Murray brucia le tappe, ma perde lo scettro di leader britannico

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Murray brucia le tappe, ma perde lo scettro di leader britannico

Andy Murray potrebbe rientrare in campo prima del previsto. Intanto lunedì non sarà più il primo giocatore britannico del ranking dopo 12 anni

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In questo preciso momento della stagione tre dei cinque giocatori che si sono spartiti con Federer gli ultimi 33 Slam sono fermi ai box. Anche gli altri due non sprizzano salute da ogni poro; Marin Cilic è già in California ad allenarsi dopo il ritiro precauzionale di Acapulco per un fastidio agli addominali, mentre Stan Wawrinka ha appena rinunciato all’intera tournée statunitense dopo un inizio di stagione quantomai timido. Tocca quindi bussare sulla spalla di Nadal, Djokovic e Murray (in ordine crescente di ‘gravità’ dell’infortunio) per capire quali piani abbiano per il futuro, sia prossimo che lontano, e se davvero abbiano intenzione di lasciare a Federer ogni torneo, ogni premio, ogni elogio e ogni attenzione mediatica.

La situazione di Nadal non è critica ma neanche da sottovalutare: doveva star fermo due settimane, poi è trascorso oltre un mese e sulla sua presenza a Indian Wells ancora non ci sono conferme. Il suo cruccio è un infortunio muscolare nella zona dell’anca destra. Djokovic ha illuso rientrando in campo a Melbourne, in fin dei conti con risultati neanche disastrosi, poi è scappato in Svizzera per sottoporsi a una piccola operazione al gomito, evidentemente non soddisfatto della resa sul campo dopo i sei mesi di stop. Lui quando tornerà? Il babbo assicura a maggio, sulla terra battuta, sebbene il suo nome compaia ancora nelle liste di Indian Wells. Una dimenticanza o solo questione di ore, viene da supporre. L’infortunio sul quale vigono meno dubbi, oltre che quello più preoccupante in vista del ritorno in campo, affligge purtroppo l’anca di Andy Murray. Lo scozzese, tra una rinuncia e l’altra, non gioca un match ufficiale dallo scorso Wimbledon. Quando ha annunciato l’operazione cui si è sottoposto a Melbourne a inizio gennaio, pochi giorni dopo aver sostituito proprio Djokovic nell’esibizione di Abu Dhabi, le tempistiche di recupero sembravano compatibili con un rientro in campo per la stagione su erba. Prima di Wimbledon, magari al Queen’s.

Gli ultimi aggiornamenti diffusi dal The Times, a firma Stuart Fraser, e dalla BBC per mano del corrispondente Russell Fuller, raccontano che Andy Murray potrebbe rientrare in campo prima del previsto. L’ex numero uno del mondo programma di ricominciare ad allenarsi con palline e racchetta già prima della fine di marzo, quando saranno trascorsi circa 70 giorni dalla sua operazione. Ad oggi, che di giorni ne sono trascorsi 52, lo scozzese è già tornato in palestra – senza negarsi le sessioni di pilates a cui Andy non rinuncia da ormai oltre quattro anni – e ha ripreso a pedalare sulla cyclette e sollevare pesi, sebbene con la cautela del caso. Del resto a gennaio era stato chiaro: “Non cercherò di anticipare il mio rientro in campo, mi prenderò il tempo che serve per svolgere la riabilitazione correttamente e non vanificare l’esito dell’operazione“. Nonostante la prudenza, la tabella del recupero è stata comunque rivista in positivo per via di una buona risposta del fisico di Murray: il Queen’s 2018 inizia il 18 giugno, lui potrebbe aver ripreso in mano la racchetta già tre mesi prima. Si può quindi valutare l’ipotesi di un suo rientro anticipato.

Valutare la fattibilità del suo rientro già a maggio significa ipotizzarlo sulla terra battuta. In quel periodo dell’anno il calendario non propone eventi su superfici rapide a meno di andare a svernare in Asia nel circuito Challenger (le alternative si chiamano Uzbekistan o Corea del Sud, non proprio dietro l’angolo né prossime ad altri eventi del circuito maggiore); dunque testarsi prima del previsto, magari con il proposito di difendere almeno una parte dei 720 punti della semifinale del Roland Garros, significherebbe per Andy ricominciare sul rosso. Non è però quello che un guaio all’anca suggerirebbe, se avesse voce per dirlo. La terra battuta non solo impone uno sforzo maggiore in ragione della lunghezza media degli scambi, ma per dinamica di gioco richiede una spinta sistematica su ogni punto poiché la superficie non permette di ‘appoggiarsi’ sui colpi avversari. D’altra parte se il cemento può garantire qualche punto gratuito in più, e qualche goccia di sudore in meno, è un tormento per le articolazioni in fase di appoggio. Quantomeno nel ritmo partita; è facile infatti credere che la riabilitazione si intensificherà sui campi duri di Miami, casa-base spesso frequentata dallo scozzese nei periodi di allenamento, e da lì verranno fuori le prime reali indicazioni sul suo rientro in campo.

Sul fronte-classifica, la prima delle tre cambiali impegnative del 2017 – i 500 punti del titolo di Dubai – è prossima alla scadenza. Questo significa che lunedì prossimo Andy Murray avrà appena 1460 punti, scivolerà tra la 28esima e la 30esima posizione e non sarà più il primo giocatore della Gran Bretagna, ritrovandosi alle spalle di Kyle Edmund. La sua leadership durava dal luglio 2006, la stessa stagione nella quale ha occupato (nel mese di agosto) per l’ultima volta una posizione fuori dalle prime 30: riaccadrà a breve, e verosimilmente Andy galleggerà tra quella posizione e il limite della 50esima fino al termine del Roland Garros, quando il ranking lo inchioderà fuori dalla top 100 lasciandolo provvisto dei soli 360 punti conquistati con i quarti di finale a Wimbledon.

Se il suo rientro in campo verrà confermato a giugno, lo scozzese avrà quindi bisogno di inviti che nessun torneo si sognerà di negargli. L’ipotesi di un suo rientro anticipato appare ancora troppo fragile per essere sostenuta: non tanto per questione di tempo, quanto per mancanza di soluzioni ottimali nell’equazione che prende in esame superficie e valore del torneo. Se non al Queen’s, eventualmente, si può pensare al torneo di Stoccarda che già lo scorso anno ha ospitato le prima falcate sull’erba di Roger Federer. Un doppio responso del campo potrebbe essere utile prima di Wimbledon. Intanto è sufficiente la conferma che la riabilitazione procede meglio del previsto per allinearci alle parole di Boris Becker: “Il tennis non è lo stesso senza Andy Murray, deve tornare presto in campo“. Sottoscriviamo.

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