Fognini è fuori dalla Top 100 dopo 5111 giorni (Nizegorodcew). Il colpo di Cobolli e oggi c'è Sonego (Bertellino). Piano con Sinner (Mecca). Ascesa e caduta di un tennista, Boris Becker contro il mondo (Montanari). Berrettini, le "colpe" della Satta sono solo nella testa dei citrulli (Scanzi). Sinner può crescere ancora, serve un pò di pazienza (Lanza)

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Fognini è fuori dalla Top 100 dopo 5111 giorni (Nizegorodcew). Il colpo di Cobolli e oggi c’è Sonego (Bertellino). Piano con Sinner (Mecca). Ascesa e caduta di un tennista, Boris Becker contro il mondo (Montanari). Berrettini, le “colpe” della Satta sono solo nella testa dei citrulli (Scanzi). Sinner può crescere ancora, serve un pò di pazienza (Lanza)

La rassegna stampa di martedì 18 aprile 2023

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Fognini è fuori dalla Top 100 dopo 5111 giorni (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)

Dopo 5111 giorni Fabio Fognini lascia la Top-100 ATP. Il campione ligure, reduce da una stagione al momento deludente e attualmente fermo per infortunio, è scivolato al n.103 del mondo. Fognini era già entrato nel club dei `100′ per la prima volta a fine 2007 (a 20 anni), ma dal 20 aprile 2009 sino a due giorni fa la sua presenza è stata costante. Da sempre accusato di scarsa continuità, è stato invece in grado di mantenere un ranking elevato nelle stagioni al top e dignitoso nelle annate più negative. Un dato per nulla banale, che si accompagna ai 58 Slam giocati in tabellone e ai 9 titoli ATP in carriera (su 19 finali). In totale le settimane consecutive in Top-100 sono 730 (708 più le 22 in cui le classifiche vennero congelate in tempo di covid). […] Dal 2007 a oggi Fognini ha regalato gioie e dolori ai tifosi italiani (e a se stesso), con cui sin dall’inizio della carriera si è creato un rapporto di amore e odio. Ma il talento dell’azzurro, che in nazionale ha vinto 35 match su 55 (un ottimo 64%, che sale al 71% se si considerano solamente i singolari), si palesa soprattutto nelle 4 vittorie su Rafael Nadal (3 su terra, 1 sul cemento) e nei 15 successi complessivi contro Top-10. Fabio è noto anche per un invidiabile record, tra Coppa Davis e tornei dello Slam, nei match conclusosi al quinto set: ben 24 vittorie su 38 incontri. […] Pochi giorni prima dell’inizio del Roland Garros Fabio compirà 36 anni. L’obiettivo dichiarato è di conquistare il decimo titolo ATP, anche se l’ultimo alloro fu proprio il Masters 1000 di Montecarlo 2019. Sono passati anni e qualche infortunio, ma il talento di Fognini può riservare parecchie sorprese. In molti parlano di ritiro, ma chissà che non possa disputare almeno un altro anno nel circuito in singolare e qualche altra stagione in doppio col fido Simone BoleIli, in una disciplina in cui può essere competitivo sino a 40 anni. La famiglia, di sicuro, chiama. Fabio e Flavia Pennetta hanno tre figli (Federico, Farah e Flaminia), ma probabilmente non è ancora il momento di fare il papà a tempo pieno. […] Fognini è fermo dal torneo portoghese dell’Estoril […], quando durante il match contro Cecchinato si è procurato un infortunio al piede. Non si conoscono ancora nel dettaglio i tempi di recupero. Durante il Masters 1000 di Montecarlo si è parlato di altre quattro settimane di assenza (che coinciderebbero con l’inizio degli Internazionali BNL d’Italia), ma una data più precisa verrà comunicata venerdì dopo ulteriori esami. Non dovrebbe essere in dubbio la presenza al Roland Garros dove potrebbe essere costretto a disputare le qualificazioni.

