Jannik e la forza della normalità. Una conferenza da campione

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Jannik e la forza della normalità. Una conferenza da campione

Sinner ha dimostrato anche presso la sede FITP di essere un fenomeno con la racchetta…ma non solo

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Angelo Binaghi e Jannik Sinner in conferenza stampa (foto Ubitennis)
 

Da Roma, il nostro inviato

Una maglietta bianca, un pulloverino beige, quel sorriso timido sempre a metà strada tra la consapevolezza di essere così in alto e quel pizzico di imbarazzo e serenità che contraddistingue i campioni. Così ha fatto il suo ingresso, mercoledì 31 gennaio, Jannik Sinner per la sua conferenza stampa, la prima in Italia da campione Slam, sulla terrazza della nuova sede della FITP, nella zona Farnesina, a dominare la città di Roma. La capitale del Paese che attualmente rappresenta la massima espressione del tennis mondiale. Il panorama è da lasciare a bocca aperta, con un sole gagliardo per essere pieno inverno ad illuminare edifici e campagne. Un sole caldo ma incapace di emanare la stessa luce proveniente da un ragazzo nato in mezzo al freddo, ma che ha ben presto imparato a essere il nuovo faro, in un momento in cui è forte l’esigenza di campioni con il volto pulito, capaci di trasmettere fiducia. E di vincere, che non fa mai male.

Fenomeno nazionale

L’aria che si respirava in un terrazzo adibito a sala stampa era delle grandi occasioni. Tutti sembravano lì per ammirarlo questo ragazzo prodigio, per sfregarsi gli occhi davanti al trofeo dell’Australian Open pensando “sì, è successo davvero“. Perché Sinner è stato accolto con applausi e sorrisi, abbracci con gli occhi e serenità, in quella che è sembrata una piacevole chiacchierata tra amici, e non un dialogo stampa-campione. Perché un campione, che sa dove è arrivato, come ci è arrivato, e quanto ad oggi sia influente, è colui che tutto questo lo rende normalità. “Sono molto contento di poter condividere le emozioni con tutti voi, ma non c’è un solo torneo. Questo è un traguardo importante per me e il mio team, si sente il calore della gente. Ma nell’altro senso sono lo stesso ragazzo semplice di due settimane fa“. Un fenomeno nazionale, checché se ne voglia dire. Un fenomeno di umiltà e lavoro come dimostra anche la motivazione del trasferimento a Monaco: “Lì ci sono tanti giocatori con cui allenarsi, le strutture sono perfette e i campi sono buoni. Ho una vita normale, posso andare al supermercato con zero problemi“.

Rosso di sera…

Il famoso detto parla del tempo. Il tempo dell’Italia, e di Jannik Sinner, è sicuramente dei più belli in questo momento. Un momento che viene da tanto lavoro, dentro e fuori dal campo, cosa sulla quale il n.4 al mondo non manca di marcare l’accento. Un numero 4 che tra l’altro vede davvero da vicino il n.1. Obiettivo, inutile negarlo, che è presente e che senza dubbio il nostro n.1 insegue. Ancora una volta però con la serenità di chi ha appena giocato una partita di prequalificazioni al Foro Italico, che vede ancora davanti a sé enormi margini di miglioramento, da colmare con il lavoro e una voglia di imparare e fare un passo in più. “La stagione è appena iniziata. Il primo torneo che ho fatto è stato l’Australian Open, ed è andato bene. Adesso l’obiettivo è quello di andare a caccia in ogni torneo. Ci saranno settimane buone e altre meno buone, ma la confidenza che ho guadagnato negli ultimi mesi è un bel vantaggio“.

Senza radici l’albero cade

Se tra tutte le sue (tantissime) qualità se ne dovesse scegliere una, spicca la genuinità. Nelle risposte, nelle espressioni facciali (a qualche domanda un sorrisetto in più, ad altre la fronte corrugata) e nel tono delle risposte, Sinner è un ragazzo vero. Un ragazzo che per arrivare dov’è ha sudato, che viene da una famiglia in cui è radicata la cultura del lavoro e soprattutto della gratitudine, nel saper dividere i meriti. D’altronde non si possono rincorrere i desideri se non ci si ricorda da dove si proviene (“Fognini ha vinto Montecarlo, dopo è arrivato Berrettini, ora ci sono io. Tutti stiamo facendo qualcosa per il futuro del tennis italiano“). E uno dei passaggi più belli della conferenza, che ha toccato profondamente anche lui, è proprio una risposta sull’ex finalista di Wimbledon. “Matteo mi ha scritto un bellissimo messaggio. Lui è un giocatore veramente forte. Io spero di vederlo il prima possibile. Manca nel circuito. Matteo è un altro che mi ha aiutato e gli sono grato. Se lui mi dovesse chiedere qualcosa, come è già successo, sarò felice di aiutarlo perché tengo molto a lui“. Risposta da un ragazzo di 22 anni che tre giorni fa ha vinto uno Slam, verso un amico che il cielo lo ha solo sfiorato con un dito, prima che gli dei, gelosi, gli tarpassero le ali.

Questa è la storia di uno di noi

Non vogliamo rubare le parole al maestro Celentano, né azzardare un paragone personale con Sinner, ci mancherebbe. Ma Jannik è un ragazzo normale, semplice, a cui piace giocare ai videogiochi e ogni tanto mangiare da solo in camera (per sua stessa ammissione). Un ragazzo che ha risposto a una domanda in tedesco fatta da un’emittente di Bolzano, ma solo dopo averla tradotta per tutti, con il sorriso sulle labbra. Che, ridendo e prendendo bonariamente in giro i presenti ha commentato così una domanda postagli in inglese (a cui ha risposto in inglese): “L’inglese lo capite, spero…“, sussurrando lo spero. Con semplicità ed educazione, riservando pensieri a chi è meno fortunato e a tutti i bambini che dal pomeriggio di domenica 28 gennaio stanno tartassando i genitori per avere una racchetta. A tutti coloro che in quella mattinata si sono emozionati, vedendo crollare a terra, gioioso quel rosso di San Candido. Che oggi è il giocatore più forte del mondo. Che oggi rappresenta l’Italia nel mondo. E che, il 31 gennaio 2024, ha fornito un’altra grande lezione: come diventare campioni rimanendo uomini.

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