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Laver Cup: Berrettini/Djokovic travolgenti, poi Nole arringa la folla: “C’è sempre una piccola speranza che Roger possa tornare”
Matteo e Novak mostrano una grande alchimia in campo, trionfando in un doppio comunque spettacolare. Al Team Europe, domani, basteranno due vittorie per il quinto sigillo

Europa – Resto del Mondo 8-4
M. Berrettini / N. Djokovic (EUR) b. A. De Minaur / J. Sock (WOR) 7-5 6-2
Si conclude amaramente la seconda giornata della Laver Cup 2022 per il Team World, dopo che per la prima volta in cinque edizioni della competizione la squadra capitanata da John McEnroe era riuscita a chiudere il primo giorno di gare in pareggio grazie a due vittorie arrivate nella sessione serale; proprio con i due match in prime time della O2 Arena entrambi appannaggio del Team Europe. Novak Djokovic, ritornato a disputare un incontro ufficiale dopo oltre due mesi dal settimo Wimbledon messo in saccoccia, è sembrato non essere stato ai box per così tanto tempo. Una versione tirata a lucido del campione serbo, è andata di corsa nel singolare contro Tiafoe per poi ripresentarsi al fianco di Matteo Berrettini per il doppio conclusivo.
I due protagonisti, nonostante non avessero mai giocato assieme e pur non essendo fruitori abituali del circuito di specialità – basti pensare che Nole non prendeva parte ad una partita di doppio dalle finali novembrine di Madrid della scorsa edizione della Coppa Davis, in semifinale perse il rubber decisivo in coppia con Krajinovic al cospetto di Mektic/Pavic. Mentre Matteo quest’anno era stato impegnato soltanto tre volte nel tennis di specialità, ad inizio stagione, in ATP Cup due volte con Sinner ed una con Bolelli racimolando però un solo successo -, hanno dimostrato di trovarsi a proprio agio nel giocare uno vicino all’altro. Una sinergia dovuta anche alle loro caratteristiche tecniche, che ben si completano in un gioco di squadra: la robustezza da fondo della leggenda di Belgrado, e la puntuale copertura della rete dell’italiano; la risposta di Djokovic e il servizio di Matteo. Un’abbinamento riuscito anche grazie alla complicità fuori dal campo, Novak aveva già scherzato, nell’intervista a caldo, dopo il suo primo impegno di serata affermando: “Non vedo l’ora di poter parlare in italiano“. Per Berrettini questa non era però la prima esperienza in assoluto in un match di doppio nella Laver Cup, l’anno scorso al suo esordio nella manifestazione giocò in prima giornata insieme a Zverev perdendo da Isner/Shapovalov.
Bisogna comunque sottolineare, che probabilmente la scelta di Alex De Minaur non sia stata la più corretta: l’australiano è stato di gran lunga l’anello debole del duo “rosso”. Ovviamente schierarlo questa sera era un premio per aver portato a casa ieri il punto contro Murray, tuttavia un compagno diverso forse avrebbe stimolato maggiormente un Jack Sock troppo spesso a corrente alternata. Per il doppista di punta di questo evento, infatti, si tratta solamente del terzo ko in doppio in 13 partite disputate. Europei avanti 8 a 4, e nella giornata finale agli uomini di Bjorn Borg basteranno due affermazioni – domani ogni singolo incontro varrà tre punti, la soglia per la vittoria è 13 – per mettere le mani sul quinto trofeo consecutivo e lasciare ancora a bocca asciutta il Resto Del Mondo.
IL MATCH – Il Team Europe decide di schierarsi con Djokovic a destra e Berrettini a sinistra, per dare la possibilità ad entrambi di potersi affidare al loro colpo migliore da fondo nella copertura della zona centrale del campo, la frazione nevralgica del rettangolo di gioco nella maggior parte delle soluzioni che vengono adottate in doppio. Gli “azzurri” si mixano molto bene, con il dirompente servizio del tennista romano e l’eccezionale capacità di ribattere del “muro” serbo. Nole e Matteo, pur essendo poco avvezzi alla specialità, partono alla grande centrando immediatamente il break nel secondo game: strappo che arriva agli albori della partita anche grazie ad un disastroso turno alla battuta di De Minaur. L’australiano si dimentica la prima negli spogliatoi, mentre Robo Novak innalza fin da subito i giri del motore in risposta. Il 21 volte campione Slam, come è accaduto anche nel singolare, mette in mostra già nel primo quindici utile la sua straordinaria abilità nel leggere il servizio altrui e così il povero Alex, nelle successive occasioni, è costretto a forzare la seconda inciampando in un sanguinoso doppio fallo che dà il là all’allungo dei ragazzi di Borg con un parziale di 12 punti a 3, valevole per il 3-0.
Demon è certamente il giocatore maggiormente in difficoltà sul campo, ma la situazione per il duo Aussie-Usa si complica ancora di più perché anche Sock inizia a sbagliare qualcosa di troppo. Il tennis del 30enne di Lincoln lo si conosce bene, è estremamente rischioso e quindi basta poco per inceppare il meccanismo: il campione di Parigi Bercy 2017 è alla continua ricerca della soluzione definitiva, sia nei pressi della rete al volo che da fondo campo con il suo drittone. Ma le gambe non vanno sempre come dovrebbero, e quindi molte volte arrivano errori marchiani. La tattica di Team World è dunque ben chiara, “sparare“ forte sull’uomo posto a protezione in avanti appena si ha l’occasione; tuttavia gli europei prendono rapidamente la rete e si muovono perfettamente all’unisono quando devono intercettare al volo le fiondate avversarie. Pian piano però i giocatori in maglia rossa, riescono a far crescere sensibilmente la loro tenuta del campo: con Alex che riesce ad abbinare alla potenza del compagno, le sue variazioni. Ebbene, ecco che quindi si materializzano le prime difficoltà anche per Berrettini e Djokovic, con l’ex n. 1 del mondo che offre la prima palla break dell’intero match alla squadra proveniente dal Resto del Mondo, complice un doppio fallo. Matteo e Nole però si salvano da campionissimi, prima con Berretto che contiene al volo le sbracciate di Sock e poi con il 35enne di Belgrado che sigilla il 5-2 attraverso un portentoso dritto tirato addosso a De Minaur. Capitan McEnroe tuttavia vede i suoi che non riescono ad uscire totalmente dalle sabbie mobili di un primo set per loro veramente molto complesso: nell’ottavo game i soliti problemi di smash del giocatore aussie, con lo statunitense che gli va dietro andando fuori giri in più di una circostanza portano l’Europa ad issarsi a set point.
Jack e Alex si salvano in qualche modo, e addirittura risollevano il morale di John rientrando clamorosamente in partita. Giunge, perfino a 0, il contro-break proprio quando il tennista italiano serviva per mettere in cassaforte il parziale: Djokovic è troppo statico, Matteo toppa incredibilmente uno smash ed è 5-4. I compagni di squadra di Re Roger non ci stanno e reagiscono veementemente, The Hammer si esalta al volo mentre Novak è solidissimo dietro: sul 30-30 però manca ancora il killer instinct alla squadra di casa, il dritto del sette volte vincitore di Wimbledon è eccessivamente affrettato. I due finalisti sui prati dei Championships 2021 stanno certamente disputando un doppio nel complesso migliore rispetto ai loro avversari, sia per qualità generale del loro tennis che per le possibilità che si sono creati: arriva un altro 30-30, grazie anche ad un nastro “fortunello”. Poi però soltanto grandi meriti per Berrettini e Djokovic: il “nostro” comanda meravigliosamente con lo sventaglio muovendo Sock per poi scaraventare lo schiaffo al volo. Secondo set ball, e allora ci pensa Nole esibendosi in uno spettacolare recupero spalle alla rete mediante un uso magistrale del polso a porre fine al parziale: 7-5 Team Europe in 50 minuti di gioco.
