L'avvocato di Halep: "Luci e ombre dei processi antidoping, tra Itia e Tas la penso così" - Pagina 4 di 4

evidenza

L’avvocato di Halep: “Luci e ombre dei processi antidoping, tra Itia e Tas la penso così”

Lo specialista legale in materia di Antidoping Howard Jacobs descrive nel dettaglio la vicenda della tennista romena appena riabilitata dal Tas

Pubblicato

il

Simona Halep - Toronto 2022 (foto Twitter @NBOtoronto)
 

JW: Continuo a battere sullo stesso punto, ma per quale diavolo di motivo un atleta dovrebbe assumere integratori dato l’alto coefficiente di rischio di doping verso cui si espone? Il guadagno incrementale in termini fisici è così significativo dal correre un rischio così ingente?

HJ: “Personalmente non li prenderei. Quando ho iniziato ad occuparmi di doping e a fare causa alle aziende di integratori, ero ancora un atleta agonista. E assumevo in quel periodo degli integratori. Ma poi ho deciso di fermarmi perché ho pensato: ‘Non posso continuare a farlo, mi sento un ipocrita facendo poi causa alle aziende che li producono’. Ebbene, nel momento in cui ho smesso di farne uso non ho notato alcuna differenza significativa … Se mi chiedi perché così tanti atleti li usano, lo fanno a causa delle stesse aziende produttrici di integratori che spendono più in marketing dell’intero budget mondiale riservato al programma antidoping TADP. Basta osservare come siano stati abili nel convincere gli atleti ad averne un fisiologico bisogno. E se sei a quel livello, ai massimi piani del Tour, dove anche la più piccola differenza può creare un gap enorme ti ritrovi ad avere tutti gli atleti che si sentono quasi obbligati ad assumerli perché circondati unicamente da persone che lo fanno“.

JW: Abbiamo visto altri atleti, non soltanto nel tennis, rimanere sostanzialmente coinvolti in processi per doping. Sono percorsi, come detto in precedenza, molto costosi e tanti alla fine sfiancati dalla lungaggine burocratica (e non solo) si sono arresi. Valutando lo stato d’animo di Simona rispetto agli altri atleti che hai rappresentato, la sua volontà di combattere questa ingiustizia è stata cruciale per la buona riuscita del processo. Poiché una campionessa del suo calibro, avrebbe potuto tranquillamente dire ‘Ho più di 30 anni. È stata una bella carriera, non ho bisogno di tutto questo. Non devo dimostrare niente a nessuno’.

HJ: “Hai perfettamente ragione. Ha avuto la volontà di combattere fin dall’inizio, una forza di volontà ferrea che non hai mai vacillato anche nei momenti più difficili del processo. Naturalmente anche lei ha dovuto vivere i suoi momenti di down, soprattutto dopo che all’improvviso ha ricevuto la notizia scioccante di essere risultata positiva ad un qualcosa di cui non ha mai sentito parlare, che sa di non aver mai preso ma allo stesso tempo non sai come risolvere la vicenda. A quel punto è facilissimo crollare definitivamente. Poi però scoprendo che l’integratore è contaminato, riacquisti quell’energia vitale per darti la spinta necessaria che ti consenta di andare avanti oltre tutto. Ma bisogna essere veramente molto forti di testa, perché è andirivieni emotivo senza soluzione di continuità. L”ITIA dichiara ‘No, non crediamo alla tua versione’. E poi ancora la squalifica di quattro anni, che per uno sportivo è la cosa più terrificante che possa esistere. Ebbene, lì molti si scioglierebbero in men che non si dica mentre lei non ha mai pensato di fermarsi. E’ stata una lottatrice formidabile, e alla fine si è presa la rivincita che le spettava“.

JW: Infine un ultimo quesito, tutti vogliono e vorrebbero uno sport pulito come è giusto che sia. Ma forse non è insito nella natura umana. Quanto di questo processo è conseguenza delle caratteristiche intrinseche del tennis e di come viene percepito nelle aule giudiziarie? E quanto invece di questo caos giuridico sia essenzialmente inerente e legato allo specifico modus operandi dei processi nel settore antidoping?

HJ: “La mia personale opinione è che in generale le regole antidoping non abbiano parametri particolarmente corrette nei confronti degli atleti. Il test che utilizzo sempre per determinare se sono giusti è: cosa succede se hai un atleta che non ha assunto qualcosa di proposito e, nonostante tutti i suoi sforzi e i tuoi, non è in grado di dimostrare cosa ha causato la positività nei suoi test? Come vengono trattati gli atleti con questo sistema giudiziario? E se si guarda all’evoluzione delle norme antidoping, in ogni integrazione del Codice Mondiale Antidoping, quell’atleta viene trattato peggio del passato. Quindi penso che le sanzioni siano eccessive in molti casi. E le sanzioni eccessive creano sempre ulteriori fraintendimenti e problematiche di ogni genere“.

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement