato un chiaro messaggio, che ci farà ricordare col sorriso questa giornata, dal grande uomo che è sempre stato: “Voglio far sapere ai fan che mi rivedranno, non sarò un fantasma. In quale veste non lo so, ma non scomparirò”.

Cosa direbbe ora il tuo ex coach Peter Carter (primo coach di Federer, scomparso nel 2002)?
È un dispiacere che non mi abbia visto raggiungere la cima della classifica, e raggiungere alcune delle mie vittorie più incredibili ma allo stesso tempo è stato fondamentale per il mio gioco, la mia personalità. Non è stato solo un fratello maggiore, ma un mentore e un grande coach; se ho giocato nel modo in cui ho giocato è per merito suo. Poi anche gli allenatori che sono arrivati dopo mi hanno insegnato molto; sono stato fortunato ad avere i giusti coach nei momenti giusti.

Puoi darci un aggiornamento su quali chance ci sono che tu giochi il doppio? Come si adatta con le regole della competizione?
Sì, era una mia preoccupazione. Non voglio incasinare l’evento ma conosco i miei limiti e ho chiesto a tutti se era ok che io giocassi solo il doppio e Matteo [Berrettini] mi avrebbe sostituito sabato. Ho parlato con John [McEnroe], con l’ATP e per tutti andava bene. Quindi eccomi qui per prepararmi al mio ultimo doppio, vediamo con chi sarà. Sono un po’ nervoso (sorride) perché non gioco da parecchio e spero di essere competitivo. […] Ovviamente mi piacerebbe giocare con Rafa. Sarebbe una situazione unica. Abbiamo lottato per così tanto tempo, rispettandoci l’un l’altro. sarebbe un bel messaggio per il tennis e al di là dello sport.

Puoi condividere il tuo lavoro sulla tua forza mentale nel superare gli infortuni e affrontare il ritiro?
La riabilitazione è stata facile anche se ci sono stati alti e bassi; mi sono divertito stare a casa, nessun problema sotto quell’aspetto dopo tutti gli anni passati a viaggiare. L’operazione è stata la cosa più spaventosa, perché sapevo che avrebbe potuto rappresentare la fine della mia carriera. È rimasto il momento più emotivo e pauroso per me. Ma ora le cose vanno in maniera diversa, considerando tutta la pressione sotto la quale si trovano i giocatori. Non dico che dovete compatire (sorride) ma in un modo o nell’altro è difficile. Io sono riuscito a far funzionare le cose, ho un grande team attorno a me. Non l’ho cambiato molto spesso, avendo una base molto solida. Ho sempre saputo di poter parlare onestamente con tutti e loro condividono con me la loro opinione onestamente, restando coi piedi per terra.

Portaci attraverso il processo che ti ha portato a questa decisione. Un finale agrodolce.
All’inizio dell’estate ho iniziato a pensarci su. Volevo salire di livello negli allenamenti ed sentivo che stava diventando difficile, a quel punto ogni passo indietro, ogni stop, mi hanno iniziato a fare pensare di dover andare con attenzione, troppa attenzione. È normale in riabilitazione, il dover fare abbastanza ma non eccessivamente; mi piace quel tipo di sfida perché bisogna entrare in sintonia col proprio corpo, col team, capire fino a dove arrivare. Poi nelle settimane successive abbiamo iniziato a fare più attenzione, ci stavo mettendo troppo sforzo per raggiungere un buon livello e mi sentivo troppo stanco; a un certo punto ti siedi e devi prendere una decisione. Non volevo andare nella direzione di rischiare tutto, non è mai stato il mio obiettivo. […] Avrei preferito averlo annunciato prima ma alla fine è andata bene anche così. Londra è un posto speciale per me, quindi tutto si incastra bene.

Di cosa sei più orgoglioso?
La longevità. All’inizio della mia carriera ero famoso per essere molto poco costante; essere diventato uno dei più duraturi nel tour è quasi uno shock per me. Restare al top per così tanto tempo è stato davvero un divertimento; farlo per oltre 15 anni un privilegio. Mi ci sono quasi abituato.

Stavi dicendo che sei soddisfatto della decisione. Quanto è stato più facile farla dato che dallo scorso anno non hai giocato e il tempo in cui non sei stato ai tornei lo hai trascorso con la famiglia e i bambini? E, una volta che questa settimana sarà finita, quali sono le prime cose che farai?
Non direi proprio soddisfatto, sono felice della decisione. Ci ho pensato un sacco, ho avuto molto tempo. Gli ultimi due mesi sono stati molto stressanti, sono trapelate fuori notizie, da persone intorno a me. Ogni giorno qualcuno chiedeva “come va il ginocchio di Roger, quando tornerà”… Cosa farò dopo? Onestamente non ho ancora progettato nulla, procedo passo passo, ho annunciato la notizia la scorsa settimana per dare alle persone il tempo di viaggiare fino a Londra, ma non ho piani per sabato, domenica, lunedì. So solo che farò fitness il venerdì, tennis il sabato… Andrò un po’ in vacanza con la mia famiglia, è un momento perfetto per passare del tempo con Mirka.

Tutti parliamo dei grandi colpi, del lavoro di piedi, ma quanto è stata importante la resilienza per vincere i grandi match nella tua carriera?
Le persone non parleranno di questo, parleranno di altre cose, di cui sono veramente felice e fiero, ma si ha bisogno di tutto, specialmente grinta, spirito combattivo, per arrivare al top, e rimanerci a lungo come ho fatto. Penso sia logico che non è un dono, ma devi costruirlo; per alcuni giocatori è più facile avere queste qualità, sono nel DNA. Io sento che ho dovuto trovarle e prendermene cura. Sono stato più fortunato in altro forse, per l’ispirazione della racchetta.

Hai dei rimpianti sulla tua carriera?
Sì, ovviamente si hanno alcuni rimpianti ma credo che le cose capitino per una ragione. Gli errori, le decisioni sbagliate mi hanno fatto crescere e sono felice per come le cose sono andate. Sono famoso anche per le sconfitte che ho avuto e le considero un’opportunità di crescita. Non credo che avrò dei flashback sulle brutte sconfitte. In quanto tennista devo anche prendere delle decisioni difficili fuori dal campo. Non devo lasciare decidere sempre al mio team per non far ricadere la colpa a loro.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement