L'ultimo ballo di Juan Martin del Potro? "Con lo US Open un conto aperto"

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L’ultimo ballo di Juan Martin del Potro? “Con lo US Open un conto aperto”

Il campione argentino afferma: “Il mio percorso nel tennis non è chiuso al 100%. Mi sveglio ogni giorno con questo desiderio”

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Senza dubbio uno dei tennisti più amati negli ultimi anni, Juan Martin del Potro si è raccontato a margine di un evento commerciale organizzato da DHL Express. L’ex numero 3 del mondo è indiscutibilmente il tennista argentino più rilevante degli ultimi 40 anni, amato ovunque nel mondo per la sua semplicità e correttezza, oltre che per il suo tennis potente e accattivante.

“Mi sento un tennista attivo”

Il nativo di Tandil, che ha da sempre lottato con il suo fisico fragile, ha però detto di non voler rinunciare ancora del tutto al tennis. Non ho chiuso il mio percorso con il tennis al cento per cento, con chiave e lucchetto. In alcuni momenti della giornata mi sento un tennista attivo”. “Sui miei profili social c’è scritto ‘Tennis player’. E voglio continuare ad esserlo”. “La vita mi ha posto questo ostacolo lungo il cammino, e non ho potuto fare un procedimento come quello di Nadal, per esempio, che ha annunciato che la prossima sarà la sua ultima stagione. Io ero il numero tre del mondo, sono caduto e mi sono rotto la rotula e ancora parlo con i medici per capire come curarmi. Mi sento uno sportivo attivo”.

Infatti, nonostante il campione argentino affermi che il dolore si fa sentire quotidianamente, non ha ancora abbandonato del tutto il suo sogno, mai nascosto, di salutare il tennis giocato con un’ultima apparizione allo US Open, Slam che ha vinto nel 2009 in finale contro Federer. “Con lo US Open ho un desiderio interiore, che è quello di scendere in campo un’ultima volta e giocare in maniera degna. La mia salute mi manda messaggi che non sono compatibili con questo desiderio. Se tra un mese il corpo mi dirà che non posso farlo, e che sarò costretto a trovare un altro modo per chiudere la mia carriera, lo ascolterò. Ma tutti i giorni mi alzo per realizzare il mio desiderio, finché non dovrò fare un annuncio”.

Forse parte della simpatia che gli appassionati da tutto il mondo nutrono nei suoi confronti è anche dovuta alla sua sfortuna, che lo ha perseguitato durante la sua carriera con innumerevoli problemi fisici che lo hanno più volte costretto ad operarsi. Il suo allontanarsi dal circuito per poi rientrare dalla porta principale lo ha reso un eroe agli occhi degli spettatori, che tifavano in gran parte per il successo di questo gigante buono dal fisico di cristallo.

Sin dal 2010, l’argentino ha avuto infatti a che fare con problemi al polso destro, seguiti da dolori ancora più gravi al polso sinistro, che non ha mai definitivamente risolto. Più volte ha infatti affermato di aver dovuto cambiare il suo stile di gioco usando maggiormente il rovescio slice, anzichè quello a due mani, per soffrire di meno. Il suo recupero fu complicato e caratterizzato da numerose ricadute. Tuttavia, la torre di Tandil sembrava aver trovato il modo di superare anche questo ostacolo, e si trovò a lottare addirittura per la prima posizione nel ranking ATP nel 2018. Sul più bello, in un match a Shanghai contro Borna Coric, l’argentino cadde e si ruppe una rotula. Dopo tante sofferenze ed un lungo calvario, al termine di un match perso contro il connazionale Federico Delbonis nel febbraio 2022 a Buenos Aires, annuncia che potrebbe trattarsi del suo ultimo incontro da professionista.

Questa continua lotta con le sfide che il suo corpo gli metteva di fronte ha sempre contraddistinto la sua carriera. Il mio avversario più duro è stato il mio corpo. Non avevo paura di giocare contro i migliori. Il mio scopo è sempre stato quello di reinventarmi per raggiungere l’impossibile”.

La rinascita a Rio

Parlando proprio di uno dei momenti in cui il rientro sembrava impossibile, il 34enne raccontò dell’estate del 2016, quando, da numero 1042 del mondo, si trovò contrapposto al fresco vincitore del Roland Garros, Novak Djokovic, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Del Potro racconta che aveva fatto un patto con sé stesso all’epoca: “Se le cose dovessero andare male, appenderò la racchetta al chiodo”. Dopo essere stato chiuso per tre ore in ascensore prima del match, l’ex numero 3 del mondo vinse contro il serbo e guadagnò un posto nella finale olimpica, dove dovette arrendersi ad Andy Murray. Fu un punto di svolta per la sua carriera, che gli consentì di tornare ai vertici del tennis mondiale e di vincere la Coppa Davis a fine anno.

Riguardo la Coppa Davis, del Potro ha dichiarato di averla vissuta con angoscia in più occasioni, dopo la delusione della finale persa contro la Spagna quando aveva 20 anni e dell’ulteriore sconfitta contro gli iberici nel 2011. Eppure, in quella che lo stesso argentino definisce un’isola nel mare dell’individualismo del tennis, nel 2016 avviene la riconciliazione. Con un team capitanato da Daniel Orsanic, che riesce ad unire i giocatori ed i rispettivi staff e ad ascoltare le loro esigenze, formando di fatto un gruppo molto più compatto dei precedenti, l’Argentina arriva alla conquista del titolo in finale contro la Croazia. La vittoria della competizione è un traguardo molto importante per tutti gli argentini, che hanno nel forte legame con la propria nazione uno dei sentimenti predominanti.

Le ragioni del successo tennistico di del Potro, nonostante la convivenza con alcuni tra i tennisti più forti di tutti i tempi, sono evidenti. “Sapevo di avere un’arma che non gli piaceva: il mio gioco potente, la velocità dei miei colpi. Loro non lo avevano. Quando mi affrontavano nel periodo buono li superavo in velocità”. La difficoltà stava nel tenere alto il livello durante tutto l’anno, in modo da poter arrivare sempre alle fasi finali dei tornei.

Il segreto dei Big 3 e come affrontarli

Proprio l’aspetto mentale è ciò che ha fatto la differenza nel caso di Federer, Djokovic e Nadal. “Tennisticamente sono tutti bravi. Su quindici tornei, Federer o Nadal ne vincono sei o sette; ne perdono più di quanti ne vincano. Su 70 partite ne giocano molto bene 10, però vincono lo stesso. Hanno la forza mentale di farti capire che vinceranno comunque”. Nel suo caso, la svolta è avvenuta quando ha preso coscienza del fatto che doveva approfittare di ogni minima incertezza. “Ti danno una possibilità a partita. Solo una. Se vinci quel punto, hai la tua occasione. Se lo perdi, è finita”.

La sua tattica nei punti importanti è tanto lineare quanto difficile da fermare. “In quei momenti delicati mi concentravo su quello che sapevo fare meglio. Servivo bene alla T e sapevo che avrei dovuto impattare il colpo successivo di dritto. E quello era un vincente. Avevo la sicurezza che i miei colpi migliori, se ben eseguiti, erano molto forti. Quello che riesce meglio a campioni come loro è giocare bene quei punti importanti”.

La speranza di rivedere Juan Martin del Potro colpire dritti a velocità stellari non è ancora svanita, nell’attesa di un annuncio che si spera possa essere lieto. Gli appassionati di tutto il mondo attendono con ansia, auspicandosi che il fisico dell’ex numero 3 al mondo gli conceda una tregua temporanea per prendere l’ultima dose di amore da tutto il mondo del tennis. Perché è giusto che un viaggio così emozionante si chiuda sul campo che gli ha regalato così tante gioie e dolori.

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