Roger Federer e la Coppa Davis: quando salvare la patria diventa un dovere

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Roger Federer e la Coppa Davis: quando salvare la patria diventa un dovere

Roger Federer torna in campo a Settembre nelle competizione a squadre per lo spareggio contro l’Olanda per restare nel World Group. Situazione in cui si è trovato più e più volte in carriera. Nonostante un grande attaccamento ai colori della nazionale, non è sempre stato facile però trovare un equilibrio con la sua carriera individuale e gestire la pressione di essere la grande speranza del suo Paese per ottenere dei successi

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La carriera di Roger Federer è ricca di pagine memorabili che rimarranno a lungo nel cuore degli appassionati e degli addetti ai lavori. Quando si andrà a ripercorrere il suo percorso da professionista, una pagina di difficile lettura e interessante da analizzare sarà certamente quella legata al rapporto con la Coppa Davis e con la maglia della nazionale svizzera.

E’ notizia di questi giorni che il campione elvetico tornerà in campo per lo spareggio contro l’Olanda valido per restare nel World Group. Una notizia che sorprende almeno in parte perché dopo lo storico trionfo di Lille che ha regalato la prima Coppa Davis della sua Storia alla Svizzera, si pensava che il compito di Roger in queste competizione si fosse ormai esaurito anche a causa del fattore anagrafico.

In questo caso c’è anche un fattore tecnico/regolamentare in quanto chi vuole partecipare ai Giochi Olimpici di Rio, è tenuto a giocare la Davis almeno una volta nell’anno precedente al torneo olimpico in programma ad Agosto 2016. Sappiamo tutti quanto sia importante per Federer fare un ultimo tentativo per conquistare la medaglia d’oro in singolare che ancora manca alla sua incredibile collezione di successi (finora vanta un argento in singolare nel 2012, e un oro in doppio conquistato con Stanislas Wawrinka nel 2008)

Al di là del fattore Rio 2016 però Federer non si è mai tirato indietro quando la sua squadra si è trovata ad affrontare lo spauracchio della retrocessione neanche nel periodo dal 2005 al 2009 in cui aveva tralasciato la Davis per dedicarsi alla sua carriera individuale che lo ha visto praticamente sempre al vertice del ranking mondiale. Una decisione che nel suo Paese non hanno mai accettato completamente quasi come fosse un suo dovere morale dare il 100% di sè stesso alla competizione a squadre.

Nel 2010 si era deciso a riprendere la caccia all’insalatiera confortato anche dalla possibilità di avere finalmente vicino un compagno all’altezza come Stanislas Wawrinka (che non si poteva sapere sarebbe diventato qualche anno dopo un pluri-campione Slam). Una serie di problemi fisici lo costringono però a rinunciare sia al primo turno che al playoffs e così arriva l’amara retrocessione che per ben 7 volte prima di allora Roger aveva contribuito ad evitare vincendo match di spareggio fin dal lontanissimo 2000 quando batté Vladimir Voltchkov in 5 set davanti al suo pubblico. In totale Federer ha giocato 9 volte per salvare la Svizzera e per 9 volte l’ha riportata nel World Group. Difficile pensare che non accada per la decima volta il prossimo Settembre dato che ci sarà anche lo stesso Wawrinka.

L’oro olimpico in doppio conquistato con Stan a Pechino nel 2008 aveva dato una spinta decisiva affinché Federer tornasse a considerare la Davis come un obiettivo primario della sua carriera ma dovette attendere il 2012 per ritornare a giocare un match di World Group dato che prima aveva dovuto ripescare la Svizzera dal Group I prima di vincere l’ottavo dei nove playoffs. La delusione fu profonda quando Federer fu sconfitto in casa da John Isner in condizioni di terra battuta indoor contribuendo quindi all’ennesima eliminazione elvetica al primo turno. Dopo aver salvato per la nona volta la sua squadra arriva l’annus horribilis di Federer, il 2013 dove Federer non partecipa di nuovo dato che le condizioni della sua schiena non sono proprio buone. Per una volta il playoffs non ha bisogno di lui dato che ormai Wawrinka è una certezza ad altissimi livelli e quindi tornerà in campo direttamente per la trionfale cavalcata del 2014 dove ha finalmente spezzato l’incantesimo. Una maledizione che era probabilmente diventata tale fin dal 2003 quando nella semifinale giocata a Melbourne si fece rimontare due set di vantaggio da Lleyton Hewitt nel terzo singolare, punto che sarebbe stato comunque difficilmente utile essendo Michel Kratochvil il secondo singolarista che avrebbe poi dovuto giocare contro Mark Philippoussis il match decisivo.

Fin da giovanissimo Federer ha avuto il desiderio di portare la bandiera rosso-crociata a grandi successi e per questo ha conosciuto proprio in queste occasioni le prime delusioni della sua carriera. La prima delle quali perdendo la finale per il bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000 contro il francese Arnaud di Pasquale a 19 anni appena compiuti. E proprio in quell’occasione venne fuori per la prima volta la fragilità emotiva del campione svizzero che si sarebbe poi rivista spesso nelle finali perse davanti al suo pubblico nel torneo indoor di Basilea, dove era raccattapalle da bambino. Una situazione paradossale in quanto per lui sembrava più difficile vincere quel torneo rispetto a un torneo del Grande Slam. Avrebbe poi finalmente posto fine all’incubo nel 2006 vincendo il primo titolo agli Swiss Indoors, successo che avrebbe poi replicato altre 5 volte (con un totale di 11 finali giocate!).

Solo con la maturità Federer ha imparato a gestire completamente la pressione di giocare per il proprio Paese, un Paese piccolo dal punto di vista tennistico prima di lui e che quindi riponeva in lui tutte le speranze per iscrivere il proprio nome nella Storia della Coppa Davis e di questo sport in generale. Resta il fatto che Roger non potrà continuare a lungo a salvare la Svizzera dalla retrocessione come un supereroe dei fumetti e anche considerato l’assoluto valore di Wawrinka, forse è giusto che finalmente Roger sia libero dal suo debito nei confronti del suo Paese, un debito che ormai ha saldato completamente dopo 50 vittorie nella competizione a squadre di cui 38 in singolare, la prima delle quali ironicamente contro il nostro Davide Sanguinetti nell’Aprile del 1999 a Neuchatel.

Perché in fondo è anche bello che ci sia anche un po’ d’Italia nell’epopea Davis di Roger Federer, quella che sembrava finita nel Novembre scorso ma che invece non lo é ancora e a questo punto non siamo nemmeno certi di quando lo sarà del tutto: la sindrome da supereroe d’altronde non sembra volerlo abbandonare e forse é anche giusto così.

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