Djokovic-Alcaraz è già leggenda (Semeraro, Strocchi, Nizegorodcew, Crivelli)

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Djokovic-Alcaraz è già leggenda (Semeraro, Strocchi, Nizegorodcew, Crivelli)

La rassegna stampa di martedì 22 agosto

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Djokovic vampiro: Alcaraz gli allunga la vita (Stefano Semeraro, La Stampa)

Una sfida ti allunga la carriera. Specie se a sfidarti è il nuovo che avanza, sotto forma di Carlos Alcaraz, ma tu, Novak Djokovic, ti senti sempre Il Migliore […] Cincinnati non è uno Slam, ma la finale fra i due numeri 1- Djokovic è il n.2, ma a New York gli basterà arrivare al 2°turno per riprendersi il trono – è stata un classico istantaneo, una guerra fra mondi. Tre set sussultanti che sono sembrati cinque, 5-7 7-6 7-6 in 3 ore e 49 minuti (la più lunga finale al meglio dei tre), un match point salvato dal Djoker che a metà 2° set sembrava groggy, costretto a convocare il medico. Ma che da Fenice consumata è rinato nell’afa di Cincinnati (38°), sudando e smadonnando, usando ogni scampolo dell’arte che ha in corpo […] «Una delle mie partite più dure, se continuo è per momenti così: con Carlos rivivo le sensazioni delle sfide contro Nadal». Come un vampiro, Djokovic l’eterno si nutre della forza dei suoi avversari. A Wimbledon si era dovuto inchinare al rivale, a Cincinnati si è vendicato. A New York tirerà ancora la giacchetta all’Immortalità. Perché quello che non ha, è quello che non gli basta.

É tornato l’incredibile Djokovic (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Chi ha deciso di restare sveglio fino a dopo le due e mezza di notte, fra domenica e lunedì, non è rimasto deluso. E non tanto per aver visto Novak Djokovic di nuovo in versione incredibile Hulk, strappandosi la maglietta (come agli Australian Open 2012) in un’esultanza liberatoria, quanto piuttosto per aver assistito alla partita dell’anno e sicuramente una delle più avvincenti degli ultimi decenni […] Il 36enne di Belgrado, oltre che con le qualità del fenomeno spagnolo (non gli sono bastati 42 vincenti, di cui 11 ace), ha dovuto fare i conti anche con le difficoltà fisiche per via delle alte temperature. Non ha mai mollato però, anche quando si è ritrovato sotto di un set e un break […] Così da arricchire ulteriormente il suo palmares da record: 1.069 vittorie (17 salvando matchpoint), meglio di Rafael Nadal e Ivan Lendl, dietro solo a Jimmy Connors (1.274) e Roger Federer (1.251), che insegue anche nella graduatoria dei titoli conquistati, ora 95 di cui 39 Masters 1000. «É stata una partita incredibile, come andare sulle montagne russe – ha ammesso Nole, sceso a rete 33 volte con un bottino di 22 punti a fronte delle 20 discese con 14 punti del rivale -, non credo di aver giocato tanti match così. Uno dei più emozionanti e più duri, mentalmente, emotivamente, fisicamente. Potrei paragonarlo alla finale dell’Australian Open 2012 contro Rafa Nadal». Per chi non lo ricordasse la finale Slam più lunga di sempre. «Quando gioco contro Alcaraz ho un po’ le sensazioni che avevo quando affrontavo Nadal aIllnizio delle nostre carriere […] – ha sottolineato il serbo, diventato il campione più anziano nella storia del torneo superando l’australiano Ken Rosewall -. Devi toglierti il cappello davanti a un ragazzo che gioca in maniera molto matura e gestisce la pressione benissimo per uro che ha 20 anni […]». Non mostra rimpianti il pupillo di Juan Carlos Ferrero per la prima finale persa in un 1000, la seconda Atp in stagione e quarta in carriera. «Sono fiero di me […] Sembra assurdo, ma ho lasciato il campo felice di quel che ho fatto dopo aver dato davvero tutto», le parole di Carlitos, il più giovane finalista a Cincinnati dai tempi di Pete Sampras nel 1991. Poco importa che dopo gli US Open Alcaraz (campione in carica, al massimo manterrà i suoi 9.815 punti) sia destinato a ricedere lo scettro a Djokovic (9.795), nel 2022 assente per il divieto di ingresso negli States ai non vaccinati contro il Covid-19. Di fatto, basterà al serbo, giunto a 38 successi in 43 match in stagione (prima del tris in Ohio trofei ad Adelaide-1, Australian Open e Roland Garros), superare il 1° turno per riaccomodarsi sul trono, lui che non perde all’esordio in un Major da Melbourne 2006. Ma gli appassionati pregustano già un altro epico duello a New York (oggi via alle qualificazioni: in diretta su SuperTennis), pronti a un’altra nottata da ore piccole.

