Serena la Williams innamorata In Australia vola ai quarti (Crivelli), Dimitrov, quel mistero bulgaro (Azzolini), Per Serena adesso una rivale che Konta (Semeraro), La rinascita di Mirjana Lucic l'ex bambina prodigio (Clerici)

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Serena la Williams innamorata In Australia vola ai quarti (Crivelli), Dimitrov, quel mistero bulgaro (Azzolini), Per Serena adesso una rivale che Konta (Semeraro), La rinascita di Mirjana Lucic l’ex bambina prodigio (Clerici)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Serena la Williams innamorata In Australia vola ai quarti

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 24.01.2017

 

Attorno a lei, grandine e tempesta. L’estate australiana distilla un uragano di sorprese che rivoluzionano le gerarchie dei maschietti, da Murray a Djokovic, lasciando sotto l’ombrello di un’insolita indifferenza il torneo delle ragazze. E’ caduta la Kerber, la numero uno, ma per come stava giocando (male) e per la pressione che l’ha travolta negli ultimi sei mesi, è un’eliminazione che fa solo alzare il sopracciglio. E poi, in quel mondo di bombardiere che ormai è diventato il circuito femminile, mette brividi di gioia la resurrezione della croata Lucic, che non vinceva una partita in Australia dal 1999 e si ritrova nei quarti a diciotto anni dall’ultima volta in uno Slam (a Wimbledon). SERVIZIO Il mondo cambia ma lei no, anche se il basso profilo certo non le si addice, dall’alto di 22 trionfi Major, come la Graf che vorrebbe tanto superare, e di una carriera da 771 vittorie: a Serena Williams, tutto questo clamore che non la riguarda in fondo suona piacevole. Perché la sottrae dalla Il coach: «Deve concentrarsi sugli Slam. Se motivata può vincere per altre 2 o 3 stagioni» luce, e nell’ombra i dubbi e le insicurezze che l’accompagnano dagli Us Open e dalla sconfitta in semifinale con la Pliskova cicatrizzano con più calma. Intanto, Sua Maestà approda ai quarti per la 47′ volta in uno Slam, lo fa senza perdere neppure un set e dopo una partita in cui ha regalato 46 gratuiti all’avversaria, la ceca Strycova: «E’ molto bello vincere una partita quando non sei nel tuo giorno migliore: spesso succede che ti concentri su un colpo, sei fissa su quello, ma se non funziona cosa succede?». Il colpo in questione, manco a dirlo, è il servizio, stavolta un’arma con le polveri bagnatissime (53% di punti con la prima, due break subiti d’acchito nel primo set ottenendo solo un 15): «Significa che avevo un buon piano B, per questo sono orgogliosa della mia prestazione, ed è molto stimolante aver qualcosa a cui pensare per la prossima sfida». BONUS Serena come il suo nome, a 35 anni e spicci può permetterselo, così come può permettersi di dimenticare in fretta la sconfitta con la Brengle…..perché a Melbourne Park la musica è diversa, con il settimo Australian Open da inseguire, passando comunque attraverso un quarto di finale intrigante con la Konta, e il numero uno in classifica che è tornato a stuzzicarla. «In fondo, lo sapete, a me piace convivere con la pressione, la amo. Ma ho vinto talmente tanto che non ho assolutamente nulla da perdere in questo torneo. Ovviamente sono qui per alzare la coppa, ma spero di riuscire a giocare meglio. Posso solo migliorare e per questo sono rilassata». A dire il vero, nella versione così edulcorata e conciliante della (ormai ex?) tigre mangia tutti deve aver contato almeno un po’ anche il fidanzamento con il milionario fondatore di Reddit Alexis Ohanian, annunciato a dicembre con tanto di foto su Instagram ma tenuto nascosto almeno dalla fine del 2015: « Nessuno ci ha presentati — ha raccontato a un sito internet — e forse non succede più, o magari solo nei film. Ma io vivo in un film e in una favola nella mia testa, quindi immagino che prima o poi una cosa del genere sarebbe dovuta accadere». Si sono conosciuti a Roma, potrebbero sposarsi da noi («Adoro l’Italia e il vostro cibo») e sicuramente avranno la benedizione di coach Moratoglou: «Sono contento per lei, quando sei felice le cose ti riescono meglio. Il suo obiettivo non è il numero uno, dovrebbe giocare troppi tornei: Serena deve concentrarsi sugli Slam, se resta motivata può continuare a vincere per altri due o tre anni». Alla faccia del relax