Nel secondo set, l’equilibrio si rompe nel terzo game quando sul 30-30, con l’americano al servizio, Berrettini alza un provvidenziale lob e ancora una volta ritorna l’incubo smash a tormentare il 23enne di Sydney, che manda largo il colpo. Il dritto affossato in rete da parte del bronzo olimpico in doppio a Rio 2016, fa il resto: un 3-1 che presto diventa 4-1 con Berretto che mette a referto il suo terzo turno di servizio senza concedere punti. Gli europei ora giocano sulle nuvole, al contrario si spengono fragorosamente gli avversari: emblematico il dritto in rete colpito in salto da Sock, un ghirigoro inutile che gli è costato il punto. Matteo è attentissimo a rete, Novak impenetrabile dalla linea di fondo: suggellato un secondo break nella frazione che vale il 6-2 in 33 minuti (un’ora e ventitre la durata complessiva del match) . Europa conduce 8-4 sul Resto Del Mondo.
LE PAROLE A CALDO DEI VINCITORI
DJOKOVIC: “Per prima cosa, mi sono divertito un sacco. Non gioco spesso il doppio, è un gioco diverso dal punto di vista tattico. Ti devi posizionare anche in modo diverso in risposta. Devi comunque aver fiducia nel tuo compagno e trovare la strategia che va bene ad entrambi, il campo è più grande. Sono molto felice, Matteo mi ha aiutato tantissimo: ha uno dei migliori servizi del mondo. L’avvio della giornata è stato perfetto, due su due con singolo e doppio. Non potevano chiedere di meglio per la squadra europea.
Sulla domanda riguardante che significato abbia giocare questo evento davanti a Rod Laver, Djokovic replica per poi concludere lanciando la bomba sull’incredibile come-back: “Il signor Rod Laver è uno de più grandi di sempre ad ver preso una racchetta in mano. Per me è un onore giocare davanti a lui ogni singola volta che mi capita, mi è successo parecchie volte in Australia. Il maggiore privilegio è stato ricevere il trofeo dell’Australian Open da lui, dalle sue mani. Apprezziamo tutto quello che ha fatto per dare il suo contributo al nostro sport. La storia del tennis è molto importante. Dove siamo adesso, anche a livello globale è per merito suo. Grazie ancora una volta Mister Laver per essere qui. Questa competizione è l’unica in cui puoi avere i rivali di una vita come compagni di squadra ed è per questo che ci divertiamo così tanto. Ci godiamo ogni singolo momento sia dentro che fuori dal campo, soprattutto quest’anno con noi quattro: Andy, Roger, Rafa e io insieme è un’esperienza unica. Infine voglio dire che c’è sempre una piccola speranza che Roger possa tornare e giocare ancora una volta. Fatevi sentire“.
BERRETTINI: “Parla meglio di me l’italiano (sorriso generale, ndr). Gli ho chiesto parliamo in inglese o in italiano, e lui mi ha detto italiano. Per cui mi sentivo a casa. Spero non abbia capito le mie parolacce. E’ stato un grande onore per me giocare insieme a lui, nello stesso lato del campo. L’ho affrontato diverse volte ed è durissima, è molto più facile giocare avendolo di fianco.“
Il programma del DAY 3 dalle ore 13 italiane (tre punti a vittoria – tredici punti necessari per vincere)

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ATP Miami: Paire ko, Gasquet balbetta per un set ma vince. Lehecka sfiderà Musetti
Nella notte italiana giornata di vecchi leoni francesi. Gasquet vince e troverà Tsitsipas in un match per esteti mentre Paire si arrende a un avversario non irresistibile. Lehecka sbaraglia Coria e giocherà con Musetti al secondo turno

Watanuki Y. b. Paire B. 6-4 7-5

Un Paire ancora lontano dalla miglior condizione gioca contro un suo negativo, il classico giapponese centrato e solido e finisce per soccombere. Partita che ha visto prevalere Watanuki sugli scambi giocati sulla seconda di servizio, come si può vedere dalla grafica (per una legenda dei grafici potete rivedere qua). Partita che sulle performance della prima di servizio è stata incredibilmente a specchio: le prime di servizio in campo sono state il 55%, con una percentuale di realizzazione sulla prima di 71% per entrambi. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 66% e 32%. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 15 per Watanuki e 4 per Paire. Alla fine per forza bruta è stato il giapponese a spuntarla, anche se Paire in quelle occasioni giocando a braccio sciolto è riuscito ad avere spesso la meglio, annullandone ben 11. Ma come detto alla fine tali e tante sono state le opportunità per il giapponese che alla fine è riuscito a spuntarla. 4 break alla fine per il giapponese e 2 per il transalpino. Paire che dopo la vittoria del challenger 100 di Puerto Vallarta di inizio marzo non sfrutta il sorteggio favorevole per cogliere punti preziosi nel circuito che conta.
