TENNISPOTTING gennaio: Italia's got talent

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TENNISPOTTING gennaio: Italia’s got talent

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Del noioso Australian Open 2015 una cosa non scorderemo mai: Seppi che batte Federer
 

L’Australian Open, un Happy Slam che non è più tanto Happy, finti infortuni che incrinano per finta finte amicizie, i numeri uno che fanno i numeri uno, italiani che tornano a vincere Slam e ben poco altro in uno degli esordi più scialbi della storia del tennis. Ah sì, qualche 250 di cui ci siamo già dimenticati…

L’Australian Open è superficialmente etichettato come lo Slam delle sorprese. Il torneo australiano è un po’ come la prima giornata del campionato di calcio, quando si verifica sul campo com’è andata la preparazione estiva, stanti le amichevoli che contano quel che contano. Si lavora duro d’inverno – quest’anno meno, per via della lega IPTL che ha riempito di soldi le casse già gonfie dei primi della classe e intasato Instagram con quei selfie pieni di sorrisi da ebete, la ricchezza dà gioia evidentemente – e si vola in Australia carichi di speranza, facendo una comparsata a Brisbane, se si è fra i più forti, o a Sydney, se sei uno di quelli che già sa che non arriverai alla seconda settimana dello Slam, per poi vedere nel tre su cinque che conta quali progressi siano stati fatti. Avevamo lasciato il 2014 carichi di speranza per i due nomi nuovi vincitori di Slam, Wawrinka e Cilic e con Djokovic che ha dominato un Master inguardabile. E quindi l’attesa per lo spettacolo di questo nuovo inizio australiano era veramente tanta. Solo che non è finita: stiamo ancora attendendo lo spettacolo.

TENNISTA DEL MESE
Daniele Vallotto: Verrebbe da dire Andreas Seppi o magari Tomas Berdych ma insomma l’equazione più facile e immediata è sempre quella: Melbourne = Novak Djokovic. Dal 2011 in poi chi vuole vincere il titolo deve vedersela con lui e solo Stan Wawrinka ha miracolosamente interrotto la striscia, che molto probabilmente sarebbe salita a 5 titoli consecutivi, se non si fosse messo in mezzo lo svizzero. Quest’anno Wawrinka ci ha riprovato, e dopo tutto è stato il tennista che ha messo più in difficoltà Djokovic, anche se a dire il vero è stato più Djokovic a mettere in difficoltà sé stesso, giocando a tratti il suo peggior tennis. Fortunatamente per lui anche Wawrinka non era al massimo: Stan si è probabilmente accontentato di non aver perso contro qualche pallido giocatore di terza fascia e arrivato al dunque ha smesso di lottare. Un vero peccato perché la semifinale prometteva scintille ed invece ha fatto cilecca. Un fuoco d’artificio abortito che è il simbolo di questo brutto, bruttissimo Australian Open: uno dei peggiori Slam degli ultimi anni, con una finale indegna per un torneo indegno. Lode e onori però a Novak Djokovic, che toglie un record a Roger Federer e ora è nel club dei pentacampioni: roba che in pochissimi possono vantare.

Claudio Giuliani: Hai già detto praticamente tutto quello che c’era da dire, vediamo di aggiungere qualcosa. Novak Djokovic ha vinto questo Slam praticamente in souplesse. Ha battuto senza faticare gli avversari dei primi turni, ha regolato i tennisti del domani – Raonic – senza soffrire, si è preso la rivincita su Wawrinka giocando per giunta male e poi, in finale, sceneggiate o meno (“He does this all the time”, cit. Andy Murray) a parte, ha vinto un match che è sempre stato saldamente nelle sue mani. Ora, rileggiamo il tutto. Chi vince gli Slam così? I campioni. Il torneo brutto lo vince il più forte, quello che al venerdì può vincere giocando male e che poi alla domenica soffre un pochino ma lascia il piatto centrotavola al secondo classificato (Murray ha la tavola apparecchiata per quattro, a tal proposito). Menziono io tutti i meritevoli del mese: Andreas Seppi, che bene o male è sempre lì, e che quest’anno si è preso la scena per un giorno; Feliciano Lopez, uno che migliora invecchiando (vi evito il paragone col buon vino), David Ferrer, che fa sempre il suo e si arrende solo a chi il suo lo fa meglio di lui, e Guillermo Garcia-Lopez, che ha rischiato di portare al quinto un Wawrinka versione snob. Bravo anche a Marcos Baghdatis, sconfitto in cinque set da Dimitrov. Quando gioca Marcos, se si è sul posto, si deve sempre andare a vederlo.

DELUSIONE DEL MESE
Daniele Vallotto: Buttare la croce sulle spalle di un trentatreenne oramai è fuori moda, per cui per quanto riguarda la delusione del mese scelgo uno dei tre moschettieri: Dimitrov, Raonic e Nishikori, che sono stati rispettivamente eliminati dai tre che si sono dimostrati i più forti a Melbourne, cioè Murray, Djokovic e Wawrinka. Delle tre sconfitte la meno scontata era forse quella di Dimitrov anche se Nishikori, pochi mesi fa, si era permesso di giocare una delle più belle partite dell’anno contro Wawrinka e di batterlo al quinto. A Melbourne, invece, ha fatto fatica ad arrivare al tie-break. C’è chi dice che Dimitrov abbia tutto per vincere uno Slam mentre a me sembra che qualcosa gli manchi: la personalità per vincere anche quando giochi male. E così una giornata a storta diventa una sconfitta in quattro set (potevano essere cinque ma il discorso non cambia di molto). Insomma, magari Grigor vincerà Wimbledon ma a me sembra che tra quei tre quello che abbia più chance di tutti di vincere uno Slam sia Kei Nishikori. E senza esagerare, pensavo davvero che Nishikori potesse sbancare Melbourne, un po’ perché i primissimi non mi convincevano, un po’ perché ho un debole per il gioco fatto d’anticipi del giapponese. Purtroppo ha trovato di fronte a sé un tennista che gli ha dato una di quelle lezioni che si fanno fatica a dimenticare – e non è nemmeno detto che sia una lezione positiva. Wawrinka ha così spezzato i sogni di Kei e le mie aspettative (va detto che quando questi due giocano contro non so mai per chi parteggiare). Magari lo ritroveremo in forma smagliante a Parigi ma per questo mese tocca registrare una brutta delusione.

Claudio Giuliani: Non credo molto a Nishikori vincitore di Slam. Il servizio è quel che è e non c’è molto altro al gioco da fondo campo e alla straordinaria rapidità – che non è poco, direte voi. L’ultimo a vincere Slam così, correndo e tirando senza un grande servizio, è stato Agassi. Per me, Kei, ha sprecato la grande chance della vita contro Cilic. E mi fermo qui: ho buttato diversi soldi facendo pronostici sempre sbagliati sulle ultime partite e quindi cerco di evitare le smentite. Comunque, ad oggi, credo ancora meno che Grigor Dimitrov possa vincere uno Slam e quindi è per me lui la delusione del mese, a parimerito con Tomas Berdych. Se si parla dei nuovi tennisti che debbono vincere Slam, anche per dare ricambio, i primi due che potrebbero farlo per me sono questi due. A loro non manca nulla: classe, capacità e anche, aggiungo fuori tema, fidanzate e bellezza per fare soldi con gli sponsor. E invece arrivano ancora le delusioni. Grigor Dimitrov ha perso con Murray, lottando in quattro set. Ho visto il match e l’impressione era quella di guardare la replica di un bel film. Lo guardi, lo segui con interesse e poi non ti sorprendi sul finale, già visto. E veniamo a Berdych. Ha cambiato allenatore e si è presentato in Australia senza cappellino, con un completo di H&M che non ha fatto notizia e perdipiù ha speso metà di quanto incassato nel 2014 per l’anello utilizzato per chiedere la mano della sua fidanzata. Insomma: ci aspettavamo il salto di qualità. E invece niente, Tomas ha battuto un Nadal a mezzo servizio e poi si è accucciato in semifinale non appena Murray gli ha fatto “Bu!”. Ancora una delusione Slam e gli anni passano. Ce la farà mai?

PARTITA DEL MESE
Claudio Giuliani: Mi è piaciuto seguire il dramma di Rafael Nadal contro il qualificato americano Tym Smyczek. Lo spagnolo ha vinto un match dove molti si sarebbero ritirati, da campione qual è. Mi ha esaltato Kokkinakis contro Gulbis, per quel poco che ho visto, ma Seppi contro Federer rimane la partita del mese. Non un buon Roger, ma pur sempre Roger, mentre l’italiano ha continuato a macinare vincenti e punti bellissimi, come quello del matchpoint. Menzione speciale per Wawrinka contro Nishikori. Lo svizzero si è preso la rivincita dai cinque set di New York 2014, giocando benissimo e togliendo il tempo (!) a Kei Nishikori, anche sul lato del rovescio, con il suo meraviglioso rovescio ad una mano. Nishikori, sfasato, non pensava che un tennista, per giunta giocatore monobraccio, potesse rimandare indietro come e meglio di lui le sue accelerazioni. Quella fra i due è stata la miglior partita di Wawrinka dal torneo; peccato che Stan poi si sia sentito forse appagato al cospetto di Djokovic, come se gli avesse rubato qualcosa lo scorso anno, perdendo malamente al quinto set una partita decisamente non all’altezza a livello di spettacolo e colpi vincenti.

Daniele Vallotto: Davvero godibile (ma amaro) l’ ottavo di finale tra Seppi e Kyrgios. Per l’australiano sembrava tutto bello pronto per i quarti di finale: Robredo che esce subito, Karlovic che si fa da parte e poi Seppi che gioca il miglior match della carriera contro Roger Federer. Arrivato agli ottavi, sembrava che Nick non avesse che da staccare il biglietto. Invece in biglietteria ha trovato un Andreas Seppi ancora carico per la prima vittoria su Roger e per poco il nostro non è andato davvero ai quarti. Sul match point, però, pochi rimpianti, perché giocarselo in risposta contro Kyrgios non è facile ora che ha vent’anni e temo sarà ancora più difficile quando avrà qualche anno in più. L’australiano quando è sotto pressione gioca il suo miglior tennis: tutto il contrario di altri tennisti momentaneamente più blasonati. La partita tra Seppi e Kyrgios non è certo stata spettacolare ma almeno è quella che ci ha tenuto di più col fiato sospeso. Non è mancato (quasi) nulla: la sorpresa, la rimonta, il match point annullato, la fuga di Nick, il ritorno di Andreas e alla fine il Falco che consegna a Kyrgios il pass per i quarti di finale. Dopo quel match, però, siamo a rimasti a bocca asciutta proprio quando ci stava per salire l’acquolina alla bocca. Tra quarti, semifinali e finale non è successo nulla e tutte le partite si sono risolte con un risultato netto o con un irrilevante tasso di incertezza. Se Brisbane, Chennai, Doha, Sydney e Auckland non ci hanno entusiasmato – e del resto è normale che sia così, perché tutti aspettano il primo Slam dell’anno – Melbourne ha fallito su tutta la linea.

COLPO DEL MESE
Claudio Giuliani: Per il colpo del mese, per non scontentare nessuno, scelgo sia Nadal che Federer. Mettono la palla nello stesso centimetro di campo, Nadal col banana-shot e Federer col rovescio piatto col polso bloccato e movimento minimo di avambraccio.

https://www.youtube.com/watch?v=o80t0nHyeFA

https://www.youtube.com/watch?v=UGxo_UGx_Wg

Menzione particolare per questa giocata superba di Paes e Hingis nel doppio:

Daniele Vallotto: Dopo aver visto questo punto, mi sono detto che la partita poteva cambiare. E in effetti cambierà perché Djokovic smetterà di giocare bene e per un po’ ci potremo godere gli ultimi sprazzi di Wawrinka campione in carica a Melbourne. Il secondo break point annullato nel quarto game del quarto set è un capolavoro di sensibilità e coraggio e scioglierà per un po’ il braccio dello svizzero. Peccato, perché i cinque set sarebbero stati godibili se il grande assente di giornata – il rovescio di Wawrinka – si fosse presentato all’appuntamento. Non è un caso che dopo questa magnifica volée Wawrinka tirerà un paio dei suoi favolosi rovesci lungolinea, fino ad allora grandi assenti. (Il punto è al minuto 21:09)

http://youtu.be/D4NQbmsuYVU?t=21m9s

PARTITO DELLA NAZIONE
Claudio Giuliani: Bolelli è andato fuori giri col motore contro Federer dopo un set mentre Andreas Seppi, invece, con il ritmo costante di chi è in giornata e gioca sempre con la calma interiore, ha fatto notizia mondiale. Lorenzi ha perso da Pospisil, niente da dire: il canadese è più forte così come Fognini è più forte di Gonzalez. Solo che ha vinto Gonzalez. Solo che poi Fognini cosa fa? Vince, assieme a Bolelli, il primo Slam di doppio per l’Italia dal 1959. Bravi per carità, ma per dare a questa vittoria il giusto peso vi lascio con un numero: Fabio era uno dei due top 20 ATP (l’altro era Feliciano Lopez) a disputare la gara di doppio. Concludete a piacere. 

OUTFIT DEL MESE
Claudio Giuliani: il nostro uomo a Panama, dove Panama è la sezione moda, ha già detto tutto il male possibile del Fluostralian Open. Niente altro da aggiungere se non che se la Nike continuerà nella sua missione di voler rendere tutto il mondo color fluo, Samantha Cristoforetti un giorno ci manderà la foto della Terra come una palla da tennis. Fluo.

PREMIO ARANCIA MECCANICA
Claudio Giuliani: Il nuovo premio, per gli appassionati die-hard che si vedono le partite che gli hipster del tennis schifano, questo mese va a me. Ho visto i quattro set di Ferrer contro Simon. Avevo puntato su Simon vincente e sul match che andava al quinto. Ovviamente Ferrer ha vinto in 4.

INSEGNANTE DEL MESE
Roger Federer alla presa con un pennuto. Abbiamo visto di meglio, su.

PIGNOLO DEL MESE
A fine partita negherà di aver chiesto di mettere a posto le bottigliette, ma ce lo ricordiamo tutti il “don’t touch the bottles”, dai.

TWEET DEL MESE
Padri che tifano per i figli:

tweet-tennispotting-gen2015-1

E figli che tifano per i padri:

tweet-tennispotting-gen2015-2

A voi la scelta.

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