Agassi e Djokovic due storie unite in cerca di felicità (Clerici), Attenti a Thiem se cresce nelle partite importanti (Bertolucci), La Kvitova insegue un sogno (Clemente), Kvitova ora le lacrime sono di gioia (Azzolini), Parigi: subito fuori la Kerber. Oggi Nadal e Djokovic (Canevazzi)

Rassegna stampa

Agassi e Djokovic due storie unite in cerca di felicità (Clerici), Attenti a Thiem se cresce nelle partite importanti (Bertolucci), La Kvitova insegue un sogno (Clemente), Kvitova ora le lacrime sono di gioia (Azzolini), Parigi: subito fuori la Kerber. Oggi Nadal e Djokovic (Canevazzi)

Pubblicato

il

 

Rassegna stampa a cura di Daniele Flavi

 

 

Agassi e Djokovic due storie unite in cerca di felicità

 

Gianni Clerici, la repubblica del 29.05.2017

 

Ho davanti a me l’interessantissimo testo dell’intervista ad Andre Agassi apparsa sul nostro giornale. E ho anche, sul mio scrittoio, tre volumi che, per complementarietà riguardano probabilmente l’intervista stessa. Sono Open, biografia scritta da J.R. Moehringer nel 2009, The Agassi Story, scritta nel 2004 da Dominic Cobello e Il Punto vincente, scritto ( forse) da Novak Djokovic, nel 2014. Si tratta di biografie, cioè di scritti sulla vita, ed è noto quanto le biografie differiscano dalla vita vera, vissuta, soprattutto se a scriverle è un professionista e non chi descrive se stesso. La ragione del rinnovato interesse per Agassi è dovuto al fatto che Andre sia stato chiamato da un Novak (Nole) Djokovic in crisi, per essere aiutato nel Torneo del Roland Garros, che sin qui il serbo ha vinto una volta, l’anno scorso, e Andre anche lui, nel 1999. Simile ragione di un viaggio a Parigi, per chi abita a Las Vegas, viene smentita da una notiziola che ho letto un mese fa, che affermava che, nella sua qualità di ambasciatore Longines, Agassi avrebbe lanciato un vendita benefica di dieci orologi chiamati Conquest Roland Garros. Dieci orologi di colori diversi, autografati dal tennista, contenuti in un cofanetto lussuoso, i cui proventi sarebbero andati alla Fondazione Agassi per l’Educazione. Che poi alla chiamata della Longines si sia sovrapposta quella di Djokovic per essere aiutato con dei consigli è certo vero, perché dopo il torneo di Roma Nole deve aver sentito la necessità di un nuovo consigliere, un nuovo coach, dopo la separazione con Becker, ma quel che più sorprende con il team che lo accudiva da anni, e cioè Marian Vajda, Mjlian Amanovic il fisio, e Gebhard Phil Gristsch il preparatore atletico. Di questi, Djoko aveva scritto nella biografia «E importantissimo avere accanto persone fidate e care cui appoggiarsi in caso di bisogno. Il tennis, infatti, è uno sport di squadra. L’esito è un lavoro di gruppo, questo è l’unico modo con cui riesco a lavorare. Il nostro rapporto è prima di tutto d’amicizia, è molto più profondo di quello che esiste tra un atleta e il suo preparatore. Mjlian è uno dei miei migliori amici,e non saprei fare a meno di lui». Letto così, si può benissimo pensare quant’è facile cambiare idea, così come e difficile supporre che l’Agassi negativo raccontato da Cobello sia lo stesso Agassi affascinante raccontato da Moheringer. Un Andre che disse di suo padre Mike a Tommasi e a me, che non gli parlava più, un Andre che ora è ritornato un bravo figlio, secondo Moehringer, tanto da far credere al lettore che il vero Andre sia quello di Open, marito di Steffi Graf e padre di due bambini, ai quali non è difficile augurare vite meno trionfanti e drammatiche dei genitori. Ma è per la consulenza chiesta da Djokovic, che andre è tornato alla ribalta. Ascolto Brad Gilbert, vecchio coach di andre ai tempi della vittoria al Roland Garros, autore del libro ‘Vincere Sporco’: «Penso sia esaltante che Andre diventi coach per la prima volta. Una quantità di giocatori glielo hanno chiesto invano. Porta con sé una incredibile somma di conoscenze, saggezza e passione. Bisognerà che si conosca con Djokovic, ma vedo la possibilità di un’eccitante collaborazione». Che dire ora delle biografie, e magari degli impegni con gli orologi, purché questi non si oppongano al nuovo contratto di Djokovic con gli abiti di Lacoste? Nella mia rozzezza, spero di vedere delle buone partite di tennis.

