Rassegna stampa
Le lacrime di due campioni (Cocchi, Azzolini, Marcotti, Piccardi)
La rassegna stampa di domenica 25 settembre 2022
Federer, le lacrime e la mano dell’amico Nadal – Rafa prende Roger per mano «Anch’io stavo per smettere» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
E’ stata una notte storica. Di sport e di cuore. Di lacrime e sorrisi. Roger Federer è un ex. L’ultima palla della sua carriera è caduta a mezzanotte e mezza di ieri sul meridiano di Greenwich, dove sorge la 02 Arena, costruita nel 2000 per festeggiare l’entrata nel nuovo millennio. Roger Federer piange, singhiozza, fa estrarre i fazzoletti anche a Bill Gates che sta in tribuna, ospite d’onore di uno spettacolo indimenticabile. Il più bravo che singhiozza, sopraffatto dall’emozione dopo la partita con l’amico Rafa, rivale di una vita, che lo tiene per mano. Questa è stata una delle sue vittorie più importanti: «Siamo sempre stati molto legati, soprattutto negli ultimi dieci anni. Sono felice di poter chiamare Rafa e parlare di qualsiasi cosa, spero che anche lui si senta allo stesso modo, anche se non lo facciamo spesso. Abbiamo apprezzato molto la compagnia l’unoi dell’altro, abbiamo molto da ricordare, ma ci siamo anche divertiti. Ogni serata che trascorriamo insieme troviamo un milione di argomenti da trattare e il tempo non è mai abbastanza». Rafa ha voluto essere vicino a Roger in questo momento: «Il fatto che sentiamo l’appoggio delle nostre famiglie penso dimostri quanto sia forte il nostro legame e poi ora diventerà padre anche lui, potrò dargli qualche consiglio. Intanto lo avviso che non sarà per niente facile!». Coach di pannolini, ma anche progetti in comune, forse una serie di esibizioni, come quella record in Sudafrica per la fondazione dello svizzero. Un modo per tenere uniti i suoi mondi. Dopo la pioggia di lacrime arriva il sereno, alle due di notte quando si presenta per l’ultima volta alla stampa, sempre insieme a Rafa «Non sono triste, le mie erano lacrime di emozione e gratitudine. Per la carriera che ho avuto, per la famiglia che ho, per la vita che continua. Perché sono sano, va tutto bene e questa non è la fine». I progetti per il futuro sono tanti, forse troppi ed è prematuro elencarli, ma già anticipa qualcosa. Sarà un ambasciatore dello sport. «Quello che ho sempre amato della mia professione è stato trasmettere la mia passione per lo sport ai tifosi. Non ho piani di alcun tipo su dove, come o quando. Tutto quello che so è che mi piacerebbe giocare in posti dove non l’ho mai fatto prima, per incontrare le persone che mi hanno supportato per così tanto tempo. In molti avrebbero voluto essere a Londra, ma i biglietti sono finiti in fretta e presto penso avremo un’altra occasione per festeggiare tutti insieme». […] «Avevo bisogno di tutto questo, avevo paura di essere solo in un momento così difficile». Impossibile, c’era Rafa compagno sul campo e c’era Mirka, moglie, madre e consigliera, che lo coccola come un bambino. A lei il pensiero più commosso: «Avrebbe potuto dirmi di smettere tanti anni fa e invece mi ha permesso di continuare. Anche per questo le sarò sempre riconoscente». Anche noi.
Si sono tenuti per mano, hanno pianto insieme. Molto più che amici Federer e Nadal, sono due che hanno attraversato insieme la stessa vita, gli stessi dolori, le stesse fatiche, le stesse delusioni. È stata molto di più che una cerimonia di addio, quella di venerdì notte, è stato un rito di passaggio. Perché stringendosi quelle mani che decine di volte si sono strette sotto rete, hanno stretto un patto silenzioso. Le parole di Rafa Nadal dopo la notte di Londra rendono perfettamente l’idea di ciò che è stata: «Insieme a Roger se ne va anche un pezzo della mia vita». E proprio per questo lo spagnolo ha voluto esserci nonostante le difficoltà e i dolori. Quando ha saputo, con 10 giorni di anticipo rispetto al mondo, che questa sarebbe stata l’ultima partita si è preparato, si è curato con ancora più attenzione per non deludere il compagno di strada. Ed è stato un sacrificio, perché questo 2022 per Nadal è stato di trionfi e dolore. Diviso a metà. Gioie fino a Parigi, dolori e problemi continui per tutta l’estate. Tanto da fargli meditare seriamente l’addio: «In questo momento non sto bene, ecco perché non giocherò – ha spiegato prima di dare forfeit per il resto della Laver Cup e rientrare in Spagna -. Adesso non ci sto pensando, ma confesso di esserci andato vicino in diversi momenti dùrante questa stagione. Addirittura pensavo che il Roland Garros di quest’armo sarebbe stato l’ultimo torneo della mia carriera professionale». Usa un termine forte, “disgrazia”. per spiegare cosa è stata la seconda parte del suo anno. «Dopo la gioia del Roland Garros è andato tutto storto – continua -. È stata una serie di disgrazie importanti a livello fisico, che si sono aggiunte alla mia situazione personale». Rafa si riferisce alla gravidanza difficile di sua moglie Xisca, ricoverata in ospedale prima dello us Open per complicazioni e ovviamente a tutti gli infortuni tra piede e addominali che lo hanno frenato nella seconda parte della stagione. «In ogni caso in questo momento non voglio pensare al ritiro o ad altro, la mia massima priorità è che il mio problema personale venga risolto e poi organizzerò la mia vita nel modo giusto. Ho bisogno di essere tranquillo in tutte le aree della mia vita, quella personale e professionale. Dormo pochissimo da diversi giorni – confessa – è uno stress difficile da gestire Solitamente devo occuparmi di questioni che riguardano me, la mia professione, ma questa volta è diverso. In casa la situazione è più complicata del solito, ma per fortuna ora va tutto meglio e sono riuscito a venire qui, un momento molto importante per me e per Roger». Un sacrificio da vero amico, come sicuramente avrebbe fatto anche lo svizzero in un momento così importante «Abbiamo un ottimo rapporto, lui lo ha già spiegato. So che è stato un momento difficile per lui con l’infortunio al ginocchio e ha fatto un enorme sformo fisico e mentale per poter tomare. È fantastico che sia riuscito a ritirarsi in campo, era quello che più desiderava ed era giusto così. Non potevo mancare a questo appuntamento, indipendentemente dalle mie situazioni personali». […]
Fino all’ultima lacrima (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Le lacrime dell’addio sono le più sincere e inconsolabili. Vanno giù da sole, e risalgono, e ricominciano. Sono anche le più contagiose. Sciolgono i pensieri e le parole, e lasciano spazio solo a occhi che luccicano, ovunque. Tra i compagni di cordata, tra gli avversari che per una volta avversari non sono, negli sguardi che si scambiano Borg e McEnroe. Sui volti tesi di chi, tra il pubblico, cerca di resistere alle lacrime e cede di schianto al primo gesto amichevole di chi gli sta accanto. Nadal appare accorato, quasi dolente, la foto della serata lo trova accanto a Roger seduto sulla panca del campo, con tutto il Team Europe che fa da contorno, e i due piangono, ma