Il colpo di Cobolli E oggi c’è Sonego (Roberto Bertellino, Tuttosport)

E’ partita bene la settimana azzurra Nell’Atp Tour. Nel 250 a Monaco di Baviera ha infatti proseguito la sua corsa il 20enne romano Flavio Cobolli che, proveniente dalle qualificazioni, ha superato nel primo turno del tabellone principale l’australiano Jordan Thompson dopo un’ora e 24 minuti di bel tennis. Per il “figlio d’arte” si è trattato del terzo successo nel massimo circuito dopo quelli centrati a Parma nel 2021 e a Pune a inizio stagione. Cobolli è parso recuperato dal problema alla schiena che lo ha costretto a fermarsi tra gennaio e marzo per alcune settimane. Ha dovuto lottare nel primo set contro il rivale di giornata, mai affrontato prima in carriera, ma nel secondo, dopo una gran lotta nel game numero due, ha rotto gli indugi e dominato gli scambi, per una più agile chiusura. In gara c’è anche Sonego, che giocherà la prima contro il francese Halys. Domani Cobolli tornerà in campo a caccia dei quarti contro il vincente del match tra l’argentino Baez e il tedesco Otte. Numero 1 del tabellone è Holger Rune, 2 è Taylor Fritz, 3 Sascha Zverev, 4 Van de Zandschulp. Nel prestigioso Atp 500 di Barcellona […], oggi saranno tre gli italiani impegnati nel primo turno. Alle 11 esordirà Francesco Passaro in una sfida generazionale contro il 39enne spagnolo Fernando Verdasco, ex numero 7 del mondo nell’ormai lontano 2009 e oggi sceso al posto numero 244 del ranking. In campo anche Matteo Arnaldi e Lorenzo Giustino, entrambi emersi in bello stile dalle qualificazioni. Giustino aprirà il programma sul campo 2, alle 11, contro il russo Shevchenko, fresco di titolo Challenger a Madrid. Arnaldi, a seguire e sullo stesso campo, si misurerà contro uno specialista della terra mesa come lo spagnolo Jaume Munar. Già al secondo turno con i rispettivi bye Jannik Sinner, confermato al posto numero 8 del ranking ATP e numero 2 della “Race to Turin”, e Lorenzo Musetti, risalito al posto numero 20. La graduatoria ha visto Fabio Fognini uscire dopo 14 anni di presenza dalla top 100 […]. Nel 250 di Banja Luka, che ha sostituito il classico appuntamento di Belgrado […] il numero uno dei seeding e del mondo, Novak Djokovic, ha conosciuto il nome del suo avversario dl secondo turno. Sarà il talento francese […] Luca Van Assche. Il diciottenne transalpino ha vinto all’esordio un gran match contro il tre volte campione Slam Stan Wawrinka, calato alla distanza. In qualificazione ha perso nel turno decisivo Francesco Maestrelli. Il numero 2 del tabellone è il nuovo campione 1000 Andrey Rublev, che è rimasto al sesto posto della top ten mondiale. E’ tornato al numero 4 Daniil Medvedev mentre è sceso al numero 5 il greco Stefanos Tsitsipas. Il circuito Challenger presenta diversi appuntamenti, quello molto azzurro è a Roseto degli Abruzzi. Programma di prima giornata rinviato per pioggia, con in sequenza le partite decisive in qualificazione e alcuni primi numi. A Oeiras […] in tabellone c’è Andrea Vavassori, al best ranking in singolare […]. A Florianopolis […] in tabellone ci sono Alessandro Giannessi e Luciano Darderi. Andrea Arnaboldi è invece al via nell’appuntamento americano di Tallahassee. Dopo lo scorso fine settimana dedicato alla prima fase della Billie Jean King Cup torna il circuito WTA con il noto appuntamento 500 sul rosso di Stoccarda. Tra le partecipanti c’è Martina Trevisan che oggi alle 12 esordirà in un primo turno non facile contro la brasiliana Haddad Maia, numero 14 del ranking. Il tabellone guidato dalla numero 1 del mondo, Iga Swiatek, mentre la parte bassa è presidiata dalla n. 2, Aryna Sabalenka. Altri nomi importanti: Jabeur, Garcia, Rybakina, Gauff, Kasatkina e Sakkari.

