Nei dintorni di Djokovic: Ivan Dodig, un doppista e il suo sogno. "Non ho rinunciato a diventare n°1"

Interviste

Nei dintorni di Djokovic: Ivan Dodig, un doppista e il suo sogno. “Non ho rinunciato a diventare n°1”

Plurivincitore Slam, il 39enne croato per un motivo o per l’altro non è mai stato numero 1 di specialità. “A volte alcune cose richiedono tempo” dice Ivan Dodig. Sulle Olimpiadi di Parigi: “Magari con Cilic miglioriamo l’argento di Tokyo”

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Ivan Dodig - Davis Cup 2023 (foto: Mario Ćužić/HTS)
 

Trentanove anni, di cui più di venti passati sui campi di tennis di tutto il mondo (il suo esordio a livello ITF risale all’agosto 2003, in un Future in Croazia e forse sarebbe avvenuto prima se a causa della guerra nei Balcani non avesse perso praticamente due anni di attività da junior). Una bacheca che conta tre titoli del Grande Slam in doppio e quattro in doppio misto, una medaglia d’argento olimpica in doppio, una Coppa Davis, ventuno titoli ATP in doppio ed uno in singolare. Più che sufficiente per ritenersi soddisfatto e dire basta, e dedicarsi insieme ai fratelli Zeljko e Mladen “Miso” – quest’ultimo suo coach praticamente da sempre – alla loro Accademia tennistica “Sportland” nella nativa Medjugorje. Invece Ivan Dodig ha ancora un obiettivo da raggiungere. Un obiettivo dichiarato da anni e che continua a sfuggirgli: la prima posizione del ranking mondiale di doppio.

Lo ha confermato anche in una recente intervista rilasciata in patria al quotidiano sportivo “Sportske Novosti” a margine della sfida di Coppa Davis disputata a Varazdin tra Croazia e Belgio, in cui ha eguagliato un’icona del tennis croato come Ivan Ljubicic per numero di tie disputati con la nazionale croata: 22, solamente il suo grande amico e concittadino Marin Cilic ne ha disputati di più (34). Purtroppo Dodig non ha potuto festeggiare questo record – di cui peraltro non era al corrente prima di arrivare a Varazdin (“Sarò onesto, non ero a conoscenza di questo dato, ma è una bella statistica e mi fa molto piacere“) – dato che insieme a Mate Pavic sono stati sconfitti dalla coppia belga Gille-Vliegen per 7-6 al terzo. Sconfitta che si è rivelata decisiva per le sorti del tie, che ha visto prevalere la squadra ospite per 3 a 1 e costringerà la Croazia a disputare, dopo sette anni, lo spareggio – in casa contro la Lituania – per rimanere nel World Group (l’ultima volta, nel 2017, fu sconfitta dalla Spagna per 3-2 e poi vinse per 4-1 lo spareggio a Bogotà contro la Colombia).

Un 2024 iniziato con difficoltà

L’anno non è certo iniziato nel migliore dei modi per Ivan, dato che prima della sconfitta in Davis aveva anche subito due eliminazioni al secondo turno nei due tornei disputati insieme al suo partner Austin Krajicek, con il quale lo scorso anno ha vinto il premio ATP come miglior coppia della stagione del circuito: per loro nel 2023 la vittoria al Roland Garros e in altri quattro tornei del massimo circuito del tennis maschile. Un problema fisico del 33enne doppista della Florida non ha però permesso alla coppia croato-statunitense di presentarsi al meglio nei tornei australiani di inizio anno e sono così arrivati prima il ritiro ad Adelaide e poi l’eliminazione all’Australian Open.

“Sì, sicuramente non è stato un buon inizio d’anno. Austin aveva un problema al braccio, non poteva allenarsi e quindi non siamo riusciti a prepararci adeguatamente nella pre-season e ad arrivare in forma a Melbourne” ha confermato Dodig, che è tornato in particolare sulla dolorosa sconfitta al secondo turno dello Slam australiano per 7-6 al terzo (10-7 nel tie break) contro la coppia composta dall’ucraino Molchanov e dal serbo Cacic, due buoni specialisti ma non certo al livello di Dodig e Krajicek.

