Per battere questo Fognini ci voleva un gran Berdych: Fabio si arrende 7-6 al terzo

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Per battere questo Fognini ci voleva un gran Berdych: Fabio si arrende 7-6 al terzo

Non basta tutto il calore dello stadio Pietrangeli che rimane in piedi ad applaudirlo per diversi minuti: Fabio Fognini gioca benissimo e crolla solamente al tiebreak del terzo set. Vince Tomas Berdych, che domani affronterà Federer

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Fabio Fognini esce dal torneo di Roma ma vende cara la pelle. Tomas Berdych, numero 5 della classifica mondiale, ha dovuto dare battaglia sul campo per due ore e trenta di gioco, prima che Mohamed Lahyani pronunciasse il fatidico “gioco partita e incontro Berdych”. Il ceco pareggia il contro degli scontri diretti – Fognini era in vantaggio 2 a 1, 2 vittorie a Montecarlo e una sconfitta allo Us Open – e batte per la prima volta l’italiano sulla terra battuta.

Eppure le premesse per un’altra impresa c’erano tutte. All’ingresso in campo di Berdych buona parte del Pietrangeli fischia. Lui ride: sa cosa l’aspetta, e la maniera migliore di affrontare una paura è esorcizzarla. Entra Fognini e la folla ruggisce. Tutto secondo programma. Flavia Pennetta siede nello spazio fotografi, vicino a Sergio Palmieri, mentre alla spicciolata si popola la tribuna autorità con lo sguardo deluso dei tantissimi che non riescono a entrare sul Pietrangeli. Rimane fuori anche Gianni Clerici, per dire. Ma è Fabio che vuole queste condizioni, vuole il pubblico vicino come ha detto ieri in sala stampa e quindi pazienza: 4000 bastano. Il cielo è leggermente coperto, c’è qualche grado in meno ma un po’ di afa.

Si parte nel silenzio totale quando Berdych conquista i primi due punti. È la paura che incute il numero cinque del mondo, il “mostro” del livello successivo nel gioco del tennis. Quando Fabio fa il primo, di punto, facendo esplodere la folla, Lahyani richiama tutti all’ordine. Fa proprio il suono del fare silenzio, “Sh sh”. Intanto, Binaghi cerca di silenziare l’iPhone di Pietrangeli che fa un discreto casino, con Nicola impegnato a chiudere la chiamata mente in campo si gioca.

Tomas delizia la platea colpendo come bisognerebbe insegnare in tutte le scuole tennis del mondo. È perfetto nella ricerca della palla con i piedi e tiene inclinata in avanti la testa della racchetta, ben sopra la spalla destra, prima di dare il là alla frustrata di diritto, un colpo killer. Ne sbaglia un paio, di diritti, nel tentativo di forzare e concede una palla break, annullata prontamente da un ace. Sul punto successivo Lahyani nel fare un overrule urla al microfono come se fosse Lemmy dei Motorhead e fa prendere uno spavento al Pietrangeli. Arriva un’altra palla break per Fabio, che sbaglia il diritto e prende a cazzotti la racchetta. Tomas non si scompone e fa il suo gioco costringendo Fognini a frequenti errori. Il ceco sale 4 a 1 e il Pietrangeli è mogio, in attesa che il gladiatore di ieri arringhi la folla. Arriva invece il medical time-out, chiesto da Fabio per un problema alla mano. Niente di grave: si riparte. Fognini si issa a palla break sul 2-4 e quando Berdych piazza l’ace abbandona il suo dialetto per concedersi un più locale “Mortacci tua”. Il ceco tira diritto e senza complicarsi la vita chiude 6-3 in 44 minuti, 32 punti a 27 in suo favore.

Si riparte con Lahyani che da bravo vigile urbano riprende tutte le intemperanze dei tifosi. Sembra che li guardi negli occhi quando chiede di non “decir durante il gioco“, nel suo italo-spagnolo, o quando gli chiede di fare silenzio dalla sua sedia che è un panopticon, perché lui ha gli occhi anche di dietro. Fabio è scuro in volto e borbotta: Berdych sale subito 1 a 0 e servizio che diventa poco dopo due a zero. Malagó si rimette la giacca e abbandona la zona fotografi da dove seguiva il match: che non ci creda più? Fabio intanto recupera il break di svantaggio anche grazie a un nastro fortunoso. La sua tattica è quella di incastrare Berdych nell’angolo sinistro, sulla diagonale di rovescio, per poi incrociare con il diritto. Fognini ribalta la partita: da 0-2 sale 5 a 2 con un parziale di 21 punti a 5 dallo 0-2. E chiude poco dopo 6-3. Berdych sembra in balia e si va al terzo set.

Il primo game del terzo set è il più lottato della partita. Tomas ha il suo da fare, salvando una palla break, prima di chiudere il gioco dopo diversi vantaggi. Il pubblico rumoreggia molto e più volte deve intervenire Layhani, che intanto arringa i suoi giudici di linea, mostrandogli il pugnetto quando sorride loro dopo una chiamata giusta, nella migliore tradizione del team building. Dopo questo game entrambi i giocatori tengono o servizi con facilità, ma Fabio sembra essere più fresco di Tomas, sarà il Pietrangeli o sarà che Federer ha vinto e sfidarlo sul centrale sarebbe interessante, diciamo. Fognini urla quando conquista il 3-3, ma Berdych non molla, e forse bisognerebbe dare retta al suggerimento che arriva dalle tribune, quel “Daje una mazzata” che lo renderebbe innocuo.

Il game del 5-5 è infuocato. Fabio agguanta la preda come un leone farebbe con un agnello già da molti game ma non riesce ad affondare la zampata finale. Si arriva al tiebreak dopo 2 ore e 26 di gioco. Si parte con il mini break per Fabio: Berdych si dispera per un diritto out di poco. È il servizio che lo tiene in piedi. E Tomas lo sfrutta a dovere, allungando velocemente sul 4 a 2. Si cambia campo e Fabio non vince più un punto: vince Tomas Berdych quando l’orologio del campo segna 2 ore e 34 minuti di gioco. Lo stadio rimane in piedi a tributare un lungo applauso a Fabio Fognini (che ha fatto più punti del suo avversario nel terzo set: 46 a 44), che ha veramente poco da rimproverarsi. Ha giocato a un livello mai visto per due ore e mezza, e non è colpa sua se ha incontrato il miglior Berdych di sempre sul rosso.

Nicola Pietrangeli, da noi intercettato all’uscita dal suo stadio, ha dichiarato: “Peccato, veramente. Fabio ha giocato benissimo e ultimamente sta giocando molto bene”. Dirà poi Fognini in conferenza stampa:Adesso è una sconfitta che brucia ma penso di non dover recriminare nulla: ho dato tutto e ci ho provato fino alla fine. All’inizio del terzo set ho avuto qualche piccola chance, quando lui stava facendo fatica sul servizio anche se poi al tiebreak si è salvato con quello. Esco da questo torneo a testa alta, con un gran feeling trovato con questo straordinario pubblico che mi è stato vicino e cui faccio gli applausi. Un anno fa non fu così, avevano tante aspettative, volevano un Fognini che spaccasse il mondo. Io invece voglio un pubblico come quello di quest’anno: ho bisogno di questo. Ora vado avanti e arrivo a Parigi con grande voglia e determinazione”.  

 

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