Piano con Sinner (Giorgia Mecca, Il Foglio)

Chi si ricorda il nome del secondo uomo che è andato sulla Luna?, si chiedeva retoricamente una pubblicità di inizio Duemila. La risposta richiesta era un’alzata di spalle: chi lo sa? E comunque non interessa, chi non arriva primo non esiste. Le medaglie d’argento sono cianfrusaglie da togliersi di dosso il prima possibile. Soltanto l’oro luccica. I secondi, figuriamoci i terzi o i quarti, fanno parte dell’infinita schiera di chi non ce l’ha fatta. Bravi sì, mai abbastanza. Ogni settimana il tennis decide chi è il migliore e chi no, un campione e almeno 53 sconfitti. Non contano i match point salvati, le ore passate in campo, la velocità che da un anno all’altro sei riuscito a imprimere sulla pallina, non importa tutto il lavoro che hai fatto, dalla testa ai piedi, per poter essere la miglior versione di te stesso. A volte può bastare, altre volte no. Non hai vinto? Nemmeno l’albo d’oro si ricorderà di te. Da domenica mattina c’è un gran traffico attorno al carro di Jannik Sinner, ventuno anni e numero otto del mondo: sono in molti a voler scendere dopo averlo visto perdere in semifinale contro Holger Rune al termine di tre set e due ore e 46 minuti di gioco. “Un’altra occasione sprecata”, hanno scritto gli esperti ricordando la finale persa a Miami contro Daniil Medvedev, numero tre del mondo non per caso. Jannik Sinner quest’anno ha giocato trenta partite e ne ha vinte ventiquattro, tra queste la semifinale contro Carlos Alcaraz sul cemento di Miami, match considerato tra i più belli non dell’anno ma della storia di questo sport. Alcaraz in quel momento era il numero uno del mondo, Sinner lo ha sconfitto per la terza volta su sei scontri diretti rispondendo sul campo a chi lo considera sempre a un gradino di stanza rispetto ai più grandi. A partire da febbraio 2023, Sinner ha raggiunto almeno la semifinale in tutti i tornei che ha giocato, vincendo il suo primo titolo stagionale a Montpellier. “Sì ma non ha ancora vinto un Master 1000”, gli rimproverano i fuoriusciti dal carro, come se non fosse lui stesso il primo a sapere che a Monte Carlo è andato a soffio dal conquistare il primo big title della sua carriera. Poco cinico, poco efficace con la prima di servizio, troppo poco esplosivo. Forse è tutto vero, ma le analisi dei detrattori si dimenticano sempre di un particolare: l’avversario. Nel tennis è lui la persona più importante. Dove sta scritto che chi arriva in semifinale o in finale debba per forza vincere? E’ questione di statistica, le probabilità di successo e quelle di fallimento sono le medesime. Non vinci? Sei un perdente. Secondo questa logica Roger Federer, che contro i suoi diretti avversari Djokovic e Nadal ha un bilancio molto negativo, sarebbe uno dei più grandi perdenti del tennis. Lo ha detto bene Andrey Rublev, campione di questa edizione del torneo di Monte Carlo. Anche lui, dopo aver perso due finali importanti (e comunque in finale bisogna arrivarci), si era convinto di essere un buon giocatore incapace di vincere. Dopo aver alzato il suo primo grande trofeo ha detto: “Sapevo che avrei potuto perdere, ma sapevo anche che dovevo darmi una chance”. Ecco ciò che a Jannik Sinner non viene più concesso, una chance, di vincere o di perdere. Come se a ventuno anni fosse obbligato a vincere per non precipitare, o ancora peggio, come se fosse già stato stabilito che il numero otto del mondo è forte ma non fortissimo, guarda la luna ma non riesce ad arrivarci. E anche se fosse? Il secondo uomo ad andare sulla Luna si chiama Buzz Aldrin, questo bisognerebbe rispondere all’inventore della pubblicità di inizio Duemila e a tutti quelli che hanno la Luna davanti tutte le notti ma non sanno nemmeno da che parte guardarla.

Ascesa e caduta di un tennista, Boris Becker contro il mondo (Mazzino Montanari, Il Manifesto)

«Quanto è difficile per un ragazzo di diciassette anni non perdere il senso della realtà?» chiede un reporter. «Per un tennista è impossibile avere il senso della realtà», risponde prontamente il collega. La citazione è tratta da The World vs Boris Becker, scritto e diretto da Alex Gibney e visibile su Apple TV+. Divisa in due episodi, Trionfo e Rovina, la miniserie racconta di una parabola, perché Boris Becker è il fenomeno che vinse Wimbledon nel 1985 a diciassette anni, e se lo aggiudicò l’anno successivo […], e poi a fine carriera si trovò ad affrontare processi e la detenzione in un carcere londinese per evasione fiscale e bancarotta. Le interviste a Becker e ad altri testimoni delle due epoche, così vicine e così lontane tra loro, compongono un documentario tradizionale che ha il pregio di rielaborare un’epoca sportiva e sociale anche attraverso un corposo materiale di repertorio. Si possono rivedere brani di celebri match con Ivan Lendl, John McEnroe, Stefan Edberg, riscoprire le attenzioni smisurate e morbose dei media per il teenager famoso quanto Madonna e Michael Jackson. E, naturalmente, prendere nota delle cronache giudiziarie che hanno recentemente contribuito alla definitiva distruzione dell’eroe. Nella prima parte, uno dei protagonisti indiscussi è il manager e mentore, Ion Tiriac. Quello che dopo l’inaspettato successo di Wimbledon rapì letteralmente Becker impedendogli di tornare a casa sua in Germania, e confinandolo in un albergo a Monte Carlo. «Ti insegnerò cosa è giusto e cosa è sbagliato nella tua vita», gli spiegò l’ex tennista rumeno e potente uomo d’affari quando cadde Nicolae Ceaucescu. Tiriac sapeva troppo bene quale tipo di vertigine avrebbe preso il suo giovane atleta, quello che serviva a velocità impossibili per gli avversari, con una potenza impressionante, disposto a tuffarsi per terra su qualsiasi superficie. E quando si è improvvisamente così in alto, il baratro è ancor più temibile. Media, tifosi, persone che non sapevano niente di tennis, tutto il mondo in un attimo si era concentrato su un ragazzino nato a Leimen nell’ex Germania Ovest. La crisalide era diventata farfalla. Si trattava di volare…di vincere e di fare soldi. Ad ogni modo, Becker non tradì le aspettative, continuò ad alzare trofei, seppur tra molte sconfitte e polemiche, e grazie a Tiriac si arricchì notevolmente. Dopo qualche anno il ragazzino si trovò a essere un milionario poco più che ventenne con poca istruzione alle spalle e tanta autostima. La prima parte si chiude con la vittoria degli Australian Open nel 1991 ai danni di uno dei suoi grandi rivali, Lendl, e la conquista della prima posizione nella classifica mondiale. L’ascesa è compiuta. Nel secondo atto, Rovina, Gibney sposta subito la camera altrove. Non ci sono racchette e palline, terra rossa, erba e cemento, avversari su cui esercitare la propria forza fisica e mentale. Le immagini sono quelle di un furgoncino che conducono Becker all’interno della Wandsworth Prison, a meno di cinque chilometri dai campi di Wimbledon. Poi sarà trasferito in un carcere per stranieri. Intanto resta una storia alla quale probabilmente si dà risalto solo per le vittorie del protagonista e per quel gusto sadico nel vederlo abbattuto. È nella natura del mondo dello sport, nel suo spingere individui su terreni infidi, dove le sabbie mobili sono reali e non finte come in un film di Tarzan. E quegli eroi improvvisati, invece che battersi fieramente i pugni sul petto urlando, piangono chiedendosi come sia potuto accadere di aver perso tutto, ignorando quanto anche la vittoria non sia da considerarsi un atto dovuto.

Identikit – Berrettini, le “colpe” della Satta sono solo nella testa dei citrulli (Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano)

Gli italiani non hanno certo grande memoria, e i tifosi ancora meno. Non stupisce quindi che Matteo Berrettini, ovvero il tennista che aveva reso di nuovo popolare il tennis grazie ai suoi splendidi risultati tra 2019 e 2022, sia ora trattato da molti fenomeni come “quello che le perde tutte perché sta con Melissa Satta”. Ieri la diretta interessata si è sfogata sui social, lamentando il sessismo e bullismo di cui è vittima. Non ha torto. Chi ritiene che il 27enne Berrettini perda per “colpa” della Satta, oltre ad appartenere a quella galassia di frustrati che venderebbe la madre per avere anche solo una foto con lei, non capisce nulla di tennis e ignora la storia di Berrettini. In primo luogo, Berrettini non è un predestinato come Sinner e non ha un talento purissimo come Musetti. Per vincere deve lavorare il doppio degli altri. Se aveste chiesto anche solo cinque anni fa […] quanto si sarebbe potuto spingere in classifica quel “lungagnone” lì, nessuno vi avrebbe predetto per lui un futuro da topo 1. Tanto per capirsi, a fine 2016 […] Berrettini perdeva in finale al challenger di Andria con Luca Vanni e chiudeva l’anno alla 435ª posizione. Se Berrettini è stato tre anni di fila nei top 20 ed è divenuto 6° al mondo (!), è perché ha ottenuto risultati straordinari (sette tornei vinti, finale a Wimbledon, almeno i quarti in tutti gli Slam, due partecipazioni alle Atp Finals, doppietta al Queens, finale a Madrid, eccetera) grazie al duro lavoro e a un tennis “americano” che gira tutto attorno a due colpi sublimi: dritto e servizio. Se non girano quelle due cose li, per Matteo sono dolori, perché se il gioco di volo è spesso imperiale, non lo è di sicuro il rovescio […]. Se per Sinner è quasi naturale stazionare nei top ten e presto nei top five, il livello di Berrettini è quello di un giocatore che […] è più da top 15/20 che da top 10: chi si stupisce di non vederlo sempre tra i primi dieci, può dedicarsi con agio al curling su ghiaia. Berrettini paga poi due aspetti che lo caratterizzano da sempre: la sfiga e la propensione agli infortuni. La sfiga è per esempio quella che gli ha fatto prendere il Covid poco prima di Wimbledon 2022: aveva appena rivinto il Queens e avrebbe potuto bissare la finale contro Djokovic del 2021. Ma è il secondo aspetto quello più importante: Berrettini è da sempre soggetto a infortuni continui. Addominali, piede, caviglie, collo, anca. Tutto. Non è che si rompe “soltanto” adesso perché c’è la Satta: si era già ritirato un sacco di volte […]. Matteo ha un fisico troppo “massiccio” per un tennista, busto imponente e gambe “esili” che non riescono a supportare tutto quel peso. E il tennis è pieno di campioni che hanno pagato fisici ingombranti […]. Il “problema Satta” esiste solo nella testa dei citrulli, anche perché Berrettini è sempre stato un bel ragazzo e ha sempre avuto compagne bellissime: non è che, prima, praticasse l’ascetismo. Se in questo 2023 non sta funzionando nulla […], è perché quel fisico gli dà ancora meno tregua del solito. Può essere un problema […] di preparazione fisica sbagliata, ma essendo seguito da uno staff di prim’ordine pare strano. È possibile che l’esplosione di popolarità […] lo abbiano distratto, ma gli attacchi sessisti sono solo l’ennesimo rigurgito triviale e malsano di un Paese troppo spesso ferocemente ignorante e rancoroso. Buona ripartenza, Matteo. 

Lettera. La scommessa – Sinner può crescere ancora. Serve un pò di pazienza (Cesare Lanza, La Verità)

La sconfitta di Sinner con Rune, a Montecarlo, non cambia di una virgola il giudizio positivo sul suo percorso nei primi mesi del 2023. A Monaco ha raggiunto la terza semifinale consecutiva in un torneo Masters 1000, dopo quelle di Indian Wells e Miami, e da gennaio solo due giocatori hanno fatto più punti di lui. Significa che è terzo nella Race, la speciale classifica che porta i migliori 8 dell’anno a sfidarsi nelle Atp Finals di Torino. La vittoria in un grande torneo è vicina, eppure a molti sembra non bastare. Sono gli stessi commentatori che accusano Berrettini, spesso costretto a non giocare per problemi fisici, di essere sceso in classifica perché «distratto» dalla sua nuova compagna. Sul ko di Sinner ho letto critiche superficiali. Avrebbe perso perché l’avversario lo ha provocato per buttarla in rissa; queste persone non hanno mai visto cosa combinavano McEnroe e Connors. Rune ha solo reagito al pubblico, pro Sinner, che lo disturbava mentre serviva. E stato scritto che il danese era alla portata di Jannik: dimenticano che Rune ha un bagaglio tecnico più completo e che ha già vinto, a Parigi, il suo primo 1000 battendo un Djokovic in ottima forma. Rune, perso 6-1 il primo set, ha cambiato tattica, mentre Sinner ha sofferto il campo reso più lento dalla pioggia. Rune può permettersi variazioni quando le cose si mettono male perché lui, come Alcaraz, lavora sulla qualità di tutti i colpi (volée, smorzate, rovesci tagliati) fin da bambino. Sinner lo fa da un paio d’anni, quando ha deciso di cambiare coach perché consapevole che nel tennis moderno bisogna saper fare tutto per vincere. Si sta sempre più avvicinando a quel livello, ci vuole pazienza.

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