Fognini non tradisce e le suona a baby Rublev, con la Russia è 1-1 (Crivelli). Fognini, ormai in azzurro è una garanzia (Corsport). Aggrappati a Fabio in versione Flavia (Valesio)

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Fognini non tradisce e le suona a baby Rublev, con la Russia è 1-1 (Crivelli). Fognini, ormai in azzurro è una garanzia (Corsport). Aggrappati a Fabio in versione Flavia (Valesio)

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Fognini non tradisce e le suona a baby Rublev, con la Russia è 1-1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Una saetta che traccia l’aria e muore all’incrocio delle righe, giocata in corsa in allungo e da tre metri fuori dal campo. Un capolavoro da tramandare, un piacere per gli occhi. Ci sono punti che non decidono soltanto una partita, ma finiscono per dare una svolta a un weekend intero: e in quel passante di dritto di Fognini che chiude a suo favore il tie break del primo set contro Rublev è probabilmente racchiusa una buona porzione del destino italiano in questo playoff che vale la serie A di Davis. CHE BOTTA Dentro quel colpo, c’è tutto Fabio: una classe così abbacinante da sembrare a volte perfino innaturale, il timing perfetto sulla palla, le gambe elastiche ma anche la capacità di trovare da un’esecuzione favolosa la scossa per ripartire. Perché Fogna si era complicato la vita, da 5-2 sopra nel primo set contro il talentino Rublev, e se il giovanotto di casa avesse sfruttato una delle tre palle per vincerlo, quel tie break, sarebbero apparsi pericolosi fantasmi alla Bajkal Arena, con la Russia già avanti 1-0 dopo la vittoria di Gabashvili su Bolelli. E invece, d’improvviso, il lampo, il bagliore, il terremoto nell’anima del povero Andrey lasciato di sasso e quel guerriero azzurro che torna ad esaltarsi (33 vincenti, 19 con il dritto) fino all’apoteosi di un consecutivo, doppio 6-2 che insieme all’1-1 di giornata ci offre respiro e conforto: «Sì, è vero — sorride Fabio — credo che con quel passante gli ho dato una bella botta sulle spalle. Ho avuto dieci minuti in cui sono calato di intensità e di gioco, quel tiebreak potevo perderlo, ma da quel momento non c’è stato più match. Sono sicuramente soddisfatto della prestazione, ho confermato di essere in un periodo di buona forma. Insomma, una bella partita». LEZIONE Qualcuno di spirito salace butta lì che quel passante avrebbe finalmente fatto innamorare del tennis il pubblico di Irkutsk, che ha l’hockey nel cuore e resta appunto freddino come la pista di ghiaccio su cui poggia il campo, senza contare la simpatica abitudine di abbandonare le tribune alla fine di ogni primo set. Poco male, spesso in Davis il pubblico è un fattore che sposta i valori e dunque Fogna può concentrarsi su altro: «Diciamo che abbiamo frequentato posti peggiori per il tifo, ma rimane comunque una sfida delicata e non era semplice scendere in campo sotto 1-0, mentalmente devi rimanere duro, soprattutto all’inizio». Insomma, l’Italia chiamò e Fabio rispose, anche con una lezione di vita sportiva a Rublev, che conferma tecnica e personalità (nel primo set ha zittito il pubblico che rumoreggiava tra un punto e l’altro e a metà del terzo ha chiesto la musica al cambio campo per caricarsi), però si è sciolto non appena il nostro eroe gli ha messo addosso tutto la pressione del suo gioco e della sua esperienza: «Sapevo che per lui sarebbe stato difficile gestire il momento — spiega pacato Fogna — perché non ti puoi inventare tanti match di questo livello se non li hai mai giocati, soprattutto dal punto di vista mentale». Era la prima di tre fatiche, oggi il delicato doppio: «Un punto chiave, se vinciamo diventiamo favoriti e la pressione è tutta su di loro. Stanchezza? Quando vinci passa tutto. Io sto bene e sono qui». Provate a prenderlo, se ci riuscite.

 

Fognini, ormai in azzurro è una garanzia (Corriere dello Sport)

