Fuori i muscoli (Bertolucci). Lezione da Maestro (Semeraro). L'intervista Filippo Volandri "Jannik è un leader maturo Vincere la Davis? Serve tempo ma abbiamo un bel gruppo" (Martucci). Re Nole onore a Sinner(Crosetti)

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Fuori i muscoli (Bertolucci). Lezione da Maestro (Semeraro). L’intervista Filippo Volandri “Jannik è un leader maturo Vincere la Davis? Serve tempo ma abbiamo un bel gruppo” (Martucci). Re Nole onore a Sinner(Crosetti)

La rassegna stampa di lunedì 20 novembre 2023

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Jannik Sinner - Nitto ATP Finals 2023 Torino (foto Twitter @usopen)
 

Fuori i muscoli (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport).

La stanchezza si è materializzata sul più bello, all’ultima fatica delle Atp Finals di Torino. Lo si è visto fin dai primi scambi della finale di ieri contro Djokovic: Sinner non aveva la stessa reattività dei piedi, il braccio non era sciolto come nei giorni scorsi e anche il riflesso era appannato. Insomma, ieri Jannik non era cosi centrato. Nell’arco di un torneo impegnativo come quello giocato al PalaAlpitour, nel quale partecipano gli 8 migliori tennisti al mondo, sono cose che possono capitare. La stanchezza accumulata nei match vinti con Tsitsipas, Djokovic e Rune nel girone e con Medvedev nella semifinale di sabato è venuta fuori ieri. Con gli altri 6 partecipanti alle Atp Finals queste crepe si riuscivano a nascondere, ma con Noleè impossibile: con lui le difficoltà si ampliano.

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Sicuramente Sinner nel 2024 avrà la consapevolezza di entrare in campo contro tutti e partire da 0-0. L’unico con cui il divario è diminuito ma non è ancora stato del tutto colmato è quella con Nole Djokovic. Una cosa che fino a qualche mese fa era impensabile ma con il lavoro negli ultimi mesi si è concretizzata. Attraverso questa presa di coscienza del proprio valore il bagaglio tecnico di Jannik si completerà Già in queste Atp Finals abbiamo visto e ammirato qualche smorzata, alcune buone volèe.

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Certo, gli ace sono importanti ma è ancor più fondamentale mantenere la percentuale di prime palle di servizio sempre sopra il 70%. In questo torneo di Torino solo una volta è successo, nella gara d’esordio contro Tsitsipas (71%) poi ha navigato tra il 58% e il 60% nei tre match successivi alzandosi poi in finale al 66%. Raggiungendo questa nuova frontiera Jannik può continuare a stupire e inseguire traguardi importanti. Intanto la stagione non è finita e può contribuire al sogno italiano nelle finali di Davis in programma a Malaga da domani.

Lezione da Maestro (Stefano Semeraro, La Stampa)

Guai a disturbare papà Nole. Attenti a farlo arrabbiare quando a bordo campo c’è Stefan, dieci anni, che a ogni punto urla “Idemo Nole!”, vai Nole, e Tara, sette anni, che disegna principesse colorate in braccio alla tata, ma nei punti che contano si scioglie guardando il papi che vince un punto pazzesco. «È sempre stato un mio desiderio giocare davanti a loro, sono fortunato ad essere il papà di due angeli così», dice il Maestro dei maestri, il campione senza fine che terminerà per l’ottava volta l’anno da numero uno del mondo, e che ha appena vinto per la settima volta le Finals. Aggiungeteci pure 24 Slam, i 40 Masters 1000, le 400 settimane passate in cima al ranking mondiale, e poi guardatelo mentre si piega sui due bambini, bacia loro le mani e li guarda, improvvisamente tenero dopo aver sbranato anche con lo sguardo Jannik in due set.

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Dopo aver ceduto all’idolo di casa, martedì scorso, è letteralmente scomparso dalla circolazione. «Non l’abbiamo visto per tutto il mercoledì, non sapevamo neanche se sarebbe tornato per giocare contro Rune», dice il suo coach Goran Ivanisevic, l’ex Cavallo Pazzo che sa di aver trovato un purosangue più vincente e persino più imprevedibile di lui. «Poi è ricomparso, sorridente, e ci ha detto che era andato un po’ in giro a svagarsi con la famiglia. Come posso arrabbiarmi con lui? È il più forte di sempre, lo faccio solo se ci urla contro senza motivo». La finale Nole l’ha vinta prima di giocarla, come recita l’arte della guerra, perché battaglie agonistiche del genere è abituato a studiarle e viverle da vent’anni. Un primo set inarrivabile, e persino la mente di Sinner ha accusato il colpo, una tattica completamente diversa rispetto al primo match.

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Qui aveva un conto da regolare con la Next Gen, e non si è fatto pregare. Ha battuto i vent’anni di Holger Riune nel girone, e quelli di Carlos Alcaraz in semifinale, ieri si è vendicato anche dei ventidue di Sinner. Scansatevi, niños, che tocca ancora a me. Lo ha spiegato anche in diretta a Che Tempo che fa, in collegamento con Fabio Fazio dal Pala Alpitour. “Jannik è il numero uno italiano”, ha spiegato in italiano, una delle cinque lingue che parla. «Ha già fatto la storia dello sport in questo paese, e sicuramente in futuro diventerà il numero uno del mondo e vincerà degli Slam. Non lo dico solo io, ma in molti. Gli auguro di cuore bellissime cose, e di vincere tanto. Ma non quando gioca contro di me». E persino la Mole, azzurrissima e illuminata con il suo ritratto, gli dava ragione

