Fenomeno Federer. Tutti i colpi e i numeri di un campione perfetto (Cocchi). "II segreto di Roger? La forza mentale non stressa il fisico" (Semeraro)

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Fenomeno Federer. Tutti i colpi e i numeri di un campione perfetto (Cocchi). “II segreto di Roger? La forza mentale non stressa il fisico” (Semeraro)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Fenomeno Federer.  Tutti i colpi e i numeri di un campione perfetto

 

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 4.04.2017

 

Un campione che entra nel mito, sempre più a pieno titolo: il triplete Melbourne, Indian Wells, Miami lo ha riportato indietro di undici anni. Roger Federer è un’icona dello sport. Una miscela esplosiva di caratteristiche che lo avvicinano a un supereroe. Il campione perfetto, che racchiude in sé le qualità che appartengono e sono appartenute ai più grandi. CHE TESTA «Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto». E’ il verbo di Michael Jordan, fenomeno del basket e «filosofo», una tenacia e una forza mentale che si possono trovare anche in Roger che, nonostante il momento di difficoltà del 2016, si è rimesso in gioco. Senza limiti perché, come ha detto Air nel suo discorso per l’entrata nella Hall of Fame, «i limiti, come le paure, sono spesso soltanto illusioni». LEGGO Rapidissimo e leggero, da parte a parte sul ring, un peso massimo che percorre chilometri: «Vola come una farfalla e pungi come un’ape» è la massima di Muhammad Ali. Vola come una farfalla e punge, eccome se punge Re Roger, un gioco di piedi da far ammattire. Una leggerezza e una rapidità che Nadal ancora se le sogna di notte. In un attimo te lo trovi davanti, pronto a stupire con qualcuna delle sue magie, pronto a mandarti al tappeto ballando come un’ étoile. COSTAKME Costante, dedito al lavoro e a una carriera che si vorrebbe senza limiti. Valentino Rossi e Francesco Totti sono due «colleghi» a cui Roger si è spesso paragonato: «Ci si sente molto bene a essere accomunati a loro — aveva detto —. Francesco e Valentino sono l’essenza dello sport che praticano. Sono icone, sono i creatori della storia e nessuno può permettersi di dire loro che sono a fine camera. Se Totti vuole giocare ancora io sono il primo a fare il tifo per lui». E come Totti, che quando può porta i tre figli allo stadio, Roger viaggia spesso con famiglia al seguito, in primis la moglie Mirka e i quattro gemelli. Un record anche come padre. PARTICOLARE «Il talento ti porta fino ad un certo punto. Dopodiché, devi insegnare a te stesso alcune cose. E devi essere paziente». Il lavoro, l’allenamento, l’organizzazione: ogni cosa è studiata nei minimi particolari per Federer, soprattutto ora, che deve preservare la sua «macchina» il più a lungo possibile per prolungare la carriera. Un’attenzione ai particolari che lo avvicina al grande Ayrton Senna, che diceva: «Non ho idoli. Ammiro il duro lavoro, la dedizione, la competenza». I 9 INGREDIENTI DELLA RICETTA DI RE ROGER LA MENTE MICHAEL JORDAN La forza mentale è sempre stato uno dei punti di forza di MJ, star dell’Nba, il più grande di sempre LEGGEREZZA MUHAMMAD ALI •Vola come una farfalla e pungi come un’ape• è la frase simbolo di Ali, tre volte mondiale dei massimi LONGEVITA VALENTINO ROSSI Nove titoli nel motomondiale, a 38 anni è a caccia del 10 . Federer dice di lui che è un pezzo di storia dello sport FANTASIA Ma senza la creatività, Roger sarebbe »solo» un campione, e non II Magnifico. Una fantasia da numero 10, alla Maradona, funambolo del pallone: «Il mio amico Roger Federer, il signore del tennis, è tornato a fare la storia. Complimenti al più grande, tutto il resto è noia», applaudiva Diego dopo il successo di Indian Wells. FAME Affamato come Phelps, lo squalo, una macchina stupefacente, capace di allenarsi più di qualsiasi rivale e di vincere 28 medaglie olimpiche in cinque edizioni dei Giochi. Roger è a 18 Slam, PRECISIONE AYRTON SENNA Attento a ogni particolare ai limiti del maniacale, Senna è morto nel ’94 dopo tre titoli iridati in Fl FAME MICHAEL PHELPS L’atleta più titolato nella storia dei Giochi: nel nuoto in 5 edizioni ha conquistato 28 medaglie, 23 ori FANTASIA DIEGO MARADONA L’argentino è il simbolo della fantasia nel calcio, tifosissimo di Federar dice: «Roger, tutto il resto è noia• e già punta l’erba di Wimbledon per superare le 7 vittorie di Pete Sampras, un campione di stile e di fair play. Proprio come Roger, mai sopra le righe. SOLDI Nonostante una vita di vittorie sul campo, Roger non si è ancora avvicinato al miliardo di dollari guadagnato da Tiger Woods, ma il valore del brand» Federer è il più alto tra gli sportivi. Un marchio che vale circa 40 milioni di dollari. E le azioni del Magnifico, sono destinate a salire ancora.

