La resilienza di Sinner (Bertolucci, Cocchi, Piccardi). Arnaldi marcia verso Sinner sognando il derby con vista quarti (Azzolini, Ercoli, Martucci). Sinfonia degli addii (Bertellino)

Rassegna stampa

La resilienza di Sinner (Bertolucci, Cocchi, Piccardi). Arnaldi marcia verso Sinner sognando il derby con vista quarti (Azzolini, Ercoli, Martucci). Sinfonia degli addii (Bertellino)

La rassegna stampa di martedì 26 marzo 2024

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Sinner: “Il mio segreto? Alleno pure il cervello” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Chissà cosa scatta in quella testa di riccioli rossi quando c’è da fare un click, uno scatto, cambiare il corso della storia. Chissà cosa è scattato, in Australia, quando era sotto due set contro Medvedev e poi ha deciso che a vincere lo Slam doveva essere lui. Chissà contro Griekspoor cosa è cambiato per ribaltare il match, e come avrà preparato la sfida […] di stasera […] con O’Connell che lo vedrà protagonista stasera negli ottavi. Quando glielo si chiede tira fuori un’espressione buffa, storce la bocca: «Mmmm… non è facile da spiegare. Però, detta in maniera semplice: la mente è una cosa nostra, e noi dobbiamo imparare a controllarla. E la nostra arma più potente». La stessa che gli ha permesso di vincere quattro degli ultimi cinque match in cui ha perso il 1° set. […] È affascinante provare a capire come un ragazzo di 22 anni riesca a dominare così bene i suoi pensieri, a non farsi condizionare da un momento negativo, non lasciarsi spaventare dalla reazione di un avversario. E più una questione di emozioni o di rifiuto della sconfitta a priori? Di sicuro è una caratteristica dei campioni. Sinner guarda e impara, si confronta con i grandi dello sport a tutti i livelli, scambia messaggi con Tomba, si confronta con Chiellini e in questi giorni a Miami ha voluto sapere come lavora la Nazionale, come si rapporta Spalletti ai giocatori. È finita col c. t. che ha preso lui ad esempio… Lo stesso interesse lo ha spinto ieri ad avvicinarsi ai colleghi del tennis in carrozzina che per la prima volta quest’ anno giocano il torneo. Jannik ha chiacchierato brevemente con Alfie Hewett, una leggenda del wheelchair tennis, campione di 27 Slam. E lo ha tempestato di domande. Infine ha anche provato a colpire da seduto, per comprendere la fatica di questi atleti. […] Se da bambino non avesse avuto le giornate impegnate tra sci e racchette, avrebbe sicuramente passato il tempo a smontare oggetti e capirne il funzionamento: «Ho letto un libro che spiega alcuni fenomeni […]. Ad esempio perché si formano i buchi nel formaggio o cose simili…». Ecco, Sinner è uno che vuol sapere pure come si buca un groviera, difficile non voglia capire come si battono paure ed emozioni. La partita contro Griekspoor ha messo in luce la capacità di Sinner di resettare, di staccare e ripartire. La pioggia che ha interrotto il match gli ha permesso di distrarsi, due calci al pallone con l’amico e fisioterapista Giacomo Naldi, qualche minuto di gioco con un bimbo: «Non si può pensare sempre al tennis […] bisogna anche guardarsi intorno e sapersi distrarre». […] Distrarsi ma senza mai perdere il focus. Lo ha imparato guardandosi dentro: «Io voglio sempre capire come funziona il mio cervello, questo è anche parte del lavoro che svolgo con Riccardo […]. Ma il resto lo faccio in campo, giorno dopo giorno». Ceccarelli direttore di Formula Medicine, collabora con molti piloti ma ora il discorso si è allargato anche ad altri sport. Sinner, che ha una grande passione per l’automobilismo tanto da diventare testimonial della E1, ha scelto questo metodo che si basa sulla gestione della tensione e dei momenti di difficoltà, sulla conoscenza del proprio cervello, mantenimento della concentrazione, controllo delle emozioni durante le competizioni. Si parla infatti di conoscenza di sé: riconoscere i momenti e sapersi comportare di conseguenza. La mente, così, da variabile impazzita […] diventa un fattore gestibile e interpretabile, anche nel pieno della competizione e sotto stress. È nella quotidianità, però che si fa la differenza: «C’è il lavoro specifico e c’è quello che fai durante gli allenamenti ed è fondamentale come quello tecnico. È un’abitudine ad andare avanti nonostante tutto, a sopportare lo stress. A volte non hai voglia di fare una cosa ma devi stringere i denti e farla lo stesso. Dormi male di notte? Non importa, ti alzi e ti alleni comunque. Ha mangiato qualcosa che ti ha fatto male? Idem, non trovi scuse e vai in
campo o in palestra. Tanto sono cose che ti succederanno anche in partita. Se non riesci a gestire una situazione quando non hai lo stress del match, come puoi pensare di farlo quando sei in partita…
». Il filosofo Jannik.

Sinner grandissimo se saprà gestire anche i momenti no (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Il pericolo, con Sinner, è diventato guardare il tabellone dei suoi tornei con troppo anticipo: si intuisce […] che è piuttosto agevole, come nel caso di Miami e col pensiero si corre già ai quarti di finale e alle relative teste di serie da sfidare. Non deve essere così: perché anche contro giocatori come Griekspoor, dall’azzurro già battuto tre volte senza concedere un set, può capitare che in una determinata giornata, non delle migliori per lui, superlativa per l’olandese, il match risulti difficile e si complichi in maniera quasi definitiva. La colpa di tutto ciò è di Jannik che, negli ultimi sei mesi, attraverso prestazioni che quasi sempre hanno rasentato la perfezione, ci ha abituati troppo bene. Domenica, invece, è apparso un po’ scarico, meno reattivo del solito, incerto in alcuni frangenti, timido in altri. Nel primo set e fino a metà del secondo non ha sfoderato il suo tennis spavaldo, per lunghi tratti è sembrato rinunciatario, sul campo ha tenuto una posizione arretrata e ha lasciato l’iniziativa della partita all’avversario . Un atleta, Griekspoor, non di primo livello, ma comunque in grado di tener testa anche ai migliori per quanto riguarda la pesantezza di palla e la velocità di alcune accelerazioni. Per fortuna, quando per l’altoatesino il match si è negativamente indirizzato, benedetta più che mai, è arrivata la pioggia. Abitualmente è fastidiosa, perché costringe a tornare negli spogliatoi e a interrompere una trama che stava seguendo un determinato andamento. In questo caso, però, per un Sinner in difficoltà, è stata proprio benedetta. Maledetta, al contrario, per Tallon che pareva avviato a diventare protagonista della grande sorpresa della giornata e, forse, dell’intero torneo. Invece sono bastati 30-40 minuti, tanto è durata la pausa. Jannik ha riordinato le idee: il colloquio con coach Cahill dev’essergli servito per capire di dover chiudere le risposte molto di più verso l’esterno, togliendo una freccia importante all’arco del rivale. In quanto alla posizione, ha fatto un passo avanti necessario per poter decidere personalmente le sorti della contesa, anche a costo di sbagliare qualche palla di troppo. Così, nella parte finale del secondo set, come era logico fosse, nel terzo set, abbiamo rivisto una buona versione di Sinner. Con colpi ficcanti e una buonissima percentuale di prime palle di servizio ha spento qualsiasi velleità di Griekspoor. Passato lo spavento, la vittoria di domenica diventa ancor più significativa. Quando tutto funziona alla perfezione, con un servizio penetrante, un dritto che apre gli angoli e un rovescio incisivo, imporsi diventa agevole. Difficile invece è quando si incappa in giornate negative, quando l’adrenalina non scorre nelle vene, piedi e gambe faticano a trovare il ritmo e il timing delle esecuzioni è impreciso: è in quei casi che emerge il campione, colui che, pur con poche armi a disposizione, riesce prima a fermare la carica dell’avversario e poi a superarlo nel rush finale. Nell’arco di una stagione non sono più di 5-6 le partite nelle quali un giocatore dispone di tutto il proprio arsenale di colpi, sfrutta la massima concentrazione e ha una perfetta reattività fisica. Il tennista, in tutte le altre occasioni, è chiamato a risolvere vari problemi e vincere anche in assenza di un colpo o in presenza di qualche dolore odi qualche problema fisico. In quanto a Sinner, dobbiamo capire che ci saranno altre partite “sporche” da portare a casa. Non sempre potremo vedere uno Jannik al 100%. Ma è attraverso questi match che il buon giocatore diventa grande o addirittura grandissimo.