L’intervista Filippo Volandri «Jannik è un leader maturo Vincere la Davis? Serve tempo ma abbiamo un bel gruppo (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Da domani a Malaga si disputano le finali di coppa Davis a 8 squadre: l’Italia (Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi e Simone Bolelli) debutta giovedì contro l’Olanda. Capitan Filippo Volandri, Torino ribolliva, e Malaga? «Abbiamo visto tutti insieme la partita poi siamo andati alla cena di gala. L’atmosfera in squadra è stata super come in passato per i successi suoi, di Matteo Berrettini e dei due Lorenzo Sonego e Musetti, con lo spirito meraviglioso che abbiamo in squadra». In che cosa l’ha stupita Sinner? «Nella velocità con cui è cresciuto dall’anno scorso a Bratislava, quando aveva appena cambiato allenatore: i punti interrogativi di allora sono diventati i punti esclamativi di adesso. Mi impressiona anche la sua tranquillità che gli consente di lavorare al meglio sul miglioramento di se stesso senza mettersi pressione per la classifica, risultati, tempi».

La colpisce più un colpo in particolare o l’evoluzione nel gioco offensivo? «Il servizio è migliorato tantissimo sia con la prima che con la seconda, e anche lì il processo è stato veloce, dopo tanti passaggi e test. Ma quello che è fondamentale è che tutti i colpi sono in funzione di un’idea, di un progetto, del giocatore che abbiamo visto e ammirato in questi giorni a Torino. Nessun italiano si è evoluto a un livello così alto in così poco tempo».

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Sul veloce indoor, l’Olanda preoccupa, con due singolaristi forti e un doppio fortissimo. «Qui non ci sono squadre deboli, il livello è superiore all’anno scorso. Solo la Finlandia, con Ruusuvuori che non sta bene, ha qualche problema. Ma anche la Gran Bretagna senza Murray ha Norrie e Draper che sta andando alla grande». Berrettini in che veste sarà presente? «Arriverà come supporter. Anche se non è al 100% si allenerà con noi».

Dopo due anni da capitano che bilancio fa Volandri? «Considerato che lavoriamo assieme in squadra solo due settimane l’anno, il bilancio è super positivo soprattutto per la grande disponibilità dei giocatori. Non ho l’esperienza di Panatta e Barazzutti, ma faccio esperienza anch’io e miglioro». Questa squadra può vincere la Davis? «Anche la squadra deve fare esperienza. Guarda Lorenzo Musetti che certamente non possiamo definire un veterano con 10 anni di gestione della pressione di partite in nazionale. Ho 4 giocatori che giocano da un paio d’anni. Per vincere abbiamo bisogno ancora di tempo»

Re Nole onore a Sinner (Maurizio Crosetti, La Repubblica Torino)

Alla fine, non è tristezza ma altra gioia togliersi la parrucca arancione, la bandana arancione, le felpe arancioni, gli occhiali luminosi, la pettorina fosforescente, insomma il “kit Sinner” che tanti torinesi hanno usato in questa specie di carnevale fuori stagione. I 12.262 Carota Boys avevano sperato, e molto sognato, ma non sono stati delusi dall’epilogo, non più di tanto almeno. Contro il re era quasi impossibile vincere due volte su due, ma a teatro si va anche per applaudire i più forti e per uscirne contenti. Nel blu dipinto di blu (e di arancione) del Pala Alpitour è stato un tardo pomeriggio ma non un tramonto, perché il sole di Jannik Sinner ha appena cominciato a mostrarsi. E i cori, prima, durante e dopo la sfida, sono stati anche un modo per dire 12.262 volte grazie: per questi giorni e per quelli che verranno.

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Anche se Jannik va forte soprattutto nel segmento mamme, nonne e zie, essendo una specie di nipote perfetto. Nella “discoteca” di piazza d’Armi il pubblico ha ritmato l’attesa e i momenti decisivi, ha battuto le mani, ha cantato e, infine, ha molto applaudito anche Djokovic, che a sua volta ha incoronato Jannik: «Sei fortissimo e l’anno prossimo sarai molto vicino a me, anche per vincere qualche slam». Jannik è ufficialmente un cavaliere della tavola rotonda, lo pensa anche il sovrano del tennis mondiale.

Novak si è poi lanciato nel lodare gli italiani che amano il tennis: «Sono stati giorni incredibili, un onore avere giocato qui, e anche agli Internazionali d’Italia di Roma accade la stessa cosa. Grazie». È stato un pomeriggio di luci stroboscopiche e iridescenze, nel tempio di cristallo e cemento che almeno per altri due anni ospiterà le Atp Finals, e poi si vedrà. La festa potrebbe continuare, tenendo conto di come Torino ha saputo organizzarla e viverla

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Nonostante qualche rituale richiamo al silenzio da parte della giudice nei confronti del pubblico, soprattutto a metà del secondo set, quando cioè Sinner sembrava potersi riprendere («Non fischiare per favore, grazie», «Non fare rumori». «Non distrarre i giocatori, prego»), il comportamento dei torinesi è stato esemplare, e lo ha riconosciuto lo stesso Djokovic: il gradimento dei campioni verso la città sarà una carta non secondaria nell’operazione “2026/2030” che la nostra diplomazia non solo sportiva ha già avviato. Nel frattempo, godiamoci l’esperienza da Carota Boys, tutti arancioni nell’anima. Ma da oggi, accidenti, cosa faremo per riempire un anno di attesa?

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