Wimbledon, Berrettini 2.0 si conferma a spese di de Minaur: "Quello che si è visto sono io"

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Wimbledon, Berrettini 2.0 si conferma a spese di de Minaur: “Quello che si è visto sono io”

Arrivato al terzo turno, Matteo Berrettini fa il punto sull’erba londinese: il suo Wimbledon speciale tra sorprese e conferme

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Dopo la partita infinita contro l’amico Lorenzo, la vittoria in tre set a spese di de Minaur aggiudicata in poco più di due ore di gioco. Due match diversi per lo stesso risultato: The Hammer è tornato. Quattro parole, urlate e scritte a caratteri cubitali sui profili social di giornali e fanatici del tennis. Ma Matteo Berrettini che ne pensa? Leggiamolo insieme qui sotto.

D. Ieri ci hai detto che non ti sentivi ancora al meglio. Sette set senza perdere il servizio, un top 20 solido che gioca bene sull’erba non ci ha capito nulla: se non sei al tuo meglio, ci sei molto vicino. Che sensazioni hai?

Berrettini: “Quello che si è visto sono io. Soltanto che molte volte per arrivare a un rendimento simile ci vogliono settimane, o addirittura mesi, e invece stavolta è successo tutto in poco tempo perché riesco a sentire un’energia buona e pulita che mi permette di godermi l’atmosfera e il campo: questa è la chiave di tutto. Credo di aver giocato una delle mie migliori partite. Lorenzo è un avversario super ostico, soprattutto sull’erba. Ho servito molto bene e ho risposto tanto. Nonostante non abbia tanti match nelle gambe, non ho avuto tanti cali di tensione, sono rimasto molto concentrato. Tutto questo mi fa ben sperare ma preferisco tenere basse le aspettative per ora”.

D. Ti abbiamo rivisto attaccare con gli occhi della tigre. Ti senti così? C’è stato un momento in cui anche de Minaur a bordo campo ti guardava un po’ sconsolato come a dire ‘Non so cosa fare’. E poi, è vero che sull’erba ti sembra di consumare energie più mentali che fisiche?

Berrettini: “Anche mia madre mi dice la stessa cosa riguardo gli occhi. È un mix di fattori, non basta dire ‘Oggi voglio avere gli occhi cattivi’. È un aspetto che arriva da lontano, dal lavoro e dalla fiducia che si costruiscono giorno per giorno. Ci sono volte in cui mi è capitato di perdere anche con gli occhi giusti, ma sicuramente sono sintomo di benessere. Anche io ho visto che a un certo punto lui (de Minaur, ndr) si lamentava col box. Dopo Rafa, credo comunque che lui sia il più bravo a caricarsi in campo: non importa quante botte prenda, è sempre pronto a essere vincente. Mi sono sentito bene, felice e cattivo. Per il resto, ho accusato abbastanza il match dal punto di vista muscolare perché io sono alto e non mi piace piegarmi così tanto, ma sicuramente resta un gioco tanto mentale: basta un game e scivola il set”.

D. Il fatto di essere arrivato con poche aspettative potrebbe averti aiutato a giocare libero dalle pressioni?

Berrettini: “Affronto ogni momento con la gioia di viverlo, senza pensare in grande né guardare il futuro. Essere qui per giocare il terzo turno è per me motivo di grande orgoglio. Gioco a tennis da quando ho sette anni e sono stato abituato a pensare che c’è sempre qualcosa in più a cui ambire: nella mia testa già c’è il pensare dopo, ma mi impegno a restare nel presente e godermelo”.

D. Che ne pensi del prossimo incontro con Zverev e del fatto che l’erba non sia la sua superficie preferita?

Berrettini: “Anche se non è la superficie a lui congeniale – ci siamo anche allenati insieme un giorno –, ricordiamoci che ha vinto Halle. Resta un giocatore molto ostico, con tantissima esperienza e un buonissimo servizio. Sarà una partita molto difficile”.

D. Come funziona il recupero andando in campo cinque giorni di fila senza avere il ritmo della partita nelle gambe?

Berrettini: “Dicevo prima che quello di quest’anno è un record negli Slam: giocare cinque giorni di fila non si è mai visto, mi sembra di stare qui da due mesi. Al di là di tutto, posso dire di essere veramente felice di come sto giocando perché tutto questo mi era mancato. Il corpo lo sento, ma pensavo molto peggio: durante la partita mi sono sentito pimpante. Sono bravo ad allenarmi durante il torneo e a prendere energia nel mentre”.

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