Rafa è quello che piange di più. C’è nell’addio di Roger anche una parte di Rafa che se ne va. Si chiude ìl portone di un’era lunga venticinque anni, che ha preso forma dal confronto dei loro caratteri opposti, lo Yin e lo Yang del tennis, le due polarità energetiche che nel congiungersi rendono il mondo comprensibile e a suo modo perfetto. L’applauso che giunge continuo, inesauribile, dalle tribune della 02 Arena non è rivolto solo al campione che molto ha vinto ed è entrato nella leggenda. E’ il tributo a un ex ragazzo di 41 anni che abbiamo visto crescere, che non ha mai smesso di migliorare, colpi, carattere, parole, gesti, look, pensieri, comportamenti. Mai presuntuoso, mai fuori posto, mai smodato. Lo abbiamo visto diventare sempre più bravo, così bravo da saziarci, da riempire le nostre attese delle sue magie, da farci sentire felici di poterlo rivedere una volta di più. E’ stato un’ispirazione, Roger Federer, un modo per farci sapere che si può crescere all’infinito, è stato un dispensatore di felicità. Come Maradona nel calcio, Ali nel pugilato, Bolt nella corsa. […] In mezzo al campo, illuminato da un faro viene invitato da Jim Courier a dar corso ai pensieri. «Provaci, non sarà così difficile». Federer dice subito che temeva questo momento, si scusa delle lacrime, ma solo un po’, e con il tono di chi non può farci nulla. «Pensavo di poter gestire questo addio, e credo di esserci riuscito. Piango ma credetemi, sono lacrime di felicità. E’ stata più dura per alcuni membri del mio staff. Sto bene, ho superato le giornate dei pensieri mesti, ho rivissuto i momenti piu belli della carriera, ho provato dolore nel considerare che ormai appartengono al passato, ma è cosl, è giusto così Questa serata l’ho vissuta nella felicità». […] E su Nadal. «Siamo sempre stati molto legati, ma negli ultimi dieci anni ci siamo avvicinati di più. Siamo due grandi appassionati del nostro sport, ci sentiamo connessi anche su molti altri temi, ne parliamo, basta alzare il telefono e chiarnarci. Lo facciamo, non così spesso, ma lo facciamo. C’è un bel rapporto tra le nostre famiglie. Abbiamo apprezzato molto la nostra compagnia, ci siamo divertiti e abbiamo anche molto da ricordare e un milione di argomenti di cui parlare». […]
Federer: «Sono felice. Non è la fine della fine» (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)
Lacrime di commozione, ma anche di felicità. Un’esplosione di emozioni intense, agrodolci. Sugli spalti, come in campo. Tra i suoi tifosi, accorsi in gran numero per l’addio, ma anche sui visi stravolti dei suoi avversari di sempre, con lui nella notte dell’addio. Che lo hanno confortato, accompagnato, accudito. Venerdì sera, a Londra, dove è andata in scena l’ultima danza di Roger Federer. Il suo congedo dal tennis, che suggella 24 anni di vittorie, record e meraviglie con la racchetta. Una notte indimenticabile per gli oltre ventimila spettatori in tribuna. Rimasti ben oltre la mezzanotte per assistere all’epilogo del match di doppio disputato in coppia con l’eterno amico-rivale Rafa Nadal. Altrettanto commosso, in un pianto che non ha saputo controllare durante il discorso post-match di Federer, tra occhi umidi, singhiozzi e applausi. «Sono contento perché sono riuscito a dire tutto quello che volevo dire — ha ricordato il giorno dopo Federer -. Non avevo più quei torcioni in pancia che per giorni mi avevano impedito di mettere in fila due pensieri. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo il match, cosa si aspettassero da me o quanto sarebbe durato il tutto. Essermi guardato attorno e aver visto tutti così emozionati è stato meglio o peggio? Non lo so veramente! Ma sono quei volti attraversati dall’emozione che resteranno sempre con me». Da ieri è cominciato un nuovo capitolo per Federer, lontano dai campi di tennis. «Mi sono ripetuto per tutto il tempo che non era la fine della fine. La mia vita va avanti: sono sano, felice, tutto è fantastico. E’ stato uno di quei momenti che accadono nella vita, doveva andare così, ed è andata bene. Me lo sono ridetto anche in campo, perché ero davvero felice». Una lunga commossa standing ovation carica di gratitudine ha salutato l’uscita di scena di Roger Federer. la sua ultima esibizione, seppur terminata con una sconfitta contro la coppia statunitense Sock-Tiafoe, resterà per sempre impressa nella memoria di tutti i presenti alla 02 Arena. Un brivido che ha attraversato le tribune, arrivando fino al campo. Impossibile resistere all’intensità di quel congedo: la commozione di Federer è presto diventata quella di tutti i suoi compagni. Fra i più commossi, Nadal. «E’stata una giornata difficile da gestire, alla fine è stato molto emozionante — il ricordo del maiorchino -. Per me è stato un grande onore aver fatto parte di questo momento storico per il nostro sport. Ma allo stesso tempo, avendo condiviso così tanto così a lungo, il ritiro di Roger significa che anche una parte importante della mia carriera finisce qui». […]
Le lacrime di Federer e Nadal. Il sigillo alla rivalità più bella (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
Un maschio che piange, nel tennis, è ammesso: ce l’ha insegnato Sampras. Due, carissimi rivali, non si erano mai visti e non stupisce che a prendere l’iniziativa del gesto sia stato lo svizzero: Roger piangeva per la nostalgia di ciò che non sarà più («Sono lacrime di gioia, bambini, sorridete» ha detto ai figli provando a convincere ad alta voce, innanzitutto, se stesso), Rafa perché insieme a Federer — 40 sfide in 15 anni — se n’è andata una parte di lui, inghiottita dal ritiro del più bravo di tutti, che si è portato in pensione tre lustri di storia comune. Senza Nadal non ci sarebbe stato un Federer così bello; senza Federer, l’evoluzione di Nadal sarebbe rimasta un binario morto. Ieri l’ha detto Berrettini, promosso singolarista in Laver Cup: «Se tu non avessi giocato a tennis, io non esisterei». […] Nadal in lacrime è un inedito che prelude, dopo Serena Williams e Roger Federer, all’addio di un altro immortale del tennis. Lui. «Non sono pronto a pensarci, ho davvero creduto che il Roland Garros fosse il mio ultimo torneo, ora ho cose più importanti a cui dedicarmi» ha detto Rafa alla Laver Cup, disertata subito dopo il doppio per tornare a Manacor, dove a settimane, in fondo alla gravidanza non facile di Xisca, è atteso il primo erede. Federer dall’esame di coscienza del neopapà globetrotter era passato a un’età più verde di Rafa, che ha 36 anni e un motore dal chilometraggio (il)limitato, di certo nei loro colloqui privati hanno parlato del bivio che attende l’ex niño: continuare? Per quanto? E fino a dove, Parigi per la quindicesima volta? Piangeva guardandosi riflesso nello specchio di Federer, Rafa, improvvisamente anziano e rugoso come Dorian Gray uscito di colpo dal dipinto. Quando Nadal debuttava nel circuito (prima vittoria Atp il 29 aprile 2002), Federer — maggiore di quattro anni, nove mesi e 26 giorni — si era già annesso il secondo titolo della carriera. Nessuno dei due è in grado di risalire con precisione al primo incontro. «Io sono arrivato e lui era già lì — ha ricordato Rafa a Londra —, per me Roger è sempre stato l’avversario da battere». Mai con acrimonia, cattivi sentimenti, malanimo. Mai. «Al di là degli stili opposti, siamo simili» ha ammesso Federer centrando il viaggio esistenziale di due anime gemelle inserite in corpi paralleli. […]
Rassegna stampa
Musetti cerca ancora la continuità perduta (Bertellino)
La rassegna stampa di domenica 24 settembre 2023
