Roma, bilancio azzurro: 42 italiani ai nastri di partenza compreso il tabellone cadetto, 7 ancora in gara

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Roma, bilancio azzurro: 42 italiani ai nastri di partenza compreso il tabellone cadetto, 7 ancora in gara

Sinner e Fognini approdati già al 3°T, Sonego, Cecchinato e Arnaldi in attesa di disputarlo. Tra le donne, l’unica rimasta in gara è Camila Giorgi. All’appello, dopo il bye iniziale, manca l’esordio di Lorenzo Musetti

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Jannik Sinner - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
 

Nell’80^ edizione degli Internazionali BNL d’Italia, la prima con il nuovo formato “allungato” – tanto dibattuto in Europa quanto consuetudine da ormai un ventennio aldilà dell’oceano – da 13 giorni, escludendo dal conteggio effettivo il tabellone cadetto e le Pre-Quali, grazie al quale i due draw principali sia al maschile che al femminile sono stati ampliati a 96 giocatori (e giocatrici) con le teste di serie di conseguenza divenute 32 come negli Slam e beneficiarie di un bye al primo turno.

Dopo questa rapida infarinatura sui numeri generici riguardanti i nastri di partenza 2023 dei tornei di singolare al Foro Italico, diamo uno sguardo più approfondito alle cifre che riguardano gli italiani redigendo un bilancio azzurro al termine dei primi cinque giorni di gare. I tennisti azzurri al via dei due main-draw sono stati ben 24, presenza record dei nostri portabandiera in quel di Roma resa possibile dall’allargamento del campo partecipanti, così suddivisi: 11 uomini e 13 donne.

Capitolo Qualificazioni

Ma prima di addentrarci nel dettaglio in quello che è stato lo sviluppo emotivo e tecnico dei match del tabellone principale con protagonisti gli alfieri italici, per completezza di dati facciamo un passo indietro occupandoci delle Qualificazioni dove hanno tentato di staccare un pass per il tabellone maggiore 18 atleti del Bel Paese; a riuscire nell’impresa però sono stati solamente in due e tutti due al maschile: Stefano Napolitano e Flavio Cobolli, entrambi usciti vincitori dal turno finale delle quali per 7-5 al set decisivo. Dei 12 ragazzi in gara, in 5 sono approdati al turno decisivo: eliminate subito due delle quattro wild-card assegnate dalla Federazione, Mattia Bellucci – sconfitto 7-6(4) 6-0 dal cileno Tomas Barrios Vera (n. 133 ATP) -, Matteo Gigante – superato 7-5 6-3 da Thanasi Kokkinakis -. Mentre un pò di rimpianti sono certamente da ascrivere all’uscita di Francesco Maestrelli, il secondo servizio più performante d’Italia dopo Matteo Berrettini, che dopo aver illuso con la straordinaria affermazione sul cinese Zizhen Zhang reduce dai quarti 1000 a Madrid è stato costretto a battere fiacca da un terraiolo puro come lo spagnolo Pedro Martinez vittorioso nettamente 6-0 6-2. L’altro invito dell’organizzazione che ha fruttato e non poco è stato quello concesso al già citato Cobolli (romano e romanista), il quale dopo aver usufruito del ritiro di Basilashvili ha messo a segno una rimonta epica per 4-6 7-6(4) 7-5 ai danni dello statunitense Emilio Nava: una sfida dai connotati emotivi spiccati, tanto è vero che Flavio una volta concretizzato il match point è scoppiato in lacrime. Dopodiché il suo cammino si è arrestato al cospetto del francese Arthur Rinderknech, al primo turno del main-draw con lo score di 6-4 6-3.

Tornando alla vicenda qualificazioni, fuori immediatamente all’esordio seppur vincente nel primo set Gianmarco Ferrari per mano del transalpino Muller, battuti alla terza frazione anche Riccardo Bonadio dall’australiano Popyrin e Andrea Vavassori – che arrivava nella capitale dopo lo scalpo prestigioso di Andy Murray colto in Spagna – dal successivo giustiziere di Maestrelli: l’iberico Martinez. In due parziali è invece maturato il KO del figlio d’arte Julian Ocleppo contro Yannick Hanfmann, mentre a prevalere nell’unico derby tra Andrea Pellegrino e Raoul Brancaccio è stato il primo 6-3 al terzo.

In 5 – come detto – nel complesso sono giunti al turno finale, dove oltre ai due sopra menzionati che c’è l’hanno fatta, al contrario si sono dovuti arrendere ad un passo dal successo il semifinalista dell’ATP 250 di Umago 2022, l’oriundo Franco Agamenone che dopo aver rimontato il finlandese Virtanen è caduto sotto i colpi del recente finalista di Marrakech Muller racimolando appena un game. Niente da fare neppure per Pellegrino, il suo sogno di giungere al tabellone principale si è sciolto dinanzi alla tds n. 1 Popyrin.

Capitolo a parte, merita invece la meravigliosa favola di Stefano Napolitano che partito addirittura dalle Pre-Qualificazioni ha reso reale le sue speranze più recondite fino a sfiorare l’ennesima impresa del suo pirotecnico torneo con quel tie-break finale sfuggitogli al cospetto del mancino slovacco Alex Molcan, il tutto fatto da n. 555 ATP: una classifica colma degli infortuni patiti nelle ultime stagioni, ma che non hanno impedito al ragazzo di Biella di regalare pathos e brividi al pubblico romano sino all’ultimo. Semplicemente una marea di applausi.

Chiudendo il capitolo quali, tra le ragazze nessuna delle 6 in gara ha passato il primo turno con 0 set vinti e una media di game inferiore a 3 fatta registrare da ciascuna delle protagoniste italiche, poiché difatti sui 6 incontri l’Italia femminile ha raccolto appena 22 giochi in totale. I punteggi severissimi delle nostre si spiegano però facilmente appurando il fatto che nel tabellone principale del WTA di Roma, quest’anno si siano potute iscrivere – o abbiano ricevuto wild-card – come ricordato già precedentemente la bellezza di 13 azzurre e dunque è abbastanza comprensibile che quelle presenti nel draw cadetto non fossero competitive per certi livelli.

Tabellone Principale

Nota assolutamente positiva il successo di Marco Cecchinato, che pare finalmente stia ritrovando il suo tennis con una buona dose di continuità: semifinale raggiunta all’ATP 250 di Estoril con le eliminazioni nell’ordine di Schwartzaman, Fognini, (seppur depotenziato dall’infortunio alla caviglia – già gravemente martoriate nelle recenti annate del ligure tanto da portarlo ad una doppia operazione durante la Pandemia – che lo ha poi obbligato a dover saltare Montecarlo e Madrid) Davidovich Fokina per arrendersi al solo Kecmanovic. Nella parte di stagione dove può performare maggiormente, è tornato a dimostrare di essere nuovamente competitivo – seppur ancora lontano da quei picchi, probabilmente irripetibili, toccati al Roland Garros 2018 – anche nei grandi tornei superando un turno a Madrid avendo la meglio di un manzo sempre ostico come Marton Fucsovics. Dunque a Roma non è stato da meno, 6-3 7-5 ad un tennista che fa della solidità una delle sue armi principali e che ad inizio 2023 si è preso comunque la soddisfazione di battere un certo Rafa Nadal – nonostante lo spagnolo fosse menomato per via dell’infortunio all’ileo psoas – in quel di Melbourne: l’identikit risponde al nome di Mackenzie McDonald, ma che nulla ha potuto contro un’ottima versione del siciliano coadiuvata dal solito incandescente “Pietrangeli”, adesso per il Ceck si prospetta uno scontro con la tds n. 21 Roberto Bautista Augut.

Purtroppo però non di sole gioie vive il Foro Italico, ahi noi. Molte infatti sono state le eliminazioni brucianti inflitte ai nostri alfieri e alle nostre ragazze: partite che più per le sconfitte in sé, provocano un forte senso di rammarico per le modalità con cui sono pervenute. Luca Nardi, omaggiato di una wild-card per il tabellone principale e che già nel 2022 aveva ben impressionato pur uscendo battuto dall’incontro contro Cameron Norrie, ha incantato per poi spegnersi sul più bello avanti 6-3 4-3 e servizio senza aver concretizzato cinque palle per il doppio break di vantaggio: tre sul 2-0 e due sul 3-1. Nell’ottavo game del secondo set, infatti, il classe 2003 pesarese smarrisce il filo psicologico della sfida permettendo ad un David Goffin lontanto parente di quello che si laureò Vice-Maestro alle Finals 2017 di rimontare mettendo a segno un parziale – dal 4-3 Nardi – di 9 game a 2 e raggiungere così il 2°T.

Simile sorte per Giulio Zeppieri, anche lui wild-card, che nell’incontro con il qualificato tedesco Daniel Altmaier – in grandissima forma, visto che recentemente a Madrid da lucky loser si è spinto addirittura sino ai quarti – è crollato nel set decisivo subendo un roboante bagel dopo aver vinto il secondo per 6-4 e perso il primo 7 punti a 3 al tie-break. Destino accomunabile pure per Francesco Passaro, ancora più dolorosa la sua sconfitta subìta dal veterano catalano Ramos-Vinolas – che nel 2017 fu finalista a Montecarlo – poiché ha sprecato malamente un break di vantaggio nel terzo set sul 2-0, dove fra l’altro era salito 30-15 con due servizi vincenti nel terzo game valevole per confermare l’allungo prima di che si spegnesse l’interruttore e si materializzasse il prorompente ritorno dello spagnolo.

Sorrisi e lacrime anche per le italiane

Senso di sconforto che certamente hanno avvertito, e perciò ne possono comprendere appieno tutte le sfaccettature emozionali: Lucia Bronzetti, Camila Rosatello, Nuria Brancaccio e soprattutto Matilde Paoletti che nella frazione finale si era ritrovata a condurre 3-1 sulla polacca Magdalena Frech con due ghiotte chances di 4-1 e servizio; mancata quella possibilità, l’esperienza della rivale ha fatto il resto. Davvero peccato per la 20enne perugina, la nostra “anti” trottoline. Maledetto terzo set. Nette contrariamente le battute d’arresto di Sara Errani, Lucrezia Stefanini e Dalila Spiteri.

A controbattere queste delusioni, ci hanno invece pensato Jasmine Paolini ed Elisabetta Cocciaretto: la toscana ha superato i fantasmi personificati dalla cinese Xiyu Wang prima di giocare alla pari almeno per un set contro un’avversaria campionessa Slam come Elena Rybakina, ha fatto il suo anzi anche qualcosa in più. Brava Jas. Torneo estremamente positivo anche per la marchigiana, che dopo aver schiantato la malcapitata Davis esibendo una forma smagliante ha dovuto cedere all’insostenibile intensità del ritmo imposto dalla tds n. 21 Anastasia Potapova.

Ma più di tutte, tra le donne tricolore, chi sta tenendo veramente in cielo l’asta della nostra bandiera è Camila Giorgi: di rimonta con la sesta marcia ingranata a partire dal secondo set contro Aranxta Rus, sontuosa con la 15esima favorita del torneo Ekaterina Alexandrova. Insomma come sempre dipende da lei e non dalle rivali, il ché è sicuramente un bel viatico in particolar modo quando si è reduci da un problema fisico – il ginocchio destro che l’aveva tormentata già in occasione della BJKC obbligandola di fatto a saltare l’appuntamento con la maglia azzurra.

Ultimissima osservazione sui primi turni del tabellone principale riguarda un cuore granata che ha festeggiato nel migliore dei modi il suo 28esimo compleanno superando un vecchio volpone ormai anni luce distante dal suo splendore: Lorenzo Sonego batte Jeremy Chardy e trova Il nipponico Yoshito Nishioka, volutamente ci fermiamo qui sperando che le pagine più belle da scrivere siano le prossime e che il polipo piemontese ci regali un’altra fulgida cavalcata come quella andata in scena nel maggio 2021: scalpi comprovati, gente del calibro di Monfils, Thiem e Rublev per poi costringere al terzo set proprio colui che in circolazione dispone del maggior numero di tentacoli, Novak Djokovic che si impose dopo aver lasciato per strada con lo score di 7-5 il secondo parziale.

Le teste di serie dopo il bye all’esordio

Jannik Sinner, Martina Trevisan e Lorenzo Musetti. Andiamo con ordine: l’altoatesino, ottava testa di serie del seeding maschile, ha fatto una bella strapazzata delle uova aussies di Thanasi Kokkinakis ed ora lo attende il ripescato russo Alexander Shevchenko che qui al Foro ha superato Fils e Baez ma che già a Madrid si era fatto notare con i successi su J.J. Wolf e Jiri Lehecka prima persino di strappare un perentorio 6-1 al connazionale e compagno di videogames Daniil Medvedev. Avversario comunque alla portata del rosso di Sesto Pusteria, il quale può guardare ad una semifinale contro Ruud o più probabilmente Rune – sognando Fognini – forte di convinzioni piuttosto acclarate.

Forse, tuttavia, il più grande disappunto di questa prima settimana romana è rappresentato dalla prematura eliminazione della nostra n. 1 Trevisan (tds n. 18): non tanto per il valore della giocatrice che l’ha battuta, quella Karolina Muchova che dispone di uno degli stili più completi del circuito, quanto perché dopo aver dominato in lungo e largo per un set e mezzo ha subìto una serie di 7 giochi consecutivi della ceca che hanno instradato l’incontro nella direzione opposta a quella di Martina. Ma pur sottostare a questa piega assunta dalla sfida, la mancina di Firenze non ha mollato e si è rifatta sotto sino ad inerpicarsi a match point: la risposta azzurra però non è andata a buon fine, così il colpo di reni conclusivo della rivale ha chiuso ogni discorso. Che rammarico, in questo torneo poteva mettere fieno in cascina per prepararsi al meglio a ciò che l’aspetta da adesso in poi ed affrontare con animo più leggero i prossimi appuntamenti: tra il WTA 250 di Rabat e il Roland Garros dovrà difendere un’ingente cambiale, 2900 punti.

Dei 24 azzurri ai nastri di partenza, in realtà però ce n’è uno che ancora deve scendere in campo: si tratta per l’appunto del carrarino, anche lui 18esima forza del tabellone, che pioggia permettendo esordirà dopo il bye all’esordio nella giornata odierna con il connazionale Mattia Arnaldi – il quale al primo turno ha superato El Peque Schwartzman -. Non è però l’unico derby consumatosi nei tabelloni principali degli IBI 2023, tra le donne infatti al primo turno Lisa Pigato ha avuto la meglio su Diletta Cherubini prima di soccombere alla n. 8 del seeding Daria Kasatkina.

Siamo giunti alla fine, ma forse riflettendoci un attimo vi accorgereste che non è stato menzionato un nostro rappresentante: o meglio soltanto di sfuggita. Avete pienamente ragione, ma per Fabio Fognini parlano le sue perle con Murray e Kecmanovic: aspettando l’ennesimo ruggito del Pietrangeli, Holgerino Duracel ha già detto che per nulla al mondo si tirerà indietro e siamo certi che anche Fabio sia prontissimo ad abbassare la cresta danese a suon di tocchi mozzafiato, cambi di ritmo senza senso – un bagliore fulminante -, capacità sublime di accelerare e trovare vincenti.

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