Alcaraz va veloce ma applaude Arnaldi (Crivelli). Arnaldi cede a super Alcaraz ma piace a tutti (Giammò). Arnaldi, sconfitta condita da applausi (Azzolini). Djokovic contro il tifo americano (Strocchi). Arnaldi combatte, ma questo Alcaraz è troppo forte (Martucci). Alcaraz resta di un altro pianeta ma Arnaldi è sulla strada giusta (Semeraro)

Rassegna stampa

Alcaraz va veloce ma applaude Arnaldi (Crivelli). Arnaldi cede a super Alcaraz ma piace a tutti (Giammò). Arnaldi, sconfitta condita da applausi (Azzolini). Djokovic contro il tifo americano (Strocchi). Arnaldi combatte, ma questo Alcaraz è troppo forte (Martucci). Alcaraz resta di un altro pianeta ma Arnaldi è sulla strada giusta (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 5 agosto 2023

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Se l’è cavata bene. Alcaraz va veloce ma applaude Arnaldi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La favola è finita, e certamente fa impressione che il lupo cattivo sia un avversario di due anni più giovane e appena ventenne. Alcaraz, che degli Us Open è il campione in carica e fino a lunedì rimarrà comunque il primo giocatore del mondo, si rivela una montagna ancora troppo alta da scalare per Arnaldi, come era prevedibile. Però l’uscita di scena in un’ora e 57′ dell’altro Matteo, una delle sorprese più belle di questa parte di stagione, merita gli applausi caldi e sentiti che gli riservano i 23.000 dell’Arthur Ashe. «Arnalds», come lo chiamano tutti, a inizio anno era 134 del ranking e adesso si ritrova proiettato in top 50 (n. 47), fino ad aprile non aveva mai vinto una partita Atp e a New York si e allungato fino agli ottavi dello Slam più difficile, perché si gioca sulla superficie più democratica; eppure non ha tremato alla vista delle sterminate tribune dello stadio del tennis più grande del pianeta e al cospetto di un fenomeno, crescendo in qualità e convinzione con il passare dei game. […] Solo che a questi livelli, i più alti immaginabili, sono quelle che appaiono minuzie a fare la differenza: come il dritto sbagliato a campo aperto che vale il sanguinoso 0-30 nel sesto game del primo set e che apre la strada al break decisivo dello spagnolo, o ancora il doppio fallo da cui scaturirà il break di Carlitos per il 3-1 nel secondo set. E poi, contro un ribattitore famelico come lo spagnolo, la seconda palla di Matteo si rivela ancora troppo tenera, regalando il 43% di punti all’avversario. Una lezione che il sanremese, ragazzo dal gioco completo, dalla straordinaria etica lavorativa, senza fronzoli e focalizzato sugli obiettivi fissati da due anni con coach Perone, metabolizzerà in fretta per crescere ancora; intanto, nel terzo set, mette un po’ di apprensione al n.1 del mondo strappandogli il servizio nel terzo game e regalando al pomeriggio newyorkese quella partita finalmente lottata che desiderava alla vigilia. Infatti Carlitos, coscia sinistra fasciata ma senza apparenti disagi, chirurgico nei momenti chiave, lo accoglie con un «bravo, bravissimo» quando l’azzurro si presenta a rete per la stretta di mano, e non lesinerà i complimenti nemmeno nelle parole post-match: «Il risultato non dice la verità fino in fondo, è stata una partita difficile, Matteo è un giocatore solido e sa fare bene tutti i colpi». […] Quanto a lui, la perdita del numero uno a fine torneo è solo un evento accidentale di fronte all’unico obiettivo, quello della conferma del titolo agli Us Open, che gli permetterebbe di pareggiare i conti Slam del 2023 con Djokovic: «Sto giocando a un buon livello. Mi sento davvero bene in campo, davvero a mio agio. Dico sempre che posso migliorare, ma in questo momento sono contento del mio livello. Ovviamente voglio vincere ogni partita, ma allo stesso tempo voglio divertirmi, provare cose diverse, far divertire la gente guardando il tennis, guardando le mie partite. A volte parlo con me stesso di ciò che è più importante: se fare il punto o fare grandi cose. Quando ero più giovane, nei tornei under 12 e under 14, nella mia mente passavano molte cose diverse prima di effettuare il colpo, e talvolta è stato difficile trovare quello giusto». Contro Arnaldi, per esempio, ha deliziato con la palla corta: «E’ una bella sensazione quando mi riesce. Se faccio un drop shot e l’avversario non riesce a raggiungerlo, è una sensazione fantastica». L’eventuale resa dei conti con Djokovic si materializzerebbe soltanto in finale: nel frattempo Nole ha raggiunto per la 57 volta un quarto di finale Slam […], a uno dal record di Federer, e dovrà respingere l’accerchiamento americano, oggi con Fritz e in semifinale con Tiafoe o Shelton. Solo contro tutti. Ci è abituato. 

Arnaldi cede a super Alcaraz ma piace a tutti (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)

Battuto, ma non sconfitto. Matteo Amaldi saluta gli Us Open, eliminato da Alcaraz […], ma più che a un’uscita di scena il risultato dell’italiano può ben dirsi un punto dipartenza per una carriera che a inizio anno lo vedeva occupare la 134 posizione del ranking e che da lunedì prossimo gli regalerà il best ranking di n.47. Ancora troppo distante lo spagnolo n.2: cilindrata, colpi, chili. Il ligure però ha lasciato il campo senza rimpianti, godendosi il momento e sfidandolo a viso aperto. Il che non era scontato, trattandosi del suo primo ottavo di finale in carnera in uno Slam. Invece c’è stata partita: attesa, combattuta, con Arnaldi bravo a non scoraggiarsi neanche quando il murciano, nei momenti clou del match, ha fatto pesare tutta la sua classe. Quando opposto alla seconda di servizio del sanremese, Alcaraz è andato a segno ben 6 volte su 10. Ma è stato questo l’unico regalo concesso dall’azzurro, aggressivo dal fondo, veloce negli appoggi e nelle braccia, intelligente nella costruzione del punto e solido nel non cedere alla frustrazione di fronte a un avversario che ne ritardava continuamente la chiusura. Punti da difendere da qui a fine stagione il ligure non ne avrà, e il nuovo ranking gli consentirà di andare a caccia di main draw dove continuare a fare esperienza e acquisire ulteriore consapevolezza. Se Alcaraz proprio ieri è stato scalzato dalla vetta del ranking da Djokovic, lunedì prossimo toccherà alla bielorussa Sabalenka prendere il posto della Swiatek, n.1 WTA da 75 settimane consecutive. La polacca nella notte dell’altro ieri è stata infatti sconfitta agli ottavi dalla Ostapenko e non potrà quindi più difendere il titolo vinto a New York. Sabalenka, vincitrice in Australia e semifinalista a Parigi e a Wimbledon, diventerà quindi la 29° giocatrice a ricoprire la 1 posizione del ranking.