 

Dimitrov, quel mistero bulgaro

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 24.01.2017

 

Tipico di Grigor Dimitrov, riuscire a far passare sotto traccia il suo essere fra i migliori tennisti in circolazione. Anche ora che le cose vanno per il meglio, e non da poco, ma addirittura da tre mesi, che per lui rappresentano qualcosa di simile a una falla nei suoi confini spazio-temporali. E successo da quando ha incrociato Dani Vallverdu che gli ha messo in piedi un team su misura. O meglio, a misura di uno dei giocatori più complessi, fragili e dotati del circuito, un tipo da prendere con le molle e riempire di sollecitazioni, in modo che non deragli dalla retta via, ancora una volta, come sempre. Sembra che i due abbiano ingaggiato un corpo a corpo, ma funziona. Il coach che vuole sbriciolare tutte le sovrastrutture inutili che hanno fatto di Dimitrov un campione di instabilità, e l’altro che recalcitra, si ritrae, anche se poi cede, si assoggetta Una parte di lui lo reclama ai vecchi vizi, l’arte dí sparire nel nulla, il piacere di accontentarsi, tipico di ogni svolazzante Peter Pan che si rispetti. Tanto la paga è buona, e le donne gli cascano ai piedi. E che donne, perdinci! Love story Le love story di Grigor sono da copertina, di certo ne avrete sentito parlare. Eppure hanno un che d’imprecisato, nessuno sa dire come siano iniziate e quando finiscono lo si scopre solo perché ce n’è un’altra al suo fianco, anche lei venuta da chissà dove. Ma lui ribolle d’amore, e Io offre a piene mani. Sparge felice i feromoni al vento. C’è chi si chiede come faccia, e se non si accorga dei rischi che corre. Forse no, a giudicare da alcune vicende ormai passate in archivio. Certo che a traslocare da Serena Williams a Maria Sharapova ci vuole un bel coraggio. O al contrario, così tanta leggerezza, che magari le due sono ancorali a chiedersi chi diamine fosse quel moretto con cui uscivano qualche tempo fa Di sicuro, quando Grigor ha almanaccato il transito dall’una all’altra, che sono divise da una rivalità irrisolta, dato che la Sister vince sempre e la siberiana guadagna il doppio, gli amici si sono preoccupati non poco, costretti a chiedersi che cosa sarebbe rimasto del loro candido compagno di serate, nel caso fosse scoppiata la rissa. Poteva restarci stecchito, il poveretto. E invece, Serena si è voltata e lui non era più li, Maria si è girata e se l’è trovato al suo fianco. Come se nulla fosse. I duo volt! Un mago. E anche un uomo double face, il bulgaro. Al punto che non è facile coglierne la vera essenza, dipingerne un ritratto che spieghi la sua natura volatile, sempre che non sia composto di qualche prezioso gas, invece che di carne e ossa. Cosi, non pare vero vederlo fra i “quartisti” del torneo, ancora in gara nonostante tutto, addirittura in tiro come da tempo non gli capitava

 

Per Serena adesso una rivale che Konta

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport 24.01.2017

 

Dopo l’elezione di Theresa May a Downing Street e Donald Trump alla Casa Bianca, Stati Uniti e Regno Unito vanno di nuovo a braccetto, e a quanto pare anche Serena Williams e Johanna Konta non vedono l’ora di incontrarsi nei quarti di finale degli Australian Open. «Ho avuto la fortuna di giocare qualche volta con sua sorella Venus», dice Johanna, la n.9 del mondo, britannica ma nata a Sydney da genitori ungheresi, che in ottavi ha polverizzato Ekaterina Makarova (6-1 6-4). «In questi giorni stavo pensando che mi sarebbe piaciuto incontrare anche lei, prima che decida di ritirarsi. Anche se dubito che abbia intenzione di farlo…». Serena ha commesso troppi errori (39) e tribolato due set (6-4 7-5) contro i colpi di lima di Barbora Strycova per guadagnarsi il suo 470 quarto di finale di uno Slam (la Konta è al secondo) ed esibisce grande rispetto per la prossima avversaria: «Ho visto molti dei suoi match: ha un tennis aggressivo, sta facendo bene. Ho proprio voglia di affrontarla». La Pantera oggi è n. 2 del mondo, ma grazie al tonfo di Angelique Kerber, se conquisterà il torneo per settima volta nella sua interminabile carriera – a Melbourne vinse il primo match nel ’98 quando aveva appena 16 anni… – si riprenderà il trono del tennis, raggiungendo quota 23 Slam, uno meno del record di Mar-garet Court. Ma guai a parlargliene. «Non ho nulla da perdere in questo torneo», mette le mani avanti Serena, che nel 2016 fu sconfitta in finale proprio da frau Kerber. «Anche se credo di poter giocare meglio. E ovviamente sono qui per vincere». Nel suo futuro c’è il matrimonio con Alexis Ohanian, 33enne miliardario del web (ha inventato il sito Reddit) conosciuto un paio di anni fa, molto casualmente, a Roma «Eravamo seduti vicini a un ristorante, nessuno ci ha presentati, è capitato come in un film. Del resto io vivo in una favola, prima o poi doveva accadere». Come sua sorella Venus che per anni è stata fidanzata a un italiano, Serena ama molto l’Italia, e potrebbe anche scegliere di sposarsi qui, magari a Venezia, a Firenze o a Roma Johanna è un tipo più riservato, anche se si conosce almeno un suo flirt, quello con il suo sparring partner Kether Clouder, che lavora anche come addetto dell’occhio di falco, la moviola elettroni-ca del tennis. Fino a un anno e mezzo fa era n. 146 del mondo e pochi avevano sentito parlare di lei. A tennis ha iniziato a giocare a 8 anni a Sydney, prima che papà Gabor – oggi general manager dell East Grinsted Hotel – e mamma Gabriella, dentista, si trasferissero a Eastbourne quando lei aveva 14 anni. Per trovare la sua strada, l’ipercompetitiva e un tempo fragile nipote dell’ex calciatore del Ferencvaras e della nazionale ungherese TomasKertesz, le ha provate tutte. Si è allenata all’academy di Sanchez e Casal a Barcellona, poi a quella di Roddick e Lavalle in Texas. Dice di sentirsi a casa solo in Inghilterra, anche se avuto un rapporto burrascoso con la federazione britannica, rifiutando una convocazione in Fed Cup (e mamma Murray si dimise da capitana). Fra 2015 e 2016 finalmente si è sbloccata anche grazie all’aiuto di uno psicologo dello sport, Juan Coto, amico del tecnico spagnolo Esteban Carril che l’ha seguita per due anni alla TM Academydi  Gijon. Coto però è morto a dicembre, pochi mesi dopo aver visto esplodere a quasi 25 anni il talento di Johanna, proprio in Australia dove arrivò a sorpresa in semifinale. Con Murray out, il Regno Unito conta (ops!) su di lei. «Da bambina, se perdevo a Monopoli con la mia sorella-straEsseme, scoppiavo a piangere», spiega. «Ora ho imparato a mettere le cose in prospettiva e a non farmi prendere dal panico». Anche se battere Serena, potrebbe spiegarle Trump, vale come un palazzo in Parco della Vittoria

 

La rinascita di Mirjana Lucic l’ex bambina prodigio

 