Abbiamo perso quella partita in modo un po’ sfortunato e maldestro, ma comunque il motivo alla base è stato che non ci siamo espressi al nostro livello di gioco. Ma gli infortuni fanno parte dello sport, al momento ce ne sono parecchi tra i tennisti, e noi abbiamo avuto questa sfortuna all’inizio della stagione. Non è l’ideale che sia accaduto proprio in occasione di un torneo del Grande Slam, ma la stagione è lunga, guardiamo avanti e andiamo oltre. Anche la scorsa stagione non era cominciata bene, avevamo perso al primo turno dell’Australian Open, ma a fine anno siamo risultati la migliore coppia al mondo. Quindi questo è solo l’inizio, ciò che conta di più è rimanere in salute, specialmente per me alla mia età, e concentrarci sui prossimi tornei: perché la qualità del nostro tennis penso non sia in discussione, è sicuramente buona“.

E in effetti le cose sono già un po’ migliorate, come testimoniato dalla semifinale raggiunta a Rotterdam dove a batterli è stata una delle coppie più in forma di questo inizio stagione, quella nuova di zecca composta dall’altro croato Nikola Mektic e dall’olandese Wesley Koolhof, che su quattro tornei disputati insieme nel 2024 ne hanno vinti due (Auckland e Rotterdam).

Quel primo posto nel ranking che ancora manca

Prima dell’Australian Open Dodig era secondo nella classifica ATP di doppio e dopo Rotterdam è sceso al settimo posto, dato che lo scorso anno lui e Krajicek avevano vinto il torneo olandese. Nel frattempo, la vittoria nel primo Slam stagionale ha permesso al 43enne indiano Rohan Bopanna di salire per la prima volta sul trono del ranking ATP. Un trono su cui invece il tennista croato originario dell’Erzegovina non è mai riuscito a sedersi, nonostante da tantissimi anni sia ai vertici della specialità. E che dalla prima volta in cui è entrato nella top 10, a fine 2013, altri quindici giocatori sono riusciti a iscrivere il proprio nome nella lista dei n. 1 ATP di doppio – dal suo vecchio partner Marcelo Melo (hanno vinto insieme il Roland Garros 2015) sino appunto a Bopanna – ed alcuni di questi con risultati complessivamente inferiori a quelli del tennista di Medjugorje. Alcuni sono addirittura diventati n. 1 senza aver vinto un torneo del Grande Slam: Koolhof e Skupski, ad esempio, hanno conquistato il loro unico Slam, Wimbledon 2023, diversi mesi dopo aver raggiunto la vetta del ranking ATP e lo stesso Bopanna ha vinto il suo primo Slam proprio in Australia diventando n. 1 ATP il lunedì successivo. Dodig di Slam ne ha vinti ben tre, ma il gradino più alto della classifica non è ancora riuscito a raggiungerlo, sebbene sia da anni un suo grande desiderio.

Ivan Dodig – Davis Cup 2024 (foto: Mario Ćužić/HTS)