Musetti cerca ancora la continuità perduta (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Alla fine è il risultato che conta e Lorenzo Musetti l’ha messo in bacheca anche se non si è trattato di semplice formalità. Il carrarino, testa di serie numero 2 nel 250 ATP di Chengdu, ha esordito con un successo in tre set contro il 20enne australiano Sekulic, proveniente dalle qualificazioni. I primi due sono andati in archivio con altrettanti tie-break, all’insegna del massimo equilibrio dunque, e Musetti ha giocato bene a sprazzi, ricalcando il motivo della sua stagione. Frazione inaugurale in favore dell’azzurro e seconda di marca australiana. Nella terza Lorenzo ha alzato il ritmo e Sekulic è crollato dopo aver subito il break in avvio: 7-6 (3) 6-7 (4) 6-0. «Non è stato un match facile – ha detto Musetti al termine – e lui ha giocato un buon tennis. Dopo aver perso il primo set Sekulic ha reagito brillantemente. Strappargli il servizio all’inizio del terzo parziale è stato fondamentale. Mi ha dato fiducia e sono contento per come ho interpretato l’ultima parte del match». Questa mattina, attorno alle 9 in Italia, Musetti tornerà in campo nei quarti opposto al francese Arthur Rinderknech, n. 67 dotato di gran servizio e ottimo diritto, ma non mobilissimo. L’azzurro dovrà cercare di spostarlo e variare molto il gioco. Tra i protagonisti negli altri quarti c’è il bulgaro Grigor Dimitrov, ieri alla 400a vittoria in carriera (contro Varillas) e oggi avversario dell’australiano O’Connell. Gli altri accoppiamenti Zverev-Kecmanovic e Thompson-Safiullin. Zverev ha già superato Rune nella Race per Torino ed è settimo. La sua candidatura si rafforza sempre più. […] Nella prima giornata della sesta Laver Cup, a Vancouver e nata per iniziativa di Roger Federer e del suo manager, la formazione del Resto del mondo è partita con un secco 4-0 alla compagine europea, priva per molte ragioni dei migliori e con capitano Bjorn Borg. La squadra guidata dai fratelli McEnroe si è presentata con i grossi calibri e la differenza si è vista. Ben Shelton, fresco di semifinale agli US Open, ha piegato in due set il francese Arthur Fils in un match che ci sia aspetta possa essere ricorrente e da piani alti in futuro. Entusiasta il commento finale del giovane statunitense: «E’ stato fantastico – ha raccontato Shelton – avere come coach McEnroe. Mi ha dato alcuni consigli chiave negli ultimi giorni che ho messo in atto. E’ meraviglioso stare vicino a una persona carismatica come lui, trasmette tanta energia che puoi sprigionare in campo. Sono felice di rappresentare questa squadra e di stare in campo con tutte queste leggende […]. Credo che il pubblico mi abbia dato una grossa mano. Volevo trasmettere la mia energia al Team e ci sono riuscito». Poi si è seduto in panchina per sostenere i compagni. Gli altri punti sono arrivati da Francisco Cerundolo, che ha disposto al termine di un confronto dai toni agonistici elevati dello spagnolo Davidovich Fokina e da quella di Felix Auger Aliassime che ha battuto l’esperto Monfils. Match con cornice polemica e battibecchi causati dalle perdite di tempo del francese che hanno infastidito il canadese, beniamino del pubblico. Il sigillo è arrivato dal doppio conquistato al match tie-break da Tiafoe e Paul contro Rublev e Fils.
Muso cinese per la Davis (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
La data da segnare sul calendario per tutti gli appassionati di tennis italiani è quella di giovedì 23 novembre: quel giorno infatti, dalle 10, l’Italia sfiderà l’Olanda nel suo quarto di finale di Cappa Davis a Malaga. la Federazione Internazionale ha ufficializzato il calendario definitivo della Final Eight al Palacio de Deportes José María Martin Carpena: ad aprire il cartellone sarà il Canada campione in carica martedi 21 (alle ore 16) con la Finlandia, poi il giorno seguente, sempre alle 16, l’Australia di Lleyton Hewitt; finalista 2022 affronterà la Repubblica Ceca, mentre i due match della parte bassa del tabellone sono in programma giovedì 23, prima gli