Gasquet R. b. O’Connell C. 6-4 3-6 6-1

Partita nella quale l’esperto francese ha prevalso leggermente in ogni elemento; Richard, nonostante un passaggio a vuoto nel secondo set, porta comodamente a casa il match nel parziale decisivo. Le statistiche raccontano una partita in cui le prime di servizio in campo sono state il 67% per Gasquet e il 65% per O’Connell, con una percentuale di realizzazione sulla prima di 84% (43/51) e 76% (35/46) rispettivamente. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 56% (14/25) per Gasquet e 48% (12/25) per O’Connell. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 5 per entrambi. La gestione della pressione in queste situazioni di break point ha avuto come risultato un tasso di conversione pari a 67% (3/5) per Gasquet e 20% (1/5) per O’Connell. Richard oggi è stato decisamente più cinico nelle situazioni importanti e ha punito il suo avversario, probabilmente non abituato a giocare su questi palcoscenici e che magari ha pagato lo sforzo delle qualificazioni.
Lehecka J. b. Coria F. 6-3 6-4

Match che sulla carta e vedendo la classifica avrebbe potuto essere equilibrato. Ma tuttavia troppa l’attitudine del ceco alle superfici veloci, che ha condotto in porto il match senza particolari sussulti. Dalla grafica le palle break salvate sono state un 0% per Lehecka per il semplice motivo che l’argentino non è mai salito a palla break, un dato già di per se significativo. Le statistiche per le prime di servizio in campo sono state 62% per Coria e 69% per Lehecka, con una percentuale di realizzazione sulla prima pari a 74% (23/31) per Coria e 91% (32/35) per Lehecka, che si è dimostrato sostanzialmente ingiocabile in questa situazione di gioco. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 50% (8/16) per Coria e 47% (9/19) per Lehecka. La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 0 per Coria. e 5 per Lehecka, La gestione della pressione in queste situazioni di break point ha avuto come risultato un tasso di conversione pari a 0% (0/0) per Coria. e 40% (2/5) per Lehecka. Coria ha dimostrato di essere un giocatore di talento, ma non è riuscito a gestire la pressione di fronte al gioco aggressivo del ceco., che ha dominato la partita in tutti i suoi aspetti. Sarà dunque Jiri l’avversario al secondo turno di Lorenzo Musetti.
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ATP Miami, Sonego: “Sto giocando a un livello molto alto. Mi piacciono queste condizioni più veloci” [ESCLUSIVO]
Le parole del torinese dopo la bella vittoria contro Thiem: “É stata una buona prova di coraggio”

Dopo un periodo tutt’altro che esaltante, finalmente durante la notte italiana Lorenzo Sonego ha ritrovato la gioia della vittoria. Il 7-6(7) 6-2 inflitto all’ombra di Dominic Thiem è una bella boccata d’aria, dopo due sconfitte al primo turno negli ultimi tre tornei e un ranking che un po’ va raddrizzato. Non vinceva a Miami dal 2021, quando si fermò agli ottavi, e avrà ora un ostacolo duro, ma non insormontabile, in Daniel Evans. Post match il torinese, ragazzo sempre sereno e gentile, ha rilasciato in esclusiva dichiarazioni interessanti e che sanno di entusiasmo al nostro inviato Vanni Gibertini.
Vanni Gibertini: “Ci voleva, perché era un po’ di tempo che le cose non giravano bene. Questa vittoria sicuramente ci voleva, però il primo set è stato duro“
Lorenzo Sonego: “Sì, il primo set durissimo. Sono stato bravo a togliermi dalle difficoltà, a servire molto bene, a giocare bene i punti importanti, decisivi, e a cercare di non perdere punti nel tie-break, dove sono stato un pochino più aggressivo io. Ha pagato, gli ho messo un po’ di pressone. Sul suo set point sono andato a prendermelo a rete e l’ho messo in difficoltà, ha dovuto poi sbagliare il passante. Quindi una buona prova di coraggio, e ovviamente di fiducia“.
