Gauff si è liberata dell'incubo Swiatek (Bertellino). "Il mio futuro passa dalla laurea". Cocciaretto, la vita oltre il tennis (Semeraro)

Rassegna stampa

Gauff si è liberata dell’incubo Swiatek (Bertellino). “Il mio futuro passa dalla laurea”. Cocciaretto, la vita oltre il tennis (Semeraro)

La rassegna stampa di domenica 20 agosto 2023

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Gauff si è liberata dell’incubo Swiatek (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il personaggio della penultima giornata del WTA 1000 di Cincinnati è Coco Gauff che all’ottavo tentativo ha vinto per la prima volta contro la numero uno del mondo Iga Swiatek. Successo che ha un valore doppio perché la giovane americana non aveva mai conquistato contro la polacca nemmeno un set. È riuscita a farlo nella prima frazione della sfida di ieri, dopo aver annullato alla nobile rivale due set point e aver dominato il tie-break, chiuso 7-2. Nella seconda frazione la Swiatek ha reagito trovando un miglior rendimento soprattutto nella fase di risposta. Pareggiati i conti il quadro del confronto sembrava essersi messo nella direzione della polacca. Sostenuta dal pubblico di casa, l’americana non ha invece mollato dimostrando che la cura “Gilbert” le sta cambiando l’atteggiamento mentale ancor prima di quello tecnico. Maggior convinzione in ogni frangente delle sfide e sicurezza nei propri mezzi che in molte occasioni alla giovane Coco era mancata. Una realtà che si è materializzata nelle fasi calde del terzo set. L’americana è salita sul 4-3 con un break ed è andata a servire sul 5-4 per chiudere la contesa. L’ha fatto al terzo match point, dopo aver annullato anche una palla dei 5-5. Grande la sua soddisfazione al termine. Il segreto? Forse proprio Gilbert che un suo vecchio allievo, Andy Roddick, ha definito un “genio” perché è in grado di semplificare le cose e stratificare i miglioramenti. Pochi ma semplici insegnamenti. Una volta acquisiti si passa allo step successivo e si continua a crescere. La nuova Gauff è cambiata e molto in pochi mesi. Nel 2023 l’americana era capitolata due volte contro la polacca, in semifinale a Dubai e nei quarti al Roland Garros. Ieri la svolta e potrebbe essere la prima vittoria di una lunga serie. Coco ha conquistato la terza finale 1000 in carriera dopo quelle di Roma 2021 e Dubai 2023. […] Nessuno ti batte otto volte di fila, ha esordito l’intervistatore sul campo: «La vittoria più bella della mia carriera – ha risposto Coco -. Sui match point ho pensato che stavo giocando contro la numero 1 del mondo e dovevo tenere la giusta concentrazione. Un grande pubblico, unico, che mi ha dimostrato tutto il proprio amore. Sono orgogliosa di poter giocare per voi e per gli USA». Oggi, nell’atto decisivo del torneo, Coco Gauff troverà la vincente del testa a testa tra Aryna Sabalenka e la ceca Muchova. […]

“Il mio futuro passa dalla laurea”. Cocciaretto, la vita oltre il tennis (Stefano Semeraro, Specchio)

John McEnroe ha studiato a Stanford – ma senza prendersi il “pezzo di carta” – John Isner si è laureato alla Georgia University. La portoricana Monica Puig, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2016, addirittura ad Harvard. Per i tennisti Made in Usa frequentare il college e uscirne con un diploma in economia o comunicazione non è una rarità, anzi. Anche perché negli States essere uno studente che fa sport ad alto livello, nel campionato universitario o fra ivprofessionisti, è considerato un merito, non una mezza colpa come capita spesso da noi. Una delle (poche) eccezioni è Andrea Gaudenzi, numero 19 del mondo da giocatore e oggi presidente dell’Atp, l’associazione che governa il tennis maschile, dopo una laurea in Legge a Bologna e un’ottima carriera da manager in altri settori. «Se ti impegni veramente, ce la fai», dice Elisabetta Cocciaretto, 22 anni da Porto San Giorgio, la donna nuova del nostro tennis, dodici esami di Giurisprudenza superati all’Università di Camerino, da tre settimane fra le prime trenta del mondo grazie al successo nel torneo di Losanna. Con il tennis ha iniziato a tre anni, «perché i miei giocavano regolarmente, soprattutto mio padre, io volevo entrare in campo e alla fine si sono decisi a mettermi una racchetta in mano». Ma nonostante gli ottimi risultati ottenuti fin da ragazzina – è stata campionessa italiana in tutte le categorie giovanili – allo studio, e a tutta la vita che sta intorno al rettangolo di gioco, non ha mai voluto rinunciare.

In Italia non è facile conciliare sport di alto livello e carriera scolastica, lei come ci è riuscita?

Be’, se ho un pregio è quello della testardaggine. Poi è vero che alcuni insegnanti, specie quelli che non hanno mai fatto sport, non capiscono le dinamiche di un’atleta, e fanno i ‘rompiscatole’. Ce ne sono stati tanti altri però che si sono comportati molto bene con me, facilitandomi nella programmazione degli esami. Camerino è una gran bella Università, piccola ma con ottime strutture e una grande cultura sportiva, tanto che durante la pandemia a volte mi sono allenata anche lì. Gli insegnanti capiscono le mie esigenze, qualcuno segue anche i miei risultati. Agli esami però mi devo presentare preparata…

Di solito chi ha talento «molla» in fretta gli studi: lei ha tenuto duro.

