Dalla Serbia: “Novak Djokovic ha perso con Sinner perché aveva la febbre”

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Dalla Serbia: “Novak Djokovic ha perso con Sinner perché aveva la febbre”

Il giornalista Luka Nikolic, su X, si sbilancia attribuendo la sconfitta di Novak ad una “ricaduta” la notte prima della semifinale

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Djokovic ha avuto la febbre la notte prima della semifinale. Qualcosa di simile a quello che ha avuto Zverev. Era stato ammalato per tre settimane, poi ha avuto una ricaduta. È per questo che ha giocato così male nei primi due set: era visibilmente debole, non era in grado. In quelle condizioni, non gli è stato possibile giocare bene. Non voleva andare dal medico, di modo che i giornalisti non lo infastidissero e sollevassero un polverone.” Parola di Luka Nikolic, giornalista serbo. Il campionissimo serbo sarebbe stato ammalato durante l’Australian Open, e proprio la notte prima della finale avrebbe avuto una ricaduta. Ecco spiegata, dunque, la sua prestazione scadente l’indomani con Jannik Sinner. Novak non voleva che i giornalisti “sollevassero un polverone”, e per questo se ne sarebbe rimasto zitto zitto.

Qualche mese fa, sempre Nikolic riportava le seguenti parole di Nikola Pilic (ex tennista serbo famoso per il boicottaggio di Wimbledon 1973) in merito alla finale di Wimbledon persa dal beniamino serbo contro Carlos Alcaraz: “Non era il vero Novak. Non era la sua giornata, l’ha ammesso anche Alcaraz. Per esempio: ha servito perfettamente contro Hurkacz (l’aveva affrontato agli ottavi di finale, ndr) ma non è riuscito a mettere a segno un ace per due set, in finale. Se Novak avesse giocato al suo livello, non avrebbe perso.”

Il quadro che ci giunge dalla Serbia è dunque abbastanza chiaro: i due rampolli del tennis, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, hanno, negli ultimi mesi, interrotto i regni del serbo sia a Church Road sia a Melbourne dopo esatti 2.195 giorni perché Djokovic era…indisposto. Febbricitante. Ammalato. Altrimenti, sarebbe ancora imbattuto.

Al di là della fondatezza di queste speculazioni, l’atteggiamento di alcuni media serbi nei confronti della recente “caduta degli dei” (per dirla alla Visconti), rasenta spesso il negazionismo e (ahimè, quante volte noi tifosi abbiamo provato questa sensazione!) la rimozione/negazione del trauma. Dopo anni di imbattibilità, Novak Djokovic sta forse cominciando ad accusare i segnali dell’età che avanza, e scorge in lontananza un lungo crepuscolo (che pure si è per ora fatto attendere e non scommetteremmo possa arrivare tanto presto); ben sappiamo, peraltro, cosa il numero uno (del mondo? di sempre?) rappresenti per la Serbia. Forse è meglio andarci cauti, però, a scambiare i sintomi dell’età con quelli dell’influenza.

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