Arnaldi, sconfitta condita da applausi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sull’uno pari, 15-0 a favore di Arnaldi, i previdenti italiani in tribuna hanno impugnato i telefonini e scattato la foto. Un lampo di flash è partito anche dal box nel quale era radunato il team del “gladiatore che sorride”, unione forzata delle due doti più sincere attraverso cui Matteo si è fatto conoscere in queste giornate arroventate da un tennis mai giocato prima. Sa combattere, e ti conquista con un sorriso. La scena si e ripetuta nel terzo set, uno pari anche lì, ma 0-40 per il ventiduenne di Sanremo, tre palle break consecutive. Ne è bastata una per portare a casa il punto, salutato da Ben Stiller; tra gli attori più appassionati di tennis, con un balzo sulla sedia. Sono documenti, che volete farci. I documenti della partita, quelli che Matteo potrà rivedere e chissà, perfino vantarsi anche se non sembra il tipo. Potrà dire […], io sono stato avanti ad Alcaraz […], e gli ho anche strappato un break […] che ha esaltato le star di Hollywood che erano venute a vedermi […]. Vi pare poco? Non c’erano molti dubbi che Matteo avrebbe fatto la sua partita, in questo primo rendez vous con il Club dei Molto Forti. Cabeza, Corazon y Cojones, avrà pensato osservandolo Carlos Alcaraz che della triplice “C” ha fatto lo stemma di famiglia. «Non sono il solo a possederli». Carlitos però ne ha in quantità industriale, e le differenze «tra me e lui», che Matteo si era detto curioso di scoprire in questo match inseguito un trofeo, possono cominciare da qui. E sono tante, forse troppe. Ma non così pronunciate come si poteva pensare. È una questione di polimeri a doppia catena, che va oltre la triplice “C”. Il dna del prodigioso ragazzino di El Palmar è già formato, ammesso che non sia stato elaborato proprio per il tennis, per farne il campione che sta dimostrando di essere. Contiene geni federeriani, unità ereditarie nadaliane, sequenze genomiche che codificano qualche vicinanza perfino con Djokovic. Matteo, sul suo “corredo”, ci sta lavorando, sembra in ritardo, ma non lo è. Ha i suoi tempi e vanno rispettati. Anche perché la composizione chimica del suo tennis […] contiene minerali preziosi, un rovescio d’oro, un dritto che si sta adeguando ai ritmi del tennis che si gioca lassù, trai Campi Elisi del nostro sport. Ha coraggio, l’essere finito al centro dello stadio più grande del mondo, dove i gabbiani si azzuffano tra le sedie delle ultime file, così in alto che a loro vanno benissimo per farci il nido, non l’ha scosso neanche un po’. Qualche game per capire, guardarsi intorno, e via come se nulla fosse .La testa funziona, senza bisogno di esaltarsi troppo. Non dà in smanie, Matteo, anche quando fa un bel punto. Nemmeno quando Alcaraz gli rifila un dritto che sembra tirato dalla terrazza più alta del Rockfeiler Building, e lui gliela restituisce ancora più veloce. Applausi da parte di Alcaraz. Ne ho contati cinque, nel corso del march, ed era come seguire sul pallottoliere le imprese del nostro ragazzo. Il terzo set, il più bello… Quando Matteo ha fatto il break, sull’unica palla che Alcaraz gli abbia concesso, la reazione dello spagnolo è stata quella che avrebbe messo in campo con qualsiasi suo pari. Ha preso possesso del gioco, Arnaldi lo ha contrastato, ma Carlitos ha fatto il break e poi un altro, e Matteo lo ha spinto di nuovo alle corde. «Mi ha impegnato molto più di quanto non dica il punteggio, e davvero un tennista solido, con molte soluzioni sulla sua racchetta, mobile e convinto di poter fare bene. Non lo conoscevo, gli faccio i complimenti, gli ho detto bravo, anzi, bravissimo! Mi ha costretto a giocare solido, con grande attenzione e concretezza», la pagella finale di Alcaraz, che offre ad Arnaldi la promozione sul campo. Un match davvero di buon livello, quello che serviva allo spagnolo. «E’ così, Matteo mi ha dato la possibilità di una verifica completa del mio stato di forma. Mi ha reso la vita difficile, ma in vista degli incontri che verranno dai quarti, era ciò che serviva», il pensiero di Carlitos, in attesa di sapere chi gli recapiterà l’ottavo in notturna. Sinner o Zverev? Lui non ha preferenze, dice, ma chissà se è vero. L’obiettivo è un’altra finale, di fronte a Djokovic. Arnaldi chiude con 22 vincenti e 25 errori forzati. Porta a casa gli applausi e un’esperienza che si rivelerà positiva. Sperava di raggiungere la Top 50 entro la fine dell’anno, sarà numero 47 nella classificata aggiornata agli US Open. Fuori lo attendono la fidanzata australiana […] e i suoi amici. Stasera si va in giro, anche una sconfitta, a volte, merita di essere festeggiata.

