Foro Italico passaporto per Parigi (Azzolini). Sul Centrale Fognini-Murray (Giammò). Djokovic: «Da voi mi sento a casa. Voglio Roma, ho ancora fame» (Crivelli)

Rassegna stampa

Foro Italico passaporto per Parigi (Azzolini). Sul Centrale Fognini-Murray (Giammò). Djokovic: «Da voi mi sento a casa. Voglio Roma, ho ancora fame» (Crivelli)

La rassegna stampa di mercoledì 10 maggio 2023

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Foro Italico passaporto per Parigi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Amici mai, i tornei di Madrid e Roma – appena promossi nella nuova foggia di Mini Slam, o Little Slam (fate voi) – si ritrovano lietamente accorpati nel Clay Double, la risposta europea al primaverile Sunshine Double, che va dal deserto di Coachella Valley a Indian Wells al mare delle Keys di Miami. Stesso format (due settimane, 96 giocatori per tabellone) e identico paracadute per raccogliere i resti dei caduti della prima ora, i Challenger di Phoenix tra i due 1000 americani, di Cagliari a metà Madrid e di Torino in soccorso a Roma. Il marketing, lo sapete, una ne fa e cento ne pensa, e pazienza se un bel po’ di quelle “pensate” a me sembrano alquanto farlocche. Anche in questo caso, a dirla tutta. Non fosse altro che Madrid e Roma hanno in comune la sigla che li annovera tra nove Masters, i due tornei appartengono a sfere diverse del tennis, non opposte ma certo in disaccordo fra loro. Roma vale più di Madrid, non lo dico io, lo sostengono i giocatori. Roma e indispensabile, Madrid no. Roma è città di fiume (e anche di mare, 40 chilometri a Est), Madrid sta più in alto di 760 metri, e tanto basta per far correre le palline più svelte. L’esatto opposto che a Parigi. E qui sta il punto… Se vuoi vincere il Roland Garros devi passare da Roma. La regola vale anche per i tennisti spagnoli, che certo non possono rinunciare al torneo di casa, ma sanno che la forma con cui presentarsi a Parigi può essere messa a punto solo sui campi del Foro. Stessa terra, stesse condizioni atmosferiche, identico perfino il grado di umidità che sale dal fiume. Parigi è più grande, ma solo nel tennis e nella banlieu. Per il resto lo è Roma. […] Insomma, toccherà informare il Marketing (dell’Atp, bien sur) che il vero, unico Clay Double è quello tra Roma e Parigi. La liaison ottimale. La più amata dai campioni, anche da Nadal, il grande assente del Foro. Anch’egli preferiva la rotta che da Montecarlo porta a Parigi passando per Roma. Era quella della tradizione, della terra rigonfia di spiriti antichi, su tutti lo spirito di sacrificio che è complementare a qualsiasi arsenale di colpi uno possa vantare e a qualsiasi impiego tattico voglia farne. Il torneo si affida ad Alcaraz e gli oppone Sinner. Forse Rune, ma non tutti ci credono .. Djokovic passa al momento un po’ in sotto tono, e chi lo conosce sa che quando le cose stanno così, meglio non fidarsi. Tra gli arrembanti ventiduenni (da poco compiuti o ancora da compiere) ormai in undici nella Top 50 (e quattro in Top 10) il circuito veicola alcune tra le possibili sorprese, a cominciare da Musetti, e da Korda, ragazzi che prima o poi agganceranno la vetta. Ci mancherà Berrettini, «il tennista imbattuto a Roma ormai da due anni», ha chiosato con sofferta ironia coach Santopadre, a sottolineare come Matteo il suo torneo preferito (l’altro è Wimbledon) non riesca a giocarlo ormai dal 2021. Poi Medvedev… «Sto imparando a giocare sulla terra. Posso dirlo, perché in questi giorni a Madrid mi sono allenato sullo scivolamento, arte a me sconosciuta. Ne sono uscito rinfrancato», annuncia il russo, che a Roma non ha ancora vinto un incontro. La sfida delle sette di sera è quella tra Fabio Fognini e Andy Murray. Lo scozzese è risalito fino al numero 42, il ligure è scivolato al numero 130. S’incontrano per la nona volta, ed è uno spareggio, o quasi. Quattro vittorie a testa, finora. Una di queste sfide, l’unica giocata a Roma, fu preziosa al punto da aprire una finestra sul futuro. Era il 2017 e Andy era il numero uno del ranking e campione uscente del torneo. Fognini l’abbordò alla sua maniera, saettando con precisione il rovescio, senza mai perdere il controllo del match. Vinse facile, 62 64, e fu il primo successo della nuova Era del nostro tennis su un numero uno. […] L’altro dei nostri in gara è Flavio Cobolli, subito rispedito in campo, alle prese con il francese Rinderknech.

Sul Centrale Fognini-Murray (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Chiuse ieri le qualificazioni per il tabellone principale maschile degli Internazionali. L’impresa di giornata porta la firma di Flavio Cobolli, che vince in tre set contro l’americano Nava e porta a 10 il numero degli italiani al via. Bilancio aggiornato più tardi da Stefano Napolitano che, a sei anni dalla sua prima apparizione al Foro, è riuscito a regalarsi un inatteso bis battendo in rimonta il tedesco Marterer. Il romano se la vedrà oggi contro il francese Rinderknech, mentre ad attendere Napolitano ci sarà invece lo slovacco Molcan. Sconfitte in due set per Franco Agamennone, Andrea Pellegrino e Francesco Maestrelli: i tre italiani sono riusciti complessivamente ad aggiudicarsi solo nove game, rispettivamente battuti dal francese Mullex dall’australiano Popyrin e dallo spagnolo Martinez. Ha preso il via il torneo femminile con cinque azzurre impegnate. Il derby tra le wildcard Diletta Cherubini e Lisa Pigato, è andato a quest’ultima in tre set, ora se la vedrà con la russa n.9 del mondo Darla Kasatkina. Stop per Lucrezia Stefanini dopo 2 ore e30″ contro la cinese Xiyu. A riportare in parità il bilancio di giornata tra Italia e Cina ci ha pensato Jasmine Paolini che sul Centrale ha spezzato un digiuno – che sul circuito Wta durava da febbraio – impiegando mezz’ora per chiudere al terzo il suo match contro Wang. Al secondo turno troverà ora la kazaka n.6 del mondo e testa di serie n.7 del seeding Elena Rybakina. «Sono contentissima – ha dichiarato l’azzurra – mi trema la voce. Roma è un posto speciale così come lo è giocare di fronte al pubblico italiano. Non potrei essere più felice». Oggi, pioggia permettendo, primi match del tabellone maschile e quelli della parte bassa del femminile. Sul Centrale Sara Errani sfiderà la russa Pavlyuchenkova e in serata andrà in scena il nono confronto tra Fabio Fognini e Andy Murray. Chiuderà la giornata il match tra Camila Giorgi e la qualificata olandese Rus. Lucia Bronzetti scenderà in campo nella Grand Stand contro la montenegrina Kovinic, Elisabetta Cocciaretto sul Pietrangeli affronterà l’americana Davis.

Djokovic: «Da voi mi sento a casa. Voglio Roma, ho ancora fame» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Basta leggere un libro di storia: il numero sette, a Roma, ha rivestito una certa importanza. Dopo una stagione europea sul rosso con poco mordente a causa dei guai al gomito destro, e la conseguente rinuncia a Madrid, Novak Djokovic approda a Roma ancora con la corona che indossò un anno fa battendo Tsitsipas in finale: il suo sesto trionfo agli Internazionali. Diventare re per la settima volta è dunque il solido obiettivo del momento prima di iniziare la campagna parigina: lo Slam che, in caso di vittoria, potrebbe permettergli di rimanere un uomo solo al comando con 23 sigilli. Certo, gli avversari non mancano, e il fenomenale Alcaraz a fine torneo gli sottrarrà comunque il primo posto nel ranking. Ma con l’assenza forzata di Nadal, sarà lui la luce del Foro. Uno dei posti del cuore, come ha raccontato nell’intervista che apre lo speciale G Magazine dedicato al Masters 1000 romano. Un viaggio tra memoria e presente, con il filo conduttore dell’amore per il nostro paese. Quella del Djoker sarà la 17′ partecipazione consecutiva agli Internazionali, dove debuttò nel 2007 spingendosi fino ai quarti prima di fermarsi al cospetto di Nadal, che era già il signore della terra. ma l’anno dopo, Novak era già capace di annettersi il torneo : «Sicuramente tra i ricordi più belli c’è quella prima vittoria nel 2008, quando in finale sconfissi Wawrinka. Avevo appena vent’anni, e mi ritrovavo ad alzare il trofeo in uno dei tornei più belli ed importanti, uno di quelli che conta di più in una carriera. E poi il nuovo Centrale non c’era ancora, giocammo sul Pietrangeli, che probabilmente è il campo più bello di tutto il circuito, e sicuramente quello dove il tifo e la passione si sentono di più. Ero sotto di un set contro un rivale molto forte, ma sono riuscito a recuperare, dimostrando di essere un giocatore di valore anche sulla terra. È ovvio che ricordi con piacere anche gli altri successi, soprattutto quelli contro Federer e Nadal, perché batterli ha sempre un significato particolare: sono gli avversari che hanno accompagnato la mia intera vita agonistica. In generale, Roma è una delle mie trasferte preferite, quando sono in campo al Foro ho sempre una motivazione addizionale, perché sento tutto l’affetto della gente: mi sembra di giocare in casa». Un legame, quello con l’Italia, che ha radici lontane: a 17 anni Nole si allenò per qualche mese con coach Piatti e proprio in quel periodo imparò la nostra lingua. Una mozione d’affetti tutta tricolore: «Nel vostro paese c’è tutto: la tradizione, la storia, la cultura, il cibo, la passione per lo sport e per il tennis. L’Italia mi è subito entrata nel cuore. Intanto per una semplice questione geografica: la Serbia, il mio paese, e il vostro, sono vicini, ho sempre seguito con interesse tutto ciò che accadeva da voi. E poi siamo molto simili caratterialmente: ci piace assaporare la vita fino in fondo, siamo caldi e passionali, ci piacciono le emozioni intense». A Roma, il pubblico lo ha sempre travolto d’affetto, ma una semifinale con Sinner, possibile per come è strutturato il tabellone, sposterebbe tifo e passione. Ieri i due hanno dato un ghiotto anticipo di quel che potrebbe essere allenandosi insieme: «Intanto lasciatemi dire — ci ha raccontato — che per un vostro tennista giocare al Foro è qualcosa di incredibile, c’è un tifo che ti trascina e spesso ti fa andare oltre i tuoi limiti. Allo stesso tempo, da avversario, non vorresti mai incrociare un giocatore italiano, perché ti sembra di combattere in un’arena di leoni». Ma Djokovic, si sa, non conosce la paura: «Non so fino a quando avrò fame, certamente posso garantire che per adesso c’è ancora. E mi motiva molto». Il re è tornato. 

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