azzurri contro gli orange e poi Serbia-Gran Bretagna. Le semifinali si giocheranno venerdì 24 (parte alta, alle 16) e sabato 25 alle 12 (parte bassa, dunque eventualmente con l’ltalia), finale domenica 26 novembre, alle 16. Nel frattempo anche Murray dopo Nadal, guarda all’Olimpiade, la sua quinta, probabilmente per concludere una carriera meravigliosa. […]Proprio uno dei componenti del quintetto tricolore che si è qualificato a Bologna, Lorenzo Musetti, fa il suo esordio raggi al “Chengdu Open”, ricco Atp 250 sul cemento della città cinese ($1.261.255): il 21enne di Carrara, secondo favorito del seeding dietro il tedesco Alexander Zverev, entra in scena direttamente al 2° turno affrontando per la prima volta in carriera l’australiano Philip Sekulic (alle 9, con diretta tv su SuperTennis), n325 della classifica, proveniente dalle qualificazioni. Nel circuito challenger Andrea Pellegrino ha centrato la semifinale sulla terra di Bad Waltendorf in Austria, regolando 7-6 (4) 7-5 lo slovacco Jasef Kovalik e ora sfida lo spagnolo Albert Ramos-Vinolas. Al penultimo atto anche Flavio Cobolli a Sibiu grazie al successo per 6-2 6-3 sul croato Duje Ajdukovic: il Next Gen romano deve vedersela con il bosniaco Damir Dzumhur che ha battuto 6-4 6-4 Stefano Travaglia. Stop nei quarti, invece, a Saint Tropez (cemento) per Giulio Zeppieri, piegato 3-6 6-3 6-4 dallo statunitense Michael Mmoh. In ambito femminile mastica amaro Martina Trevisan, che ha visto interrompersi nei quarti la sua corsa nel Wta 1000 di Guadalajara, sui camp messicani teatro delle Finals in rosa nel 2021. Dopo l’impresa ai danni della tunisina Ons Jabeur la 29enne mancina di Firenze (n.54) ha ceduto 3-6 7-6(9) 6-3, dopo oltre due ore e tre quarti di lotta, alla statunitense Caroline Doleheide (n.111). L’azzurra ha mancato 4 match-point: 3 consecutivi nel 12° gioco e un altro nel tie-break. Martina da lunedì tornerà a un passo dalla Top40 (è virtualmente 41). Per la 25enne di Hinsdale derby contro la riemergente Sofia Kenin, con Caroline Garcia e Maria Sakkari a contendersi l’altro posto in finale. Nel Wta 250 di Guangzhou si giocano il titolo la cinese Wang Xiyu (6-3 64 alla belga Minnen) e la polacca Magda Linette (6-2 6-3 alla kazaka Putintseva).
Rassegna stampa
Il sogno di Nadal in doppio con Alcaraz (Bertellino). Federer da collezione (Crivelli)
La rassegna stampa di venerdì 22 settembre 2023
Il sogno di Nadal in doppio con Alcaraz (Roberto Bertellino, Tuttosport)
E’ un Rafael Nadal loquace quello che ha concesso ai media spagnoli due interviste ravvicinate ribadendo alcuni concetti. Sulle sue condizioni fisiche ha manifestato fiducia definendole in buona evoluzione ma questo non significa che gli consentiranno di raggiungere il livello sperato non appena riprenderà la racchetta in mano in modo regolare: «La stagione prossima – ha esordito – potrebbe essere per me l’ultima ma non è detto. Dipenderà da quanto potrò essere competitivo. Sinceramente non mi interessa fare come Murray, cioè giocare e non vincere. Vedremo, potrei anche non tornare del tutto se non mi riprenderò davvero, ma spero proprio di no». Non sono mancate le considerazioni su Djokovic che secondo Rafa è senza dubbio davanti a tutti per i tornei vinti e per i numeri ma non ci sono solo quelli: «Tutto il resto appartiene al campo delle considerazioni, vedi la quantità maggiore di infortuni che ho avuto, le sensazioni che si trasmettono agli appassionati, anche i gusti personali, l’ispirazione. Io sono pienamente soddisfatto per quanto ho saputo fare». Non mancano nuovi sogni nella testa del grande campione: «La Spagna è stata eliminata in Davis – ha detto – altrimenti avrei potuto farmi trovare pronto per novembre. Non sarà ovviamente così. Le Olimpiadi mi piacerebbe a giocarle, ricordando lo splendido clima trovato avendone già fatto parte. Per quanto riguarda un doppio con Carlos Alcaraz, non ne abbiamo ancora parlato, sarebbe molto bello poter partecipare alla mia ultima Olimpiade con la stella nascente di questo sport». Ieri ha esordito nel 250 ATP di Zhuhai il sanremese Matteo Arnaldi, numero 48 del mondo. Si è dovuto inchinare al risso Asian Karatsev che lo ha superato in rimonta dopo tre ore e 12 minuti. Non mancano i rimpianti all’azzurro che dopo aver conquistato il primo set al tie-break nel secondo si è trovato per due volte avanti di un break, una anche sul 5-4m ,ma non è stato sufficientemente cinico e l’ex numero 14 del ranking (oggi numero 63) ha pareggiato i conti per poi concludere alla distanza con un netto 6-2. Karatsev al prossimo turno troverà Andy Murray. […] Impresa della toscana Martina Trevisan nel WTA 1000 di Guadalajara. L’azzurra ha sconfitto al termine di un confronto serrato la due volte finalista di Wimbledon e prima testa di serie del torneo messicano, Ons Jabeur (6-7 7-5 6-3). Ora troverà l’americana Dolehide. Sono i secondi quarti di finale raggiunti dalla Trevisan in stagione a livello di WTA 1000. […]
Federer da collezione. Il suo completo dell’ultimo Slam va all’asta e diventa un cimelio (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Un giorno magari lo esporranno in un museo, come un’opera d’arte post-moderna. D’altronde, secondo un trend ormai consolidato da un paio d’anni, collezionare cimeli sportivi, i cosiddetti memorabilia, rappresenta un lungimirante investimento senza rischi d’impresa, quasi come possedere una tela o una scultura di enorme valore. Perciò, neppure un simbolo iconico dello sport di questo millennio come Roger Federer poteva indirettamente sottrarsi alla corsa al prezioso accaparramento: da due giorni, e fino all’8 ottobre, la casa d’aste «Prestige Memorabilia», tra le più autorevoli del settore, mette all’incanto il completo Nike (maglietta, pantaloncini e scarpe) con cui il Divino vinse gli Australian Open 2018, l’ultimo Slam, il 20°, di una carriera leggendaria. La base d’asta è di 35.000 dollari (33.000 euro), ed ha già stabilito un primato per il tennis, perché supera di gran lunga i 20.500 euro della maglietta con cui Nadal si impose al Roland Garros del 2019 e venduta in beneficenza l’anno dopo. E’ assai probabile, peraltro, che alla chiusura dell’offerta il valore si issi ben oltre quella cifra, rimanendo tuttavia lontanissimo dai record stabiliti da altri indumenti appartenuti a grandissimi campioni. Non è in discussione, ovviamente, il mito di Federer, perché nessuno come lui negli ultimi vent’anni, se si eccettuano Messi e Cristiano Ronaldo, ha saputo coagulare passioni planetarie, ma il collezionismo sportivo, seppur diffusissimo in tutto il mondo, ha il suo core business negli Stati Uniti e dunque legato soprattutto alle loro discipline elettive. Non a caso, il cimelio di vestiario più caro della storia è la maglietta indossata da Michael Jordan in gara-1 (persa) delle Finali Nba 1998 contro gli Utah Jazz: Sotheby’s la mise all’asta nel settembre di un anno fa valutandola dai tre ai cinque milioni di euro, e alla fine venne battuta per più del doppio, 10 milioni e centomila euro. Subito dietro, un capo che non c’entra nulla con gli States, ma che è stato a suo modo protagonista di uno degli eventi più celebri della storia: si tratta della «camiseta» dell’Argentina che Diego Maradona portava nella partita contro l’Inghilterra dei Mondiali 1986, quella della «mano de dios» e del gol del secolo. In molti avanzarono addirittura il sospetto che non fosse quella originale, ma Sotheby’s assicurò di aver condotto tutte le verifiche necessarie e alla fine la piazzò per quasi nove milioni di euro. […] Quotazioni all’apparenza folli (ma per una figurina si è arrivati a pagare più di 12 milioni ..), che tuttavia si giustificano secondo le leggi di un mercato in grande espansione […].