Perché ho sempre pensato che laurearmi mi darà la possibilità di fare una vita diversa quando, fra dieci o dodici anni anni, smetterò con il tennis. Non mi vedo fare la maestra in un circolo, o allenare. Non fa per me. E neanche curare managerialmente uno sportivo. Magari finirò per restare nell’ambiente, ma penso più a qualcosa legato all’Università. O magari al giornalismo, specie quello televisivo. Mi piace e credo di essere portata. Mi piace informarmi su quello che mi succede intorno, guardo i telegiornali, uso Instagram, la guerra e la questione ambientale mi preoccupano. E poi ci pensa anche il mio maestro Fausto Scolari ad aggiornarmi su quello che succede: mi allena da sei anni e ha sempre voluto che fossi consapevole del mondo in cui vivo. Mi ha educato alla vecchia maniera.

Quando trova il tempo di studiare?

La mattina presto, la notte proprio non ce la posso fare. Mi è capitato anche di preparare un paio di esami mentre giocavo un torneo. Di solito mi sveglio alle sette, sette e un quarto, faccio colazione e prima dell’allenamento ho un un’oretta e mezza di tempo per studiare. Poi mi ci rimetto dopo pranzo, e qualche volta la sera. Per fortuna ho una buona memoria, mi basta leggere una volta per ricordare, quindi sfrutto bene i tempi morti. Il problema è la continuità: ci sono periodi dell’anno in cui non tocco un libro, altri in cui oltre ad allenarmi studio anche cinque o sei ore al giorno. Dopo sono distrutta, sembro una zombie… […]

Perché ha scelto Giurisprudenza?

Per esclusione: Psicologia mi sembrava troppo astratta, Scienze motorie non mi piace. Economia no, perché non sono molto portata per la matematica. Studiare Legge come dicevo mi potrà tornare utile per il futuro.

L’esame più duro e quello più bello fino ad ora quali sono stati?

Quello che mi è piaciuto di più Diritto Privato, il più difficile Diritto Commerciale. Tanti aspetti, tanti concetti, tante problematiche diverse da affrontare. Ma ho imparato molto, e mi è anche utile per imparare a gestire i mie interessi…

Intanto alla Farnesina il vicepresidente del consiglio e ministro della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, l’ha nominata prima «Ambasciatrice della Diplomazia nello Sport». Ecco un’altra carriera che le si apre davanti, a soli ventidue anni.

E’ un onore. Un riconoscimento che mi riempie di gioia. E’ un premio per tutti i sacrifici che ho fatto, per il percorso di studi che sto seguendo. Non è solo una questione formale: già a New York ad esempio dovrò relazionarmi con il consolato italiano. Lo scopo è di contribuire al successo dell’Italia anche in campo internazionale. […]

C’è un campione o una campionessa che le piacciono particolarmente?

In Italia Sofia Goggia: è fra i più grandi atleti che abbiamo, la sua è una grande personalità. Nel tennis Federer, ma anche Borg, per quello che ha significato per il tennis e per come giocava sull’erba. A differenza di tutti gli altri che giocavano la volée lunga, quando andava a rete la piazzava a metà campo: così gli altri non ci arrivavano. E una cosa che mi è rimasta impressa.

Il sogno è vincere Wimbledon?

Wimbledon, e gli Australian Open. Anche se mi piacerebbe tanto vincere Roma e fare bene in Billie Jean King Cup. Giocare per la nazionale è sempre un onore.

Lo sport femminile è in crescita, anche i Mondiali di calcio fanno ottimi ascolti. La parità di montepremi nel tennis è una speranza o una necessita? Da «ambasciatrice» non sia però troppo diplomatica…

È giusto che si vada verso una parità di trattamento. Non credo ci arriveremo mai in maniera assoluta, perché il tennis maschile è più seguito e, inutile negarlo, anche più spettacolare. Però è giusto percorrere questa strada. […] In Italia ora sono più seguiti i ragazzi, perché stanno ottenendo ottimi risultati. Ma in passato era toccato alle ragazze, non vedo perché non possa succedere di nuovo.

Gli sportivi oggi sono molto sensibili, anche in negativo, ai social: lei come li gestisce?

Come una qualsiasi ragazza, più che come una sportiva. Non ci do grande peso. Non ho Twitter né Facebook, guardo solo Instagram. Se a qualcuno piace venire a vedere le mie partite, bene, altrimenti non importa. Tanto la vita è mia, nessuno può viverla al mio posto.

È una sportiva di successo, gira il mondo: le resta tempo per l’amicizia?

Certo. Nel circuito siamo un bel gruppo, c’è amicizia e competizione, ma non invidia. Porto San Giorgio invece è un posto piccolo, ci si conosce tutti, tanti mi chiedono dei tornei e mi fa piacere. Ma le mie amiche del cuore non hanno idea di che cosa sia il tennis. Mi apprezzano come persona, ed è la cosa più bella del mondo.

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