Sinner fuori agli ottavi (Crivelli, Ercoli, Azzolini, Martucci)

Rassegna stampa

Sinner fuori agli ottavi (Crivelli, Ercoli, Azzolini, Martucci)

La rassegna stampa di mercoledì 17 maggio 2023

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Sinner flop e addio sogni (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Arrivederci Roma. Purtroppo non è l’inno alle bellezze della Città Eterna, ma lo stornello dolente che accompagna l’inattesa uscita di scena di Sinner, arrivato al Foro con la grancassa di una primavera scintillante e invece uscito dal Centrale acciaccato e a testa bassissima, bastonato dall’argentino Cerundolo, il numero 31 del mondo a tratti più assatanato del miglior Agassi. Più che il dolore della sconfitta, può il modo in cui matura: dopo un primo set lottato, in cui Jannik piomba nell’antico vizio di rimettere in corsa un avversario già con le spalle al muro, e però ritrova nervi saldi e profondità dei colpi nel tiebreak, gli altri due parziali diventano una via crucis. La Volpe Rossa si spegne all’ improvviso, le percentuali con la seconda palla sono un disastro (appena il 18% di punti nel secondo set), quando spinge con il dritto perde spesso la misura del campo e neanche il rovescio lungolinea lo aiuta a tenere il gaucho lontano dal campo: con i piedi sulla riga di fondo, Cerundolo diventa una sentenza. Jan pare appannato, anzi lo è senz’altro. Mal di testa, come dirà a un certo punto sul campo guardando le tribune? Fiacchezza? Non lo aiuta neppure l’assenza al box di coach Vagnozzi, che ha dato di stomaco nella notte, magari per un malessere cui potrebbe non essere estraneo neppure il pupillo. Roma da incubo: «Ho dato tutto quello che avevo, però non ho giocato come volevo. Non mi sono sentito come desideravo, una giornata tosta. Tenevo tanto a questo torneo, ho vinto il primo set ma comunque non mi sentivo bene. E lui ha giocato un’ottima partita» . Il pubblico del Centrale, alla fine, gli riserverà solo applausi, consapevole del momento e anche del valore del beniamino: «A un certo punto ho provato a fare più gioco, ma la palla mi scappava lunga con il dritto anche quando mi avvicinavo al campo. Non ero costante come sono normalmente. Avrei voluto farlo muovere un po’ di più, e quando mi sembrava di riuscirci perdevo comunque il punto. Il rovescio lungolinea l’ho usato poco ed era una delle chiavi. Nel primo set ho servito molto bene, poi è calato anche il servizio. Fisicamente sono molto allenato ma ci sono anche delle giornate in cui uno non si sente benissimo. Peccato che sia successo proprio a Roma. Proveremo a capire il perché, ne parleremo tutti insieme e speriamo di trovare la soluzione giusta». Le speranze di una semifinale stellare con Djokovic svaniscono così come i tenui raggi di sole del pomeriggio romano, ma intanto Nole sente avvicinarsi le partite che contano e riscopre la belva che è in lui. Si muove molto meglio, è più reattivo (anche se ritarderà l’ingresso in campo di una decina di minuti per scaldare meglio il gomito) e perde appena cinque punti con la prima di servizio. Soprattutto, scatena la rabbia quando Nome gli tira addosso uno smash a punto ormai finito sul 2-1 del secondo set: «L’ho riguardato, forse si può dire che non mi abbia colpito apposta. Non so se mi avesse visto. La palla era lentissima e vicinissima alla rete. Mi sono girato perché per me il punto era finito. Non è stato tanto quello, bensì una combinazione di cose: ha preso medical timeout, mi diceva “c’mon” in faccia più o meno a ogni punto, cose che sono consentite ma nello spogliatoio sappiamo non essere sportive. Vado d’accordo con lui, ci siamo allenati insieme, quindi non capisco l’atteggiamento in campo. Ha appiccato il fuoco e io ho risposto, non chino il capo permettendo a qualcuno di comportarsi cosi, reagisco». […] La sfida tra generazioni di oggi con Rune ne sta vellicando le ritrovate ambizioni: «Holger si sta confermando come top player giocando un tennis davvero di alta qualità. E un ragazzo simpatico, ci vado d’accordo. Mi ricorda un po’ me per il modo in cui gioca. Preparatissimo atleticamente, grande difesa, ma allo stesso tempo fantastico contrattaccante. Può farti male sia di dritto sia di rovescio, servizio solido, risposta aggressiva. Penso che sarà un incontro molto fisico».

