La sai l'ultima di Kyrgios? (Crivelli). Trevisan: Vita da sogno, per il resto ci sarà tempo (Nidzegorodcew). "Eli" della Tasmania. E' il nuovo diavoletto (Strocchi). "Non poteva durare. Ora ridateci la Davis"(Martucci). Non è ancora il tennis dei giovani (Mecca)

Australian Open

La sai l’ultima di Kyrgios? (Crivelli). Trevisan: Vita da sogno, per il resto ci sarà tempo (Nidzegorodcew). “Eli” della Tasmania. E’ il nuovo diavoletto (Strocchi). “Non poteva durare. Ora ridateci la Davis”(Martucci). Non è ancora il tennis dei giovani (Mecca)

La rassegna stampa del 14 gennaio 2023

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La sai l’ultima di Kyrgios (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il tempo cambia molte cose nella vita. Il senso, le amicizie, le opinioni. E così, vedere gli ex grandi nemici Djokovic e Kyrgios seduti accanto alla rete a discutere amabilmente e a scambiarsi battute scherzose davanti a 15.000 spettatori che hanno pagato 20 dollari australiani (13 euro) per assistere, prima e dopo l’improvvisato talk show, alla loro esibizione benefica sulla Rod Laver Arena, segna la definitiva consacrazione di una nuova «fratellanza». Non a caso, fu proprio quello il termine usato dal Kid di Canberra prima della finale di Wimbledon giocata a luglio uno contro l’altro per testimoniare il cambiamento dei loro rapporti dopo le fiamme degli anni precedenti. Quando Nick, ad esempio, definiva Nole «un idiota» per aver organizzato in piena pandemia, a giugno 2020, il famigerato Adria Tour in patria che si concluse con un’esplosione di contagi tra i partecipanti, promotore compreso. O, ancora, lo accusava di non possedere l’appeal di Federer e di Nadal e dunque di scontarsi di poter essere amato come loro, rinunciando ad inseguire morbosamente il consenso della gente. Nuovo amore Solo che poi, giusto un anno fa, è capitato il fattaccio della detenzione del Djoker in Australia per la questione della falsa esenzione Covid. E Kyrgios è stato tra i pochi colleghi ad esprimergli solidarietà, definendo disumano il trattamento riservato al campione serbo. Una presa di posizione molto forte che emozionò profondamente Djokovic e segnò l’inizio di un deciso riavvicinamento personale. Una mozione degli affetti rinnovata pure a no vembre dall’australiano, quando non era ancora sicura la restituzione del visto all’ ex numero uno del mondo dalle autorità australiane: «Abbiamo appena assistito al ritiro di una delle leggende dello sport, Federer, e nessuno potrà sostituirlo. Invece Novak e Rafa sono ancora qui, abbiamo bisogno di questi giocatori, di vedere qui i migliori tennisti al mondo. Io, in quanto giocatore professionista, voglio vedere Novak qui». […] Incrocio pericoloso. Quello che tutti speravano e volevano sapere: perché Djokovic e Kyrgios agli Australian Open sono dalla stessa parte del tabellone e potrebbero incrociarsi nei quarti (ma per Nick c’è prima il pericolo Rune) in quella che diventerebbe di gran lunga la partita più attesa del primo Slam stagionale. Nole, dopo la pausa forzata del 2022, insegue il decimo trionfo a Melbourne, mentre l’ex Monello porta sulle spalle la pressione di una nazione intera che attende un trionfo in casa dal 1976 (Edmonson) e in un Major dal 2002 (Hewitt). Un ruolo di cui Kyrgios, dopo una carriera di grandi attese e rare conferme, tra sedie lanciate agli arbitri e i conti con la depressione, è finalmente consapevole: «Di solito negli Slam sono solo un possibile outsider, ma dopo l’ultima stagione mi sento tra i candidati al titolo: è una sensazione nuova per me. È anche la prima volta in cui genuinamente arrivo ad un torneo dello Slam e credo di poter essere uno di quelli che possono vincerlo». E poi torna su un argomento che aveva già toccato a Wimbledon: «Se mi ritirerò in caso di successo? Al cento per cento. Ci vogliono un sacco di allenamento e molto lavoro, io voglio solo essere in grado di mangiare e bere quello che voglio, di rilassarmi. Il nostro è uno stile di vita duro». Intanto, l’attesa degli Australiani in un’atmosfera quasi messianica e l’amore che gli stanno riservando in queste ore di vigilia, decisamente sconosciuto fino a pochi mesi fa, diventa una sorta di risarcimento dopo anni di relazioni burrascose con l’ambiente, sempre poco incline a perdonargli gli atteggiamenti da spaccone pur riconoscendone il sopraffino talento: «Non credo che nessun altro giocatore stia sotto la lente d’ingrandimento dei media per tanto tempo quanto accade con me. Una battaglia quotidiana: devo cercare di usare la notorietà come un privilegio, ma non è sempre facile. Il successo di un giocatore di casa all’Australian Open manca da tantissimo tempo, chissà che non sia arrivato il momento di spezzare questa tradizione sfavorevole. Ci guadagneremmo tutti». Ma prima bisogna bussare alle porte del caro, nuovo amico Djokovic.

Trevisan: Vita da sogno, per il resto ci sarà tempo (Alessandro Nidzegorocew, Il Corriere dello Sport)

 

“Ho sempre desiderato questa vita, oggi mi sento al posto giusto nel momento giusto. Mi guardo intorno e mi sento fortunata, il tennis professionistico è difficile, bellissimo e non vedo l’ora di vivere nuove emozioni». Raggiante, matura, consapevole, forte: è la versione 2.0 di Martina Trevisan. Attualmente al n.22 del mondo, la giocatrice toscana è stata protagonista nella recente United Cup con il successo su Maria Sakkari che, di fatto, ha consentito all’Italia di raggiungere la finale. E pensare che nel primo match aveva perso nettamente con la brasiliana Haddad Maia. «Non ero al meglio dal punto di vista fisico, probabilmente avevo bisogno di un po’ di rodaggio, ma sono contenta di come ho reagito nei match successivi». Vincitrice nel 2022 del suo primo titolo WTA a Rabat, Trevisan in questi anni ha espresso il tennis dei sogni al Roland Garros: quarti di finale nel 2020 e semifinale nel 2022. La United Cup azzurra è stata un successo. La sensazione è che anche voi giocatori l’abbiate vissuta nel miglior modo possibile. «Mi sono divertita tanto, sia in campo che fuori. Abbiamo condiviso gioie, ma anche momenti meno piacevoli e credo di parlare per l’intera squadra, da Berrettini a tutti gli altri, quando dico che è stata una scoperta continua, umana e sportiva, una trasferta bellissima. Non ci aspettavamo che si creasse un gruppo così unito. Personalmente ne avevo bisogno, essendo per me un momento un po’ triste (alla fine dello scorso anno Trevisan ha perso il papà, ndr)». La fine del 2022 è stata per lei umanamente molto difficile. «È stato uno dei momenti in cui ho sentito il dolore vero, interno. Un dolore che forse non avevo mai sentito. Marco, il mio ragazzo, è stato fondamentale: mi è stato vicino e non mi ha lasciato nemmeno per un secondo». Alla United Cup è riuscita a sconfiggere Marla Sakkari, n 8 del mondo, che aveva già battuto a Parigi nel 2020. «Dopo la sconfitta contro Haddad Maia non ho perso fiducia e la vittoria contro la norvegese Helgo, giocando male ma lottando, mi ha aiutato molto. Sicuramente il precedente del Roland Garros contro Sakkari è stato importante, ma ero comunque sicura di giocarmela alla pari. Credo di aver espresso un buon tennis anche nelle sconfitte con Swiatek e Pegula. Oggi riesco a trovare i lati positivi di ogni incontro». Parliamo di Martina Trevisan 2.0? «il tennis è il mio lavoro e la mia passione. Amo viaggiare, stare a contatto con le persone. Il segno di maturità credo si palesi nell’apprezzare e accettare le difficoltà che fanno parte del percorso di una tennista. Sono consapevole di essere fortunata. Nella vita di tutti i giorni si affrontano tante problematiche, ma spesso vi è tempo per elaborare. Nel tennis questo processo è molto più rapido e si costretti a trovare una soluzione nel minor tempo possibile». Quali sono i pro e i contro di questa vita? «Vi è la possibilità di visitare città splendide, come Sydney in questi giorni. L’aspetto negativo è la lontananza da casa: il tennis non conosce le festività o i weekend. Partire il 24 dicembre per l’Australia, come quest’anno, non è semplice. Mentre ero in volo pensavo al dispiacere di chi era a casa, che ovviamente è anche il mio. I miei cari capiscono e accettano questa vita, consci che la carriera di una giocatrice non dura tutta la vita. Avremo tempo per recuperare». Qual è oggi il suo team? «Il mio coach è Matteo Catarsi e il preparatore Donato Quinto. Dietro le quinte, per me molto importanti, vi sono poi il mental coach Lorenzo Beltrame, l’esperto di video-analisi Danilo Pizzorno e il fisioterapista Andrea Biagini». […] II suo quarto di finale a Parigi nel 2018 ha creato il cosiddetto “effetto traino”. «Non so dirlo, ma se fosse così ne sarei davvero molto felice». Come arriva agli Australian Open? E scaramantica? «Devo tenere sotto controllo un piccolo problema a un tendine, ma sto giocando e lavorando bene. Si, sono molto scaramantica, anche se non ho dei riti particolari. Ogni torneo ha i propri, che nascono a inizio settimana. A breve sceglierò la scaramanzia di Melbourne». 

“Eli” della Tasmania. E’ il nuovo diavoletto (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Le mani sui capelli, prima di lasciarsi cadere a terra, con un sorriso radioso. E’ l’immagine della felicità Elisabetta Cocciaretto, che al torneo Wta sul cemento di Hobart (montepremi 259.303 dollari) ha raggiunto la sua prima finale nel circuito maggiore, eliminando fra l’altro una campionessa Slam. Dopo le affermazioni sulla francese Alize Cornet (n.34 del ranking), sull’altra azzurra Jasmine Paolini (n.64) e sulla statunitense Bernarda Pera (n.44), annullando anche due match-point, la 21enne di Fermo (n.6) nel penultimo atto ha superato 7-54-6 6-1, dopo due ore e 8 minuti, l’altra americana Sofia Kenin (n.280, wild card). […] La marchigiana ha sciorinato un tennis esplosivo (34 vincenti, 9 ace) fatto di colpi anticipati e geometrie esasperate. «Sono felicissima per questo risultato e per come sto giocando questa settimana – ha affermato Elisabetta-. Ero una junior quando Kenin ha vinto il suo primo Slam, per me è un onore affrontarla. Ho colto l’occasione per vincere il primo set ma nel secondo lei è stata più concentrata e aggressiva, ho provato a cambiare un pò nel terzo, ed è stata dura. Il caldo? Sono nata in una città vicino al mare, dove fa tanto caldo e a me non crea problemi». Cocciaretto rigioca 1 titolo con la statunitense lauren Davis (n.84), che in un testa a testa tra qualificate ha regolato 6-3 6-3 la russa Anna Blinkova (n.72). Comunque vada la sfida (disputata nella notte italiana), Flisabetta non dimenticherà l’avventura in Tasmania, grazie alla quale entrerà per la prima vo lta in top-50 (virtualmente è già n.48), seconda italiana nel ranking dietro Martina Trevisan. Una bella iniezione di fiducia per una ragazza che dieci mesi fa, dopo un lunghissimo stop per un problema al ginocchio sinistro, era n.242 della classifica mondiale. Intanto nel secondo Wta 500 di Adelaide (780.637 dollari) i ritiri della russa Veronica Kudermetova e della spagnola Paula Badosa spalancano le porte della finale rispettivamente alla svizzera Bdinda Bencic e all’altra russa Daria Kasatkina. Nel contemporaneo torneo maschile (Atp 250 da 642.745 dollari) con il punteggio di 7-6(4) 3-6 6-3 lo spagnolo Roberto Bautista Agut ha stoppato la corsa dell’idolo locale Thanasi Kokkinakis e nel match clou affronta il coreano SoonwooKwon n, che ha piegato 7-6(6) 6-7(2) 6-3 l’ inglese Jack Draper. Ad Auckland, in Nuova Zelanda ($ 713.495), si giocano il titolo il britannico Cameron Norrie, che si è imposto 6-3 6-4 sullo statunitense Jenson Brooksby, e il francese Richard Gasquet, che ha beneficiato del ritiro del connazionale Constant Lestienne.

“Non poteva durare. Ora ridateci la Davis” (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Dopo appena 4 anni è già saltato il matrimonio d’interesse fra ITF e Kosmos: invece dei 3 miliardi di dollari in 25 anni dalla società manageriale dell’ex calciatore del Barcellona, Gerard Piqué, c’è stato il fallimento economico, agonistico e d’immagine della coppa Davis, il primo gioiello di casa. Paolo Bertolucci, da ex giocatore e capitano Davis e da talent tv ha sempre contestato la formula del mondiale di tennis. «Dopo aver vissuto da vicino l’esperienza di Bologna e Malaga è stato ancor più ovvio che era tutto sbagliato, contro i valori dello sport e della Davis». PUBBLICO DI CASA Bertolucci proprio non accetta che la nuova coppa abbia cancellato il fattore reciprocità con l’alternanza di volta in volta degli incontri in casa e fuori fra due nazioni che era il sale della vecchia Davis. «A Bologna il palasport era pieno perché c’era l’Italia ma per Polonia-Svezia non ci sarebbero andati nemmeno i raccattapalle. Mentre la stessa partita, in Svezia, sarebbe stato un successo. Senza il pubblico di casa una gara così non può reggere, nemmeno con il presupposto economico». L’ottima risposta di pubblico spagnolo nella fase finale di Malaga lascia perplesso l’ex numero 12 del mondo: «Non c’era Alcaraz e non c’era nemmeno Rafa, che ha giocato un tour d’esibizioni… Se fossi stato organizzatore o sponsor, senza il numero 1 e il 2 del mondo di casa, mi sarei gettato dalla finestra. Ma che conti economici avevano fatto? Il pubblico di Malaga è stato fin troppo bravo». FORMULA UNITED CUP? Bertolucci, che ha vinto l’unica Davis italiana nel 1976 in Cile, non è convinto che la neonata United Cup ATP con 2 singoli maschili, 2 femminili e un doppio misto in 2 giorni possa sostituirsi alla Davis. «Da tradizionalista, terrei comunque in vita, separate, Davis e Fed Cup. Anche perché diventa difficile trattenere i più forti, uomini e donne che siano, se i loro sforzi non sono compensati da buoni risultati nell’altro settore». FORMULA IDEALE I due singolari e un doppio falsano i valori di una nazione: basta un forte numero 1 ed è fatta. Questo è stato uno dei grandi limiti della coppa Piqué, unito alla rivalutazione del doppio, del tutto irreale rispetto al Tour. «Fra i motivi del fallimento della coppa c’è stato anche questo. Per valutare al meglio la forza reale di un paese, penserei a una competizione di 4 singolari diversi e un doppio, in due giorni. Anche se la formula perfetta non esiste». E ristabilire le partite al meglio dei 5 set che aiutano i Fab Four negli Slam e penalizzano i giovani da sempre abituati a giocare 2 su 3? L’idea non lascia indifferente l’ex capitano della nazionale dal 1997 al 2000. «Federer voleva sempre giocare al meglio dei 5: sulla lunga distanza – che è un altro sport rispetto alla breve – i più forti sanno che possono sempre recuperare. Un’altra competizione oltre agli Slam sui 5 set è corretta, non, com’è successo, che un torneo venga falsato con le partite al meglio dei 3 che poi diventavano al meglio dei 5 per semifinali e finale». PROPOSTA «Qualsiasi formula della nuova Davis sarà migliore della presente», puntualizza Bertolucci. Che, chiamato a delineare una sua proposta, abbozza: «Almeno una volta l’anno le nazioni partecipanti devono giocare in casa propria per dare la possibilità ai tifosi di vedere da vicino i giocatori nazionali che altrimenti guarderebbero solo alla tv o in un torneo pro, e tifare per loro. Bisognerà probabilmente ridurre le nazioni della fase finale solo a 8 e trovare i finanziamenti per dare soldi e punti ATP ai giocatori che sono professionisti e devono essere ingaggiati, al di là dell’amore per la patria e la bandiera».[…]