Gibertini: “Quando le cose non vanno bene, a volte ti vengono tantissimi dubbi, ‘sto facendo la cosa giusta, devo cambiare qualcosa?‘. Chiaramente stai passando un periodo che non è facilissimo, hai avuto la tentazione di cambiare qualcosa? Di cambiare racchetta, scarpe, tutto?“
Sonego: “No, in questo sport bisogna avere pazienza e investire su ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo. Alla fine si fa tutto durante gli allenamenti, poi in partita essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre fare quello che sto facendo negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni che ho fatto quest’anno. Secondo me ho aumentato il mio livello, anche se i risultati sono arrivati meno, ma mi sono espresso a un livello molto alto. Quindi bisogna giocare ogni settimana e investire per il futuro“
Gibertini: “Adesso c’è un’altra partita, contro Evans. Ci hai giocato una volta sola, e quella è stata una bellissima partita…bisogna ripeterla“
Sonego: “Ovviamente la prepareremo bene, è un giocatore molto fastidioso, con grande esperienza. É un giocatore che sa giocare i punti e vedere molto bene il gioco, e sa come mettere in difficoltà l’avversario. Di sicuro arriverò preparato. Siamo tutti in forma, quindi devo continuare a giocare il mio tennis e fare come sto facendo in queste partite di quest’ultimo periodo“
Gibertini: “Mi sembra che quest’anno i campi siano un po’ più veloci del solito. Questo è almeno un po’ quello che dicono tutti. É una cosa che ti piace oppure no?“
Sonego: “Sì, queste condizioni mi piacciono tanto, e oggi si è visto. Perché sono condizioni che mi portano tanti punti col servizio, mi portano ad essere più intraprendente, a fare anche dei punti col dritto. Quindi a differenza di Indian Wells, che sono condizioni molto lente, qua mi sento agevolato. Diciamo che anche Evans è un giocatore che si trova bene sulle superfici rapide, un giocatore aggressivo, quindi sarà una bella partita“.
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Vagnozzi: “A 19 anni i Fab3 non erano forti come Alcaraz, ma Sinner con lui se la gioca alla pari” [ESCLUSIVA]
Intervista esclusiva con coach Simone Vagnozzi dopo l’ottimo inizio di stagione di Jannik Sinner

(dal nostro inviato a Miami)
L’appuntamento con Simone Vagnozzi è sul prato nell’Hard Rock Stadium intorno alle 14.30, dopo la fine dell’allenamento di Jannik Sinner sul Campo 12 con Marton Fucsovics. Alla vigilia del debutto di Sinner al Miami Open presented by Itaù contro Laslo Djere, è il momento per fare il punto sull’ottimo inizio di stagione, sulla semifinale di Indian Wells persa contro Alcaraz e su quello che verrà nelle prossime settimane.
Il team di Sinner come valuta la prestazione e il risultato ottenuto a Indian Wells?
Siamo certamente contenti, c’è stata continuità nell’ultimo periodo, da quando è iniziato quest’anno, con Australian Open, Rotterdam e Montpellier. Siamo arrivati in semifinale e ci si è giocati la partita per qualche punto con Alcaraz che ha poi vinto il torneo. Questo significa che il percorso che stiamo facendo è un percorso buono e che bisogna continuare a spingere senza rilassarsi perché l’obiettivo finale non è arrivare in semifinale ma provare a vincere uno di questi tornei.
Parlando della partita con Alcaraz, in un match che sembra stia diventando un classico del tennis, che cosa si poteva fare di diverso per cambiare il risultato?
Sicuramente il primo set poteva andare da una parte o dall’altra, e se Jannik avesse vinto quel primo set forse la partita sarebbe potuta andare in un modo diverso. Tornando indietro si poteva fare qualcosa di più, anche se non possiamo svelare le mosse che andremo a utilizzare la prossima volta. Il servizio è stato una parte importante del match, ma non è stata l’unica chiave di lettura del match. Non penso che il primo set sia stato perso solo per il servizio, perché se andiamo a vedere alla fine Jannik ha fatto più punti di Alcaraz, quindi non si possono fare più punti servendo male.