Rublev ai quarti. Djokovic contro il tifo americano (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Nel 2017, non ancora 20enne, proprio a Flushing Meadows si fece conoscere al grande pubblico raggiungendo i suoi primi quarti di finale Slam. Andrey Rublev è di nuovo tra i migliori atta del torneo, quarta volta agli US Open e nona complessiva nei Major. Il n.8 del ranking, con le sue accelerazioni, ha smorzato le velleità dell’inglese Jack Draper, mai in precedenza così avanti in uno Slam. Il mancino classe 2001[…], protagonista delle ultime Next Gen Finals, ha retto l’intensità del rivale per due set e mezzo […], portandosi avanti 2-0 nel terzo, ma poi è calato fisicamente, così da subire un parziale di sei game a uno. E quando anche nel 4° il ragazzo di Sutton […] ha perso la battuta si è capito che il moscovita aveva messo le ali, come il simbolo del suo brand di abbigliamento. Nella metà inferiore del draw Novak Djokovic ha tutte le ragioni per sentirsi accerchiato dagli statunitensi, tre nei quarti come non accadeva dal 2005 […] e proprio in rotta di collisione con lui. Taylor Fritz, mai così avanti a New York, è il prossimo ostacolo del 36enne di Belgrado, già certo di riprendersi lo scettro mondiale, col vincente chiamato a misurarsi in semifinale con chi sarà promosso nel derby tra Frances Tiafoe e Ben Shelton. «Ci sarà più supporto per i miei avversari che per me […]. So cosa mi aspetta e mi preparerò mentalmente. Le partite diventeranno sempre più difficili d’ora in poi». Sono due le bandierine a stelle e strisce nei quarti del tabellone femminile. A Coco Gauff che nella notte tra domenica e lunedì ha piegato in tre set mamma Caroline Wozniacki, si è aggiunta Madison Keys, capace di dominare la connazionale Jessica Pegula, n.3 del mondo, con 21 vincenti, il 70% di prime di servizio in campo e un significativo 10 su 13 di successo a rete. La 28enne di Rock Island, nella Grande Mela finalista nel 2017 e in semifinale l’anno seguente, troverà dall’altra parte della rete la cera Marketa Vondrousova, regina di Wimbledon, che ha fatto valere la sua maggior esperienza contro Peyton Stearns, campionessa universitaria 2022, n.59 Wta con un balzo di 273 posizioni negli ultimi 12 mesi, attanagliata dalla tensione: ben 52 gratuiti a fronte di 27 vincenti per la ragazza di Cincinnati, come già sull’erba londinese costretta a inchinarsi di nuovo alla mancina di Sokolov, per la prima volta tra le migliori 8 in questo torneo. Gli ottavi sono invece stati fatali a Iga Swiatek, campionessa uscente, che si è fatta rimontare dalla lettone Jelena Ostapenko. Un’eliminazione che proietta sul trono Aryna Sabalenka, la 29 n.1 nella storia […] ma solo lottava giunta in vetta sia in singolare che in doppio: “Qualcosa che ho sognato fin da ragazzina, quando ho iniziato a giocare a tennis“, il commento della 25enne bielorussa. Qualche preoccupazione in più nelle parole della polacca: “Non so cosa sia successo al mio gioco, all’improvviso non ho sentito più il controllo della partita, devo capire il perché. Almeno potrò resettare e tornare a casa per un po“. 

Arnaldi combatte, ma questo Alcaraz è ancora troppo forte (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

I grandi e fulminei progressi di Matteo Arnaldi non sono ancora sufficienti per permettere all’ottimo 22enne di Sanremo di fare match pari col numero 1 del mondo e campione uscente degli US Open, il 20enne spagnolo Carlos Alcaraz. La sua avventura si conclude coi primi ottavi Slam per 6-3 6-3 6-4. Più che onorevole per chi un anno fa era 187 ATP e perdeva nell’ultimo turno di qualificazioni e da lunedì salirà al 47. Dimostrando adesso freddezza, controllo e duttilità tecnico-tattica per battere Kubler, Fils e Norrie, e facendo una bella figura anche contro Carlitos. […] La differenza fra i due ragazzi non è nei colpi perché anche l’allievo di Alessandro Petrone, alla prima vera stagione sul Tour, si fa valere con servizio molto migliorato […], rovescio naturale, dritto dalle accelerazioni fulminanti, volée, lob, ottima visione del gioco, coraggio e progressi da incontrista sempre più offensivo. La differenza la fa il peso di palla, l’attenzione massima in ogni momento per sfruttare l’occasione, la sicurezza che viene dalla fiducia e dall’esperienza nei grandi tornei e contro i grandi avversari. Una consapevolezza che Arnaldi, all’esordio su un campo così grande come l’Arthur Ashe e su una ribalta così importante fra i best 16 Slam, nell’anno delle prime volte, non può avere. Così, alla prima sbavatura dell’italiano […] il grande favorito si prende il break del 4-2 e il 6-3 iniziale. E alla seconda, dopo un altro errore di dritto, l’allievo di Juan Carlos Ferrero vola 2-0, chiude il secondo parziale 6-3 e diventa talmente sicuro e padrone del campo da concedersi allo spettacolo, prendendosi però rischi eccessivi. Tanto da dover rimontare un break dell’orgogliosissimo, compostissimo, validissimo Matteo. Poi scala marcia con alcune gemme da campione a rete e in ribattuta. […] Il ko con Ostapenko […] già negli ottavi costa il numero 1 del mondo a Iga Swiatek, che cede da lunedì lo scettro a Aryna Sabalenka dopo 75 settimane […]. Così, a 25 anni, la bielorussa diventa la 25a regina in 48 anni di classifica del computer, l’ottava ad arrivare in testa anche in doppio […].

Alcaraz resta di un altro pianeta ma Arnaldi è sulla buona strada (Stefano Semeraro, La Stampa)

Se Federer era Nureyev […] Carlos Alcaraz è Barishnikov. Un concentrato di eleganza, equilibrio e potenza, shakerato con una creatività naturale, spontanea. La gioia di inventare sempre soluzioni nuove, da qualsiasi parte del campo. «A volte sono incerto se giocare per il risultato o per divertire il pubblico», ha confessato il Niño, che però non deve preoccuparsene troppo, visto che quasi sempre riesce a mettere insieme le due cose. Matteo Arnaldi, che non ha paura di niente, ha preso con lo spirito giusto il debutto nella Broadway del tennis, l’Arthur Ashe di Flushing Meadow, e ieri ha provato a stargli dietro, a succhiargli l’ispirazione. L’operazione è fallita nel punteggio […], ma ha passato l’esame del centrale, di Ben Stiller che di show se ne intende, di John McEnroe risanato dal Covid e riapparso sul centrale e accolto da un applausone a cabina (tv) aperta. Di ventimila occhi abituati a pretendere entertainment, da un evento sportivo, oltre che nuda concretezza. Così ne sono usciti alcuni scambi da standing ovation […] e non tutti se li è portati a casa Alcaraz. Con quel naso triste da italiano allegro, e il profilo quasi coppiano, Matteo ha confermato di essere un progetto molto interessante di giocatore. Ha messo muscoli sul telaio, dispone di neuroni svelti, della personalità che serve ad affrontare un avversario dopo l’altro con la stessa intensità, come richiede il mestiere se l’obiettivo è l’eccellenza. Servizio, fondamentali da fondo, passanti e l’istinto di non aspettare il punto che conta, ma di tentare il vincente, un repertorio ampio. Certo, quando Carlos decide di accelerare, come il Beep Beep dei cartoni animati fila via in un turbinio di colpi imprendibili e aria scossa, lasciando il Wyle Coyote di turno lontano metri dalla palla. «C’è stata intensità dalla prima all’ultima palla […] ho provato ad andare a rete appenapotevo, mi sono piaciuto». E piaciuto anche Matteo, che ne ne va da New York con il n.47 in classifica e un contratto probabile in vista per il girone di Coppa Davis che inizia la prossima settimana a Bologna. Chapeau.

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