 

Attenti a Thiem se cresce nelle partite importanti

 

Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 29.05.2017

 

Probabilmente non possiede tutte le qualità necessarie per salire in cima al mondo, ma Dominic Thiem, in particolare sulla terra battuta, è un giocatore da evitare. Il primo turno contro Tomic poteva nascondere delle insidie, ma il numero 7 del mondo ha dimostrato una volta di più che sul rosso possiede gli strumenti tecnici per avvicinare il top. Forgiato nel fisico da estenuanti allenamenti, l’austriaco sprigiona una forza incredibile e le sue potenti sbracciate rivaleggiano per pesantezza di palla con i migliori del circuito. E’ bravo ad aprire il campo con il servizio per poi affidare ai colpi di rimbalzo il compito di gestire e concludere lo scambio. Con il dritto trova angoli interessanti, ma è con il rovescio a una mano che imprigiona l’avversario sul lato sinistro del campo togliendogli ogni possibilità di ribaltare l’azione. Dominic raramente si avventura in soluzioni innovative. L’arretrata posizione sul terreno di gioco lo obbliga a coprire con le gambe larghe porzioni e a sfruttare con parsimonia le soluzioni volanti, ma il linguaggio del corpo è sempre positivo. Mentalmente è forte, ambizioso ed è dotato di una grande concentrazione. Rimane, tuttavia, un giocatore altamente competitivo nella gara singola ma in chiara difficoltà quando, a un passo dal traguardo, dovrebbe raccogliere i frutti nello sprint finale, inserendo una marcia in più. Un outsider di lusso, insomma, che però deve crescere quando le partite e i punti diventano decisivi.

 

La Kvitova insegue un sogno

 

Valentina Clemente, il corriere dello sport del 29.05.2017

 

Sono stati tanti, troppi, i pensieri che hanno assalito la mente di Petra Kvitova lo scorso dicembre quando, sorpresa da un ladro in casa, ha dovuto difendersi pagando lo scontro con una profonda ferita alla mano. Una lacerazione tale da mettere a rischio la sua carriera, tanto a livello pratico quanto psicologico, eppure la tennista ceca ha attraversato la tempesta improvvisa con la sua proverbiale calma, accettando anche la possibilità di non poter più riprendere una racchetta in mano. Alla vigilia del Roland Garros pochi credevano a un suo ritorno in campo così rapido, aspettando da un momento all’altro la conferma del suo forfait, ma l’ex numero 1 del mondo ha sorpreso tutti con le dichiarazioni fatte alla vigilia della prima partita ufficiale di questo 2017. Petra è venuta a Parigi con l’obiettivo di scrivere la prima pagina di quella che per lei è effettivamente una seconda vita: una rinascita fatta di sensazioni, di emozioni tenute a bada per concentrarsi solo sul lavoro, con una racchetta che all’inizio era difficile da impugnare. L’importante era per) non farsi divorare dalla pressione, che è potuta scivolare via finalmente Invece la Kerber sempre peggio: mai la n. i del mondo nell’era Open fuori subito a Parigi! dopo il match-point messo a segno ieri contro Julia Boserup (è finita 6-3 6-2) e arricchito da lacrime di pura gioia «È già una seconda vittoria Intorno a me, sullo Chatrier; c’erano tutte le persone che mi sono state vicino in questi mesi: la mia famiglia, i miei amici e tutto il mio staff. Penso di aver fatto nel complesso una buona prestazione dopo sei mesi lontano dai campi». Lontana anche da quel quotidiano che l’ha resa una delle protagoniste del circuito fernminile, la ceca ha saputo ritrovare una profonda motivazione per un amore mai sopito. «Sono venuta qui con un’idea precisa, quella di vincere. Una sconfitta sarebbe stata inaccettabile e questo successo ha sicuramente un sapore speciale. fio detto al mio dottore che non avrei preso alcun rischio e fortunatamente nell’ultimo mese non ho avuto alcun dolore e anche dopo questa prima partita mi sento più che bene. Sono rimasta sorpresa da me stessa, mi son girata verso il mio angolo mostrando tutta la mia gioia. Per me questa vittoria non ha senso semplicemente a livello di gioco, ma conta soprattutto nell’ottica di una ritrovata normalità: sono ancora qui, posso vincere ancora. A volte la racchetta in mano non gira come vorrei, ma sono sicura che continuando ad allenarmi come sto facendo ora tutto andrà nel migliore dei modi. Ho un sogno e voglio realizzarlo».

 

Kvitova, ora sono lacrime ma di gioia!