Sinner ko: «Peccato sia successo qui a Roma» (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Condizioni umide e lente, un Cerundolo propositivo e un Jannik Sinner opaco, anche nei momenti migliori. Il cocktail perfetto per guastare l’anno definitivo della Sinner-mania. «Tutti sognavano una finale Sinner-Alcaraz», l’osservazione di Angelo Binaghi che, come gli appassionati, ha visto sfumare in due giorni la possibilità di assistere al match più atteso dell’80^ edizione degli Internazionali BNL d’Italia. «Posso parlare solo della mia partita e non ho giocato come volevo, quello che avete visto è stato il 100% di ciò che potevo dare». La risposta quasi evasiva dell’altoatesino, che non si è creato attenuanti per la sconfitta degli ottavi di finale contro il 31 del mondo Francisco Cerundolo. Il parziale finale di 6-7(3) 6-2 6-2 parla di una vittoria in rimonta, anche se il controllo dell’argentino è durato ben più dei due set finali. Nel primo set, dopo non aver concretizzato per due volte il vantaggio di un break, Sinner ha sfruttato la concentrazione di errori avversari arrivata tutta nel tie-break Archiviata la défaillance Cerundolo ha iniziato a dilagare senza offrire la minima chance di rientro al numero 1 d’Italia. Inutile anche il tentativo di coinvolgere il pubblico in una giornata dove solo la tanto temuta pioggia avrebbe potuto rimescolare le carte. Nel terzo set sono state evidenti più che mai le difficoltà di Sinner; impreciso sul timing e quasi incapace di mandare la palla oltre la metà campo. «È stata una giornata tosta, anche il primo set non l’ho vinto benissimo – l’ammissione del numero 8 del mondo a fine match – Può capitare, ma è un peccato che sia accaduto a Roma. L’assenza di Vagnozzi? Non si è sentito benissimo. Non si vince o si perde per questo, ma sono molto legato a lui e sicuramente non averlo cambia un pochino dato che avevamo iniziato insieme il torneo». L’evidenza di un Sinner sottotono è stata messa in risalto dalla lentezza del campo. L’umiditä che lo ha aiutato con Shevchenko gli ha impedito di avere anche solo una chance contro Cerundolo. […] «Quando ho provato a muoverlo, lui mi ha sempre mosso un po’ di più – l’amara constatazione dell’allievo di Vagnozzi e Cahill – A un certo punto ho provato a fare più gioco, ma il dritto ballava quando mi avvicinavo al campo. Ho usato poco il rovescio lungolinea e nel secondo set sono crollato anche con le percentuali al servizio. Era da tanto che non mi succedeva, è stata una partita strana perché in dei momenti sentivo la palla ed in altri non usciva come volevo. Lo accetto, senza togliere meriti a Cerundolo, ma la mia è stata una giornata negativa». […]

Sinner malaticcio, è un ko che brucia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un tennis così, proibisce di risolvere una qualsiasi disputa nella semplice determinazione di chi, tra i due litiganti, il talento ce l’abbia più grosso. Fosse stato così semplice venirne a capo, è probabile che un verdetto favorevole a Sinner, sebbene tra le mille difficoltà che ha palesato, alla fine non avrebbe scandalizzato nessuno. Ma in questo tennis, le dimensioni del talento non sono più talmente centrali da indirizzare il match verso l’uno o l’altro concorrente e determinare il vincitore. Vi sono in gioco altre voci, che nel corso degli anni — e del divenire del nostro sport alla dimensione di un’arte nobile, una sorta di boxing racket, insomma, di un pugilato a distanza nel quale ganci e uppercut vengono portati tramite racchetta — si sono poste al centro delle dispute, permeandole di considerazioni che esulano la dotazione tecnica dei contendenti. Oggi il tennis predilige la determinazione, la risolutezza, l’ostinazione, la tenuta fisica, l’accuratezza della costruzione di un gioco che non deve mostrare crepe né andare in frantumi al primo scossone. E con questo corredo di attitudini che Francisco Cerundolo da Palermo, il quartiere più pariolino di Buenos Aires, ha edificato un ponte in grado di scavalcare Sinner, ieri più che mai simile a un fiume che, un’ansa dopo l’altra, allunghi all’infinito il proprio congiungersi al mare. E una sconfitta che fa male, quella di Sinner e certo aggrava una condizione che, nello scorrere dei giochi, è sembrata deficitaria e in buona parte compromessa, pari a un’influenza che Jannik stesse covando da chissà quanto. I sintomi c’erano tutti, mal di stomaco e gambe incerte, al punto da spingere il nostro a infiniti piegamenti per rivitalizzarle e ad avvertire il proprio team che correva «senza sentirle». Se di questo si tratta, coach Vagnozzi ha alzato bandiera bianca prima di lui. Non era sul campo, dicono fosse a letto con tanto di pezza bagnata sulla fronte. «Questo era il cento per cento che potevo dare oggi», ammette Jannik. «Non stavo benissimo, anche Vagnozzi non sta bene, ma non so di che cosa si tratti. Mi ha nuociuto da un punto di vista psicologico non averlo con me in campo, ma non voglio togliere niente al mio avversario, che ha giocato benissimo». Non sono piaciute nemmeno le scelte tattiche fornite a Sinner per venire a capo di un argentino laborioso e molto ben centrato sui colpi da fondo. Cerurdolo ha un buon servizio, anche potente, sebbene lo utilizzi in più di una versione. Ma scegliere sempre di rispondergli dalla trincea dei giudici di linea, ha finito per spalancare il campo a Fran e permettergli di gestire colpi in tutta calma, utile a trovare sempre la soluzione migliore. Di certo, in un tennis così, resta fondamentale la qualità. In questa, Jannik e Francisco differiscono, ma non sono più agli antipodi, come un anno fa quando l’argentino approfittava di un problema di Sinner al piede (a Miami) per vincere per ritiro il primo match fra i due. […] Il Cerundolo che ha appena fatto il proprio ingresso nei quarti di finale a Roma per incontrare Casper Ruud, liquidando il più atteso degli italiani, è migliorato in tutti i colpi, e ancora di più nell’arte di disporli sul campo. Ha vinto quasi tutti i duelli, tranne quelli del tie break del primo set che è sembrato annunciare una facile vittoria di Sinner. Non è stato così… Fran ha preso in mano la partita dal primo gioco del secondo set, ha gestito gli scambi e costretto Sinner a inseguire, nemmeno così vicino. Ê corso via con due break a inizio della seconda frazione (3-0), Sinner gliene ha sfilato uno, ma sul 4-2 l’argentino ha di nuovo intascato il servizio del nostro e agguantato la parità, un set per parte. Il terzo set è sembrato in tutto uguale al primo. Partenza fulminante, gioco fluido ma potente, corse da centometrista a disinnescare i drop shot di Sinner, Cerandolo ha condotto con autorità 2-0, 4-2 e ha colto il break liberatorio ancora una volta nel settimo game. […]

