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Dalla A alla Z… l’alfabeto del tennis del 2022

Ripercorriamo la stagione scegliendo una parola per ogni lettera. Dai successi di Nadal, Djokovic e Swiatek ai ritiri di Federer e Serena Williams

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Roger Federer (destra) con Rafael Nadal (sinistra) - Laver Cup 2022 Londra (foto Twitter @lavercup)
 

N di Nodal, ovvero Nole e Nadal. E’ stato il loro anno, dentro e fuori dal campo da tennis. La stagione comincia in maniera tormentata per il serbo. Rischia di finire imprigionato dalla burocrazia australiana che non lo accetta nella terra dei canguri. Il suo pensiero sui vaccini è chiaro da tempo. L’Australia lo ritiene un esempio negativo e lo rigetta al confine. In campo tocca a Nadal portare alto il nome dei “Fantastici 4”. Il maiorchino vince il primo Slam dell’anno battendo il russo Medvedev dopo esser stato sotto di due set. Poi si va sulla terra rossa e a Parigi il dominio di Rafa non conosce limiti. I due si sfidano nei quarti e passa lo spagnolo in scioltezza. In finale non c’è storia nella sfida con Casper Ruud annientato in tre set: 6-3, 6-3, 6-0. Djokovic torna devastante in un’edizione di Wimbledon che non assegna punti. Batte Kyrgios in finale in maniera perentoria. Per Rafael c’è una gara eroica nei quarti contro Fritz, nei quali stringe i denti malgrado uno stiramento agli addominali e risale nel punteggio che lo vedeva in svantaggio, per poi alzare bandiera bianca alla vigilia della sfida con l’australiano. In America Djokovic non ci va per i soliti motivi, Nadal, invece, non recupera dall’infortunio. Lo spagnolo lo ritroveremo in campo accanto a Federer nella Laver Cup: la più grande rivalità di tutti i tempi nella storia del tennis, finisce con Nadal al fianco di Roger nel suo passo di addio. Le lacrime di Rafa saranno l’immagine simbolo di uno sport immenso come il tennis. Alle Finals spazio per la vittoria senza storia di Nole Djokovic su Casper Ruud. Troppo presto per entrambi per pensare all’addio al tennis. C’è ancora da godere della loro forza.

O di Ons Jabeur. Non è solo una tennista, ma l’emblema del tennis africano. Donna copertina che dimostra come si può crescere con tanta ostinazione e sacrificio. Il suo gioco la porta in finale di Wimbledon – dove da favorita viene sconfitta da Rybakina – e a sfidare la Regina Swiatek a Flushing Meadows dove dà l’impressione di poter alzare uno Slam, ma si arrende ai colpi di una campionessa assoluta. In Tunisa è festa grande, per una donna simbolo di emancipazione, una cartolina del mondo proveniente dal continente africano.

P come Pegula. Alla ribalta del tennis femminile Jessica Pegula ha conquistato il suo spazio dimostrando di avere talento e non solo un immenso patrimonio su cui contare. Oltre a essere la tennista su cui tutti gli occhi del mondo sono puntati dal 2021, quando ha raggiunto i quarti di finale all’Australian Open, è infatti anche una ricchissima ereditiera. Terzo posto nel ranking WTA in questa stagione, nella quale si è posta come un’aspirante al trono la cui regina è Iga Swiatek. Quarti di finale al Roland Garros, quarti di finale allo US Open: chi le ha sbarrato le porte dei sogni? Proprio lei, la n. 1 del ranking. Ridurre le distanze dalla prima della classe è l’obiettivo prossimo da centrare.

Q come Querrey. Il 34enne americano appende la racchetta al chiodo. L’ultima gara in un singolare ATP la disputa a Flushing Meadows, campo sul quale nel 2017 ha raggiunto i quarti di finale. Saluta tutti con un curriculum di tutto rispetto: 10 titoli vinti in singolare e 5 in doppio; il best ranking è l’undicesima posizione raggiunta nel febbraio 2018. L’anno di grazia resta però il 2017 dove raggiunse la semifinale a Wimbledon battendo Andy Murray (l’anno prima toccò a Djokovic) e i quarti proprio a Flushing Meadows.

Iga Swiatek – US Open 2022 (foto Twitter @rolandgarros)

R di Ruud, ma anche di Rybakina. Casper Ruud è sicuramente tra le note liete di questo 2022. Una gran bella scoperta e conferma allo stesso tempo. Ha tutto il tempo per crescere, intanto, si ferma a due finali conquistate negli Slam: a Parigi si inchina a Rafael Nadal, allo US Open a un altro spagnolo, Carlos Alcaraz. Si adatta bene su tutte le superfici ad eccezione dell’erba sulla quale deve migliorare tanto. Ma siamo di fronte a un giocatore di grande classe. Nell’anno in cui Wimbledon chiude le porte alla Russia per motivi bellici, una russa naturalizzata kazaka, vince il torneo femminile. Scherzi del destino a parte, Rybakina vince con merito, battendo Ons Jabeur in finale in rimonta. Una partita nella quale la tunisina esce dal campo dopo aver dominato la prima ora di gioco. La kazaka rimane costante e lucida nello sfruttare il calo dell’avversario e nell’aggiudicarsi una vittoria storica.