Sogniamo il derby Sinner-Arnaldi (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport Stadio)

Sinner-Arnaldi è il suggestivo derby all’orizzonte, ma prima ci sono Christopher O’Connell e Tomas Machac da sconfiggere. Vedere due italiani contendersi un posto nelle semifinali del Masters 1000 di Miami sarebbe la realizzazione di un altro di quei sogni fino a qualche anno fa proibiti al nostro tennis. Un sogno che, tuttavia, tra Coppa Davis, Australian Open e gli ingressi in Top 10 conquistati inizialmente da Fognini e Berrettini, e successivamente da Jannik, ha visto realizzazioni ancora più significative. […] I due azzurri dopo aver superato indenni le peripezie indotte dalla pioggia, nella giornata di ieri si sono finalmente goduti il giorno di riposo e torneranno oggi in campo negli ottavi di finale del secondo Masters 1000 stagionale. In una metà bassa di tabellone che ha perso diverse teste di serie, Sinner ha i pronostici dalla sua nel match che lo vedrà opposto al numero 66 ATP Christopher O’Connell. Contro il ventinovenne di Sydney andrà a caccia di una rivincita. Nell’unico precedente, giocato nel 2021 ad Atlanta, l’australiano infatti vinse 7-6(7) 6-4 contro un Jannik scombussolato dopo la rinuncia all’Olimpiade di Tokyo. […] Tre anni fa mi ha battuto ed è un giocatore pericoloso […]. Serve bene e sa come muoversi su questi campi. Non si arriva agli ottavi di finale di questo torneo per caso, quindi non mi aspetto una partita facile». Sul fronte Sinner è incoraggiante il finale di match contro Griekspoor, culminato con l’eloquente 6-1 che ha concretizzato la rimonta. Nel secondo match giocato in Florida l’altoatesino ha faticato con il dritto, colpo dallo straordinario rendimento a Indian Wells, e ha fallito qualche chance di troppo in un primo parziale dove era riuscito a servire con ottima continuità. Quest’ultimo dettaglio, unito alla grande gestione dei momenti più delicati di un torneo, fa ben sperare per il prosieguo della settimana. Dopo aver sconfitto il prototipo del futuro Fils e l’imprevedibile Bublik, Amaldi ha superato l’opaco Shapovalov per approdare agli ottavi di finale senza aver perso un parziale. Il ligure si è confermato in questi primi mesi di stagione un giocatore da circuito maggiore, capace di avere un rendimento stabile e picchi importanti. Contro Machac la possibilità di accedere al primo quarto di finale della carriera in un Masters 1.000 e di proiettarsi virtualmente alla 32° posizione mondiale.

Arnaldi in marcia su Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

In fondo, Matteo Arnaldi è la prima volta che lo vedono. L’anno scorso non c’era, il Sunshine Double fece a
meno di lui. Per dare sostanza alla parabola del nuovo tennista italiano che spunta dal nulla, occorreva attendere un altro mese e mezzo. Barcellona, fine aprile 2023, fu fi suo trampolino… Così, ora che è negli ottavi, di fianco a Sinner, Matteo Bis […] fa lo stesso effetto agli appassionati di Miami di Luca Nardi per quelli di Indian Wells. Matteo ha sconfitto Shapovalov, che fu numero dieci due anni fa. Nardi, lo ricordate, fece irruzione nel primo 1000 stagionale battendo Djokovic, prendendo le mosse da una sconfitta nelle qualifiche risanata con un ingresso gratuito nel main draw come lucky loser. Ma l’italiano che non c’è, ormai è chiaro, è quello che ti cambia il torneo.. Accadde lo stesso anche al Sinner degli inizi, che furono appena ieri ma sembrano già lontani. Nel 2021 a Miami il ragazzo dai capelli rossi lo conoscevamo solo noi, e già ne parlavamo come di una futura star. Perché siamo bravi? O magari perché esageriamo un pochino? Decidetelo voi… Fatto sta, Sinner prese il comando delle operazioni in corso d’opera e azzeccò un torneo di straordinaria solidità trapassando gente come Khachanov, come Bublik […] e coane Roberto Bautista Agut che ancora aveva energie da spendere e spandere, prima di acquietarsi di fronte all’amico Hubert Hurkacz. Lo giudicarono un torneo senza campioni, ma uno in finale vi giunse. Solo che ancora non era conosciuto conte tale. È una prolifica palestra quella del Sunshine Double, per gli italiani. Lo è da qualche anno, anzi, lo è per i ragazzi di quest’ultima generazione, e funziona a dovere, li spinge a procedere a manetta. Ma anche questo s’è detto. Il salto generazionale ha fatto degli italiani dei tennisti da cemento, outdoor o indoor non importa. Amano anche l’erba. Chissà quanto, invece, la terra rossa. Ognuno con le proprie virtù, ovviamente. Prendete Arnaldi, Matteo Secondo… Dicevo l’altro ieri di aver visto raramente uno, come lui, disporre per vie naturali di un tennis da Coppa. Badate, non è una perorazione anticipata per una maglia azzurra… La Davis tornerà a settembre, c’è tempo. E nemmeno un patrocinio, dato che il ragazzo di Sanremo mi sembra intenzionato a sostenersi da sé, con risultati che un anno fa nessuno avrebbe ritenuto possibili. Si tratta piuttosto di una semplice osservazione del suo stile di gioco, composto da molteplici variabili che tra loro potrebbero collidere, se Matteo non fosse un grande costruttore di ossimori tennistici, laddove i momenti più pungenti del suo gioco prendono forma da fasi difensive estreme, dalle quali è difficile supporre che ne possa sortire, mentre lui ribalta d’improvviso lo schema e va a cogliere il punto, magari attaccando. Il segreto del tennis da Coppa sta in quel gioco elastico di ribattute, rincorse, resistenza, attacchi e testardaggine che rende Arnaldi indigesto a tennisti ben più titolati dl lui. Dell’attuale gruppo Davis italiano, Matteo è il più aitante, ii più corridore, anche il più inesperto, ma ha dentro la forza inesauribile di chi il proprio spazio se l’è conquistato. Ha seguito i viottoli tipici della gavetta, i suoi caruggi, ché quelli di Genova sembrano fatti apposta per illustrare a un giovane il percorso tennistico da compiere, con tutte le naturali insidie. Su e giù tra strade assolate poi d’improvviso opache di ombre che sembrano perenni, costeggiando i palazzi più belli e le dimore più dimesse, fra improvvise svolte che non ti aspetti, e avanti così fino scovare la strada che porta al sole. Lui, Amaidi, il ragazzo che ha un sorriso che ti si appiccica addosso, di natura è paziente. Tipico della città dei fiori e della propria gente, abituata ad attendere che la natura faccia il proprio corso, abituata a pensare che solo lavorando con una disposizione d’animo che sappia accertare e sopportare le contrarietà si ottengono i fiori più belli. La vittoria su Shapovalov lo consegna al numero 35, nuovo best ranking. Ora va a sfidare il ceco Tomas Machac, che vanta su di lui una vittoria fulminante nelle qualificazioni di Dubai dell’anno scorso, 6-0 6-1 addirittura. Ma Matteo non era ancora lui, dunque anche Machac non lo conosce nella nuova veste. Arnaldi si è rivelato a Barcellona, superando le qualifiche. Si confermò a Madrid battendo Ruud e in questi mesi ha accumulato una semifinale a Umago, un quarto a Brisbane, un ottavo agli US Open, un altro a Pechino e ora uno a Miami. Non perde mai al primo turno, magari gli capita al secondo, ma solo contro i più forti: Alcaraz a Indian Welis, De Minaur a Melbourne, Medvedev a Toronto. E ha vinto una Davis da protagonista, festeggiando nei modi semplici di un ragazzo che non si sente un eroe della Marvel. Se riuscirà a battere Machac, giungerà a un passo dalla Top30 e da li direttamente nelle braccia di Sinner, che potrebbe trovate nei quarti, per un nuovo derby. Ma anche Sinner dovrà essere bravo questa volta, con Griekspoor ha peccato di aggressività, nel senso che ne ha messa un pizzico meno di quanto servisse nella prima fase del match. Può capitare a due che sono al quarto confronto […] in poco più di un anno. Eppoi, l’olandese ha servito alla grande nel primo set; di questo gliene va dato atto. Con Christopher O’Connell, australiano di Sydney, c’è invece un match del 2021 ad Atlanta, che Sinner non giocò benissimo e perse in due set.. Ma Jannik i bruti ricordi tende a cancellarli, non a dimenticarli, ed probabile che O’Connell lo aiuterà a ritrovare l’aggressività delle migliori occasioni.

MURRAY. Sinfonia degli addii (Roberto Bertellino, Tuttosport)

E’ giunto ai titoli di coda Andy Murray e ogni torneo nel quale si schiera diventa una sorta di passerella agonistica nella quale dare il massimo, fino all’ultimo quindici. A Miami l’addio è stato ancora più speciale perché come aveva già ricordato in avvio di rassegna il sito di gara ed il posto hanno rappresentato molto […] per lui: «A Miami sono allenato spesso, è stata per me una sorta di seconda casa». La sua corsa si è fermata al 3° turno, per mano del ceco Machac e dopo quasi 3 ore e 40 minuti di gioco. Nel terzo set, recuperato un break all’avversario e salito sul 5.5 Sir Andy ha preoccupato per un movimento innaturale con la caviglia sinistra che gli ha provocato una smorfia di dolore alla quale è seguita una corsa a balzelli verso la rete, prima di accasciarsi e toccare l’arto. Si è pensato al peggio, poi Murray si è rialzato, ha chiesto un meditai time out ed è tornato in campo per provare a compiere, pur claudicante, l’ennesima impresa. Non gli è riuscita perché nel tie-break il ceco ha accelerato e l’ha tolto dai giochi: «È stato un torneo particolarmente importante per me […], si sono sommate le emozioni lasciando il campo come molto probabilmente capiterà anche in altri eventi. Adoro questa città e durante il match non pensavo alle tante partite giocate a Miami, piuttosto al fatto che era l’ultimo e avrei voluto farlo durare ancora un po’». Lo sguardo dell’indomito scozzese è rivolto ai prossimi impegni: «Non vedo l’ora che arrivi la fine adesso, darò il massimo nei prossimi mesi e poi tornerò a casa dalla mia famiglia». Prima ci sarà l’appuntamento sui nobili prati di Wimbledon, dove il due volte campione cercherà di lasciare un’ultima impronta. Si è interrotta subito un’avventura in doppio di Andrea Vavassori e Simone Bolelli. I due azzurri si sono confrontati nel torno d’esordio con la prima coppia del ranking formata dall’indiano Bopanna e dall’australiano Ebden, contro i quali avevano giocato e perso la finale degli Australian Open. In quella circostanza avevano ceduto in due set, mentre a Miami hanno alzato bandiera bianca nel match tie-break, per 10-4. L’obiettivo rimane la partecipazione alle Finals, che in singolare non dovrebbe sfuggire a Medvedev; a segno nel terzo turno, e in scioltezza nel secondo set, contro Norrie. Ieri spazio agli incontri di 3° turno della parte alta del draw. Ha vinto con fatica il russo Karen Khachanov che dopo essersi imposto agevolmente nel primo parziale ha subito la reazione di Francisco Cerundolo nel secondo. […] Il doppio azzurro Errani/Paolini è salito nei quarti grazie al successo su Siegemund/Xu.