 

«II segreto di Roger? La forza mentale non stressa il fisico»

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 4.04.2017

 

Paganini, preparatore atletico di Federer, e il collega Sirola illustrano i suoi pregi dl Stefano Semeraro «II segreto degli allenamenti di Federer? Sta dentro Federer…». Dalibor Sirola è uno dei preparatori più stimati dell’Atp Tour. Ha lavorato con giocatori del calibro di Ivan Ljubicic, Andreas Seppi, Milos Raonic, nell’ambiente si sussurra che in futuro, anche a breve, potrebbe entrare nello staff del Genio di Basilea, che al momento comprende Ivan Ljubicic, il capitano svizzero di Coppa Davis Severin Luthi, il preparatore fisico Pierre Paganini e, dal 2014, il fisioterapista Daniel Troxler. SIROLA. «Premetto», spiega il tecnico croato, «che con Pierre Paganini ho parlato cinque o sei volte in questi anni. In realtà non fanno cose tanto diverse rispetto agli altri tennisti di alto livello, ma io metto Roger nella stessa categoria di Michael Jordan o Diego Armando Maradona: atleti straordinari, unici, nati per lo sport che fanno». La grande risorsa di Federer durante una carriera pro’ iniziata nel 1998, accanto al talento assoluto, è stato un fisico apparentemente immune dai problemi fisici che assilla la maggior parte dei suoi colleghi. A impressionare in questo inizio di 2017 è la condizione che il campione ha recuperato a 35 anni suonati – ne compirà 36 l’8 agosto – dopo sei mesi di stop per il doppio infortunio al ginocchio, il primo vero problema incontrato in tanti anni di trionfi. «Tutti si stupiscono di come Roger appaia in forma alla sua età, ma io non sono così sorpreso. Se lo si osserva in partita, e ancora di più in allenamento, un occhio esperto nota che la sua grande qualità è di essere totalmente decontratto. A tutti i livelli, non solo fra gli atleti di vertice, quando si deve sopportare uno stress mentale il corpo si irrigidisce. È un po’ come tirare il freno a mano e poi accelerare in autostrada: l’automobile per un po’ va anche avanti, ma poi fatalmente si blocca. In Roger invece lo stress non si trasmette al fisico. Ed è una qualità che non ho visto né in Nadal, né in Djokovic, né in Murray. Anche perché quando lo vedi allenarsi non vedi il fuoriclasse che si prepara: vedi la scioltezza di un bambino felice di giocare a tennis». PAGANINI. Con l’età Federer ha imparato a gestirsi sempre meglio – non a caso dopo il doppio trionfo di Indian Wells e Miami ha annunciato che tornerà in campo solo al Roland Garros – ma è stato lo stesso Paganini a sottolineare la capacità innata del fenomeno di “ascoltarsi; e capire quando è il momento di giocare e quando è meglio fermarsi. Non a caso “prevenzione” è uno dei termini che Paganini usa più volentieri, in maniera quasi maniacale. «Se Roger è stato in grado di disputare tanti tome », ha raccontato qualche tempo fa proprio Paganini al New York Times, «è perché sa essere molto concentrato quando conta, ma anche rilassarsi quando deve rilassarsi. Non spreca energie inutili. Per un tennista è fondamentale saper fare le cose giuste al momento giusto e Roger in questo è molto bravo». Anche il fisico quasi alieno di SuperRog, ovviamente ha punti deboli, ad esempio la regione lombare; la differenza rispetto ad altri è che non è solo un grande atleta, ma anche un perfetto collaudatore di se stesso. «Sente benissimo come funziona il suo corpo, tante volte ci avverte in anticipo di un problema – rivela ancora il suo preparatore atletico – Quando iniziai a seguirlo tanti anni fa gli proposi un test fisico molto complesso, e Lì mi accorsi che possedeva una coordinazione perfetta, dalla testa ai piedi: avrebbe potuto essere un ottimo giavellottista ma anche un pallavolista, un cestista o uno sciatore, perché possiede un equilibrio perfetto. Ma quello che mi impressionò è che alla fine dell’esercizio mi spiegò perché glielo avevo fatto fare. Roger non solo sa solo cosa fare, ma anche perché. Non è uno che consuma, è uno che crea. Da giovane era un artista che voleva creare arte. Ora è un artista che sa esattamente cosa fare per esprimere tutto il suo virtuosismo».

 

Federer, la regola del re Riposarsi per vincere

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 4.04.2017

 

Già la fioritura australiana aveva scomodato l’Empireo tennistico, ché altre terrene spiegazioni non apparivano plausibili. Le divinità erano state passate al setaccio, ognuna per le proprie simbologie devozionali. E fra le tante, il cosmico Istinto, il terrifico Azzardo, la benigna Sorte e il sapiente Tocco erano state individuate come componenti della sacra “tetramurti” che aveva spinto, sostenuto e scortato Roger Federer alla conquista del sospirato “Diciotto”, lo Slam della leggenda, giunto dopo un semestre ospedalizzato, e cinque anni di attesa. E fin qui, tutto facile. Scendi in campo e quattro potenti folgori rigeneranti, fiondate dall’alto dei cieli, ti rendono infallibile come Pecos Bill, intrepido come Tex Willer e prospero come Gastone Paperone. E magari anche agile, imbattibile, potente. Persino bello. Come potrebbe non esserlo uno che a quasi trentasei anni esegue ricami con la racchetta e corre più svelto di un ragazzino? Il problema è venuto dopo, con i tornei di Indian Wells e di Miami, i Masters 1000 della primavera statunitense. Intendiamo-d, il problema è solo nostro, che dobbiamo spiegare cosa stia accadendo, non suo, che continua a rendere tutto facile, tutto plausibile. I due “Mille” hanno reso la questione estremamente seria, e le divinità del tennis non bastano più a spiegare. Il fatto è che tre vittorie di questa portata, le hanno ottenute in pochi. Andre Agassi, uno di questi. Era il 2001, e il gran pelato si aggirava ormai da mesi fra i quartieri alti del podio tennistico. Novak Djokovic, lui tre volte addirittura, 2011, 2015 e 2016, stagioni da record, grondanti di soddisfazioni ed energie. Sfibranti però, come sembra di intuire dai successi- Quali rivali? Nadal respinto più volte, Murray e Djokovic in difficoltà e i giovani non sono pronti Atp Finals sicure Roger è certo di essere tra i primi 8 di fine anno. Ma vuole di più. E il nuovo rovescio… vi accadimenti. Roger è la seconda volta che ottiene il trittico. E la prima fu nel 2006, undici anni fa. Vince solo lui, e vince tutto. Nadal è stato rispedito al mittente, costretto a rimuginare sui propri sensi di insufficienza. Gli altri, semplicemente, si sono dissolti. Murray ha un problema al gomito. Djokovic ne ha molti di più, ma non nel fisico. I nuovi pretendenti si agitano, ma non è ancora il loro turno (e quando lo sarà, non saranno più nuovi). Federer ha rimontato 12 posizioni, ora è quarto. Ha vinto 19 partite perdendone appena una, a Dubai e contro Donskoy, che è come il Barça che scivola sulla Sampierdarenese. Siamo al diciottesimo Slam e al ventiseiesimo Masters 1000, la partecipazione alle ATP Finals di fine anno è già raggiunta, e fioccano domande che nessuno si poneva da tempo. Potrà durare ancora a lungo? E vincere altri Slam? Migliorare tecnicamente? E tomare sul podio più alto? Non c’è una risposta, si invece delle valutazioni che la nuova epopea federeriana eleva allo stato di massimi sistemi. La prima riguarda l’età. Trentasei sono tanti, ma attenzione, vi sono nuove prospettive sulle quali posare lo sguardo. Atleti di lungo corso, come Fede-rer, si comportano come aziende, anzi, lo sono a tutti gli effetti. C’è un prodotto da mantenere sul mercato (quale? Ma proprio lui, il nostro Roger) e investimenti pensati affinché questo accada. Su se stesso, garantendosi una vita senza spigoli, a lunga conservazione. E sullo staff, che non è composto solo da amici, ma da amici esperti nei diversi rami attinenti al prodotto. Paganini, il suo preparatore, non lo ripete spesso, ma lui lavora non soltanto per portare Federer alla miglior condizione possibile (la confezione) quanto per garantire tenuta e durata. E questo accade ormai da anni. Se le basi sono queste vincere ancora (magari, non sempre-sempre, come adesso) e conquistare altri Major, è possibile, a patto che gli altri tennisti lo consentano. E anche continuare a migliorare nel proprio gioco. La spingarda di rovescio che ha tramortito Nadal a Melbourne, e ha continuato a farlo sussultare nei successivi “rendezvous” era lì, già pronta, occorreva solo estrarla Ljubicic ha gran merito, perché l’ha individuata, ed è opportuno chiedersi se non vi sia altro da portare alla luce. Ma non pretendiamo troppo. I conti, Roger, li deve fare con il suo fisico. Su questo, non c’è Paganini che tenga. Così, eccola decisione di farsi da parte per un po’. La parte più difficile, per Federer, attiene al recupero delle energie. I.1, l’età non accetta compromessi. Niente terra rossa fino al Roland Garms (e qualcuno dubita pure, ma è un Grande Slam), dunque. Perché è più facile, più naturale puntare sull’erba. Dispiace non vederlo a Monte-Carlo, e poi a Roma. Ma vi sono impegni già sottoscritti con Halle e Stoccarda, e poi c’è Wimbledon, dove Roger ha l’unico risultato (semifinale) da scartare nella sua classifica azzerata nel 2016 dall’infortunio. E dove ha le maggiori probabilità di ulteriore trionfo. Il resto sono punti da caricare. Basteranno a garantire il numero uno? Fra le tante, questa rischia di essere la risposta più precisa. Senza i punti sulla terra, finora non è riuscito a nessuno. Se poi Fe-derer vorrà smentire anche questa regola, va bene, faccia pure.

 

La prua di re Roger punta su Wimbledon

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 4.04.2017

 

Un campione infinito. Ormai neppure i numeri da record bastano a magnificare la grandezza di Federer. L’attuale momento di King Roger è qualcosa di irripetibile. Grazie alla tripletta Australian Open, Indian Wells e Miami è salito in quarta posizione nel ranking dopo che a fine 2016 era sceso al n. 16. Soprattutto guida la Race, la classifica stagionale, con 4.045 punti. Può a 35 anni e passa tornare numero uno, posizione già ricoperta per 302 settimane? CO che soltanto tre mesi fa sembrava un’utopia, ora è un’ipotesi percorribile. Il primato appartiene ad Agassi (n. 1 a 33 anni), mentre il più anziano a chiudere una stagione in testa è stato Lendl, che nel 1989 aveva quasi 30 anni. LA PAUSA Siamo alla vigilia della stagione sulla terra rossa e Federer dopo aver trionfato a Miami ha annunciato che probabilmente giocherà solo al Roland Garros, mentre salterà Monte Carlo, Madrid e Roma. Un handicap, non c’è dubbio. Però la Race legittima le sue speranze: ha quasi il doppio dei punti di Nadal (2.235) e il ritardo accumulato dai due rivali più pericolosi, Murray (12.mo con 840 punti) e Djokovic (addirittura 22.mo con 475 punti), è al momento enorme. Nel 2016 lo scozzese ha chiuso al comando con 12.410 punti, ma quest’anno ne potrebbero essere sufficienti anche meno proprio in virtù della falsa partenza sua e del serbo. E’ vero che la stagione sulla terra non darà una mano a Federer, che il Nadal visto all’opera sul cemento in questo avvio di 2017 potrebbe fare man bassa di vittorie sulla sua superficie preferita e che Murray e Djokovic sono destinati a svegliarsi, ma 8 titoli potrebbero essere sufficienti al fenomeno di Basilea per raggiungere un traguardo che avrebbe dell’incredibile. Gli Slam danno 2.000 punti al vincitore, i Masters 1000 e gli ATP 500 rispettivamente 1.000 e 500: dopo il Roland Garros, il suo programma prevede Stoccarda, Halle, Wimbledon (il vero grande obiettivo dello svizzero), Montreal, Cincinnati, US Open, Shanghai, Basilea e Parigi Bercy. L’INCOGNITA Federer compirà 36 anni ad agosto. Ci sta regalando il suo miglior tennis con giocate che mai nessuno aveva osato o solo pensato. Ha dimostrato che può battere chiunque infischiandosene della scadenza dei punti o dei sorteggi più o meno fortunati dei tabelloni. Resta l’incognita della tenuta fisica. Esempi di longevità come Rosewall e Connors, superati i 35 anni, hanno centrato degli exploit, ma la continuità è ben altro. Fondamentale sarà la salute e nella gestione degli acciacchi è diventato un maestro. Lo dimostrano le parole di Pier-re Paganini, il suo storico preparatore atletico: «Lo scorso anno Roger non è stato infortunato sei mesi al ginocchio. Dopo 40 giorni il problema era superato, ma ha deciso di fare una lunga preparazione di oltre tre mesi». Non deve quindi sorprendere la scelta di saltare gran parte della stagione sul rosso, la superficie sulla quale farebbe più fatica ad esprimere il suo tennis più aggressivo di sempre. Ha invertito i fattori: i trionfi di questi mesi non sono un miracolo dopo sei di stop. Piuttosto è il contrario: proprio grazie alla lunga assenza trascorsa ad allenarsi ha trovato una seconda giovinezza.

 

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