I tornei notturni alla luce delle nuove regole ATP/WTA sugli orari

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I tornei notturni alla luce delle nuove regole ATP/WTA sugli orari

Programmazioni sconsiderate e match che terminano in piena notte (come Jannik Sinner a Bercy) hanno richiesto l’intervento dei vertici dei Tour, ma il giro di vite si allenta con le eccezioni: necessità e rischi per eventi come Acapulco, Palermo, Rio, Umago…

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Goran Ivanišević Stadium – ATP Umago (foto via twitter @CroatiaOpenUmag)
 

Oltre a imprese, sorprese e conferme sul campo, il 2023 tennistico è stato segnato dalle polemiche. Se quelle riguardanti la non fortunatissima edizione delle WTA Finals a Cancun hanno vissuto un picco altissimo per poi smorzarsi con la fine dell’evento, altre invece ricorrenti o non del tutto nuove hanno riscosso ulteriore successo finanche scollinando la notte di San Silvestro, tanto che l’ATP e la WTA hanno deciso di affrontare congiuntamente i due principali problemi evidenziati: il troppo frequente cambio di marca o modello di palline tra tornei dello stesso spicchio di stagione e i match che finiscono a tarda notte. Se per la questione delle palline le due associazioni stanno ancora valutando come agire in modo che la richiesta uniformità all’interno di uno swing non vada a incidere negativamente sulle casse dei tornei, per quanto concerne il programma giornaliero degli incontri, l’order of play, sono state introdotte nuove regole, per il momento a titolo sperimentale, in vigore già da gennaio 2024.

È notte alta e sono in campo: di chi è la colpa?

Per quanto superfluo ribadirlo, non sapere quanto possa durare un match è il problema fondamentale – dal punto di vista della programmazione, viceversa è una delle caratteristiche che contribuiscono a renderlo avvincente, per cui, in vantaggio 6-0 4-0, potresti essere sotto la doccia nel giro di dieci minuti oppure molto più tardi e con ben altro umore. Nell’arco di una giornata, quando tutti gli incontri programmati su un campo si allungano, cominciano i guai.

In genere, gli spettatori non vogliono fare le ore piccole perché la mattina dopo si va al lavoro o a scuola; d’altra parte, nemmeno sono contenti se, dei tre incontri per cui hanno pagato, due filano via rapidi tra 6-0 e 6-1 e uno salta per ritiro. Dal punto di vista dei tennisti, con la routine già scombussolata dal ritardo dell’ingresso in campo rispetto allo schedule, all’orario di fine match va aggiunto il tempo per defaticamento, massaggi, mangiare, tornare in hotel… E, se sono in genere meno abituati ad allenarsi e giocare a tarda notte, pur non dovendo alzarsi alle alle 4 per andare in miniera, come ha fatto notare Daniela Hantuchova, la parte problematica appare evidente quando il pomeriggio successivo all’incontro finito a notte fonda il giocatore è atteso a ripetere una prestazione di eccellenza mondiale che non può prescindere da un pieno recupero prima di tutto fisico. La situazione in cui, per esempio, si è trovato Jannik Sinner dopo la vittoria su McDonald maturata due ore e trentasette minuti dopo la mezzanotte e programmato per scendere di nuovo in campo alle 17.30, e per la quale nessuno ha biasimato l’azzurro per aver poi deciso di ritirarsi, anzi. Perché, se gli organizzatori fissano sei incontri sul centrale a partire dalle 11, si oltrepassa il limite per cui possano invocare eccezionalità e “sfortuna”.

Nuove regole, equilibrismi, eccezioni

Ecco allora l’intervento di ATP e WTA che prevede innanzitutto un numero massimo di incontri programmabili per campo e sessione: cinque totali partendo alle 11 del mattino, due nel serale. Poi, le 23 come orario massimo di inizio di un match, sostituendo il “non raccomandato dopo mezzanotte, dovrebbe essere evitato dopo l’una”. Infine, lo spostamento su un altro campo di un incontro non in campo per le 22.30. Quest’ultima regola sembra proprio riprendere la giornata del match di Jannik, quando la sfida precedente precedente tra Rune e Thiem non era stata spostata sul campo 1 e, pur potendo argomentare che, se lo avessero fatto e Sinner avesse vinto facile in un’ora, quelli che avevano pagato per due match della sessione serale non sarebbero stati molto contenti, rimane l’avventata scelta dei sei incontri su un campo che ha prodotto quel risultato.

Gli organizzatori sono costantemente alla ricerca di un bilanciamento complicato quando non impossibile di fronte alle esigenze di tennisti, televisioni e pubblico. I paletti ora sperimentalmente introdotti possono indubbiamente contribuire a evitare gli… afterhours, ma la rigida applicazione può creare altri inconvenienti, motivo per cui sono previste delle eccezioni. A livello generale, il gruppo di lavoro dell’ATP che si occupa dell’argomento ha l’autorità di esaminare ed eventualmente approvare richieste di esonero fondate su tradizioni culturali del luogo e condizioni meteo. Cosa comporta e quali eventi potrebbero esserne interessati?