Gianni Clerici, la repubblica del 24.01.2017

 

A parte l’indice ripetutamente puntato della mia Signora maestra delle elementari, ricordo due altri benefattori che hanno invano tentato di insegnarmi il mestiere, gli Scrittori Giorgio Bassani e Mario Soldati. Del prima, nei cent’anni del suo anniversario, mi sono spinto a parlare in pubblico a Ferrara, sua città natale. Del secondo, di Mario, vorrei ricordare oggi una frase che mi disse, a proposito di un suo collega. «Non fa altro che ricopiare se stesso giovane. E il plagio di te stesso significa la fine, se te ne accorgi». Con le dovute proporzioni, non so cosa direbbe Mario di quanto mi accingo a fare, nella speranza che il signor Daniele Baroni, il marito di Mjriana Lucic le recapiti il mio pezzetto che gli manderò. Perché è una modesta summa di quanto avevo scritto su sua moglie, e vorrei inviargliela, quale omaggio, nel giorno in cui Mjriana è ritornata viva. Come donna-tennista ha raggiunto, a 34 anni, dopo una vita drammatica, che avrebbe potuto indurre alla disperazione una donna meno coraggiosa, i quarti di finale dello Aus Open battendo Jennifer Brady. E per soprammercato, i quarti di doppio. Ma ecco una sintesi di quanto avevo scritto,cominciando dal 1999. «Di nome fa Mirjana, ha appena 17 anni, e ha messo sotto Monica Seles 7-6, 7-6. Di lei, della Lucic, ebbe a parlarmi un giocatore intelligente come Goran Prpic, anche lui croato, dicendomi che era entrata presto, forse troppo presto, nel club delle bambine prodigio. A soli 15 anni aveva già vinto il primo torneo,nella bellissima cittadina di Bol, isola di Hvar. La bionda ragazzona – ricopio – alta più di un 1 mt e 80, ha avuto infatti una fortuna opposta a quella di una top model: schiena lunghissima, gambe corte e muscolose, adatte a tener giù il baricentro e a spingere meglio la palla. Il padre, Marinko, era stato decatleta, uomo che non aveva saputo abbandonare la filosofia del muscolo in favore di quella del cuore. L’avevo visto in Australia, paese dove aveva condotto la figlia cercando di ottenere, grazie a lei, i vantaggi offerti da un paese ricco. Ero seduto, solo, nel ristorante dei giocatori, e mi ero dapprima sorpreso, poi indignato, per la violenza con cui quel bestione si rivolgeva a un cameriere terrorizzato dicendogli che il cibo era schifoso, e insultandolo, quasi fosse il responsabile di simile immaginaria affermazione. Come gli eccessi di Marinko andarono oltre – qualcuno dice troppo oltre – Mirjana, spalleggiata dalla madre e dai quattro fratelli, decise di sottrarsi alle violenze del genitore. Nel mostrare la mia tessera di cronista agli incaricati dei biglietti, mi accadde di vedere più volte la sua foto bene in mostra agli sportelli perché gli fosse impedito l’ingresso. Non so se si debba attribuire a simili vicende, della più lieve delle quali fui testimone, ma piuttosto ad altre, più gravi, la momentanea scomparsa sportiva di Mirjana. Fatto è che la tennista dapprima parve scomparire, poi riapparve sporadicamente in Australia, infine si seppe che nel suo nuovo paese si era sposata con un business man americano dal nome italiano, Daniele Baroni, proprietario di due bar a Sarasota, negli Usa. Oggi, in una conferenza stampa addirittura più felice di quella concessa 20 anni addietro, dopo il successo con la Seles, Mirjana ha citato il marito, ha detto che le spiace non fosse a Melbourne, ma che ormai tutti e due si consideravano americani. Sebbene, e qui termino di ricopiare, se non fosse stata tennista le sarebbe piaciuto diventare archeologa, e conoscere in modo più approfondito il nostro Paese».

 

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