Le mie prime 40 finali: chapeau Stan Wawrinka, ha vinto una delle migliori

Editoriali del Direttore

Le mie prime 40 finali: chapeau Stan Wawrinka, ha vinto una delle migliori

Roland Garros: lo svizzero n.2 è diventato il n.1. Ha vinto con pieno merito. Ma Novak Djokovic ha perso con stile. E’ stato due volte in vantaggio ma non ne ha approfittato. Addio Grande Slam. Farà il Career Slam?

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Ho visto 40 finali del Roland Garros, a cominciare da quella del 1976 di Adriano Panatta, vittorioso su Harold Solomon, “er sorcio americano” come scherzando lo chiamava Adriano. Quindici di quelle 40 si sono risolte in 3 set e sono state quindi inevitabilmente troppo sbilanciate per appassionarmi. Alcune addirittura noiosissime. Altre non sono state granché, anche se hanno richiesto quattro set o addirittura cinque. O perché tecnicamente non mi hanno entusiasmato, o perché i due finalisti giocavano a specchio, o anche perché – e penso a gran parte delle nove vittorie di Rafa Nadal – salvo poche eccezioni l’esito, il risultato finale, il vincitore, era quasi sempre scontato, un po’ come ai tempi di Bjorn Borg. Quando per gli altri… non c’era trippa per gatti. Certe finali sono state emozionanti, però il loro tennis non è stato esaltante: penso a quella con duemila colpi di scena fra Gaudio e Coria, ma anche ai quattro set di Bruguera-Berasategui, Bruguera-Courier, Albert Costa-Ferrero, e a troppe finali spagnoleggianti assai noiose, tipo Nadal-Puerta che pure finì 75 al quarto.

Questa vinta da Wawrinka è stata una delle migliori fra tutte quelle che ho visto. Quando avrò tempo cercherò di farne una graduatoria, ma come qualità di tennis sta fra le prime dieci. È stata infatti di eccellente qualità e anche fortemente incerta, perché l’ha persa chi aveva vinto il primo set e chi conduceva 3-0 nel quarto. E ad accrescere suspence ed incertezza c’era il fatto che in vantaggio era per l’appunto colui che da quasi tutti – ma non da chi scrive se avete guardato il mio video nella home page inglese di Ubitennis.comveniva considerato il grande favorito. Non foss’altro che per via dei 17 scontri diretti vinti su 20, e le tre vittoriose maratone in cinque set su quattro negli Slam.

Stan, che proprio non merita più di essere ancora chiamato “lo svizzero di riserva” – qui ha dominato proprio Roger Federer e ora ha tanti titoli di Roland Garros quanti lui.. – aveva perso il primo set a seguito dell’unico vero black-out della sua partita (sul 3 pari quando ha commesso tre errori gratuiti e ceduto il servizio a zero con un doppio fallo finale). Ma ne è venuto fuori alla grande nel secondo set, molto più dominato di quanto dica il punteggio: quel 6-4 è bugiardo perché lui ha avuto 4 palle break in nei 3 game precedenti, prima di conquistare quello che ha deciso il set al decimo game. Il modo in cui ha strappato la battuta a Djokovic nel sesto game del terzo set, portandosi sul 4-2, è stato da cineteca. Quattro capolavori. Da standing ovation. E già sull’1-0 aveva avuto 3 pallebreak che Djokovic aveva annullato brillantemente con altrettanti attacchi. Lo choc di trovarsi in vantaggio per 2 set a uno, gli ha fatto giocare un altro brutto game sull’1-0 per Djokovic nel quarto set, però poi ha ripreso a martellare da fondocampo con una serie di rovesci incrociati che poi diventavano improvvisamente traccianti in lungolinea. Formidabili. E mi ricordavo quando anni addietro – allorché Wawrinka lottava ancora con… Cipolla (ebbene sì!) e sbagliava tanti dritti, e anche al servizio non era solido come oggi – le reazioni quasi furiose dei fans di Roger Federer quando, già a Roma quando fece il suo primo grande exploit agli Internazionali d’Italia, ebbi a scrivere che a mio avviso con il rovescio di Wawrinka, Roger Federer avrebbe vinto ancora di più. Sostenni insomma già allora che Wawrinka aveva un rovescio migliore, più vario, più possente, più efficace del n.1 svizzero. Fui insultato a sangue… Oggi, che Stan ha fatto quegli straordinari progressi al servizio, nel dritto e soprattutto nella personalità, rivendico la bontà di quel primo giudizio.

Avete fatto caso che Stan ha vinto le prime finali di Slam disputate, è stato protagonista sempre vincente della finale di Coppa Davis – dopo che Federer aveva perso da Monfils – ha vinto i suoi Masters 1000 quando li giocava per la prima volta. Insomma, dopo tanti anni da “comprimario”, questo campione tardivo ha raggiunto una maturità tale per cui quando arriva alle fasi finali vince. Sempre. Oggi ad esempio rimontare sia il set di svantaggio con un campione imbattuto da 28 partite, e poi anche da 0-3 nel quarto non era da tutti. Chapeau. Come chapeau allo sconfitto, che ha saputo perdere con infinito fair play. Non ha detto una sola frase che potesse togliere qualcosa all’amico con cui si allena quasi ogni settimana, a Montecarlo e altrove. Eppure per Djokovic è stata una brutta botta. Era nervoso, comprensibilmente, quando ha perso il secondo set e ha spaccato la racchetta in due. Ma alla fine non ha voluto nemmeno accampare le piccole grandi scuse che alcune giornalisti con le loro domande volevano fargli dire. Come il fatto che aveva dovuto affrontare una dopo l’altra due battaglie psicologicamente difficili come quella contro Rafa Nadal, che in tanti avevamo ribattezzato come possibile finale anticipata – giornalisticamente andava presentata così, però quando ciò accade quasi mai lo è – e poi contro un Andy Murray che quest’anno era stato imbattuto sulla terra rossa, avendo vinto sia a Madrid (su Nadal) sia a Monaco di Baviera (su Kohlschreiber).

Novak non ha cercato alibi di sorta, ha ribadito a più riprese: “Ho perso perché lui è stato più bravo e forte di me”. Non bleffava, non lo diceva per fare bella figura. Mi pareva sincero, insomma, anche se certo avrà qualcosa da rimproverarsi. Era più nervoso lui di Stan all’apparenza, ma ne aveva ben donde: non aveva mai vinto al Roland Garros, c’era il Career Grande Slam in palio, e poi magari pure quello vero. “Tutti e due volevamo vincere, non è che la pressione l’avessi e la sentissi solo io. Lui è stato più bravo!”. A proposito di Grande Slam: sembra facile, a volte, pensare che uno possa riuscire a farlo. Vedremo Serena Williams come si comporterà a Wimbledon. Forse fra le donne è un po’ più facile centrarlo. Ma se fra gli uomini dopo Rod Laver nel ’69 nessuno c’è più riuscito un motivo ci sarà no? Deve girare tutto bene. Uno deve essere al massimo tutto l’anno e non imbattersi mai in qualcuno che quel giorno gioca meglio di te. Lo stesso Rod Laver dovette superare più di una battaglia al quinto set, mentre nello Slam del ’62 aveva dovuto annullare un matchpoint a Martin Mulligan proprio qui al Roland Garros. E ai tempi di Laver tre Majors su quattro si giocavano sull’erba. Un bel vantaggio per uno che, ad esempio, avesse avuto le caratteristiche di Roger Federer! A differenza di Pete Sampras che sulla terra battuta non valeva un top-5 e probabilmente in certi anni neppure un top-ten, Roger Federer è stato a lungo il n.2 del mondo sui campi rossi, preceduto dal solo Rafa Nadal (peraltro battuto ad Amburgo e non solo). Restare imbattibile per 4 Majors in un anno, su terra rossa, erba e due campi di diverso cemento, è durissima. Perfino il Career Slam è difficile e Nole dovrà attendere ancora prima di diventare l’ottavo tennista capace di centrare quell’obiettivo, con Budge, Laver, Perry, Emerson, Agassi, Federer e Nadal. Novak aveva perso solo 2 volte in questi primi 5 mesi, a Doha e Dubai (Karlovic e Federer), tornei minori. Quattro semifinali perdute, due finali cedute a Nadal (e una con una discreta dose di sfortuna) hanno fatto pensare ad una maledizione che perseguiti il campione serbo. Mi pare eccessivo. Anche se ora è arrivata anche la terza.

Merito di un gran match di Stan “The Man” Wawrinka, 30 anni e campione “tardivo”, svizzero francese d’origini ceche (Stanislas…). “Ho cercato di guadagnare quei 50 centimetri e di insistere sul suo dritto, il suo colpo meno sicuro”. Lo aveva fatto anche nei quarti con Roger Federer e in semi con Jo Wilfried Tsonga. “È un campione completo, è miglioratissimo di dritto. Ha un gran servizio e il rovescio che tira in mille modi, piatto, liftato come tagliato è il migliore al mondo” gli ha reso onore l’amico Djokovic.

Un’ultima annotazione geopolitica.

E’ il 24mo Slam vinto in singolare da un tennista svizzero (17 Roger Federer, 2 Stan Wawrinka, 5 Martina Hingis) in 40 finali. La nostra Italietta è ferma a 4 (2 Pietrangeli, 1 Panatta, 1 Schiavone, tutti e quattro al Roland Garros) e in 7 finali (anch’esse tutte al Roland Garros, una terza di Pietrangeli, una seconda di Francesca Schiavone, una di Sara Errani). La Svizzera è un Paese più piccolo del nostro di 7 volte e mezzo. Campione dell’ultima Davis ha vinto anche, con Stan e Roger, una medaglia d’oro alle Olimpiadi, con Marc Rosset un’altra (Barcellona ’92). E ha avuto altri top ten -a proposito Stan Wawrinka risale a n.4 – con Jakob Hlasek, Marc Rosset, Patty Schnyder e ora Timea Bacsinszky, e credo che pure la Bencic abbia chances in avvenire. Che l’Italtennis potesse invidiare un giorno la Francia, e magari pure la Spagna, 40 anni fa al mio primo Roland Garros potevo anche aspettarmelo. Ma la Serbia proprio no. E non parliamo della Svizzera, altro che per congratularci con i nostri vicini di casa.

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