In attesa di vincere uno Slam come Flavia Pennetta, o almeno un Masters 1000 (l’equivalente del Premier femminile: la sua fidanzata ha fatto suo anche quello, a Indian Wells 2014), Fabio Fognini rinnova il feeling con la Coppa Davis tenendo l’Italia in parità con la Russia nella siberiana Irkutsk. Uno a uno e palline al centro: oggi si gioca il doppio e non bisogna certo farselo sfuggire, per completare domani l’opera nell’ultima e a questo punto decisiva giornata, restando così nella Serie A della competizione che l’anno scorso aveva visto gli azzurri fermati solo in semifinale dalla Svizzera di Federer e Wawrinka, poi conquistatori della Coppa in Francia BOLELLI. Simone non si è espresso certo al meglio, contro il n. 1 russo Teymuraz Gabashvili, al quale ha ceduto in tre set. «Lui ha giocato molto bene ma il tie-break del primo set è stato decisivo. Nel secondo mi ha fatto due break e da quel momento si è sciolto, mentre per me è diventato tutto complicato». FOGNINI. Fabio ha collezionato la 20′ vittoria in 28 partite disputate finora in Davis, la 148 su 20 singolari. Il ligure ha sigillato il laborioso tie-break (10-8) del primo set, contro il fortissimo teenager Andrey Rublev, con un passante di dritto in corsa da manuale, e poi ha archiviato la pratica con un doppio 6-2. «Il tie break è stato fondamentale, gli ho annullato tre set point dopo che invece avrei potuto chiudere con più facilità, per essere andato a servire sul 5-3. Sono contento perché ho giocato bene, anche se nel primo set, lo ripeto, mi sono complicato un po’ la vita. Non era facile, contro un avversario potenzialmente molto forte. Soprattutto non è mai semplice scendere in campo in Coppa Davis quando la tua squadra è sotto nel punteggio. Sono un po’ stanco, ma è la tensione. Era un punto importante da vincere a tutti i costi e ci sono riuscito con una bella prestazione». DOPPIO. Oggi il doppio, si diceva. Altro che Paolo Lorenzi e Andreas Seppi, come venuto fuori dal sorteggio di giovedì mattina. Ovviamente toccherà ancora a Bolelli e Fognini, coppia vincitrice di Slam a inizio 2015 nell’Australian Open e poi semifinalista al Roland Garros. Da allora i risultati dei “Chicchi” non sono stati altrettanto brillanti, ma in precedenza proprio loro avevano incassato un punto pesantissimo negli ottavi di Davis in Kazakistan, dove però i nostri hanno sprecato tutto negli ultimi singolari. «Siamo uno a uno e ora ci aspetta il doppio. Punto fondamentale? Certo, ma lo sono anche i due singolari dell’ultima giornata. Per vincere, devi farne tre». Così parlò, ma non c’erano dubbi, il capitano Corrado Barazzutti

 

Aggrappati a Fabio in versione Flavia (Piero Valesio, Tuttosport)

Siamo lui o, se preferite, è lui che è tutti noi. II lui è Fabio in versione Flavia e cioè determinato, concentrato, pronto a non farsi depotenziare dalla stanchezza e poco incline a farsi condizionare dei propri fantasmi. Siano aggrappati al Fognini in versione Pennetta e non è che l’inizio visto che nella mattinata italiana si giocherà il doppio. A giudicare da quanto si è visto ieri Fabio dovrà reggere sulle sue possenti spalle due pesi: quello di mantenere il livello visto ieri e quello, forse più oneroso, di risvegliare i sensi di Simone Bolelli, apparsi ieri poco reattivi. Consapevolezze. E’ impossibile non vedere una liaison tra la prestazione che ieri Fognini ha offerto contro il baby Rublev e quanto successo alla sua fidanzata giusto una settimana addietro e New York. Non che il match che Fabio ha dovuto affrontare fosse impossibile sulla carta: ma provate un po’ voi a dover scendere in campo (e non era la prima volta) con la con-sapevolezza che se vai 0-2 diventa quasi titanico sovvertire l’esito del match, anche se contro hai un Gabashvili (di cui si era quasi perdute le tracce fino a ieri) o un ragazzo di belle speranze di indubbio talento che però ancora non ha la malizia necessaria per entrare nel ristretto club dei davisman. Fabio invece in quel club ci vuole entrare, ha già presentato le credenziali accompagnate dalla firme dei soci che per lui garantiscono. Eccolo dunque capace di annullare tre set point nel delicato tiebreak del primo set e di chiuderlo con un passante in corsa che avrebbe azzoppato l’autostima del colosso di Rodi. Dopo è stato tutto, se non più facile, almeno meno ansioso con Fabio che, alla stregua di Federer ha fatto pesare il suo tennis e il suo ego. Musiche. Oggi la musica sarà diversa e domani pure. Ma limitiamoci all’immediato. E’ impossibile non pensare che l’incredibile successo della Pennetta allo Us Open abbia depositato qualcosa di nuovo nel cervello di Fabio. Anche perché le alternative a tale tesi non sarebbero incoraggianti: se la tua compagna vince uno Slam e non te ne importa nulla vuol dire che il legame è alla fine, e dei nostri due questo non si può dire. Oppure un successo del genere ti può schiacciare perché non ti senti in grado di reggere il confronto: ma conoscendo Fognini allo stato attuale è un’ipotesi che si può escludere. Non è dunque assurdo ritenere che l’entusiasmo di Flavia non solo abbia dato modo al nostro (al suo, per la verità) di superare la stanchezza; ma che anche gli abbia trasmesso quel qualcosa in più capace di consentirgli la salvezza dell’Italia dalla retrocessione e di entrare a pieno titolo nell’esclusivo club di cui sopra. Futuro. Poi c’è un’altra doverosa riflessione. Con Seppi malaticcio e Bolelli che certe responsabilità proprio non le regge ci dobbiamo domandare a quale futuro andremo incontro: diciamo nel post-olimpiade. La risposta, in primis ha il nome, il cognome e il volto di Matteo Donati visto che Quinzi è ancora impegnato nel tentativo di trovare la propria strada. Barazzutti lo sa benissimo tant’è vero che lo ha portato nuovamente in veste di giocatore embedded al seguito della squadra principale. Ma il momento in cui si dovrà pensare di buttarlo nella mischia pur correndo molti rischi non è più lontano

 

 

 

 

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