“Sì, è così. C’è stato anche un periodo lo scorso anno in cui non ho potuto giocare a causa di un infortunio ed ho saltato i tornei di Indian Wells e Miami. Austin li ha giocati con altri partner (arrivò in finale a Miami in coppia con il francese Mahut, ndr) ed ha così ottenuto punti che lo hanno portato ad essere il n. 1 al mondo, davanti a me. Insomma prima praticamente non era mai stato un top ten e poi in un anno e mezzo è riuscito ad arrivare sino alla prima posizione, mentre io che sono da oltre dieci anni stabilmente nelle prime posizioni non ci sono riuscito (Dodig nelle ultime dieci stagioni ha finito per cinque volte l’anno tra i primi dieci e otto volte tra i primi quindici, ndr). Ma questo è lo sport: a volte ci vuole tempo per vedere avverarsi i propri desideri, ad alcune persone accade più facilmente, ad altre magari capita che non si avvereranno mai. Fa parte della vita e dello sport. Per quanto mi riguarda, ho realizzato molte delle cose che mi ero prefissato e anche alcune che non avrei nemmeno potuto immaginare di riuscire a realizzare” ha detto Dodig, che tuttavia non ha abbandonato il suo sogno.
È ancora un mio desiderio diventare il numero 1, sarebbe il coronamento della mia carriera. Mi motiva per il futuro e spero si presenti l’opportunità di realizzarlo, anche perché ritengo di meritarlo”. 

L’età è solo un numero (?)

Come detto, l’attuale n. 1 del ranking  Bopanna ha 43 anni, quindi quattro più di Ivan. Ma anche 39 anni – compiuti da poco, il 2 gennaio – non sono certo pochi per un tennista professionista, sebbene nel doppio si riesca ad eccellere ad alto livello anche da over 35. “Non posso dire, ovviamente, di essere fisicamente come un tennista giovane, ci sono sempre alcuni piccoli acciacchi e problemi, ma sono cose che si risolvono facilmente. Nel complesso sto bene, lavoro molto e spero di continuare così, facendo prevenzione. Spero quindi di avere ancora alcuni buoni anni davanti a me.

Magari anche i risultati di Bopanna possono rappresentare uno stimolo a continuare la caccia al trono ATP. Ovviamente Ivan e Rohan si conoscono bene, frequentando da anni il tour, ed hanno anche giocato insieme: il loro miglior risultato la finale dell’Open del Canada nel 2017.
La storia di Rohan è interessante e sono contento per lui che sia diventato numero 1: è una bella persona, siamo buoni amici e abbiamo giocato molte volte insieme. Tre o quattro anni fa aveva annunciato, tra noi giocatori, che avrebbe smesso. Credo che in quel momento fosse attorno alla 50esima posizione del ranking. Ma lo sport è imprevedibile, possono verificarsi situazioni straordinarie che portano a cambiare una storia o a raccontarne una nuova. Questa di Bopanna è sicuramente una bella storia, per il tennis in particolare, ma in generale rappresenta un bell’esempio sia in ambito sportivo che in assoluto nella vita. Sul fatto che bisogna essere perseveranti, anzi è molto più importante essere perseveranti che prendere decisioni affrettate. La storia di Bopanna è un’ispirazione per molti giovani, ci dice che non è mai troppo tardi.

Il sogno olimpico non svanisce mai

Il 2024 è anche l’anno delle Olimpiadi ed ovviamente è logico tornare con la memoria alle Olimpiadi di Tokyo e alla doppietta croata nel torneo di doppio maschile: oro per Pavic/Mektic, argento per Dodig e Cilic. Di conseguenza  è logico anche chiedere a Dodig se giocherà a Parigi e se lo farà nuovamente con il suo grande amico Marin Cilic.

È sicuramente bello che le Olimpiadi siano di nuovo così vicine e sicuramente le giocheremo, ma resta da vedere in quale modo. Spero che entrambi, Marin e io, saremo in buona salute, perché c’è il desiderio di giocare di nuovo insieme e cercare di fare un ulteriore passo avanti rispetto a Tokyo, quindi conquistare l’oro. Ma c’è una grande concorrenza tra noi giocatori, e c’è ancora tempo dato che le registrazioni solitamente si chiudono un mese prima dell’inizio delle Olimpiadi. Vedremo come si svilupperà la stagione, dipenderà molto dalla salute, ma anche dal ranking.”

Non lasciarlo andare sogna fino in fondo” canta Roberto Vecchioni nella sua bellissima canzone “Sogna, ragazzo sogna”, che ci permettiamo di parafrasare come augurio a Dodig. Sogna Ivan, sogna: “Manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu“.

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