Alexander Weis, l’altro volto dell’Alto Adige: "Amo scherzare, sono un po' atipico"

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Alexander Weis, l’altro volto dell’Alto Adige: “Amo scherzare, sono un po’ atipico”

Il 26enne originario di Bolzano, impegnato nel Challenger di Milano, continua nel suo percorso di crescita

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Alexander Weis
 

Con Alexander Weis a inizio giugno ci eravamo ripromessi di trovarci a breve in giro per Challenger per buttare giù un’intervista. Poi una mia malaugurata caduta in bici ha fatto saltare tutto, ma fortunatamente non ha fermato l’azzurro che ha continuando a macinare risultati. Al Challenger 75 dell’ASPRIA Tennis Cup (Milano, terra battuta) l’altoatesino ha raggiunto per l’undicesima volta il tabellone principale di un torneo Challenger, quasi tutte negli ultimi dodici mesi. E poi all’esordionel tabellone principale ha sfruttato l’onda, superando il francese Hugo Grenier (n.129 ATP e terza testa di serie) con un perentorio 6-2 6-3.

A 26 anni compiuti ad aprile, Alexander sembra pronto al salto di qualità tanto agognato dai giocatori del suo livello: costruirsi una classifica tale da giocare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam. Per il prestigio, certo, ma anche per garantirsi una solidità economica difficile da raggiungere con i soli piccoli tornei. Con un best ranking che al momento dovrebbe vederlo al numero 297 ATP, Weis può definirsi a metà dell’opera, con l’obiettivo immediato di consolidarsi nel circuito Challenger. Confida al microfono di Riccardo Bisti che cura l’ufficio stampa del torneo: “Mi sento sempre più a mio agio in questa realtà e oggi affronto i tornei con più tranquillità. Prima entravo in campo con troppo ‘rispetto’ verso l’avversario, adesso sono a mio agio e sento di poter competere. Ho buone qualità, sento che qualcosa è cambiato. Sono più consapevole”.

Una consapevolezza che nasce dalla scelta di spostarsi a Roma, presso l’Enjoy Sporting Club, dove è seguito da Francesco Aldi, Giuseppe Fischetti (con lui a Milano), Francesco Vilardo e Riccardo Nobile.“Il livello si è molto livellato – continua Alexander – e capita spesso, a ogni livello, che magari un lucky loser arrivi in fondo a un torneo. A mio avviso, la differenza è dettata dalla continuità. Se esprimi un certo livello lo devi mantener nel tempo, invece magari capita di giocare due belle partite e poi calare. Chi vince sa essere costante, e questo fa la differenza”.

Nato a Bolzano, Weis proviene dalla stessa regione di due icone come Andreas Seppi e Jannik Sinner. Nonostante la maggiore vicinanza anagrafica con Sinner, conosce meglio Seppi: “Perché veniva spesso ad allenarsi a Bolzano, mentre Jannik è andato via molto presto per trasferirsi a Bordighera. È capitato di fare qualche torneo insieme e chiacchierare, ma non ho mai avuto troppa confidenza con lui”. Nonostante un nome che rimanda alla tradizione altoatesina, Alexander si esprime in un perfetto italiano: “Io e mio fratello siamo bilingue: con mio padre parlo tedesco, mentre con mia madre in italiano. Lei ci tiene molto, essendo professoressa di italiano e latino!”. Come detto, da un anno e mezzo Weis ha scelto di allenarsi a Roma, dunque viene da chiedergli come si trovi un altoatesino nella capitale. “In effetti ci sono delle differenze: sono più allegri, c’è una maggiore elasticità mentale, lo stile di vita è diverso rispetto all’Alto Adige, dove può esserci un po’ di rigidità… Questo può avere dei pro e dei contro, ma io mi trovo benissimo, amo scherzare, mi ritengo un altoatesino un po’ atipico”.

Nella giornata di giovedì Alexander cercherà un posto nei quarti di finale sfidando, in un derby che si preannuncia appassionante, il pesarese Luca Nardi che da parte sua si è sbarazzato in rimonta, e non senza fatica, di Marcello Serafini col punteggio di 4-6 6-4 6-3.

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