La resilienza di Sinner nell’umidità di Miami (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Da quelle parti, fischiano le pallottole. Ben Shelton ha tirato un dritto a tutto braccio che ha viaggiato a 230,14 km all’ora vicino alle orecchie del diciottenne spagnolo Martin Landaluce, Carlos Alcaraz gli ha risposto contro Carballes Baena: 172,2 km/h, tanto per gradire. Il campo blu del Miami Open è veloce, insomma, più di quello di Indian Wells […], per la gioia delle giovani pistole, Jannik Sinner in testa. Archiviata la giornata fiacca coincisa con il terzo turno […], Jannik si è scoperto resiliente come pensava […], a Miami circola un virus che ha messo kappaò sia Berrettini che Rune […] , può darsi che l’azzurro abbia dovuto gestirne sintomo. Di certo i watt espressi non erano i soliti, in partite così diventa determinante la voglia di soffrire, che a Sinner non è mancata: «Mi sono concentrato sul servizio, ho pagato un paio di brutti errori che mi sono costati il break. A volte devi solo accettare che il tuo avversario stia giocando meglio e restare lì». E il consiglio che gli ha dato coach Cahill durante la provvidenziale interruzione per pioggia […], quando Jannik si è svagato giocando a pallone con il figlio di un collega. Punto e a capo. L’ottavo di finale di Miami, stasera, mentre Arnaldi sfida il ceco Machac […] in vista di un derby nei quarti […], gli riserva una vecchia conoscenza: l’australiano Christopher O’Connell, 29 anni, n. 66 del ranking, un tipo rilassato che nel 2018, allo scopo di guarire da una tendinite al ginocchio, si assentò dal circuito tutta la stagione per andare a pulire barche con il fratello Ben in una baietta di Sydney. Chiamalo fesso. Tre anni dopo, nel 2021, sul duro di Atlanta batteva in due set un Sinner reduce dal gran rifiuto all’Olimpiade di Tokyo, dirottato dall’ex coach Piatti sul cemento americano: ad Atlanta vincerà il primo e per ora unico titolo in doppio […], la settimana dopo si annetterà l’Atp 500 di Washington. «O’Connell è un buon giocatore […], con un ottimo servizio […]. Si muove bene in campo, è esperto, sa cosa fare». Nulla da temere, se il numero 3 del mondo ritroverà la brillantezza di Indian Wells: «Rimango concentrato su me stesso, proverò ad alzare il livello rispetto a Griekspoor e a mantenere invariata l’intensità di gioco». Miami, dove ha già raggiunto due volte la finale […], è una brutta bestia che sa come addomesticare: l’umidità, il caldo, la dispersività di uno stadio […] nato per il football americano; il tennis è ospitato in spazi enormi, senza troppi riguardi per i giocatori se è vero il cahier de doléance che il norvegese Ruud ha recapitato agli organizzatori: «Non abbiamo acqua fresca né asciugamani e nemmeno un posto decente per cambiarci. Questo torneo è una barzelletta!». Che forse fa sorridere solo chi lo vince.

Sinner e Arnaldi, ottavi con vista derby (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Oggi il Sunshine Double azzurro, Jannik Sinner-Matteo Arnaldi, vuole abbagliare negli ottavi di Miami l’australiano Christopher O’Connell e il ceco Tomas Machac. È un doppio confronto possibile verso il derby dei quarti nel Masters 1000 sul cemento della Florida, ma e anche ricco di insidie. Al di là del deficit in classifica […], entrambi gli avversari degli azzurri partono 1-0 nei testa a testa […] e in questi giorni hanno superato ostacoli duri: il 29enne australiano, uno dei 12 top 100 col rovescio a una mano ha superato il veloce Tiafoe e il gran battitore Damm; il ceco, allenato dall’ex campione Slam, Daniel Vacek, ha eliminato addirittura Rublev e Murray. Entrambi lottando tanto anche domenica: O’Connell per domare dopo due tie-break il 2003 Damm, figlio d’arte, e Machac per piegare, davanti a un pubblico ostile, dopo 3 ore e mezza, sir Andy all’ultimo Miami. […] Entrambi alti 1,83 […] sono atleti rapidi e completi, forgiati nei tornei più piccoli e disagevoli. O’Connell si esalta nell’umidità, come dice il titolo Challenger di fine settembre a Shanghai, e Machac, fidanzato della collega Katerina Siniakova, sottolinea il bell’antagonismo coi connazionali Lehecka e Mensik. Anche se, da parte loro, Sinner oltre ai formidabili risultati di quest’anno e l’ormai consolidata caratura da top 3, con il bonus dei 3000 punti raggiunti nella Race, ha già la quasi aritmetica certezza della qualificazione alle ATP Finals ed è ancor più forte dopo i brividi contro il picchiatore Griekspoor, che l’ha fatto soffrire fino al 7-5 3-3 quando lo stop per pioggia l’ha rigenerato. «Mi sono focalizzato al massimo su quello che potevo controllare, cercando di rimanere il più concentrato possibile sui miei game di servizio. A volte devi accettare che l’avversario stia giocando molto bene, restare mentalmente forte e continuare con la mia intensità di gioco, o cercare altre soluzioni». Amaidi, dopo la triplice Fils-Bublik-Shapovalov, si sente pronto per il nuovo salto di qualità nei Masters 1000: «Sto giocando bene e non voglio fermarmi qui».

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