Nonostante la sconfitta nel match contro un irriducibile Andy Murray, Alexander Zverev ha mandato segnali positivi. Infatti le sensazioni del tedesco erano abbastanza buone, quantomeno ottimistiche, come evidenziato da alcune dichiarazioni riportate da Riccardo Crivelli sulla Gazzetta dello Sport. “A settembre ho pensato di non poter tornare come prima“, ammette Sascha, “immaginavo di essere pronto per lo US Open, i legamenti erano guariti ma si è presentato un edema osseo che richiedeva altri tre mesi di stop. È stato difficile mentalmente accettarlo. Così ho fatto le valigie e sono andato in vacanza, senza più fare riabilitazione. Mi ha aiutato molto, perché penso che il piede avesse bisogno di riposo. Stavo provando intensamente a tornare, e l’avevo sforzato un po’ troppo“. Da non dimenticare inoltre come di recente Zverev abbia anche cambiato coach, entrando in rapporti con l’ex top 10 e capitano della Spagna in Davis, Sergi Bruguera.
E le impressioni sono più che soddisfacenti: “Va molto bene con Bruguera. Dei coach spagnoli mi piace la mentalità. La professionalità. Penso che lavorare con me a volte non sia facile, perché pretendo molto. Pretendo molto da me stesso. Sono una persona a cui piace lavorare duro in allenamento, anche sotto l’aspetto fisico e della fatica in palestra. Per questo devo avere accanto qualcuno con la mentalità giusta per saper gestire questi aspetti. E gli allenatori spagnoli si adattano perfettamente. Era già successo anche con Ferrer. Ho sempre detto che mi piaceva lavorare con lui. Ad essere sincero, non ci saremmo separati se non fosse arrivato il Covid: in quel momento non si poteva più viaggiare, e lui giustamente è tornato in famiglia anche perché si era appena ritirato dal tennis“. Il cammino dell’ex n.3 al mondo è tracciato, le indicazioni ci sono tutte per tornare in alto. E i risultati, con la giusta abnegazione e il ritrovo anche di una certa serenità, arriveranno.