Roland Garros interviste, Djokovic: "Dieci anni fa bastava il talento, oggi non più"

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Roland Garros interviste, Djokovic: “Dieci anni fa bastava il talento, oggi non più”

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TENNIS ROLAND GARROS – Incontro di quarti di finale: N. Djokovic b. M. Raonic 7-5 7-6 6-4. Intervista del dopo partita a Novak Djokovic.

E’ stato un match relativamente semplice in tre set. Come ti sei sentito in campo?
Non è mai semplice contro Milos o contro un altro bombardiere del suo calibro. Ci sono pochi giocatori che servono così bene, come lui ad esempio John Isner e Ivo Karlovic. Sono dotati di un servizio incredibile, mix di grande potenza e precisione. Quando Milos è in forma è davvero difficile fare qualcosa, se non rimanere concentrato e saper cogliere le opportunità , perché appena ne hai possibilità è molto importante sfruttarle.  È stato molto importante per me vincere il primo set, come ovviamente anche il secondo. Nel terzo mi sono sentito più a mio agio. Ma dopo tutto, sebbene abbia vinto senza perdere un set, sono stati pochi punti a decidere il vincitore ed è ciò che mi aspettavo, sapevo cosa mi attendeva in campo. Sapevo che avrebbe servito bene e che io avrei avuto poche opportunità, così le ho colte al volo. Credo di aver fatto bene.

Puoi completare il grande slam, è la tua occasione. Hai giocato un grande match l’anno scorso con Rafa. Questa è la seconda settimana del torneo. Come ti senti? Ci stai pensando? Come valuti le tue possibilità?
Cerco di concentrarmi solo sul prossimo match, non penso all’eventuale finale. Sto pensando a Gulbis. Sta giocando veramente bene, è in fiducia. Comunque ho le mie possibilità naturalmente perché vengo da un paio di grandi settimane sui campi in terra  a Roma e ora ho una decina di giorni qui al Roland Garros. Due giorni di riposo saranno importantissimi per recuperare, per allenarmi e per affrontare il prossimo match al meglio.

Molte persone associano i campi in terra a giocatori che sanno solo correre e ribattere colpo su colpo. Giocatori come Isner e Raonic si sono espressi bene su questa superficie anche recentemente. Quando giochi con qualcuno come Raonic, qui e a Roma, come giudichi la superficie? Lo può aiutare?
Servire a 225 km/h all’incrocio delle righe… non importa che superficie sia, la palla va ugualmente veloce (ride). Si muove comunque abbastanza bene in relazione alla sua stazza. Colpisce bene di diritto da ogni angolo molto forte e mette grande pressione quando sei tu a servire. Così inizi a pensare e cerchi di capire se sia meglio variare il servizio cercando di proporre seconde che possono essere anche prime o servire per poi  comandare lo scambio. Perché se tu sbagli giusto un paio di prime, può mettere pressione, farti commettere doppio fallo e così perdi il servizio. Tutto ciò per dimostrare che questo tipo di match si giocano anche sulla tenuta mentale. Devi rimanere in campo e vincere, mantenere alta la concentrazione senza scendere di livello. Altrimenti è presto detto, perdi il match in un secondo. Lui ed Isner giocano abbastanza ben su questi campi, anche se la terra è la superficie di gioco più lenta. Comunque qui e a Roma, i campi sono forse più veloci di altri di tornei su terra. La palla può rimbalzare appena più alta e ti permette di avanzare un po’ più velocemente.

Hai già giocato con Gulbis, vi siete conosciuti quando aveva 15 anni. Aveva già dichiarato che ti ricorda come un tipo molto attento e professionale, mentre tu facevi stretching, lui usciva per andare in discoteca e cose del genere. Cosa ricordi di lui?
Dovrei dire cosa mi viene in mente? (risata) So cosa vorresti sentire. So che lui ama scherzare sempre, ovunque. Abbiamo un bel rapporto. Ad esempio c’erano alcune camere, credo cinque o sei all’interno del complesso tennistico dell’ Accademia di Pilic dove noi ed altri cinque, sei, sette o otto giocatori alloggiavamo. Non abbiamo condiviso una camera ma eravamo vicini di stanza così abbiamo passato molto tempo ad allenarci insieme e come immagini anche diverse ore a giocare a carte, guardare programmi in televisione… eravamo ottimi amici, ci conosciamo  molto bene. E’ un ragazzo che abbraccia in modo entusiasta ogni cosa nella vita, accoglie tutto a braccia aperte (ride), se così posso dire. Certamente è un tennista dotato, lo è sempre stato anche se magari non si impegnava troppo, a volte sembrava che non gli importasse troppo. Ha sempre rispettato l’allenatore e i giocatori che stimava. Del resto era sempre molto fiducioso sia durante gli allenamenti che durante i tornei. Ha sempre avuto molta fiducia in se stesso anche quando aveva quattordici, quindici anni, sembrava dover diventare un grande giocatore. Giocava bene e non aveva paura. Comunque sembrava uno che cercava di perfezionarsi, di migliorare. Non era mai troppo felice del suo gioco, cercava sempre qualcosa da ritoccare. C’erano anche volte in cui si divertiva a giocare, ma altre in cui Niki lo costringeva a lavorare duramente. Per me il lavoro duro non era una seccatura, comunque generalmente siamo sempre andati d’accordo in campo e fuori.

Ho una domanda simile a questo proposito. Se dici che Gulbis è talentuoso, possiamo dire che ha un dono… cosa credi sia il talento? Pensi sia stato il tuo talento a permetterti di avanzare rispetto a lui in questi anni? Perché gli ci è voluto così tanto tempo?
Posso dire che probabilmente qualche decennio fa era il talento la cosa più importante per emergere in uno sport come il tennis, ma non si tratta più solo di questo. Il talento è qualcosa che, come tu hai detto, rappresenta un dono, ad esempio sei nato per giocare un determinato sport, ma oggi è solo una parte, diciamo, di un puzzle del quale ti serve tutto per diventare un giocatore di successo. Ciò che è ovvio è che si deve lavorare molto duramente, serve grande disciplina e professionalità, e non meno importante bisogna trovare il giusto equilibrio tra vita privata e professionale. Tutto ciò gioca un ruolo importante nella carriera di un tennista. Magari lui non ha saputo elaborare queste cose tutte insieme negli ultimi anni, ma ora ci è riuscito. Comunque, ripensando al 2008, qui ha giocato qui uno dei quarti di finale, c’è stato poi un periodo di diversi anni in cui non ha trovato costanza nei risultati o magari non si è dedicato molto allo sport. Ma con Gunther Bresnik, so che sta lavorando duramente, ora è molto concentrato ed ha la giusta dose di esperienza. Probabilmente lo ha aiutato dal punto di vista della tenuta mentale, come allenarsi ogni giorno e tutto ciò paga alla fine.

Q. E’ stato il tuo talento a farti capire come approcciare il tuo lavoro già a 15 anni?
Il talento è solo la base o una specie di motivazione per me e per le persone con le quali stavo lavorando all’inizio della mia carriera, durante la mia infanzia. Dopo fu l’amore per il tennis e la fortuna di essere circondato da giuste persone a convincermi a lavorare con professionalità e giusta disciplina. Il resto è ovviamente dato dalla famiglia e dalla mia personalità, cercando di far bilanciare tutti fattori nella vita. Come immagini molte cose devono fondersi insieme. Il tennis è uno sport individuale, è molto difficile analizzare tutte la sfaccettature. Richiede molto impegno per bilanciare la vita professionale e quella privata. La stagione è molto lunga ed impegnativa, la più lunga quasi, tra tutti gli sport. Così per essere un top player, per avere successo è necessario che tu dedichi tutto te stesso al tennis, probabilmente di più che in altri sport. Non sto certamente rinnegando nulla della mia vita. Questo sport mi ha dato così tanto e sono entusiasta di poterci giocare.

Non giochi contro Gulbis da Indian Wells tre anni fa, in quella occasione lo hai battuto molto facilmente (60 61 al terzo turno ndt). Non so se lo hai visto giocare in questo in questi giorni, ma se lo hai fatto avrai visto quanto è cambiato; come pensi sia migliorato e in che modo?
Come ho appena detto, in questi anni è rimasto pressoché assente dal tennis giocato ad alti livelli. Si lasciava trasportare su e giù nella classifica. Non si dedicava molto al tennis e i risultati lo hanno dimostrato. Ma ora tutto ciò è cambiato per lui. Puoi vedere chiaramente i risultati durante lo scorso anno, ora è quindicesimo, ventesimo al mondo? Dopo questo torneo, addirittura meglio. Ha battuto Roger e Tomas, ho visto il match contro Roger. Ha giocato veramente bene. Ha un gran servizio e se funziona ti dà un grande vantaggio sull’avversario. E’ anche molto aggressivo da fondo, il suo gioco è nato su terra, dove abbiamo giocato insieme all’Accademia, ricordo bene quei giorni. Anche se è alto, sa come muoversi e come giocare d’anticipo. Sarà certamente molto aggressivo e cercherà i suoi colpi migliori. Lo so perché è il suo stile. Cercherò di prepararmi al meglio con il mio team studiando la giusta strategia.

Cosa ne pensi del match tra Gael Monfils e Andy Murray? Entrambi stanno giocando bene.
Credo che sarà un grande match, certamente molto divertente.

 

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