Ci sono state un po’ di occasioni, ma come nelle altre partite con Alcaraz tutto è girato su pochi punti. E bisogna considerare anche che lui viene da esperienze più importanti, ha vinto uno Slam, tre Masters 1000, quindi anche se è più giovane probabilmente è più pronto a giocare certe partite. Alcaraz al momento è più avanti, ma se arriviamo a giocare contro di lui ce la possiamo giocare.
Sinner spesso rimane a rispondere molto indietro: credi che questa posizione possa aver influito sul risultato della partita con Alcaraz, dal momento che anche nella finale contro Medvedev, che risponde ancora più indietro di Jannik, lui ha sfruttato appieno le possibilità fornite da questa posizione arretrata dell’avversario?
Non penso che Sinner stia così indietro. Per esempio sulla seconda lui sta sempre abbastanza avanti, almeno nel 95% dei casi, su questo ha lavorato abbastanza. Sulla prima dipende dagli avversari, però non credo che sia una posizione così arretrata, è un po’ più simile alla posizione di Djokovic.
Prima si è parlato di un percorso con Jannik, e anche parlando con lui a Indian Well si è capito come lui si sia reso conto che ci vorranno almeno un altro paio d’anni prima di arrivare alla sua piena maturazione fisica. Ma quale benchmark utilizzate per capire a che punto siete nel vostro percorso e qual è il punto di arrivo?
Dall’anno scorso abbiamo intrapreso con Jannik un nuovo percorso, inserendo elementi nuovi, tecnici, tattici e fisici, e questo percorso ha bisogno di tempo per essere completato. Se prendiamo Alcaraz come riferimento, lui ha due anni in meno, ma fa le stesse cose da quando aveva 15 anni, quindi al momento è più completo. Jannik ha bisogno di un po’ più di tempo, anche se non lo sa nessuno esattamente quando si arriverà al completamento dello sviluppo. Sono certo comunque che fra 2-3 anni Jannik sarà fisicamente più forte di quanto è adesso. Non bisogna fare cose campate per aria, non bisogna rischiare, bisogna attendere i tempi giusti, e sono convinto che questo percorso ci porterà risultati importanti.
Le stesse considerazioni si possono fare per il servizio: le statistiche ci dicono che sta migliorando, i punti diretti con il servizio, ace e servizi vincenti, stanno crescendo. Ovviamente ci saranno giornate in cui servirà al 50%, ma l’importante è che nel corso dell’anno, nell’arco di 60-70 partite i numeri mostrino una crescita.
Quando dici che “Alcaraz gioca sempre nello stesso modo da quando aveva 15 anni”, cosa vuol dire esattamente?
Vuol dire che se si guarda una partita di Alcaraz quando aveva 15 anni si vede che sapeva fare più o meno tutte le cose che fa anche adesso: gioca la smorzata, viene a rete, fa serve and volley, similmente a quello che succede adesso, quindi è un percorso che sta completando nel corso del tempo.
Quindi lui è arrivato prima? Oppure è nato così?
Beh, stiamo parlando di un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno quelli che noi chiamiamo mostri sacri come Djokovic, Rafa o Federer. Nessuno aveva la completezza che ha lui a 19 anni.
E quindi ora che il suo gioco è già così completo sarà difficile migliorare?
Sicuramente migliorerà, e sarà lì per tanti tanti anni. Ma noi non dobbiamo fare la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile. Ed è quello che stiamo provando a fare.
Sia Carlos sia Jannik hanno detto che giocare l’uno contro l’altro li renderà giocatori migliori a vicenda. Ogni partita sembra la mossa successiva di una partita a scacchi. È una percezione che condividete anche voi da dentro?
Credo di sì, ma facciamo lo stesso con tutti i giocatori, ogni volta che si gioca un match si prova a introdurre elementi che possono dare fastidio all’avversario, e di contro l’avversario fa la stessa cosa cercando di mettere in difficoltà noi. Poi ovviamente Carlos, Jannik, e anche Musetti sono un po’ i giovani più in vista per cui queste cose si notano maggiormente.
A pagina 2 la programmazione di Sinner, Miami e la terra battuta