Roddick: "Wimbledon il mio vuoto più grande. Federer un fenomeno. Solo l'età può fermare Serena"

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Roddick: “Wimbledon il mio vuoto più grande. Federer un fenomeno. Solo l’età può fermare Serena”

L’ex numero 1 del mondo Andy Roddick vestirà i panni del commentatore per la BBC, in occasione del prossimo torneo di Wimbledon. “Non ho rimpianti sul mio ritiro, anche se so che ci sono dei vuoti impossibili da colmare. Federer e Serena i migliori, Djokovic ha dimostrato di essere umano”

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Sono passati tre anni dal suo ritiro nel 2012, e Andy Roddick non si è allontanato troppo dal mondo dello sport. L’originario del Nebraska, vincitore degli US Open 2003 e ultimo statunitense a vincere uno Slam, lavora infatti come analista per Fox Sports 1, sebbene non si sia mai avvicinato ad un vero e proprio impiego come commentatore del tennis. Nella seconda settimana le cose cambieranno eccome: Andy sarà infatti nella booth della BBC, per dare il suo contributo nelle telecronache del torneo londinese, dove vanta tre finali (tutte perse da Roger Federer, 2004, 2005, 2009).

Riconosciuto come uno dei migliori servitori nella storia del tennis, Roddick, insieme alla moglie e attrice Brooklyn Decker, è inoltre in attesa del suo primo figlio, che nascerà verso la fine del 2015.

Dunque, perché inizi una nuova carriera proprio adesso, e a Wimbledon? Perché la BBC?
Data la mia situazione con Fox e l’acquisto da parte di ESPN degli Slam, in realtà non ne avevo mai discusso praticamente con nessuno. Volevo anche un po’ di libertà e autonomia, quando mi proposero di parlare di altri sport mi sembrò affascinante, appena mi ritirai. Mi sembrava un’offerta più unica che rara, diversa da quella che di solito si fa ad un ex tennista. Appena BBC mi ha contattato ho avvertito mia moglie che Wimbledon sarebbe stato l’unico posto in cui avrei voluto iniziare questa nuova avventura, ho un feeling quasi amoroso con questo luogo.

Che tipo di commentatore vuoi essere?
Non credo me ne preoccuperò. Ho giocato contro il 90% dei tennisti che saranno in gara, quindi avrò molte situazioni tattiche da analizzare. E poi gli aspetti commerciali di Wimbledon, la pressione, insomma ho parecchio materiale di cui servirmi, ma rispetto sempre una regola, fin da quando ho iniziato con Fox: dico qualsiasi cosa, anche negativa, solo se penso sarei capace di dirla anche guardando negli occhi il diretto interessato. Non ho intenzione di nascondermi dietro a un microfono.

Com’è stato il tuo percorso di apprendimento su Fox?
È divertente lavorare con persone che trattano di altri sport e vedere come ne parlano o lo guardano. Si impara tantissimo a stare con atleti del calibro di Frank Thomas (ex stella del baseball MLB, ndr) e fargli domande mentre è in corso una gara di World Series. Si impara di più in queste situazioni che in qualsiasi altra.

Durante la tua carriera, hai spesso avuto delle reazioni esasperate nei confronti dei media. Ora che sei dall’altro lato, che ne pensi?
Non mi sembra di aver mai esagerato; sì, è capitato che abbia usato un tono un po’ eccessivo, ma a chi non capitano giornate storte? Ero frustrato perché ero top 5, e qualcuno che non aveva mai giocato a tennis pensava di potermi dire come avrei dovuto affrontare un match. Onestamente credo che farei e direi di nuovo tutto.

Dopo tre anni, stai per tornare al tuo habitat. Pensi sia passato troppo tempo? Sarai a tuo agio in un ruolo diverso?
Credo di non essere mai stato quel tipo di tennista che una volta ritiratosi, sente il bisogno di partecipare a ogni evento tennistico. Credo di aver partecipato giusto ad un paio di manifestazioni in questi anni, per questioni di sponsor, ma non ho mai smesso di guardare il tennis, né di parlarne. C’è chi ancora mi chiama per discutere di qualche aspetto del gioco, o per avere informazioni su qualche giocatore. Il fatto che non sia visibile, non vuol dire che io non sia ancora dentro all’ambiente.