Sinner k.o.: «Stavo male» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero

Lunedì Alcaraz, martedì Sinner e Rublev. In ventiquattr’ore Roma perde tre dei protagonisti più attesi. Una cattiva giornata, un mezzo malanno, gambe e braccio che non girano, i valori fisici e sportivi che s’appiattiscono, il più debole che prende coraggio e diventa un leone, il più forte che perde malamente. Benvenuti nel tennis post Fab 3: dall’irreale paradiso di Federer, Nadal e Djokovic che arrivavano sempre almeno in semifinale, torneo dopo torneo, all’inferno – umanissimo – del tutto può succedere, giorno dopo giorno. Così, dopo il numero 1 del mondo, anche il Predestinato italiano, Jannik, 8 della classifica, esce di scena negli ottavi per 6-7 6-2 6-2 per mano dell’onesto 31 del ranking, l’argentino Francisco Cerundolo, e Bum Bum Rublev (n. 6) è eliminato dal qualificato tedesco Hanfmann (101). Un colpo di freddo o un virus intestinale? Coach Vagnozzi diserta ufficialmente la tribuna, Sinner è virtualmente assente, in campo, spossato e senza forze, lasciando il pubblico attonito. «Capita una giornata che non ti senti benissimo, peccato succeda proprio a Roma, cercheremo di capire che è successo», dice il 21enne d’oro. «Anche nel primo set che ho vinto, sentivo che lui era più in controllo, ho cercato di fare più gioco, ma non ero costante, la palla non mi usciva come e quando volevo. Non mi succedeva da tanto ma bisogna accettarlo, anche se è tosta. E Cerundolo ha fatto un’ottima partita». Intanto Djokovic è nervoso. Ce l’ha con la terra rossa (da sempre), ce l’ha con l’organizzazione (si riscalda tardi, ottiene un ritardo al via di 8 minuti), ce l’ha col team (capro espiatorio preferito) e ce l’ha con l’avversario, Cameron Norrie, che grida “Com’on” a ogni colpo e poi gli tira anche uno smash addosso, alle spalle. La fiammata si spegne con un problema muscolare dell’inglese e una stretta di mano no look a rete. «Forse non l’ha fatto apposta. Come altre cose consentite ma che nello spogliatoio sappiamo non essere sportive. Ha acceso il fuoco e io ho risposto: non abbasso la testa, non permetto a nessuno di comportarsi così, reagisco. È tutto». […] Dopo lo stop di lunedì sera, Sonego reagisce al super servizio e alla classe di Tsitsipas, manca due set point e cede per la terza volta su tre contro il 5 del mondo. «Sono comunque contento perché ho avuto la reazione giusta, mi sono costruito occasioni, sono migliorato come atteggiamento fisico e tecnico».

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