Gigantesco Musetti, Djokovic ko (Azzolini, Crivelli, Giammò, Martucci). E' favorito chi sarà riuscito a recuperare più energie (Bertolucci). Gli addominali, la maledizione di Berrettini (Bertellino)

Rassegna stampa

Gigantesco Musetti, Djokovic ko (Azzolini, Crivelli, Giammò, Martucci). E’ favorito chi sarà riuscito a recuperare più energie (Bertolucci). Gli addominali, la maledizione di Berrettini (Bertellino)

La rassegna stampa di venerdì 14 aprile 2023

Pubblicato

il

Magnifico Lorenzo! E con Jannik è festa (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Se non arriverà la Coppa, sarà scudetto… Chissà, forse andrà proprio così, con uno stemma tricolore sulle maglie del più forte e del suo team. Montecarlo, Italia. C’è un campionato italiano anche qui, nel tennis internazionale con i calzini inzaccherati di terra rossa. Ed è cosa nuova, mai vista prima. Nemmeno quando il tricolore la issava la squadra che vinse la Davis. Non c’era, allora, questo inseguirsi, e rincorrersi, e tentare di superarsi anche a distanza. Gli Internazionali del Nord, li chiamano. Una gara dentro la gara. Con cinque iscritti al secondo turno, tre che salgono fino agli ottavi, come nel 2019 che poi vide la vittoria di Fognini, capace di stordire Zverev e Nadal in corso d’opera. Un derby concluso dodici a zero (Musetti-Nardi) e un altro che spingerà oggi, uno dei nostri in semifinale. Musetti o Sinner? È uguale. Non c’è tifo in questo campionato. Ci sono gli infortuni, invece, ne sa qualcosa Berrettini. E il gol lo assegna il pubblico, a suon di applausi, per il coinvolgimento che a turno i nostri tennisti sanno confezionare. A Matteo, l’altro ieri, opposto a Cerundolo. Ieri a Musetti, più che a Sinner. Ma Lollo aveva di fronte Djokovic, seppure nella sua forma più instabile e gassosa. È un’Italia che batte i numeri uno. Quelli di primissimo pelo, come Alcaraz, che Sinner impacchettò a Miami. E quelli che sulla classifica vantano record all’apparenza indistruttibili, come Djokovic, che Musetti ha spinto ieri fuori dal torneo sottraendogli una a una tutte le certezze. Proprio come Nole ha fatto mille volte nei suoi match. È il completamento di una rincorsa cominciata tre stagioni fa al Roland Garros, con un match che Lollo condusse due set a zero, per poi ritrovarsi senza niente tra le mani. Djokovic recuperò, con calma, si riprese tutto. Lo stesso ha fatto ieri il ragazzo di Carrara. Dal secondo set ha aumentato il ritmo, ha dato corsa al braccio, ha inventato di più, e Nole via via è sembrato reclinare, affievolirsi, sempre più incerto. Un match di quasi tre ore, fermato per quasi un’ora dalla pioggia, risolto da un break sul tre pari del terzo set. Una confezione regalo di Musetti, che ha trovato risposte prodigiose e schiantato le difese del serbo. Un 4-3 confermato dal successivo servizio, poi trasformato in vittoria al quarto match point; al quale Muso è stato bravo ad arrampicarsi, perché lì, sulle prime due palle della partita in suo favore, la mano ha tremato assai. Ma è rimasto in partita, il ragazzo. Si è procurato due nuove opportunità. E sulla quarta Djokovic non c’era più. […] «Faccio fatica a tenere le lacrime», dice Lollo. Fatica inutile, dato che nel suo box tirano tutti su con il naso, a cominciare da Simone Tartarini, che Lollo ha difeso da chi gli consigliava di affidarsi a un campione del passato per superare la crisi che si è trascinata fino all’inizio di questo torneo, per poi svanire del tutto. “Supercoach?”, ha scritto Muse sul vetro che firmano solo i vincitori dei match. Come a dire, facciamo da noi. «È stata una sfida difficile, lunga, dura per il fisico e per la testa. Ma con Djokovic non poteva essere altrimenti. Sono cresciuto lungo il match, che avevo cominciato con qualche eccessiva lentezza. Il prossimo derby? Un’occasione importante, uno di noi, un italiano, potrà giocarsi un posto per la semifinale. Il nostro tennis lo merita». Già, il derby. Nei quarti ci arriva anche Jannik Sinner, ma gli serve un atto di coraggio sul match point che l’amico polacco, Hubert Hurkacz si è procurato in un tie break giocato con l’ansia da entrambi. Ne è sortito lo scambio più limpido di un match che Jannik ha giocato a strappi, ma senza mai rollare, mentre Hurkacz ha condotto per un set e mezzo con energia e praticità estreme, in grazia di una lucidità che gli ha consentito di battere come un fabbro sul servizio e di piazzare la palla sempre lunga negli scambi. Ma in quel frangente decisivo, Sinner ha alzato il livello del suo tennis, trascinandolo là dove Hurkacz può arrampicarsi salo con la maschera a ossigeno. E su quello ha ribaltato l’incontro, che nella terza frazione ha visto solo la resa incondizionata del polacco. […]