Sempre Hantuchova aveva sottolineato il concetto della cultura locale con un’iperbole: “A Madrid nessuno va a guardare il tennis prima delle 21.30”. Il fatto che in Spagna abbiano lo stesso fuso orario della Polonia (e viceversa) può sembrare quasi folle, ma è semplicemente un sintomo di tradizioni culturali differenti dalle quali non si può prescindere quando si predispone il programma del torneo. E poi va bene che il tennis implica l’accettare di giocare al caldo, ma non deve essere obbligatorio farlo con il sole a picco rischiando malori più o meno gravi quando esiste una soluzione logica e facile. Acapulco, Los Cabos, Rio, Palermo e Umago sono luoghi che, per i due motivi appena esposti e contemplati dal Rulebook ATP 2024 (in attesa che esca quello WTA), richiedono che i tornei inizino a pomeriggio inoltrato.

Umago by night

Prendiamo il caso dell’ATP 250 di Umago che ben conosciamo e che, peraltro, nelle ultimissime edizioni ha anticipato di sessanta minuti rispetto al passato l’avvio dei match, vale a dire alle 16.30. Il sole picchia forte a quell’ora, soprattutto sulla tribuna nord del Goran Ivanišević Stadium, ma ci si fa forza in attesa che si abbassi il giusto. Tale prova d’amore per la sfera gialla diventerebbe molto più ardua da superare partendo due, tre, quattro ore prima, anche senza contare – ed è la parte più importante – la concorrenza della spiaggia (c’è anche la sandy beach per chi non ama le superfici dure). Che fa un po’ ridere a pensarci, “dai, andiamo a vedere il tennis” incita uno, “con questo caldo, sei pazzo” risponde l’altro sdraiato al sole. Sì, abbiamo dolosamente tralasciato la brezza della riva, il tuffo in mare, il pranzo, il pisolino sul prato all’ombra degli alberi… Lo stadio intitolato al vincitore di Wimbledon 2001 si erge come l’Olimpo sull’acquapark: che si vada lì a fare il bagno e mangiare il pesce con la scusa del tennis o il contrario, ci deve essere il tempo per tutto. Senza dimenticare che più tardi, not before 11.30 pm, scatta il divertimento notturno, le Umag Music Nights: vogliamo arrivarci belli carichi o dopo sei ore al sole nel catino bollente?

Ok, tutto fantastico, ma non ci sono solo turisti, giusto? Bella domanda, grazie. Togliamo dal conteggio quelli che arrivano da ovest direttamente in infradito con il telo da mare sulle spalle, poi i numerosi gruppi di tedeschi, ungheresi e stranieri in genere: fra tutti i croati presenti, ci sarà probabilmente qualcuno, dei tredicimilacinquecento abitanti di Umago, appassionato di tennis che non lavora nel turismo (altrimenti sarebbe impegnato negli orari del torneo). E qualcun altro che ha timbrato l’uscita dall’ufficio a Pola, il capoluogo istriano che dista un’ora di macchina. Lo stesso vale per gli italiani – tre quarti d’ora da Trieste, qua una volta era coda alla frontiera e adesso è tutto Schengen. Sì, ci sono anche loro, quelli che finiscono di lavorare e arrivano quando c’è ancora tanto tennis da vedere appunto in virtù della programmazione “locale”.

Al torneo WTA di Varsavia, che si disputa negli stessi giorni, è tutta un’altra storia: finale alle 14 contro le 20 di Umago, per dire. In ogni caso, durante la settimana, con il terzo e ultimo incontro che inizia non prima delle 21, non è che si tiri l’alba sul campo, però il Croatia Open resta senza dubbio un torneo che può beneficiare delle esenzioni previste, correndo il rischio di essere penalizzato senza queste.

L’eccezione che mina la regola

L’altra questione, di carattere generale, che emerge riguardo a questa novità è il rischio che le eccezioni diventino tante da rendere la regola poco… regolare. Tanto che il nostro vicedirettore Vanni Gibertini vedrebbe di buon occhio l’istituzione di una categoria a sé stante di “night tournaments” con regole predefinite (per esempio, mai prima delle 17) e nella quale un torneo può richiedere di essere incluso. Naturalmente, anche in quell’ipotesi dovrebbe essere permessa un’elasticità sebbene opposta, nel senso che le condizioni meteo potrebbero esigere una partenza anticipata, come è successo nel mercoledì umaghese del 2023 con alcuni incontri da recuperare per la pioggia del giorno prima e conseguente inizio alle 16 (insania!).

Adottando questa soluzione, i partecipanti poi non potrebbero, per definizione, lamentarsi di aver fatto notte a un night event. Tuttavia, confidiamo che i tennisti – almeno quelli non nuovi nel Tour – sappiano cosa aspettarsi da ogni torneo anche se il nome di questo non è accompagnato dalla scritta night tournament a caratteri cubitali o senza la creazione di detta categoria. A ogni modo, vale sempre il suggerimento (più un’intimazione, in effetti) di Alexander Bublik: “Check the fact sheet!”, controlla le info del torneo prima di andarci.

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