De Minaur a due passi dalla top 10: quando la federtennis spagnola se lo lasciò scappare

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De Minaur a due passi dalla top 10: quando la federtennis spagnola se lo lasciò scappare

L’australiano che avrebbe potuto giocare per la Spagna è 12° del ranking ATP. Il suo tennis non ruba l’occhio ed è perfetto per Jannik Sinner, ma l’azzurro potrebbe comunque imparare qualcosa da Alex?

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Alex De Minaur - Toronto 2023 (Foto Twitter @NBOToronto)
 

Álex de Miñaur per Wikipedia in lingua spagnola, Alex de Miñaur su atptour.es, Alex de Minaur per il resto del mondo che, giusto o sbagliato che sia, fa riferimento (ed eventualmente copia, incolla e magari salva nel dizionario dell’editor di testo) i nomi dal sito inglese dell’ATP, dove è proibito qualsiasi segno diacritico, anche se qualcuno è recentemente riuscito ad apparirvi sfoggiando brevemente l’accento sul proprio nome – ma questa, come si dice, è un’altra storia. Altolà ortografici a parte, è curioso notare come l’assenza di quel segno, della tilde sulla N del cognome, sia a suo modo un simbolo per ricordare che la federazione tennis spagnola avrebbe potuto fare meglio.

Alex è nato a Sydney il 17 febbraio 1999 da padre uruguayano e madre spagnola, colei che a quattro anni lo ha iscritto al primo corso di tennis. Con i genitori, si è trasferito in Spagna l’anno successivo. “Avevamo un ristorante italiano a Sydney e il contratto di affitto era scaduto, così abbiamo deciso di partire” aveva scritto proprio la mamma, Esther Román, a El Español. Lì hanno aperto un autolavaggio, mentre, dopo aver giocato per vari club, Alex entrava sotto la guida dell’attuale coach Adolfo Gutierrez. Dopo circa otto anni, “a causa della crisi finanziaria, l’attività ha cominciato ad andare molto male. Adolfo non ci faceva pagare nulla per gli allenamenti, ma sapeva com’era la situazione. La realtà è che mio figlio era il numero uno in Spagna e doveva iniziare a decollare. Abbiamo chiesto aiuto alle federazioni spagnola e valenciana, ma ci hanno detto che era impossibile”. Per quanto in realtà più complesso, il caso ricorda quello di Liudmila Samsonova, che l’Italia si è lasciata sfuggire (diciamo pure che l’abbiamo cacciata). Anch’ella finalista al Canadian Open.

Succede che nel 2011 Todd Woodbridge viene a sapere della doppia nazionalità di Alex e lo invita insieme a Gutierrez al Roland Garros per palleggiare con lui. Tempo un paio di minuti e Todd dice alla madre che “la federazione australiana copriva tutto. Allenamento, coaching, viaggi… Quindi alla fine siamo tornati in Australia. Non volevo, ma l’abbiamo fatto”.

Dopo aver giocato per la Spagna, Alex sarebbe dunque passato sotto la bandiera aussie, peraltro con grosso dispiacere soprattutto dei nonni materni. La Real Federación Española de Tenis aveva poi avvicinato la madre con l’obiettivo di farlo tornare sui suoi passi. Un interesse arrivato ormai tardi, che non si è mai spinto fino a contattare il manager dell’allora teenager e che ovviamente si è esaurito quando de Minaur ha esordito in Coppa Davis con la nazionale down under, perdendo da Sascha Zverev dopo averlo costretto al tie-break del quinto set nel febbraio 2018, poco prima del diciannovesimo compleanno.

Oltre a Gutierrez, un fondamentale punto di riferimento di Alex è sempre stato Lleyton Hewitt, nativo di Adelaide ed ex n. 1 del mondo, l’idolo di infanzia a cui è spesso paragonato in termini di tennis e atteggiamento battagliero in campo. Una somiglianza suggerita anche da Roger Rasheed, ex coach di Hewitt, secondo il quale, però, de Minaur è “più offensivo e chiede di più ai propri colpi”. A proposito di Hewitt, mamma Esther spiegava che “Lleyton lo ha accolto nella sua casa, lo appoggia, gli risponde subito quando mio figlio gli scrive per chiedergli qualcosa”.

“Ho avuto l’onore di essere in entrambi i posti cercando di assorbire il meglio dei due Paesi” raccontava da parte sua de Minaur al sito dell’ATP. “Differenti culture e stili di vita. Mi piace il contrasto fra quello spagnolo, più rilassato, e la vita australiana di lavoro sodo e sempre all’erta. Mi ha davvero aiutato a diventare il tennista e la persona che sono”. Una vita a metà tra i due Paesi, “ma nel mio cuore sarò sempre australiano”.

Tralasciando per un attimo la parte “va dove ti porta il”, la Spagna ha indugiato facendosi quindi sfuggire come sabbia tra dita un potenziale top player. Forse tutte quelle indecisioni e titubanze perché alla reale federtennis ritenevano che Roberto Bautista Agut bastasse e avanzasse come esponente di quella obsoleta impugnatura di dritto?

In ogni caso, de Minaur avrà anche perso la finale del Masters 1000 di Toronto (eccome se l’ha persa), ma ci è arrivato battendo tra gli altri Norrie e Fritz e soprattutto bissando il successo di Bercy contro Medvedev. Più che a quella di quel fenomeno di Alcaraz, allora, Jannik Sinner potrebbe bussare alla posta di Alex (che al confronto di Carlos è sicuramente meno fenomeno in termini di puro tennis) per qualche consiglio su come si batte Daniil, colui che rischia di diventare l’unica ma ingombrante bestia nera del Rosso azzurro dal sempre più roseo futuro.

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