Il nostro Principe (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Principi azzurri. E la reggia di Montecarlo ne accoglierà uno perfino in semifinale, giusto coronamento di un pomeriggio per cuori forti e saldi che esalta e sublima la miglior gioventù del nostro tennis. Nella storia dei Masters 1000, non è mai accaduto che due italiani giocassero un quarto di finale uno contro l’altro: avverrà oggi, con Sinner e Musetti, passati attraverso le pareti infernali di sfide aggrovigliate, sfuggite e riprese, perse e vinte nel battito d’ali di pochi minuti, in una giornata iniziata con la ferale notizia per noi di un altro infortunio di Matteo Berrettini. Certo, si potrà dire che il Djokovic materializzatosi ieri sul Centrale per la sfida a Musetti era il fantasma della leggenda, il parente povero del numero uno del mondo, specialmente con il servizio (otto game in battuta ceduti, mai visto). Ma i campioni monumentali li devi battere anche nell’ora più grama per loro, e soprattutto non puoi lasciarti coinvolgere mentalmente dalla loro altalena emotiva. Stavolta la forza di Musetti, dopo un avvio di stagione complicato e con pochi sorrisi, è quella di non abbandonarsi alla ansia, alla tensione, alla pressione, anche dopo la pausa di un’ora per pioggia sull’1-1 del terzo set: «Ho fatto una doccia breve e sono rimasto concentrato, sapevo di poterla vincere, anche se quando ho servito per il match sul 5-4 e lui si è procurato una palla break con un passante da fuoriclasse, mi sono tremate un po’ le mani». Però ha saputo andare oltre, fino alle lacrime finali sue e dell’allenatore Tartarini quando un Nole trasfigurato spara a mezza rete una risposta di rovescio. E poi, sulla telecamera, Lollo illustra con una semplice domanda, «Supercoach?», la sua opinione sul momento: «Posso farmi allenare anche da Gesù, ma se non scatta un clic mio non vado da nessuna parte. Per questo sono particolarmente contento, dopo che a Santiago un mese fa volevo spaccare tutto: sono riemerso in una partita contro il numero uno, in un match che ho dovuto vincere 10 volte, in cui ho fatto tesoro mentale delle precedenti sconfitte contro di lui». E adesso derby, quando a Montecarlo si farà sera. Sinner se lo guadagna risalendo con la freddezza del campione e il coraggio del guerriero contro l’amico Hurkacz, per lunghi tratti ingiocabile al servizio. Jannik rema, rimane aggrappato di testa, soprattutto è più aggressivo del polacco sul match point contro del 6-5 nel tie break del secondo set. Sfuggita al pericolo, la Volpe Rossa dominerà il terzo set, confermando l’abbrivio straordinario di questi tre mesi che lo hanno portato al numero 3 della Race: «Sono riuscito a trovare le soluzioni giuste ai problemi che mi ha posto il mio avversario. I prossimi Big 3? Non so se saremo io, Alcaraz e Rune, perché in realtà ci sono tanti altri giocatori che possono inserirsi per il vertice, come per esempio Musetti». […]

Musetti batte re Nole (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Su Montecarlo sventola bandiera azzurra. E continuerà a farlo almeno fino alle semifinali del torneo dove l’Italia riuscirà a piazzare un suo giocatore come non accadeva dal 2019. A giocarsela sarà uno tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, vincitori entrambi ieri in rimonta contro Hubert Hurkacz e Novak Djokovic, e rivali oggi in quello che sarà il primo quarto di finale tutto italiano in un Masters 1000. Reduce dalla sgambata contro l’argentino Schwarzman, Sinner è stato messo alle corde in avvio di match da un Hurkacz apparso più a suo agio sulla terra battuta: «E’ stato un match molto combattuto – ha sottolineato poi Sinner – Sapevo fin dall’inizio che affrontandolo sarebbe stato difficile trovare il ritmo giusto». La ricerca è durata un set intero, ed è sembrata prolungarsi anche in avvio di secondo con il polacco bravo a trovare subito il break del vantaggio. «Credo che per un set e mezzo abbia servito davvero in modo incredibile, ma quando poi sono riuscito a strappargli il servizio l’inerzia è cambiata», ha raccontato ancora il n.1 italiano, lucido, seppur esposto a numerosi errori, nel continuare a raccogliere ed elaborare informazioni utili per scardinare il gioco altrui. La svolta è arrivata al tie break, dove in svantaggio 6-5 Sinner è prima riuscito ad annullare un match point per poi inanellare tre punti consecutivi con cui pareggiare i conti. Nel set decisivo la progressione di Sinner è stata inarrestabile e si è chiusa con un 6-1 che gli regala la ventiquattresima vittoria in stagione nonché il sesto quarto di finale sui sette tornei da lui giocati sin qui. La sfida avrebbe dovuto essere quella contro il n.1 del mondo Novak Djokovic. Ma a farla saltare ci ha pensato Lorenzo Musetti, mai vittorioso prima contro il serbo e da ieri divenuto l’ottavo italiano capace di battere un n.1 del mondo. Novak, per sua stessa ammissione, sulla terra battuta è giocatore che ha bisogno di più tempo per ingranare, ma se c’era un luogo per provare a tendergli un agguato quel posto era proprio il Ranieri III. Serviva però un Musetti da grande occasione, tutt’altra versione dal giocatore incerto di questi primi tre mesi di stagione. Nole ha dato il suo contributo: falloso, nervoso, battibeccante con i giudici di linea. Ma a nulla sarebbe valso tutto ciò se Musetti si fosse presentato all’appuntamento privo del coraggio necessario per volgerlo in suo favore. Specialmente nel terzo set; giocato dopo un’interruzione che avrebbe potuto ridare a Djokovic fiato e lucidità. «Fatico a non piangere – ha dichiarato il toscano – E’ una vittoria emozionante perché è stata una partita molto lunga e interrotta per la pioggia. Le condizioni non erano semplici, c’era vento e faceva freddo. Sono molto orgoglioso di me. Per me è un sogno. Mi tremava la mano, avevo paura di vincere ma sono stato lucido. Sinner? Sarà divertente affrontare un amico in un match così importante». […] Tra tanta gioia l’unica amarezza proviene da Matteo Berrettini che in mattinata si era ritirato dal torneo a causa di una lesione muscolare all’addome da lui comunicata via Instagram: «Durante il match ho avvertito un dolore ai muscoli obliqui. Nella notte il dolore è aumentato. Abbiamo deciso di fare una risonanza e ho una lesione di secondo grado al muscolo obliquo».

Musetti da favola, Djokovic si inchina (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

No, non “Siamo tutti Sinner”, come grida una T-shirt dalla tribuna di Montecarlo. Siamo di più, siamo meglio. Tutti peccatori – dal tedesco Sinner -, campioni di concentrazione e volontà, come Jannik, capaci di vincere, pazienti, reagendo a ogni ace e a ogni riga sradicata dal più amico dei nemici dell’ATP Tour, come fa il 21enne altoatesino contro Hurkacz, finché non esce dalla trincea e rovescia il match per 3-6 7-6 6-1. Siamo anche artisti discontinui e fallaci, come Lorenzo Musetti, che frastorna un Djokovic un po’ dimesso ma sempre campione di scelte e personalità, e diventa l’ottavo azzurro di sempre a battere un numero 1, il quarto con Nole, dopo il 4-6 7-5 6-4 in quasi 3 ore. Una doppia rimonta che vale un derby da sogno, oggi nei quarti con Sinner favorito da classifica (8 del mondo) ed esperienza al vertice contro il carrarino (21) di 6 mesi più giovane. Manifesto ideale del Rinascimento italiano, impensabile fino a 4 anni fa. Freddissimo, Sinner aspetta per un’ora che quell’iradiddio di Hubert Hurkacz cali di servizio e sicurezza, poi in un attimo trasforma l’inferno in paradiso raggiungendo per la nona volta i quarti Masters 1000, la sesta in 7 tornei stagionali. Salvando, strada facendo un match point sul 5-6 del tie-break: «Quel punto è stata la chiave, l’ho giocato come volevo, ci ho messo tutta l’energia possibile. Per un set e mezzo Hubert è stato il giocatore migliore, non mi dava ritmo e il match è stato molto duro, ma dopo, il primo break siamo tornati alla pari». Quel salvifico rovescio lancia il doppio sprint, fino all’8-6 e subito dopo col break e il 6-1 decisivo. Musetti è volubile e creativo come il primo tifoso, Fabio Fognini, che, in stampelle, lo assiste nel suo stand. Ma con quel talento, complice Djokovic – fermo dalle semifinali di Dubai di un mese e mezzo fa e col braccio destro fasciato – la spunta in uno strano match con 15 break. Dovrebbe comandare di più ma, alternando il rovescio in slice e top e poi affondando deciso di dritto, costringe il serbo a fare tanti errori. I più clamorosi sul 6-4 4-2 e servizio quando Nole si blocca fino al 4-4 e poi cede clamorosamente anche il set. Lo stop di un’ora per pioggia non aiuta il più esperto ma Musetti. Al rientro è lui quello che gioca meglio tatticamente, picchia il servizio, strappa il break del 4-3, si vede soffiare 3 match point da quel diavolo di Djokovic, salva di dritto anche il drammatico 5-5, ma chiude col servizio e scrive un polemico “Supercoach?” sulla telecamera, in difesa dell’allenatore Simone Tartarini. «Faccio fatica a non piangere, sono molto orgoglioso di me. Sul 5-4 la mano mi è tremata per la paura, ma sul 6-5 ho chiuso il secondo set. Con Sinner siamo amici e un italiano andrà in semifinale: sono felice per il nostro tennis e per la Federazione. Saluto Matteo Berrettini e gli auguro di difendere presto i colori dell’Italia». […]

E’ favorito chi sarà riuscito a recuperare più energie (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Dopo due partite complicate, ostiche, sempre in bilico sul sottile crinale che separa una vittoria d’autore e una sconfitta pesante, l’Italia vive una delle sue più belle giornate tennistiche dei tempi recenti portando ai quarti Sinner e Musetti, che adesso si sfideranno in un derby intrigante, con uno del due che si vedrà schiudere le porte di una prestigiosa semifinale. Jannik, contro Hurkacz, pur con un servizio al di sotto degli standard che la sfida richiedeva, ha confermato lo status attuale di giocatore lucido e centrato, come sempre capace di esaltarsi quando la battaglia richiede coraggio e faccia tosta. Dopo il quasi allenamento con Schwartzman al secondo turno, aveva bisogno di una partita così per cominciare a trovare il feeling con la terra dopo le fatiche americane. In questo senso, anche lo strepitoso successo di Musetti contribuirà a innestare nel giovane carrarese nuove motivazioni dopo un avvio di stagione complicato. È vero, ha affrontato una versione assai dimessa e quasi irriconoscibile di Djokovic, ma non si è lasciato travolgere dalle emozioni neppure dopo la pausa per la pioggia. Ora, la classifica indicherebbe in Sinner il leggero favorito della sfida odierna, ma i derby si sottraggono ad ogni pronostico. Alla fine, il loro confronto potrebbe decidersi sulla capacità di recupero dopo due partite faticose come quelle di ieri, con l’aggiunta, per Musetti, delle energie mentali consumate per rimanere attaccato e poi superare un campione leggendario. Ci aspetta una grande serata, godiamoci lo spettacolo.

Gli addominali, la maledizione di Berrettini (Roberto Bertellino, Tuttosport)

La notte non ha portato consiglio, purtroppo, e il problema accusato da Matteo Berrettini durante il faticoso match di 2° turno contro l’argentino Cerundolo, tamponato in campo con un antidolorifico, si è rivelato più grave del previsto. Il dolore è via via aumentato e gli esami clinici cui il campione romano si è sottoposto ieri hanno evidenziato una lesione di secondo grado agli addominali obliqui. Di qui la decisione di ritirarsi dal Masters 1000 di Montecarlo determinando il passaggio ai quarti del danese Holger Rune. Sofferta anche la dichiarazione in lingua inglese sul profilo Instagram dell’ex numero 6 del mondo: «Non so da dove cominciare… stavo finalmente trovando il mio livello e tornando dove volevo essere… questo è davvero difficile. Sono molto triste nell’annunciare che non potrò giocare la mia partita a Mantecarlo. Ho sentito un po’ di dolore agli obliqui durante la partita di ieri. Il dolore è peggiorato significativamente nella notte. Dopo aver consultato il mio team medico, al mattino abbiamo deciso che mi sarei sottoposto a una risonanza magnetica. Ho uno strappo di grado 2 nel mio muscolo obliquo interno. Non posso ringraziarvi abbastanza per il supporto. Significa cosl tanto per me ed è ciò che mi fa superare questi momenti difficili». Ancora da definire i tempi di recupero in un momento stagionale a dir poco caldo, con i 1000 di Madrid e Roma alle porte. In ragione di questi stop ricorrenti e traumatici, prende sempre più corpo la necessità di una scelta oculata per quanto concerne la programmazione e alternata a un’attenta preparazione fisica lavorando proprio sulle sue fragilità. I suoi colpi devastanti, servizio e diritto, obbligano gli addominali a un grande lavoro e rappresentano da un lato la sua forza, dall’altro la sua debolezza. Lo testimoniano i ritiri legati a questo tipo di problema, due nel 2021 (agli Australian Open e alle ATP Finals), uno lo scorso anno ad Acapulco e il più recente nel torneo del Principato. In mezzo altre lesioni alternate ad altrettante riprese. I dubbi rimangono, anzi si nutrono di interrogativi, al pari della voglia di rivederlo presto in campo. […]

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement