Uno dei temi più caldi degli ultimi giorni nel mondo del tennis è senza dubbio la decisione presa da Novak Djokovic di separarsi dal suo ultimo allenatore, Goran Ivanisevic. Lo stesso ‘Nole’ ha recentemente spiegato i motivi della rottura, rivelando anche come possa non esserci un successore del croato nel suo angolo. L’ex n. 2 del mondo – ranking raggiunto nel 1994, si è concesso a una lunga e interessante intervista ai microfoni del giornalista Sasa Ozmo, per ‘Sport Klub’, fornendo la sua versione della vicenda.
“Non c’è davvero una ragione reale. Uno dei motivi è proprio un senso di fatica, sono stati cinque anni davvero difficili ed intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, in cui è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta per la storia della vaccinazione. Siamo arrivati ad un senso di saturazione, di ‘stanchezza materiale’, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione. Alla fine io mi sono stancato di lui e lui si è stancato di me. In ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare”.
Ivanisevic ha poi parlato di quanto successo a Miami: “Non dirò esattamente quello che è stato detto, sono comunque contento di essere andato in America. In Australia ero già piuttosto stanco, non solo perché aveva perso in semifinale, anche perché avrebbe potuto vincerla. Poi iniziarono le storie su che tragedia fosse stata la sua sconfitta in semifinale. Voglio dire, non è successo niente di tragico, non è che abbia perso al primo turno, ha perso contro un ragazzo più giovane e più bravo. Non son cosa sia successo a Djokovic in quel match, Sinner è troppo bravo“.
Su cosa significhi allenare un campione come Novak Djokovic ha poi rivelato: “È stato molto emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso. È stato turbolento, non per quanto riguarda il nostro rapporto, ma a causa di tutto quello che è successo. Lui comunque è un’istituzione, è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi. Gli sarò eternamente grato, mi ha dato un’opportunità e io l’ho sfruttata al meglio. I risultati parlano chiaro, nessuno potrà mai cancellarli, sono scritti nero su bianco. Insomma, sono stati cinque anni meravigliosi“.
Infine, la chiosa sul Sunshine Double: “Per tornare allo swing americano, penso che se Vukic ci avesse creduto di più probabilmente avrebbe potuto battere anche lui Novak. Quel primo set contro Nardi è stato forse il peggior set che gli ho visto giocare in questi cinque anni che sono stato il suo allenatore. Il secondo lo ha vinto, ma nel terzo Nardi ha visto che poteva batterlo. Djokovic non era pronto per quella battaglia, anche se ci aveva provato. Nardi comunque è bravissimo, secondo me dovrebbe essere nella top 50. […] Il giorno dopo ci siamo seduti per parlare e sono davvero contento di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui ne abbiamo passate tante era l’unico modo giusto per farlo”.
“Ci siamo seduti bene, rilassati, abbiamo riso e parlato. Per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo e lui mi ha detto come si sentiva. Novak, quando tutte le telecamere sono spente e quando è più se stesso è una brava persona, ha un grande cuore. Ero sempre pronto anche a morire per lui se fosse stato necessario, combattere contro il mondo intero. Non era facile essere il suo allenatore in quel momento, ovunque andassimo la gente ci guardava e lo vedeva come un cattivo”.