Non è ancora il tennis dei giovani (Giorgia Mecca, Il Foglio)

Roger Federer gioca a padel a Dubai, Naomi Osaka annuncia di essere incinta, Carlos Alcaraz posa mezzo nudo per una campagna pubblicitaria dal motto Calvins or naked, o Calvin o nudo. A Melbourne stanno per cominciare gli Australian Open (sono in programma dal 16 al 29 gennaio, in diretta su Eurosport) e nessuno tra loro parteciperà: Alcaraz è fuori per infortunio, Osaka per gravidanza, Federer per ritiro. Per la prima volta nel nuovo millennio la stagione del tennis inizia senza di lui ed è un senza irrimediabile, da cui non si torna indietro. Comincia una nuova era, o almeno dovrebbe, a giudicare da Break Point, il documentario appena uscito su Netflix in cui viene raccontato il dietro le quinte dei tornei del Grande Slam dalla voce dei diretti interessati nonché il passaggio di testimone tra il vecchio e il nuovo mondo. “Siamo stati testimoni di una epoca gloriosa. Roger. Rafa. Serena. Novak” dice l’ex tennista Andy Roddick, numero uno al mondo per tredici settimane nel 2003 e anche lui cannibalizzato dall’arrivo dei soliti tre, come succede ancora oggi (o forse ieri) a vent’anni di distanza. “Chi prenderà il loro posto?”, si chiede Roddick nella presentazione della docuserie mentre sullo sfondo si danno il cambio immagini di Iga Swiatek, Carlos Alcaraz, Maria Sakkari, Nick Kyrgios, Ons Jabeur, Andrej Rublev: gli emergenti e gli emersi a metà che la serie vorrebbe immortalare nella loro “ascesa alla gloria”. […] La fiducia è fondamentale nei tennisti ed è giusto crederci sempre, altrimenti non ha senso uscire dallo spogliatoio; la matematica, però, molto più cinicamente racconta che tra i 128 partecipanti a questa edizione degli Open soltanto sei giocatori hanno alzato verso il cielo un trofeo: Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka, Thiem, Medvedev. Tra Nadal, Djokovic e il resto dei vincenti il risultato è di 43 titoli Slam a 8. Il tennis riparte da qui, con o senza palle break, con o senza punti di rottura. L’eterna promessa Zverev ritorna dopo il brutto infortunio che lo ha tenuto fuori dal circuito per otto mesi, i tennisti made in Usa sono sempre più competitivi e lo hanno dimostrato vincendo in finale contro l’Italia la prima edizione della United Cup, il torneo a squadre miste che si è giocato proprio in Australia tra fine dicembre e inizio gennaio, Nick Kyrgios ha finalmente cominciato a credere di poter vincere qualcosa di grande e sembra lavorare in quella direzione (in Break Point a Kyrgios è dedicato il premio episodio, intitolato l’Outsider. “Le aspettative che io sia il prossimo fenomeno sono enormi”, dice a un certo punto l’australiano, da solo nello spogliatoio), gli italiani non sono mai stati così forti: Berrettini, Sinner, Musetti, tutti e tre sono teste di serie a Melbourne, tutti e tre sono tra i primi venti giocatori al mondo e non era mai successo prima nella storia di vedere così tante bandierine azzurre in cima al ranking, Alcaraz non ci sarà, ma un altro teenager non vede l’ora di svecchiare l’albo d’oro: il danese Holger Rune, allenato da PatrickMouratoglou, un coach che sa scegliere i suoi allievi. La testa di serie numero uno è Rafa Nadal. Campione in carica alla Rod Laver Arena, comincia la sua difesa del titolo con un bilancio di sei sconfitte nelle ultime sette partite, un record negativo per lui, costretto a fare i conti con il peggior trend negativo della sia carriera. È forse questo l’ultimo colpo che può davvero portare a un Break Point? Il corpo di Nadal arrivato al punto di rottura, costretto a dare spazio a Rune, Kyrgios, Fritz, Sinner, Berrettini, il futuro? Quasi, se non fosse per Djokovic. Novak Djokovic è arrivato in Australia dodici mesi dopo la sentenza che lo aveva espulso dal paese considerandolo una minaccia per la sicurezza pubblica. Non vaccinato e bugiardo, il governo federale, mentre a Melbourne stava per cominciare il primo Slam dell’anno, gli aveva stracciato il visto costringendolo a tornare indietro. Un anno dopo, però, rieccolo tornare nel posto dove più ha vinto in carriera e dove più è stato maltrattato, recluso, offeso. In questa parte del mondo, sul campo, il tennista serbo non perde dal 2018, una striscia di 34 vittorie consecutive destinata a continuare. Ad Adelaide la scorsa settimana ha sollevato verso il cielo che lo ha rinnegato il novantaduesimo titolo della sua carriera. Un trionfo che somiglia a un riscatto, se non a una vendetta. Con tutto il rispetto per emergenti ed emersi, è ancora lui il grande favorito di questa edizione. Proprio Melbourne, dopo averlo esiliato, potrebbe incoronarlo ancora una volta re del mondo: vincendo infatti ruberebbe il trono ad Alcaraz, diventando il nuovo numero uno al mondo ed eguagliando il record di Nadal di 22 Slam. Sul cemento australiano la vecchia guardia non ha nessuna intenzione di concedere palle break.

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ATP

Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi

Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

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Novak Djokovic - Australian Open 2023 (foto: twitter @AustralianOpen)

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).

Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo. 

Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak  e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati. 

 

Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).

 ParTit.Fin.Part. Gioc.Part. Vin.Part. Per.% Vitt.  % set vinti% game vinti% t.b. vinti
Australian Open18109789891.882.962.363.8
Roland Garros182 4101851684.277.160.255.9
Wimbledon17 7 196861089.678.758.667.2
US Open16 394811386.276.060.061.4
Indian Wells145950984.776.359.769.6
Miami135144786.382.161.683.3
Monte Carlo15 2 48351372.967.058.080.0
Madrid 12 3 0 3930976.969.656.050.0
Roma16  6 74641086.576.059.663.2
Montreal/ Toronto11 44 37784.179.458.073.3
Cincinnati14  52401276.971.156.361.1
Shanghai 4 0 3934587.281.461.471.4
Parigi Bercy 16 6 3 5445983.374.258.370
O2 Arena (ATP Finals)11  46341273.968.356.570.6
Dubai12  150 43786.078.459.869.2

Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…

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Australian Open

Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza

Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

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Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.

Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka

Frances Tiafoe – Australian Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
Aryna Sabalenka – Australian Open 2023 (foto Twitter @wta)

Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)

 

Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina

Stefanos Tsitsipas – Australian Open 2023 (foto via Twitter @AustralianOpen)
Elena Rybakina - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
Elena Rybakina – Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)

Asics – Iga Swiatek

Iga Swiatek - Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Iga Swiatek – Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi

New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul

Coco Gauff – Australian Open 2023 (foto Twitter @AustralianOpen)
Tommy Paul – Australian Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)

Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)

Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud

Caroline Garcia - Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Caroline Garcia – Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Casper Ruud - Australian Open 2023 (Twitter @AusOpen)
Casper Ruud – Australian Open 2023 (Twitter @AusOpen)

Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)

Castore – Andy Murray

Andy Murray – Australian Open 2023 (foto Twitter @the_LTA)

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)

Lacoste – Novak Djokovic

Novak Djokovic - Australian Open 2023 (Twitter @rolandgarros)
Novak Djokovic – Australian Open 2023 (Twitter @rolandgarros)

Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)

Lacoste – Daniil Medvedev

Daniil Medvedev – Australian Open 2023 (foto via Twitter @AustralianOpen)

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)

Hugo Boss – Matteo Berrettini

Matteo Berrettini – Australian Open 2023 (foto Twitter @AustralianOpen)

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)

GiomilaCamila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)

DK One – Jelena Ostapenko

Jelena Ostapenko – Australian Open 2023 (Instagram @jelena.ostapenko)

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)

Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka – Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)

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Australian Open

AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]

Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

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Aryna Sabalenka - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.

1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!

1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)

 

1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.

L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.

3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.

4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.

Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.

5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!

6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.

6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.

dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?

7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.

8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?

8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.

9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.

9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.

Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.

Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.

11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.

Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.

13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…

13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.

13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.

Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.

Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.

14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?

15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?

16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.

16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.

17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.

17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.

17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!

Danilo Gori

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