Ostapenko, parla il suo manager: "Ho visto in lei le qualità di delPo"

Interviste

Ostapenko, parla il suo manager: “Ho visto in lei le qualità di delPo”

49 anni, ex tennista, ha scovato Juan Martin del Potro a soli 12 anni. Ugo Colombini è uno degli artefici del trionfo di Jelena Ostapenko. L’intervista con il Direttore

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Ex tennista di livello abbastanza modesto (best ranking al n.274), da giocatore aveva vinto uno solo Challenger (in doppio) a Dublino nel 1989. Ugo Colombini ha decisamente cambiato marcia quando ha lasciato il tennis giocato per dedicarsi alle attività “collaterali”. Da manager ha iniziato la sua attività nel 2000 presso l’agenzia Sports Marketing Consultants in Florida, e sin da subito ha dimostrato di avere un grande occhio per i campioni del futuro: nello stesso anno si assicurava un certo Juan Martin del Potro, appena dodicenne, e gli faceva firmare il primo contratto con Nike a Wilson. Dopo 9 anni “Delpo” avrebbe vinto il suo primo e unico Slam. Quel giorno Ugo era nel box dell’argentino. Oggi non lavora più con il tennista di Tandil, ma ci ha raccontato di aver notato a 12 anni anche Andy Murray, all’epoca già “braccato” da un altro manager. Da cinque anni Colombini è entrato a far parte dello staff manageriale dello scozzese, contribuendo ai suoi successi. In passato anche una collaborazione con Lucas Pouille, chiusa a fine 2016 per la scelta del francese di assumere al suo posto Ion Tiriac.

Con questo curriculum non deve stupire il fatto che il manager della nuova campionessa del Roland Garros, Jelena Ostapenko, sia proprio lui. La ventenne tutto pepe nata a Riga aveva avuto un altro incrocio importante con l’Italia: nel 2011 vinceva a 14 anni il Torneo Avvenirela manifestazione riservata agli under 16 che secondo Rino Tommasi “non sbaglia mai un pronostico“. Non lo ha sbagliato neanche questa volta. Sei anni fa a seguire Jelena c’era già Ugo Colombini, intervistato per Ubitennis dal Direttore Ubaldo Scanagatta.

Innanzitutto complimenti per questa vittoria. Nessuno si aspettava che Jelena Ostapenko da n.47 potesse vincere uno Slam, e peraltro l’ha vinto alla grande: era sotto 6-4 3-0 e tre palle del 4-0! Raccontaci qualcosa di lei perché lei quando parla sembra che… twitti!
Lei è così, nella vita è così. È molto diretta, non è facile lavorarci ma probabilmente è anche la sua forza, il fatto di avere questa grandissima personalità che le permette di affrontare situazioni in cui la maggior parte delle persone potrebbero incontrare delle difficoltà. Lei invece si trova completamente a suo agio.

Da quanto tempo lavori con lei?
Sono sette anni, lei aveva 13 anni. L’ho vista la prima volta al Master under 14 a Reggio Calabria. Sono stato fortunato a ritrovare in lei caratteristiche che avevo già visto in altri tennisti. Ho avuto la fortuna di prendere con me del Potro quando aveva 12 anni, avevo visto anche Andy Murray quando ne aveva 12 ma lui già lavorava con qualcuno. Adesso però lavoro con Andy da cinque anni. Ci sono questi campioni che al di là delle qualità tecniche vedono e vivono il match in un altro modo, è difficile da spiegare.

Insomma, bravo! O forse anche un po’ fortunato… qualche volta hai anche fallito, hai visto qualcun altro che pensavi diventassi forte e invece non ha mantenuto le premesse?
C’è stato qualcuno che pensavo potesse diventare buono, anche se non fortissimo, e invece ha pagato le scelte sbagliate fatte soprattutto dai genitori.

Ecco, i genitori di Jelena Ostapenko come sono?
Il padre è una persona molto tranquilla, è venuto solo un paio di volte in giro con noi quando Jelena era più piccola. Le avevo fatto avere una wild card per un torneo vicino Roma. Di solito è sempre la madre che gira, lei è un’allenatrice, insomma è una che di tennis ci capisce.

La mamma le mette molta pressione?
No, pressione no. Ma è molto difficile gestirla anche perché è figlia unica, ha una personalità molto forte. Non è facile lavorarci né per la famiglia né per le persone intorno a lei. Però ha anche delle qualità che non sono comuni. Bisogna sempre riuscire a trovare la via di mezzo.

Ora il paragone sembra assolutamente improprio però lo faccio lo stesso. Camila Giorgi è un’altra che tira sempre ma purtroppo tira più spesso fuori che dentro…
Forse si può riprendere la mia risposta di prima. L’ho aiutata e l’ho gestita quando aveva 12-13 anni, poi dopo un anno e mezzo ho dovuto rescindere il contratto. Puoi collegarti a quello che ho detto prima per capire il perché.

Magari lì c’era un padre diverso, che Ostapenko non ha? Se il padre non viaggia mai con lei forse è un bel vantaggio… ricordo che una volta Rino Tommasi disse “Apprezzo molto Davenport perché non ho mai visto i genitori, eppure è diventata quello che è diventata”. Le migliori qualità tattiche di Jelena?
Beh, tu conosci bene il tennis, avrai visto.

Sì, è pazzesco come riesce a tirare, il suo movimento di piedi che forse ha imparato anche con la danza…
Il fattore fisico non è certo il suo punto forte, c’è ancora da lavorare. Ma quando colpisce la palla, nel tennis femminile forse soltanto Serena colpisce la palla forte come lei. Forse.

Come si approccia agli allenamenti? È facile farla allenare, è una che vorrebbe giocare, a cui piace divertirsi?
Ha una forte personalità. Come tutti i campioni bisogna riuscire a entrare nel suo mondo e cercare di farle fare il meglio. A lei piace molto ballare, fa ballroom dancing, faceva anche delle competizioni.

Il suo carattere? Sembra simpatica, è sempre sorridente.
Sì, è una persona molto sorridente, ha molta energia, le piace vivere.

Sei mai stato in Lettonia da lei? Sai dirmi se viene da una famiglia ricca?
No, non sono mai stato in Lettonia. A questa domanda lei non ha voluto rispondere in conferenza e non lo farò neanche io.

Però Jelena ha detto che ha ricevuto degli aiuti dall’ITF, e l’ITF non aiuta certo i milionari, Gulbis non aveva bisogno di essere aiutato per esempio.
L’ITF aiuta le federazioni nei paesi non “strutturati”, tra cui la Lettonia che ovviamente non è strutturata.

A livello di sponsor?
È messa benino dai, sicuramente migliorerà (sorride)!

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