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 29.05.2017

 

Le lacrime di Petra sono più belle di altre. Scendono giù da sole, nell’ultimo game. Lei è alla battuta e fa gesti consueti, gli stessi che per sei mesi le sono stati negati. Le lacrime accompagnano la gioia del ritrovarsi, brillano della sorpresa che c’è nello scoprire che il suo tennis è ancora tutto Il, dentro di lei, bagnano la paura di non farcela e la sciolgono, la rendono solubile. Ora basta un colpo di spugna per farla sparire del tutto. Non c’entra la vittoria, l’importante era tornare, solo quello. In tanti le avevano detto che era impossibile. Petra Kvitova viene da un intervento chirurgico che prima è stato definita una sfida alla chirurgia e dopo un miracolo, quando l’esito è apparso positivo. La mano le era stata fatta a pezzi, le dita erano state quasi amputate, i tendini tranciati di netto. La mano sinistra, quella con cui Petra è diventata due volte campionessa a Wimbledon. n 20 dicembre scorso un ladro si è introdotto nella sua casa di Prostejov, vicina al circolo dove Petra si allena. C’era poco o niente da rubare, giusto qualche euro. Ma lei era II, e il ladro le è piombato addosso. L’ha aggredita. Aveva un coltello. Petra si è difesa, d’istinto, sollevando la mano per proteggersi e la lama ha fatto uno scempio. Non l’hanno ancora trovato il colpevole, lei è finita in ospedale e pochi giorni dopo è stato deciso un intervento di ricostruzione quasi impossibile. Ieri, sei mesi dopo, Petra è tornata in campo, impugnando la racchetta al solito modo, senza fasciature né sostegni. Un miracolo vero. «Ho deciso io di rientrare prima del previsto. I tempi di recupero sono stati molto buoni, ma indicavano Wimbledon, non Parigi. lo avevo fretta, volevo questo confronto finale con la vicenda che mi è capitata, e sapevo che solo tornando a fare quello che ho sempre fatto, la battaglia sarebbe stata vinta». Sono stati mesi difficili. «La ricostruzione non è avvenuta solo nella mano, nei tendini lacerati, anche nella mia testa. Ho capito di dover reagire quando mi sono resa conto che le paure mi avrebbero condotto a isolarmi, a non cercare più il contatto con la gente. Stentavo a uscire di casa, mi guardavo attorno chiedendomi se quella persona o quell’altra avessero brutte intenzioni. Ho reagito, ed è stato un bene». I primi colpi li ha tirati quattro mesi dopo l’operazione, ma con una racchetta leggera e una pallina di gommapiuma. «Li i ho capito che una possibilità c’era, e questo mi ha dato grande forza. Mi ero sentita derubata del tennis, non dei soldi o di altro. E invece lo stavo ritrovando, con le mie forze. Fino a oggi, il giorno più felice. Non ho ancora nella mano la forza di un tempo, ma quella che ho ritrovato per ora mi è sufficiente. Posso ricominciare. Anzi, ho già ricominciato». Ha vinto, anche. E il primo sorriso le è giunto dall’avversaria, l’americana Julia Boserup, numero 86 Wta. Un sorriso per accogliere tutte quelle lacrime. Parigi perde la numero uno, Angelique Kerber, in crisi d’identità, sommersa dalla Makarova. Noi perdiamo Roberta Vinci, che per il terso anno si ferma al primo turno. ll tennis ritrova Petra Kvitova. La festa è tutta per lei

 

Parigi: subito fuori la Kerber. Oggi Nadal e Djokovic

 

Ruggero Canevazzi, il quotidiano nazionale del 29.05.2017

 

L’edizione n. 84 dei Campionati Internazionali di Francia, dacchè fu costruito il Roland Garros nel 1928 a seguito della vittoria francese dei leggendari Mousquetaires nella Davis 1927, è partita ieri con il botto e con la netta eliminazione della n.1 del mondo, la tedesca Kerber, sconfitta 6-2,6-2 dalla russa Makarova n.40 (ex n.8 nel 2015 e oro olimpico di doppio a Rio con la Vesnina). Non una clamorosa sorpresa, in fondo: la Kerber ha già collezionato 7 sconfitte al suo primo turno quest’anno. Però non era mai accaduto a Parigi che la n.1 WTA perdesse al primo round. Cinque volte era successo in totale negli altri tre Slam. Senza Serena Williams, fermata dalla maternità a quasi 36 anni, il tennis femminile appare in discreta crisi. La favorita n.2 del seeding, Karolina Pliskova, finalista all’ultimo US Open sulla terra rossa ha sempre vinto pochissimo. E al Roland Garros ha sempre vinto pochissimo anche Roberta Vinci (ieri la decima sconfitta qui al primo turno, più 1 al secondo, al terzo e in ottavi, in 13 partecipazioni), subito eliminata dalla portoricana Puig, altra medaglia d’oro olimpica a Rio e oggi in grande spolvero, 6-3, 3-6, 6-2 (1h,50m). Erano due le italiane in campo nella prima giornata e anche Camila Giorgi, k.o. 6-2,6-3 in 65 minuti non ha fatto miglior figura con la deliziosa francesina Oceane Dodin, n.57. Oggi giocano altri sei italiani, con la veterana Schiavone, regina a Parigi nel 2010 e attesa dalla Muguruza, n.5 Wta e campionessa in carica.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement