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Avevamo cinque giocatori azzurri al secondo turno, ce ne siamo persi due, Nardi e Sonego, ma ne abbiamo tre in ottavi come nel 2019, l’anno del trionfo di Fognini. Chissà che non sia di buon auspicio. Gli altri due erano Sonego che raggiunse i quarti e Cecchinato.
Ho temuto il peggio per Berrettini quando Matteo, che pure contro Cerundolo era partito alla grande, 5-0 nel primo set ha finito per perderlo 7-5 mancando anche un setpoint sul 5-3. Avesse perso sarebbe stato un gran brutto compleanno. Invece ha finito per festeggiarlo bene. In modo insolito…ma ha subito osservato: “Beh stavo dominando il n.33 del mondo che aveva vinto facile contro il n.14… poi mi sono complicato un po’ la vita, ma esserne uscito fuori è un bel risultato, davvero importante per la fiducia. Anche se con Rune non sarà certo facile”.
Giocherà ancora l’ultimo match, ancora sul campo dei Principi, mentre Sinner esordisce alle 11 sul campo centrale contro Hurkacz e Musetti affronterà Djokovic dopo Tsitsipas-Jarry “sperando di ripetere uno dei miei match più iconici, quello del Roland Garros due anni fa quando avevo 19 anni ed ero avanti 2 set a zero. Quell’esperienza però mi dovrebbe essere servita: Novak andò in bagno allla fine del secondo set e io persi un po’ dell’adrenalina che avevo. Però il tipo di tennis che avevo giocato lo ricordo bene e cercherò di ripeterlo…”.
Delle due sconfitte una era proprio inevitabile visto che c’era il derby Musetti-Nardi, anche se non era davvero prevedibile che si registrasse a favore del primo fra i quasi coetanei – Musetti è classe 2002, Nardi 2003 (come due più illustri coetanei, Alcaraz e Rune) – il quinto 6-0 6-0 della storia del torneo Open del Principato.
Un risultato che non si registrava più da 26 anni, quando Corretja confezionò il doppio cappotto ai danni del portoghese Nuno Marques (1997). Gli altri tre “cappotti” prima di oggi? Il più “antico” Ilie Nastase al francese George Goven, primo turno 1974. Poi Arthur Ashe al connazionale Dick Dell nel primo turno del 1975 (lo stesso anno in cui Arthur, mai stato “terraiolo”, sarebbe diventato il primo “nero” a trionfare a Wimbledon, in finale su Jimbo Connors). Quindi Guillermo Vilas nel primo turno del 1981 a un Ilie Nastase che, ormai 35enne, non aveva proprio voglia di battersi in questo torneo che lo aveva visto vincitore 3 volte di fila (1971-1972-1973).
Nardi non è mai entrato in partita e l’amico Musetti sul campo lo ha trattato come un avversario qualunque, con la giusta dose di cattiveria. Le chance di fare un game è stata una sola nel primo set, sullo 0-1 e servizio Musetti, e una sola anche nel secondo, sul 4-0 e proprio servizio. Deve essere stata una delusione bruciante per il ragazzo di Pesaro, anche se apparentemente l’ha presa con filosofia: “Nel tennis può capitare”. Ma in realtà a lui non era mai capitato: “Al massimo avevo preso un 6-0,6-1 da ragazzino” ha ricordato con aria mesta.
Resta per lui la soddisfazione di aver “passato” le qualificazioni, battendo Lestienne e Otte, e superato un primo turno con il monegasco Vacherot… che gli è valso 41.700 euro, il premio più grosso della sua giovane carriera. Una carriera che qualche anno fa aveva pensato addirittura di mollare… prima di decidersi, 2 anni fa, a mettersi di buzzo buono e a impegnarsi a fare il serio professionista. Ma la strada per crescere, a quanto si è visto qui, è ancora lunga.
Non mi ero illuso sul conto di Sonego, che pensavo provato dopo le quasi 3 ore di lotta del giorno prima con Humbert. Secondo me, e secondo quel che ci eravamo detti con il suo coach Gipo Arbino, Lorenzo poteva mettere in difficoltà Medvedev imitando – per quanto possibile – la tattica di Alcaraz con una cospicua serie di serve&volley. Ma Lorenzo non se l’è sentita. “Mi entravano troppo poche prime palle…” è stata la giustificazione”. In effetti ha messo meno di una “prima” su due: il 47%.
Poiché contro Medvedev a Miami una simile bassa percentuale aveva impedito anche a Sinner di azzardare la “tattica Alcaraz” – ma Sinner aveva fatto capire che per tentare la discesa a rete dietro al servizio avrebbe dovuto modificarne leggermente l’esecuzione e questa modifica aveva nuociuto alla sua percentuale – ho chiesto a Lorenzo se anche per lui quella modesta percentuale fosse dipesa dalla stessa problematica. Ma lui è stato più che onesto nel negare tale alibi. “No, anzi, di solito quando scendo a rete il servizio mi entra di più… ma oggi non è stato così”.
Non era un handicap che si poteva permettere il torinese – 40 posti indietro in classifica – per battere un Medvedev n.5 ATP che ha vinto 26 degli ultimi 27 match e che magari non gode di grande fama come terraiolo dacché perse 4 volte al primo turno al Roland Garros…come se non avesse poi raggiunto i quarti nel 2021 e gli ottavi nel 2022. Eppure anche qui lo ricordo vittorioso nel 2019 – l’anno in cui trionfò Fognini – su Tsitsipas e Djokovic. Mica Cincirinella!
Lorenzo è andato subito sott’acqua, 3-0, e da lì non è mai davvero riemerso. 6-3,6-2 in un’ora e mezzo scarsa. Con Medvedev che comunque ha detto che proprio la terra rossa non gli piace “Quando finisce la stagione sulla terra battuta sono contento… oggi mi dicono che ho giocato bene, ma io non lo so… mi è solo sembrato di avere sempre il controllo del match, questo sì”. Mentre Sonego gli ha reso omaggio dicendo: “Recupera palle impossibili, trasforma situazioni di difesa e le rovescia a suo favore…”.
Nel 2019 Sonego si era spinto fino ai quarti, questa volta si è fermato prima. Speriamo che a raggiungere i quarti siano almeno due anche quest’anno. Sinner secondo me deve essere considerato favorito contro Hurkacz, più adatto alle superfici veloci, anche se questa terra rossa è piuttosto rapida e quindi il suo servizio resta temibile, come ha detto Sinner. Avrete certo notato che di tutti i tennisti italiani Ubitennis ha pubblicato gli audio e anche che l’Ubitennis su Instagram pubblica pochi minuti dopo la conclusione di un incontro quanto è successo: non mancate di seguirci sul social più “in.
Berrettini dovrebbe avere più chance contro Rune, che però ha giocato piuttosto bene contro un Thiem in ripresa, piuttosto che Musetti contro il mostro sacro Djokovic che resta sempre il favorito n.1 del torneo anche se dice di aver bisogno di almeno 10 giorni sulla terra rossa per raggiungere il suo miglior tennis. Difatti nel 2019 perse da Medvedev, un anno da Vesely e lo scorso anno da Davidovich Fokina…Insomma Musetti ha il diritto di sognare. E noi, fan di Nole a parte, con lui.
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