Musetti, sì agli Australian Open (Bertellino). "Djokovic è più forte adesso di tre anni fa. Quello di Musetti non è tennis, ma arte" (Semeraro)

Rassegna stampa

Musetti, sì agli Australian Open (Bertellino). “Djokovic è più forte adesso di tre anni fa. Quello di Musetti non è tennis, ma arte” (Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 11 gennaio 2023

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Musetti, sì agli Australian Open (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Iniziando da “casa Italia” ieri sono arrivate buone notizie da Melbourne per quanto riguarda la spalla di Musetti che lo aveva costretto al ritiro in United Cup contro Tiafoe. Si tratta solo di un’infiammazione che non impedirà al carrarino di prendere parte agli Australian Open. Anche Jannik Sinner è al lavoro per il torneo. Tempo di ottavi di finale (scattati nella notte italiana) nei tornei ATP 250 di Auckland e Adelaide 2, gli ultimi di preparazione al primo Slam di stagione. Nel torneo neozelandese Casper Ruud e Cameron Norrie conoscono i nomi dei rispettivi rivali, usciti dalle sfide di primo turno. Per il norvegese c’è il serbo Laslo Djere. Il giocatore inglese, numero 2 del seeding, deve stare attento al ceco Lehecka, proveniente dalle qualificazioni. Occhi puntati anche sull’americano Ben Shelton, figlio d’arte e in tabellone con una wild card. In primo turno l’attuale 92 del mondo (classifica costruita senza mai uscire dalla terra d’origine) ha battuto in due set (7-6 6-1) la settima testa di serie, l’argentino Sebastian Baez. Tra i confronti di particolare interesse anche quello tra Jenson Brooksby, che ha vinto in rimonta il suo match d’esordio contro Fognini, e Diego Schwartzman, testa di serie n. 3. Un altro scontro tra un esperto del circuito per l’irriverente Jenson, entrato in polemica con Fognini per un punto fortunoso conquistato con tanto di nastro e senza scuse successive. […] Nel WTA250 di Hobart, incroci azzurri tra Jasmine Paolini ed Elisabetta Cocciaretto. Un derby deciderà chi tra le due, che sono fianco a fianco nel tabellone di doppio, salirà nei quarti in quello di singolare. La giovane Cocciaretto ha esordito con una gran vittoria superando la numero 3 del tabellone Alizé Cornet in due set (6-4 6-2) dopo un’ora e 24 minuti. Nulla da fare per Lucia Bronzetti, la terza azzurra in tabellone a Hobart. La 24enne riminese, n.50 WTA, reduce dalla finale in United Cup con la squadra italiana, ha ceduto 6-4 6-3, in un’ora e 37 minuti di gioco, alla russa Anna Blinkova, n.72 WTA, proveniente dalle qualificazioni.

“Djokovic è più forte adesso di tre anni fa. Quello di Musetti non è tennis, ma arte” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Mats Wilander, ex numero 1 del mondo, vincitore di sette Slam – tre dei quali in Australia – è da commentatore di Eurosport una delle voci più autorevoli e ascoltate del tennis. Mats, lunedì partono gli Australian Open: che 2023 ci aspetta? «La novità è che riparte la corsa per diventare il più grande tennista di sempre. L’anno scorso non era importante, perché Djokovic era fuori, ora è tornato e tutti ne sono felici, compreso Rafa Nadal. Mi aspetto un livello molto alto, perché ormai tutti sanno che per batterlo devi giocare la miglior partita della tua carriera. Se non credi in te stesso e non sei aggressivo, non hai chance».

Vede meglio Djokovic o Nadal?

Per entrambi a mio parere vale la stessa regola: non invecchiano, migliorano e basta. Novak è più forte ora di tre o quattro anni fa, ogni volta che lo vedi aggiunge qualcosa. A Melbourne parte favorito perché ci ha già vinto nove volte, dagli Us Open in poi ha perso solo un match e ad Adelaide è sembrato in grande forma. Poi ci sono Rafa, Medvedev e un paio di altri.

Resta Djokovic il vero numero uno?

Viste le circostanze, sì. Il ranking non è mai stato il criterio per dire chi è veramente il più forte. È vero che dopo Parigi, dove ha vinto Nadal, non ha più affrontato Rafa, ma per come ha giocato negli ultimi quattro mesi, come livello di gioco il più forte è Nole.

Il numero uno del ranking, Carlos Alcaraz, è infortunato e salterà Melbourne.

Ed è la cosa peggiore, perché può far pensare che gli capiterà ancora. Dover rinunciare a 19 anni, da numero uno e dopo aver vinto uno Slam per lui è terribile.

Gli italiani possono inserirsi di nuovo al vertice?

Sì, e il fatto che Berrettini, Sinner e Musetti siano così diversi come stile è l’asso nella manica dell’Italia. Preferiscono anche giocare contro avversari diversi. Berrettini non ama chi picchia forte: può avere problemi con il rovescio e non è veloce abbastanza per girarci attorno e colpire solo diritti. Se fossi Musetti mi piacerebbe affrontare chi colpisce piatto e varia molto. Il suo più che tennis è una forma d’arte. Sinner è in controllo quasi con tutti, ma non ama chi usa i colpi tagliati, la smorzata e viene a rete. Voi italiani potete scegliere lo stile che preferite.

È tempo che Wimbledon tolga il bando ai tennisti russi?

La mia opinione personale è che un tennista rappresenta se stesso, non il suo paese, tranne che in nazionale o alle Olimpiadi. Ci sono tante situazioni nel mondo in cui puoi dire: ok, questo paese sta facendo questo ad un altro, quindi i suoi atleti vanno banditi. Ed è difficile anche decidere chi escludere in base a ciò che uno ha detto, alla cultura a cui appartiene o al tipo di persona. I tennisti italiani giocano per l’Italia in United Cup o in Coppa Davis, ma a Wimbledon giocano per se stessi. Ovviamente quella in Ucraina è una situazione orribile, ma è difficile per un essere umano scegliere in che paese nascere. E una questione delicata.

Naomi Osaka e altri tennisti hanno rivelato una sofferenza mentale: è un problema per il tennis e lo sport?

Problemi di questo tipo li capisco in un giocatore russo, in chi sconta le colpe dei propri governi. E li avrei compresi durante il momento più duro della pandemia. Non più ora per come si sta evolvendo il Covid. Certo, se Ash Barty si ritira a 25 anni e la Osaka attraversa momenti difficili dobbiamo chiederci come mai non si divertono a gareggiare come dovrebbero. La Barty voleva mettere su famiglia, ora è incinta e lo abbiamo capito, per il resto questo mi sembra un gran bel momento per essere un tennista professionista.

In campo maschile sono invece troppi gli infortuni.

E questo non è bene, del resto il tennis è sempre più veloce. Ma viviamo un momento elettrizzante, ci sono generazioni che si confrontano, fra il numero 1 e 2 del mondo ci sono 17 anni di differenza. Vuol dire che il tennis è in salute, Alcaraz e Nadal dimostrano che puoi essere n.1 del mondo sia da vecchio sia da giovane. […]

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