E’ Karlovic mister ace, trema il trono di Ivanisevic (Cocchi). I diecimila ace del pivot Karlovic: ma è spettacolo? (Clerici)

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E’ Karlovic mister ace, trema il trono di Ivanisevic (Cocchi). I diecimila ace del pivot Karlovic: ma è spettacolo? (Clerici)

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E’ Karlovic mister ace, trema il trono di Ivanisevic (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

E così finalmente il gigante Ivo Karlovic è entrato nel club dei 10.000. Nulla a che vedere con i grandi scalatori, qui le vette sono quelle della battuta. Il croato ha fatto un altro passo avanti per raggiungere il suo punto di riferimento nonché leader della classifica degli ace di tutti i tempi: Goran Ivanisevic che siede sul trono dei grandi battitori a quota 10.183.

BOMBARDIERI II 36enne croato ha toccato quota 10.004 nel Masters 1000 di Montreal, quando ieri ha battuto un altro «bombardiere» come Milos Raonic che solo quest’anno, su 34 partite giocate, ha messo a terra 567 servizi vincenti. I 22 ace realizzati contro il canadese l’hanno catapultato oltre quota diecimila e di questo passo, entro la fine della stagione, potrebbe sorpassare Ivanisevic. «Ovviamente questo è il mio obiettivo — ha detto il gigante croato dall’alto dei sue due metri e 11 —. Spero proprio che accadrà quest’anno , in caso contrario avrò ancora un po’ di pazienza, sperando che la salute e il fisico mi assistano ancora per un po’».

ETA DELL’ORO L’età infatti avanza per il numero 23 al mondo che ha già compiuto 36 anni: «L’obiettivo di superare un giocatore che è entrato nella storia del tennis e della Croazia come Goran significa moltissimo per me. Contro Raonic è stata la partita perfetta, sono stato aggressivo, preciso, concentrato, pieno di energia. In questo modo sono certo che riuscirò a raggiungere la meta». Calcolando che Goran il terribile per arrivare al jackpot di 10.183 ha impiegato 895 incontri, Karlovic parte con un buon vantaggio, avendone disputati «appena» 527.

RISULTATI Il ranking e i risultati danno ragione all’esperienza di questo cecchino della battuta che quest’anno è riuscito anche a battere Novak Djokovic nei quarti di finale a Doha: «Non mi sento un giocatore meno forte rispetto a quando ero più giovane. A 18 anni non ero nei top 100, lo sono entrato più avanti, quindi fino a che starò bene non mi fermerò». A suon di ace ha anche stracciato un altro primato all’inizio della stagione per il record in una partita in tre set: contro Thomas Berdych, nei quarti sull’erba di Halle, ne ha messi a segno 45.

BOMBARDIERI La stagione dei bombardieri è piuttosto proficua, nello scorso Wimbledon al terzo turno sono arrivati quattro big del servizio come Nick Kyrgios, lo stesso Karlovic, Kevin Anderson e Vasek Pospisil, gente con la battuta che ha viaggiato mediamente sui 210 km orari. Eppure questi signori dal servizio fulmineo non hanno ancora avvicinato uno Slam. Anzi, scorrendo l’elenco dei collezionisti di ace degli ultimi anni, dal 2006 a oggi, non si trovano vincitori di major nei primi classificati per stagione. L’ultimo è stato Andy Roddick, trionfatore nello Us Open del 2003 e, prima di lui, Ivanisevic, Safin e Krajicek. Nella top ten del maggior numero di ace in un solo match, a parte Roger Federer che nel 2009 nella finale di Wimbledon contro Andy Roddick ne ha messi a segno ben 50, non ci sono numeri uno al mondo (…)

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I diecimila ace del pivot Karlovic: ma è spettacolo? (Gianni Clerici, La Repubblica)

Il tennista di Zagabria Ivo Karlovic, dall’altro dei suoi due metri e undici centimetri, ha superato battendo Raonic il decimillesimo servizio vincente, per la precisione 10.004. II record appartiene ad un altro croato, Goran Ivanisevic, con 10.183 aces, un primato iniziato nel 1968, e cioè dal giorno in cui il computer rese contemporanea una storia che era stata, sin lì, una leggenda. Il servizio vincente, in italiano, mai si era chiamato Ace, un riferimento anglosassone all’asso di picche che, nei mazzi di carte britannici, dal 1711, era stato oggetto di una tassa, imposta dalla famiglia reale. Nel tennis, con la terminologia britannica, e non certo in quella rinascimentale di Scaino da Salò (1555), si era sempre chiamato Ace la battuta che non venisse non solo raggiunta, ma nemmeno sfiorata, dal ribattitore. Poiché la rete ha raggiunto la sua attuale altezza di 1,07 metri ai paletti, e di 91,4 cm soltanto nel 1883, la vicenda della battuta – chiamata servizio dai giorni in cui un cosiddetto ” servitore” porgeva la palla al battitore nei primi anni del Giuoco di Rachetta – dev’essere iniziata circa 500 anni fa. La storia si è via via sviluppata, soprattutto sui campi in erba, sui quali la palla incontra meno attrito che sulla terra rossa. Ma ha raggiunto ora i suoi massimi livelli, con l’aumentata propulsività delle racchette, e col prevalere del numero dei campi cosiddetti duri su quelli in mattone tritato. La soverchiante importanza dell’Asso – se cosi posso chiamarlo – non è stata tale sinché il gioco è rimasto nella fase delle racchette di legno.

Si ricordano record improbabili, causa i sistemi di misurazione, che vengono attribuiti a Bill Tilden (vincitore di Wimbledon nel 1920, ’21, ’30 e di sette titoli USA ), piuttosto che, nel dopoguerra, a Jack Kramer (Wimbledon ’46, ’47 e USA ’47 ) e Gonzalez ( USA ’48 e’49 ). Un momento in cui l’eccessiva importanza della battuta ha trovato un suo interprete capace di creare dubbi al pubblico e ai dirigenti, è stato quello di Ivanisevic, guarda caso, un altro croato, di Spalato, che rimane primo davanti a Karlovic. Nel torneo di Parigi Bercy 1993 precedente il Masters, Ivanisevic aveva battuto un così gran numero di aces che il pubblico aveva preso a rumoreggiare, fischiando addirittura lo spettacolo. L’allora Presidente della Federazione Internazionale, il francese Philippe Chatrier, aveva sollevato ufficialmente l’argomento, chiedendosi se fosse il caso di rimpicciolire il rettangolo di servizio, o addirittura di limitare ad una sola palla la battuta (…)

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