S come Swiatek ma anche come Seppi. Eredita lo scettro da Barty e fa di tutto per esserne all’altezza. Il 2022 di Swiatek è straordinario: di trofei ne ha alzati otto, fra i quali il Roland Garros e lo US Open. Ha giocato 77 partite, perdendone appena nove. Trentasette le ha vinte di fila in una primavera sensazionale, stabilendo la striscia di successi più lunga del XXI secolo. Adesso capite perchè Alcaraz vuole somigliare a lei.
Tutti in piedi per Andreas al passo d’addio dal tennis. Riassumiamo i suoi numeri: è stato n. 18 del mondo nel gennaio 2013, ottava migliore classifica ATP raggiunta da un tennista italiano, a pari merito con Omar Camporese e Andrea Gaudenzi. È stato numero 1 d’Italia per 215 settimane e detiene il record italiano di settimane complessive (810) di permanenza nella top 100, dove ha concluso 15 stagioni consecutive. Vincitore di tre tornei ATP su altrettante diverse superfici, è stato il primo tennista italiano ad averne conquistato uno sull’erba, dove ha disputato tre delle sue 10 finali nel circuito maggiore. Nelle prove del Grande Slam, dove ha disputato il maggior numero di tornei (67, di cui 66 consecutivi) e di incontri (130) nella storia del tennis italiano, ha raggiunto gli ottavi di finale al Roland Garros, a Wimbledon e, in quattro occasioni, all’Australian Open. Grazie di tutto Andreas.

T come Tsonga. Il francese Jo-Wilfried Tsogna ha chiuso la sua carriera nello Slam di casa: il Roland Garros 2022. A 37 anni compiuti ha trascorso ben 18 lunghe stagioni nel circuito ATP dove ha raggiunto la massima posizione di numero 5 del mondo nel febbraio 2012. Tra i tornei più prestigiosi vinti in carriera dal tennista di Le Mans ci sono due Masters 1000, il primo a Bercy nel 2008 (finale con Nalbandial) e il secondo a Toronto nel 2013 (finale con Federer), più altre due finali perse a questo livello (Bercy 2011 con Federer, e Shanghai 2015 con Djokovic). Grazie di tutto Jo-Wilfried.

U come Ucraina. La Russia invade l’Ucraina e la geografia politica del tennis non può non subire pesanti cambiamenti. Banditi i tornei WTA e ATP in terra russa dal calendario ufficiale, ma anche il diniego della partecipazione di atleti russi dall’edizione 2022 di Wimbledon. In tutto questo vi sono due immagini forti, divenute emblema del conflitto: e sono quelle di Sergiy Stakhovsky e di Alexsandr Dolgopolov. Entrambi simbolo del mondo tennistico ucraino, abbandonano la racchetta da tennis, e si ritrovano ad impugnare le armi a difesa della propria patria. Sono il viso della ribellione di un’intera popolazione. Che lo sport porti pace il prima possibile.

Serena Williams – US Open 2022 (foto Twitter @usopen)

V come Volandri. Il tecnico della Nazionale azzurra può dirsi, senza dubbio, soddisfatto per quello che la sua Italia ha saputo fare nel cammino di Davis. Ma di certo non si può affermare che sia fortunato. Ha l’opportunità di poter contrare su una delle Nazionali più forti di sempre, ma a Malaga si presenza senza Sinner e con Berrettini al 10%. Eppure la sua squadra lotta, trascinata da Sonego, ma deve arrendersi quando anche Bolelli viene fermato da un infortunio. Si parlerà a lungo della scelta di schierare Berrettini accanto a Fognini nel doppio decisivo in semifinale, ma alla fine gli applausi per lui ci stanno tutti. Urge maxi coccinella per il 2023.

W come Williams. Regina e per secoli. Dei campi da tennis e non solo. Serena Williams alza la sua solita mano e saluti tutti. Lo fa con grande charme, le solite lacrime e quella malinconica sensazione di vuoto per le incertezze del dopo. Ma la nascita di un figlio cambia la vita e a quel punto bisogna prendersi delle responsablità differenti. Da quel momento ha cominciato a sfogliare una margherita e a chiedere “si ritira”, “non si ritira”, petalo dopo petalo gli interrogativi aumentano. Si ritirerà o no Mamma Serena? Williams è tornata giusto in tempo per salutare tutti, anche se le dichiarazioni rilasciate negli ultimi tempi lasciano aperta la porta a un addio non definitivo. Intanto, i suoi fan e gli appassionati di tennis restano in piedi per la standing ovation a lei riservata.

X come X Factor. Una previsione la dobbiamo fare: il 2023 sarà l’anno di Holger Rune. Il 2022 è quello che lo ha messo in mostra: è salito al n. 11 del ranking ATP. Guadagnandosi il posto di riserva alle Finals ATP, si è di fatto escluso della Next Gen Finals, chiudendo l’anno in crescendo battendo Djokovic in tre set a Parigi-Bercy. Del suo “X-Factor” sicuramente ne parleremo a lungo.

Y come Youngs. Le Next Gen Finals sono una bellissima competizione dedicata ai giovanissimi U21. Disputate a Milano, hanno messo in evidenza il talento di Nakashima e sperimentato regole che trasformano il gioco del tennis. Lo statunitense ha prevalso tra gli otto qualificati per le Finals: in finale ha battuto il ceco Lehecka in tre set.

Z come Zio. Zio Toni è uno dei protagonisti dell’annata appena conclusa. Zio e allenatore di suo nipote Rafa, lo ha portato al top della classifica mondiale. Conosciuto per le sue doti di grande motivatore, ha trasmesso questa mentalità a Rafa, facendolo diventare uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi. Adesso la grande sfida sta nel dare questa grande opportunità a Felix Auger-Aliassime. Compito arduo, ma il canadese vuole migliorare il suo livello di tennis. Nelle ATP Finals, la sfida in famiglia proprio con Rafa Nadal dall’altra parte della rete ha ricreato quel clima familiare di zio-nipote. Una citazione anche per la Z di Alexander Zverev, che ha lasciato sulla terra umidiccia del Roland Garros un legamento della caviglia e sei mesi di stagione, oltre alla possibilità di completare la semifinale contro Rafael Nadal che stava diventando un match epico.

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