Quali sono i tuoi ricordi più vividi di Wimbledon?
Alla gente mi chiede ancora di Wimbledon una volta ogni due giorni; non ho nessun rimpianto, assolutamente. E’ il posto in cui ho vissuto alcune delle mie delusioni più grandi, ma sono contento al solo pensiero di essermela potuta giocare su quei campi. So che si tratta del vuoto più grande nel mio curriculum, e o cosa comporta, ma non provo nessun dolore o rancore. Quando penso a Wimbledon, mi piace ricordare la settimana di preparazione, quando potevo allenarmi e girovagare per il complesso senza nessuno che mi si avvicinasse, e non avevo bisogno di prendere tunnel o stradine. E ogni anno, la prima passeggiata da Aorangi Park allo spogliatoio e viceversa mi destabilizzava, era una magia.

L’ovazione che Djokovic ha ricevuto dal pubblico parigino dopo aver perso al Roland Garros contro Wawrinka, ti ha ricordato quella che a Wimbledon ti tributarono dopo la sconfitta con Federer nel 2009?
È una dimostrazione di rispetto, che significa molto in una situazione del genere. Dopo quella sconfitta, l’unica cosa a cui pensavo era di non scoppiare a piangere, di resistere, perché sapevo che se avessi iniziato anche solo con qualche singhiozzo poi sarebbe stata dura.
Quell’ovazione e quegli applausi hanno avuto un grande valore per me: con la sua commozione, Novak ha dimostrato di essere umano, oltre ad essere numero 1 del mondo. Di non pensare solo a mostrarsi invulnerabile o a curare il suo personaggio. Credo sia bello vedere un po’ di semplicità in un momento del genere.

Hai 32 anni; Federer ne ha quasi 34, Karlovic a 36 ha appena raggiunto la semifinale a Halle con il suo servizio esplosivo. Non hai davvero mai avuto ripensamenti?
[Lunga pausa] Questo è un momento di grande onestà. Quando ho smesso di credere di poter vincere uno Slam, ho pensato fosse meglio smettere. Ho vinto due degli ultimi cinque tornei a cui ho partecipato, e so che sarebbe sbagliato dire che non è stato abbastanza perché ci sono tennisti che pagherebbero per questi risultati. Ma non ero più stimolato; non mi piaceva dovermi allenare con ragazzi che dovevano ancora formarsi, fuori dalla top50, non mi spronava. So dove voglio essere adesso, riguardo al panorama tennistico.

E non vorresti essere a giocarti la seconda settimana di uno Slam?
La possibilità di battere (poche volte) i giocatori che ho battuto in carriera, i più forti, l’ho avuta solo lavorando, allenandomi e di fatto comportandomi come uno psicopatico per il tennis. Non riuscirei a tornare a girare 45 settimane l’anno per poter avere risultati che in fondo non so quanto cambierebbero la mia posizione nella storia del tennis. Non credo che il mio corpo reggerebbe. Jim Courier non c’è l’ha fatta, Hewitt anche ha avuto problemi e anche Rafa Nadal sta iniziando a non avere più le stesse sensazioni.
Certo mi piacerebbe da matti poter tornare a competere con i migliori e perché no, batterli. Ma non ho mai scherzato, non ho mai avuto rimpianti sul mio ritiro, e sono ancora convinto.

Giocherai il doppio con Mardy Fish ad Atlanta. Niente wildcard per il singolare?
Onestamente, se potessi andare a giocare un Challenger o un evento poco importante, senza suscitare chissà quale clamore, sarebbe fantastico. Mi piacerebbe molto perché amo giocare e amo la competizione, ma non credo che tutto il seguito che avrebbe un mio eventuale ritorno, varrebbe la pena. Potrei non divertirmi.

Sei sorpreso di vedere Federer, tre anni dopo il tuo ritiro, ancora numero 2 alla sua età?
No, perché non mi sono mai paragonato a Roger. Lui è un fenomeno, e a proposito di quanto detto prima, sul fatto che io ho sempre dovuto lavorare e allenarmi. Lui sembra semplicemente pensare certe cose, e un attimo dopo realizzarle. Sembra tutto naturale, privo di qualsiasi sforzo.
Non credo sia più veloce come ai bei tempi, né che i suoi colpi abbiano lo stesso peso e lo stesso effetto che avevano anni fa, ma è talmente bravo che anche in queste condizioni riesce a vincere, purché sia a posto fisicamente.

Cosa pensi dell’altra trentatreenne, la tua amica Serena Williams?
L’ultimo Roland Garros potrebbe essere stato il suo Major migliore, perché era davvero lontana dalla sua condizione più brillante. Se continua a resistere anche in giornate storte, l’unica cosa che può fermarla è la sua età, perché il suo gioco potrebbe portarla avanti ancora per anni, non ha perso ancora nulla in termini di peso dei colpi, o di movimento.

(traduzione a cura di Carlo Carnevale)

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