Djokovic più forte del futuro (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Livello stratosferico, emozione pura. Se la finale di Wimbledon aveva aperto ufficialmente le porte a una nuova grande rivalità, Cincinnati ha consegnato la sfida Djokovic-Alcaraz all’epica sportiva. Stavolta, dopo 3 ore e 49 minuti di battaglia tecnica, fisica e psicologica, il titolo è finito (con tanto di match point annullato) nelle mani del campione serbo. Il punteggio non dice tutto, ma racconta molto: 5-7 7-6(7) 7-6(4) […] Buttatosi in terra esausto a fine match, il serbo ha poi letteralmente squarciato la propria maglietta lanciando uno dei suoi proverbiali urli a dimostrazione di una partita the ha portato entrambi i tennisti oltre i propri limiti, dando vita a uno spettacolo tecnico, tattico e di intensità fuori dal comune. Eppure Alcaraz, questa finale, sembrava averla davvero in pugno. Sotto 2-4 nel primo set, Carlitos ha inserito la marcia giusta conquistando il primo set col punteggio di 7-5. Nel secondo parziale è salito 4-2, complice un crollo fisico (con tanto di colpo di calore) di Djokovic, salvo giocare un brutto game di servizio. Il serbo non si è lasciato pregare […] Djokovic ha annullato un match point nel tiebreak del secondo set salendo poi 5-3 nel terzo set. Ma Alcaraz è duro a morire: rimonta completata sul 6-6 e nuovo tiebreak, stavolta vinto 7-4 da Djokovic. A fine match Alcaraz si è lasciato andare a una crisi di pianto: non di tristezza, non di frustrazione; è sembrato più un (comprensibile e umano) calo di tensione […] I sorrisi sono giunti durante il discorso di Djokovic, che ha riempito di complimenti il suo giovane avversario. Una frase, più di altre, riassume perfettamente il concetto: «Boy, you never give up (non ti arrendi), Jesus Christ!» […] Novak Djokovic ha conquistato a Cincinnati (terzo trionfo in Ohio) il suo Masters 1000 n.39 (record assoluto), portando a casa il novantacinquesimo titolo ATP in carriera. Numeri fenomenali per Nole (oggi ancora n.2 al mondo) che, con un solo turno superato ai prossimi US Open, avrà la certezza di tornare in vetta al ranking. «Ogni match che giochiamo va per le lunghe – ha chiosato Djokovic – spero che possa esserci una nuova sfida tra qualche settimana a New York… (pausa scenica) lo spero per il pubblico, non tanto per me».

Djokovic-Alcaraz è già leggenda. In palio gli Slam e il numero uno (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

E tutto il mondo fuori. Rimasto senza fiato e senza parole di fronte a quello che è già il match dell’anno, la meravigliosa sublimazione di una rivalità titanica: Alcaraz contro Djokovic, ormai è chiaro, è semplicemente la prosecuzione del romanzo leggendario scritto negli ultimi vent’anni dai Big Three, con il giovane Carlitos fantastico erede di cotanti supereroi. Nella finale di Cincinnati il giovane prodigio spagnolo doveva confermare la favola di Wimbledon e sottrarsi alla vendetta del vecchio leone ferito: ne scaturisce una battaglia epica di 3 ore e 49′, la più lunga finale Atp dal 1990, anno del cambiamento di formule e calendari, e un duello vinto 5-7 7-6 (7) 7-6 (4) dal più anziano in campo e che distribuisce emozioni ad ogni scambio, soprattutto in un terzo set memorabile […] Il vincitore si strapperà la maglietta in stile Hulk come fece dopo la finale degli Australian Open 2012 contro Nadal […] Il Djoker diventa così il re più vecchio di sempre a Cincinnati (39° Masters 1000 in carriera), sale a 95 tornei conquistati (3° dietro Connors e Federer) e a 1069 partite Atp vinte (terzo sempre dietro a Roger e Jimbo), ma soprattutto si mette in corsia di sorpasso per il n.1 […] Una sfida nella sfida, perché appare evidente che per qualità tecniche, intensità, habitus mentale, nessuno degli altri avversari al momento è al loro livello, per cui New York sembra destinata a uno dei due, nonostante le insidie Slam delle due settimane. Allargando gli orizzonti, la loro sarà una lunga corsa per la conquista del primato a fine anno, già ottenuto sette volte da Djokovic e una (nel 2022) da Carlitos: al momento, nella Race per Torino, che qualifica i primi otto alle Finals di novembre (entrambi sono già ufficialmente dentro) e che a fine stagione confluirà nella classifica Atp, il baby fenomeno è davanti di 510 punti. Insomma, saranno una fine estate e un autunno davvero caldi, per una rivalità che in appena quattro episodi (2-2 adesso è il computo dei confronti diretti) si è già ritagliata un posto speciale nella storia del tennis (due partite finite al tie-break del terzo e la finale di Wimbledon arrivata al quinto). E i protagonisti ne sono consapevoli: «Devi toglierti il cappello davanti a un ragazzo come lui […] – l’omaggio di Djokovic – e non possiamo dimenticare quanto sia giovane, è impressionante. Per i tifosi la nostra rivalità va sempre meglio. Noi due non so se riusciamo a godercela così tanto, ma è una sfida che dobbiamo accettare perché è ciò che dobbiamo fare per vincere i grandi tornei». Rispetto ricambiato da Carlitos: «Ho quasi battuto uno dei più grandi di sempre […] Non è facile correre da un angolo all’altro del campo ad ogni punto. Ma è molto bello sentirgli dire che giocare contro di me gli ricorda le partite contro Rafa, perché significa che sto andando nella direzione giusta». Destinazione paradiso.

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