La settimana degli italiani: un lampo e poco più

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La settimana degli italiani: un lampo e poco più

Giorgi si toglie la soddisfazione dello scalpo di Svitolina e torna ai quarti in un torneo. Ma è troppo poco per essere soddisfatti della settimana principale pre-Wimbledon

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La breve stagione sull’erba -tre settimane di tornei europei in preparazione alle due di Wimbledon, seguite dalla tradizionale sette giorni di chiusura del calendario negli Stai Uniti con il piccolo torneo di Newport, in Rhode Island- non ha mai regalato grandi soddisfazioni al tennis italiano. Chissà per quanto tempo ancora, nella ricerca di ricordi quantomeno “prestigiosi” ricorderemo la semifinale persa in 5 set da Pietrangeli da Laver nel 1960 o la grande occasione sprecata nei quarti da Panatta nel 1979, eliminato al quinto dopo essere stato avanti 6-3 4-1 contro il “modesto Dupre. Non è andata mai meglio tra le donne: solo in quattro (Lucia Valerio, Laura Golarsa, Silvia Farina e Francesca Schiavone) sono riuscite ad arrivare nei quarti di finale, con il ricordo forse più bello – e, assieme, il più grande rimpianto- risalente al 1989, quando Laura Golarsa perse solo 7-5 al terzo contro la ex numero 1 del mondo, Chris Evert, dopo essere stata in vantaggio 5-2 nel decisivo parziale ed essersi trovata ben sette volte a due punti dal match.

Sarà anche per questo che la settimana scorsa solo coloro che molto probabilmente sono i migliori tennisti dei due settori su questa superficie, Andreas Seppi e Camila Giorgi, già vincitori di tornei sull’erba, si sono iscritti, senza fortuna, a tornei, raccattando nulla più di due secondi turni. Avvicinandosi Wimbledon, questa volta un numero maggiore di azzurri è stata però presente nel circuito. Se dagli uomini non è arrivata nessuna vittoria, le donne ci hanno per fortuna offerto motivi per sorridere, con due di loro capaci di issarsi ai quarti di finale, Giorgi e Vinci, senza dimenticare la Schiavone, che ha confermato di poter ancora essere competitiva anche sull’erba. La Giorgi, soprattutto, ha regalato una bella gioia che è altresì un esempio illuminante di quanto lo spreco attuale del suo talento sia un rimpianto per il tennis italiano. Al netto dell’infortunio alla schiena che ha condizionato tre mesi del suo 2017 ed inevitabilmente la sua classifica, pochissime volte nella storia del tennis è capitato che la numero 102 del mondo, l’attuale mediocre classifica di Camila, nel giro di un mese e mezzo, abbia sconfitto due top 5 su due superfici differenti. Assieme al pieno recupero dell’integrità fisica – Camila a Birmingham dopo aver sconfitto Elina Svitolina, 5 WTA, si è ritirata per un problema alla coscia sinistra nei quarti- la tennista maceratese, a 25 anni e mezzo, deve decidere una volta e per tutte che fare della sua carriera, sin qui buona (è stata 30 del mondo due anni fa), ma non all’altezza del talento tennistica che mostra di avere. La nostra numero 1, Roberta Vinci, reduce da risultati molto deludenti (sette sconfitte all’esordio negli ultimi nove tornei) questa settimana a Maiorca è tornata a vincere due partite di seguito per la prima volta addirittura da febbraio, quando arrivò ai quarti del Premier di San Pietroburgo. La speranza di tutti è che questo risultato risulti un’iniezione di fiducia per la tarantina, che ha un tennis teoricamente adatto all’erba: il movimento femminile ha bisogno di aggrapparsi a lei, ultima italiana ancora nella top 50 della WTA.

Venendo al racconto della settimana tennistica appena trascorsa, Camila Giorgi ha partecipato per la terza volta in carriera al ricco (885.040 dollari di montepremi ) WTA Premier di Birmingham, torneo dove non aveva mai avuto fortuna precedentemente, vincendo un solo incontro, contro una wc locale, nelle sue due precedenti partecipazioni. La sua sempre più mediocre classifica, 102 WTA, l’ha obbligata ad iscriversi alle quali, per accedere al tabellone principale, traguardo che la marchigiana ha raggiunto vincendo ben tre incontri, onorando così la sua testa di serie numero 2 nel tabellone cadetto. Camila al primo turno ha sconfitto in 93 minuti la 17enne wc locale Emily Appleton, 885 WTA, col punteggio di 7-5 6-4; al secondo ha avuto la meglio in 1 ora e 20 minuti con il punteggio di 6-0 7-6(5) di Grace Min, 202 WTA, 23enne statutinense che l’aveva sconfitta 2 volte su 3 nei precedenti. Infine, nell’ultimo turno delle quali, l’allieva di papà Sergio Giorgi, ha vinto contro l’ottava testa di serie del tabellone, la 20enne croata Jana Fett, 150 WTA, eliminata con un 6-3 6-4 in 76 minuti. Nel tabellone principale, il primo ostacolo per l’azzurra è stato uno scontro inedito, la ventenne russa Natalia Vikhlyantseva, 65 WTA, reduce la settimana precedente dalla finale nell’International di S’Hertogenbosh, liquidata in 1 ora e 40 minuti con un bel 6-3 7-6(4), nonostante un mediocre rendimento al servizio (2 ace e 9 doppi falli, 45% di prime palle in campo, sebbene abbia convertito in punti a suo favore l’81% delle volte in cui la prima era entrata in campo) e qualche affanno di troppo (conduceva 5-3 nel secondo ed ha chiuso solo al quinto match point).

La seconda vittoria in poco più di un mese contro una top 5, traguardo che testimonia sia il grande talento di Camila sia come lo stia dilapidando con una classifica mediocre, è arrivato contro la fresca vincitrice degli Internazionali d’Italia, Elina Svitolina, 5 WTA e vincitrice di ben 4 titoli nel 2017. Camila, autrice di una prova che ha confermato come l’erba esalti il suo gioco,  è stata brava soprattutto a far male col rovescio e ad aiutarsi col fondamentale del servizio (57% di prime dentro, 63% di punti vinti quando queste entravano, 56% punti conquistati con la seconda). Avrebbe forse potuto vincere più facilmente: dopo aver vinto in 44 minuti il primo set, ha avuto una palla per il 5 pari dopo essere stata sotto 1-5 nel secondo parziale. Una volta non convertitola, la partita le poteva sfuggire di mano, visto che nel terzo e decisivo set si è anche trovata subito sotto di un break. Ma lo scorso giovedì a Birmingham la Giorgi era più forte della sua solida avversaria ed alla fine ha preso il largo, conquistando i quarti di finale col punteggio di 6-4 4-6 6-2 in 2 ore e 2 minuti. Tornata nelle prime 8 per la quarta volta in stagione (dopo Shenzen, quando si issò alle semi, Biel e Praga), si è trovata di fronte la 21enne australiana Ashleigh Barty, 77 WTA, che l’aveva nettamente sconfitta 6-3 6-0 sulla terra rossa di Strasburgo circa un mese fa. Sull’erba di Birmingham Camila è stata però costretta, dopo 29 minuti, ad arrendersi sul 2-5 del primo set, per un problema all’adduttore della coscia sinistra, rimandando l’appuntamento per Camila alla prima semi in un Premier WTA.

Le prime tre tenniste d’Italia, secondo l’ultima classifica pubblicata dalla WTA, hanno tutte preferito, per prepararsi a Wimbledon e cercare punti per la loro classifica, iscriversi all’International di Maiorca (250.000$), alla sua seconda edizione. Se però Roberta Vinci era la sesta testa di serie del torneo nelle Baleari e Francesca Schiavone era stata omaggiata di una wild card, Sara Errani, per partecipare al tabellone principale, è dovuta passare per le forche caudine delle quali. Dopo aver superato agevolmente in 69 minuti con un duplice 6-3 la 23 enne tennista del Liechtenstein, Kathinka Von Deichmann,181 WTA, la finalista del Roland Garros 2012 si è però arresa nel turno decisivo a Jana Cepelova, al 96°posto del ranking WTA sempre sconfitta, senza perdere un set, da Sara nei due precedenti. A Maiorca ha tuttavia avuto la meglio la 24enne slovacca, vincitrice in 1 ora e 31 minuti con il punteggio di 6-3 6-4. Il ritiro dell’estone Anna Kontaveit, vincitrice la scorsa domenica a S’Hertogenbosh, ha però dato una seconda chance alla Errani, ripescata in un primo turno dalle infinite sfumature, il derby contro la connazionale e ex compagna di doppio, Roberta Vinci, con la quale nella specialità sono state assieme numero 1 e vincitrici del Career Grand Slam. Era l’undicesimo capitolo (6-4 i precedenti per la Errani) di una rivalità che non si rinnovava dal gennaio 2014: si trattava della prima sfida da quando, quasi due anni e mezzo fa, annunciarono la decisione di non giocare più assieme il doppio.

Il primo confronto sull’erba tra le due azzurre è stato a senso unico e senza alcun pathos: Roberta ha vinto 6-2 6-1 in 58 minuti di partita. Al secondo turno, la tarantina, reduce da sette sconfitte nella partita inaugurale negli ultimi nove tornei ai quali aveva partecipato, ha trovato dall’altra parte della rete un’avversaria da prendere assolutamente con le pinze, la 31 enne Kirsten Flipkens, 88 WTA (ma 13 del mondo meno di 4 anni fa, dopo aver raggiunto le semi a Wimbledon) che, tra l’altro, aveva vinto due dei tre precedenti e l’unico giocato sull’erba. Contro un’erbivora doc come la belga, Roberta, partita molto forte e trovatasi avanti 6-4 3-1 è stata brava a non perdere la testa quando un calo di rendimento le è costato il secondo parziale. Nel terzo set, riprendendo il controllo del match, al quarto match point, dopo 2 ore e 16 minuti, ha conquistato i terzi quarti di finale della stagione col punteggio di 6-4 5-7 6-2. Contro la 23 del mondo,la classe 94 transalpina Caroline Garcia, non è riuscita a tornare in semifinale di un evento WTA, un traguardo che le manca dal febbraio 2016, quando poi vinse il primo Premier della carriera a San Pietroburgo. Una sconfitta, contro una tennista che nell’unico precedente di due anni fa sull’erba di Eastbourne l’aveva già sconfitta, che ha lasciato a Roberta più di un rimpianto: sia per una partenza letta che le è costata il primo set, volato via col punteggio di 6-2 in 33 minuti, sia, soprattutto, per il vantaggio a suo favore di 5-3 nel secondo e per i cinque set point non convertiti, sino al combattutissimo tie-break, che ha consegnato la vittoria alla Garcia dopo 1 ora e 33 minuti col punteggio di 6-2 7-6 (8).

A Maiorca vi era, come detto, anche Francesca Schiavone, capace di onorare al meglio la wild card ricevuta dagli organizzatori, cogliendo uno scalpo prestigioso come quello di Eugenie Bouchard, scivolata al 56°posto delle classifiche WTA, ma pur sempre finalista a Wimbledon nel 2014. La milanese, che aveva sconfitto la 23enne canadese nell’unico precedente di tre anni fa sulla terra rossa, è stata brava a non deprimersi dopo aver perso al tie-break la battaglia del primo set, nel quale aveva avuto un set point nel dodicesimo gioco, dopo averne a sua volta annullato uno nel decimo. Con esperienza e furbizia si è aggrappata al match, servendo meglio dell’avversaria (rispetto al bilancio ace-doppi falli e soprattutto come percentuali di punti vinti con la prima e con la seconda) e, dopo una battaglia di 2 ore e 24 minuti con lo score di 6-7(5) 6-4 6-3 ha guadagnato l’accesso al secondo turno. Qui ha incontrato Krystina Plyskova-sorella gemella della più brava Karolina, terza giocatrice al mondo- quest’anno già vincitrice due volte su Roberta Vinci, ma sconfitta da Francesca nei due precedenti dell’autunno 2015 sull’indoor di Limoges e del 2012 sull’erba di Wimbledon. La 25enne mancina ceca. dopo aver vinto il primo parziale grazie ad un break in apertura, a Maiorca si è trovata avanti anche 4-2 nel secondo. Il nickname “Leonessa” non è stato però affibbiato casualmente alla Schiavone, che, ad un paio di giorni dal suo 37°compleanno, ha mostrato di avere ancora intatta la passione e la voglia di soffrire per il tennis, riagguantando l’avversaria ed issandosi prima al 5-1 nel tie-break e poi ad un set-point sul 7-6. Purtroppo, però, per la milanese si è poi spenta la luce e la ceca, dopo 1 ora e 41 minuti complessivi di partita ha guadagnato l’accesso ai quarti col punteggio di 6-3 7-6(7), giusto premio alle grandi doti al servizio (9 ace e 2 doppi falli, 81% di punti vinti con la prima).

Come anticipato, pochissimo da raccontare sui risultati degli uomini, che non hanno vinto neanche una partita nei tabelloni principali. In verità, Paolo Lorenzi è stato l’unico ad accedervi, grazie alla sua ottima classifica, 33 ATP (best career ranking): il senese, reduce dalla vittoria nel ricco Challenger di Caltanissetta la settimana precedente, si è iscritto per la seconda volta in carriera all’ATP 500 di Halle (Sassonia), il Gerry Weber Open, dal nome del ricco imprenditore che lo ha fatto nascere e continua a sostenerlo dal 1993, anno della prima edizione. Purtroppo Paolo, che con l’erba ha uno scarsissimo feeling (3-14 il bilancio vinte-perse in carriera nel circuito maggiore su questa superficie) ha avuto anche un sorteggio proibitivo: dall’altra parte della rete ha difatti trovato Alexander Zverev, 12 ATP e freschissimo vincitore degli Internazionali d’Italia. Il 20enne tedesco non ha incontrato difficoltà di sorta ed ha vinto facilmente in meno di un’ora (59 minuti) col punteggio di 6-3 6-2. Ad Halle sono giunti anche altri due tennisti azzurri, Luca Vanni e Andreas Seppi: il primo ha subito trovato semaforo rosso al primo turno dal 20enne statunitense Ernesto Escobedo, 72 ATP, che lo ha eliminato in 1 ora e 26 minuti col punteggio di 6-3 7-6(2). Il bolzanino, invece, che pure ad Halle in carriera si è tolto belle soddisfazioni (finale nel 2015, quarti l’anno scorso) ha confermato il suo periodo di calo psicofisico e conseguente crisi di risultati, superando la wild card locale, il 22enne Daniel Masur, 203 ATP, con un duplice 6-3 in 1 ora e 3 minuti, ma arrendendosi nel turno decisivo a Lukas Lacko, 103 ATP, che lo ha fermato col punteggio di 6-4 7-5 in 1 ora e 20 minuti di partita.

All’altro ATP 500 sull’erba in programma questa settimana, l’Aegon Championhip che si disputa, secondo tradizione, nel Queen’s Club di Londra, un solo italiano ha provato ad entrare in tabellone, Stefano Napolitano. Il piemontese, 158 ATP, reduce dal secondo turno al Roland Garros dopo aver superato le quali, nella capitale britannica non ha però avuto fortuna, fermandosi all’esordio contro Pierre Hughes Herbert, 71 ATP, che lo ha sconfitto in appena 64 minuti col punteggio di 6-1 6-4.

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