Fontang, coach di Auger-Aliassime: "Félix punta ad uno Slam e al n. 1. La vittoria più importante del 2022? Ecco qual è"

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Fontang, coach di Auger-Aliassime: “Félix punta ad uno Slam e al n. 1. La vittoria più importante del 2022? Ecco qual è”

Il sito francese TennisActu ha intervistato Frédéric Fontang, coach di Auger-Aliassime: “Il primo titolo è stato liberatorio. Ora Félix punta ad uno slam. Il coach dell’anno? Per me sono Ferrero e Christian Ruud”

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Felix Auger-Aliassime - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Grazie ad un finale di stagione spumeggiante coronato dalla conquista dell’insalatiera d’argento, Félix Auger-Aliassime sta vivendo il miglior momento della sua giovane carriera. I successi ottenuti nel 2022 a Rotterdam, Firenze, Anversa e Basilea gli hanno fatto scalare la classifica mondiale fino alla sesta posizione, offrendogli ulteriore sprint, adrenalina e grande fiducia in sè stesso. Il tutto accompagnato da un tennis sempre più incisivo, consapevole e maturo, che ha consentito al 22enne di Montreal di disputare una finale di Coppa Davis da vero leader.

Dell’annata coi fiocchi del bravissimo Félix (con ben 87 incontri disputati, il maggior numero da parte di un giocatore nella stagione) ha parlato il suo allenatore, Frédéric Fontang, in una intervista concessa al sito francese Tennisactu. Il coach d’Oltralpe segue Auger da tempo ormai e, da più di un anno, è affiancato dal supercoach Toni Nadal.

Quel primo titolo all’ATP 500 di Rotterdam è stato un successo liberatorio per Félix e per tutto il team?

“Sì, è stato una buona cosa. Ha permesso di alleggerire un bagaglio troppo pesante di sole finali. Sapevamo che sarebbe successo, è stato liberatorio ma non penso che abbia cambiato il suo livello di gioco”.

Qual è la sua analisi della stagione di Félix negli Slam? Poiché è stata più complicata nella seconda parte dell’anno con una sconfitta al primo turno a Wimbledon con Cressy e al secondo turno allo US open contro Draper.

“Cressy è stato un sorteggio difficile a Wimbledon, e anche Draper faceva parte di quei giocatori pericolosi. Ma non è andata bene, bisognerà essere più pronti in futuro e migliorare la preparazione. Invece è andata bene negli altri due slam, con i quarti all’Australian Open, andando molto vicino alla semifinale e un ottavo al Roland Garros. È il 50%, ma bisognerà fare meglio il prossimo anno”.

Qual è il margine di lavoro, si tratta di un esercizio soprattutto mentale?

“I giocatori oggi sono sempre più competitivi. Sono sempre più preparati e commettono meno errori tecnici. Con l’accesso alle statistiche, ci sono meno errori tattici… Bisogna essere pronti sin dal primo turno e nei match al meglio dei cinque set c’è più margine”.

Cos’è mancato a Félix per far capitolare Rafa al Roland Garros?

“La causa è al 50% Rafa, che ha messo a segno punti di grande qualità a fine match. Félix ha avuto buone occasioni sul vantaggio di due set a uno, si tratta di gestire meglio queste opportunità”.

In termini di vittorie, ci sono stati dei cambiamenti, sei successi contro dei top 10 nel 2022, il primo scalpo di un top 5, Zverev, nell’ATP Cup. E, soprattutto, due vittorie contro il n. 1 Alcaraz e una vittoria contro il n. 2 Nadal alle Finals. Quale di questi exploit l’ha colpita di di più?

“Direi la vittoria di Alcaraz in Coppa Davis. Alcaraz aveva appena vinto lo US Open, invece per Félix il torneo non era andato bene. Battere il n. 1 è una cosa molto positiva per la fiducia ed è successo con un buon timing. Dopo lo US Open era molto determinato in allenamento. Abbiamo incluso la Coppa Davis nel nostro programma e ha potuto cogliere l’occasione di battere Alcaraz. Félix aveva bisogno di una bella vittoria come questa”.

Félix ha finito in bellezza con un successo in Coppa Davis. Che ruolo ha il coach in un evento come questo?

“Abbiamo deciso di inserire la Coppa Davis nel programma, cosa che non era prevista all’inizio? Félix non aveva giocato il match di sbarramento e ciò è stato un buon argomento per giocare la Davis. Ha presentato dei buoni argomenti, argomenti da leader molto positivo. Poi, noi lo seguiamo al 100%, ha avuto ragione. La Coppa Davis per lui è stata un’esperienza molto positiva che gli ha dato tanto. Anche se il format è cambiato, resta una grande sfida. È stato un momento di grande emozione e condivisione”.

Dopo il trionfo del Canada ci sono state delle critiche. Hanno rimproverato al Canda di aver perso all’incontro di sbarramento per poi ricevere una wild card e vincere il titolo. Cosa ne pensa?

“Ci sono delle regole… C’è una wild card. Sono le regole, non c’è nulla da dire. I commenti ci sono sempre, ma per me sono solo parole, noi siamo concentrati sull’azione e sulla realtà della vita. Questo genere di rumore non riesce a turbare quello che c’è da fare”.

L’obiettivo del 2022 era la partecipazione al Masters e un primo titolo. Missione compiuta. Quale sarà quello per il 2023? Tutto lascia penare che sia un primo titolo slam?

“Il progetto di Félix, della sua famiglia e di suo padre, è sempre stato quello di vincere uno slam e di essere n. 1. Poi noi, in quanto coach, cerchiamo di identificare ciò che ha funzionato e di eventualmente aggiungere altri elementi nella preparazione, nel gioco, nella tecnica e nel mentale. È chiaro che ora l’obiettivo è quello di aggiungere un titolo 1000, uno slam e raggiungere la prima posizione mondiale”.

Quale sarà il programme per il 2023?

“Ora si è riposato ed è andato in Togo, per ritrovare le sue radici e quelle di suo padre, e per la sua fondazione, che aiuta i giovani. È un ragazzo che tiene molto conto della realtà. Poi, ricominceremo il 10 dicembre per giocare a Dubai, sarà una buona transizione prima di andare in Australia e riprendere le gare ad Adelaide”.

Per concludere, che cosa significa per lei essere tra i candidati al miglior coach dell’anno?

“È sempre una bella cosa vedere il proprio lavoro riconosciuto dai colleghi. Ovviamente è una cosa legata al giocatore che stiamo allenando. In termini di risultati, direi che quelli che se lo meritano di più sono Juan Carlos Ferrero per Alcaraz e Christian Ruud, papà di Casper. Ha fatto un ottimo lavoro con suo figlio. Questi, per me, sono i due coach che meriterebbero il premio”.

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