Padel
Campionati Europei di Beach Tennis: all’Italia due titoli su tre!
Marighella-Cappelletti si confermano dopo il titolo mondiale, Bacchetta-Cimatti regine del femminile. Nel misto azzurri ancora una volta KO

È stato un campionato europeo entusiasmante quello chiusosi ad Eilat nel quale gli atleti italiani hanno confermato ancora una volta la nostra supremazia nel tennis sulla sabbia. Cappelletti-Marighella legittimano il titolo mondiale sconfiggendo qui in finale la coppia che era stata padrona di tutta la prima parte della stagione Carli-Meliconi e lo fanno al termine di un match conclusosi al 3° set per 6-4 3-6 6-2. Il cammino nelle coppie azzurre però non è stato sul velluto: entrambe le nostre coppie hanno sconfitto le due russe soltanto al terzo set (Cappelletti-Marighella hanno incontrato Burmakin-Kuptsov mentre a Meliconi-Carli sono toccati Guryev-Syrov) confermando il fatto che il ruolo di nostri antagonisti continentali si sta spostando dalla Francia (anche se a dire il vero i top player transalpini arrivavano oltreoceano da La Reunion) al paese degli Urali. Russi che comunque non restano a bocca asciutta: è loro l’unico titolo che l’Italia, come al mondiale di Cervia, non riesce a portare a casa. Nikita Burmakin, atleta che si troverebbe pienamente a suo agio tra i prima categoria italiani, in coppia con Daria Churakova ha sconfitto per 6-3 6-3 prima Luca Meliconi in coppia con Giulia Gasparri, poi Matteo Marighella e Federica Bacchetta per 10-2 al long tie-break portando a casa il titolo del doppio misto. Come nel tabellone maschile anche le nostre ragazze hanno dato vita a una finale tricolore dopo avere avuto vita relativamente facile nel loro percorso: nessun set è stato perso sino alla finale. Dopo un anno di alti e bassi Federica Bacchetta e Sofia Cimatti tornano a giocare al livello al quale ci avevano abituati nella stagione scorsa e dopo un set conclusosi per 6-0 a favore delle campionesse del mondo Giulia Gasparri e Flaminia Daina sono state capaci di rimontare chiudendo per 6-3 il secondo set e di chiudere i giochi al terzo con un tirato 7-5. Come già scritto in occasione dei mondiali l’impressione è quella che la leadership azzurra nel beach tennis non verrà ribaltata nel breve e che la venuta di coppie competitive come Burmakin-Kuptsov non può che fare bene ad un movimento nel quale 5 top ten su 10 provengono dalla stessa nazione e che si candida da tempo a diventare uno sport olimpico.
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F.M.
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Circoli in vista
Sporting Club Matera: esempio di modernità e progettualità nel cuore della Basilicata [ESCLUSIVA]
Lungimiranza gestionale, Programmazione e la collaborazione con Pat Remondegui: le fondamenta del Club lucano. Miglior vivaio della regione, a conduzione familiare dei Maestri Fossanova che sperano di instaurare un’eredità che un giorno possa essere raccolta

Nel 1949, in seguito alla pubblicazione del romanzo autobiografico “Cristo si è fermato a Eboli” ad opera di Carlo Levi, la città di Matera (designata come Capitale Europea della Cultura per il 2019, riconoscimento che le ha assicurato ingente visibilità internazionale) diviene emblema popolare sia a livello nazionale che globale dell’universo contadino e delle lotte intestine per il controllo degli appezzamenti terrieri ad uso agricolo. In questo contesto sociale e nell’ottica del risanamento dei due rioni dei “Sassi“- da vergogna d’Italia divenuti nel tempo simbolo sublime della Bellezza paesaggistica, sino ad essere dichiarati nel 1993 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco – Caveoso e Barisano, costituiti da architetture rupestri scavate nella roccia della Murgia materana, si staglia il celebre intervento urbanistico degli anni cinquanta del secolo scorso volto alla creazione di un borgo rurale: un progetto che coinvolse numerose personalità di spicco dell’epoca fra architetti, imprenditori e intellettuali di fama mondiale, tra cui Adriano Olivetti.
Ed è così che nacque il Borgo La Martella, frazione del capoluogo di provincia lucano, dove attualmente è situata una delle principali zone industriali della città. Ubitennis si è recato proprio nella fantastica appendice materana per raccontare la storia di una delle realtà tennistiche più “giovani” ma allo stesso tempo più solide della regione, ormai inserita in pianta stabile e a pieno regime nel tessuto sportivo e sociale della Basilicata.
Difatti, all’interno del complesso residenziale del Borgo, il 2 dicembre del 2013 è stato fondato lo Sporting Club Matera: il primo Club di tennis della Lucania concepito con tale finalità. Dunque un circolo di recente nascita che tuttavia scalando passi da giganti nei suoi primi dieci anni di vita, grazie in particolar modo alla collaborazione con il coach oriundo Pato Remondegui – Direttore dell’Academy ravennate e protagonista dello spazio relativo alle Pillole di saggezza tennistica – ha dato origine ad una delle Accademie più moderne del Sud Italia: un centro a gestione familiare sotto la supervisione tecnica dei Maestri FITP Fabio e Daniele Fossanova.
In occasione del decimo anniversario dalla fondazione del Club lucano, che verrà festeggiato ufficialmente tra poco più di quattro mesi, e dell’acquisizione di una seconda struttura nella parte Nord di Matera denominata “Sporting 2“, abbiamo fatto visita al centro cogliendo l’opportunità di intervistare il maggiore dei fratelli a capo dello Sporting Fabio Fossanova; perché Ubitennis non si occupa solamente di dare conto dei grandi eventi del Circuito mondiale professionistico concedendo il risalto che meritano alle stelle più luccicanti del firmamento ATP e WTA, ma vuole anche dare voce a quelle piccole e medie “imprese” tennistiche che con il loro incessante operato contribuiscono alla crescita del movimento azzurro e della Federazione.
Ossia a quei centri che sono la vera raffigurazione della sedimentazione nell’intero territorio nazionale della passione italica per la racchetta.
Si avvicina il decennale dalla fondazione, cruciale la sinergia con l’Accademia di Altamura
“Lo Sporting Club Matera ha conservato la denominazione della struttura, già preesistente nel Borgo La Martella, rilevata da noi nel 2013 e che inizialmente prevedeva due campi da calcetto ed uno da tennis. Una struttura meravigliosa, immersa nel verde e situata all’interno di un centro residenziale, che rispecchiava alla perfezione i canoni di quella che è sempre stata la mia personale concezione di cosa dovrebbe essere un circolo di tennis: ossia un Club, un modo di intendere la realtà tennistica praticamente assente nell’approccio culturale della Basilicata, territorio povero di strutture degne di nota e perlopiù di proprietà comunale dove dunque è complesso produrre della qualità gestionale su tutti i livelli del sistema“.
“Comprendemmo quindi fin da subito le potenzialità del luogo e la sua funzionalità propedeutica a mettere in piedi l’innovativo progetto di regalare un Club ad un realtà che non ne conosceva neppure l’esistenza. Poiché Matera, all’epoca dieci anni fa ma in generale nella sua storia, non è mai stata terreno fertile per i tennisti che volessero approfondire tale disciplina e far sì che si producesse un ciclo virtuoso; proprio per via di un’assenza di cultura tennistica dovuta alla mancanza di tecnici in grado di far esprimere il potenziale del tennis materano, limitati anche a causa di strutture non idonee a loro disposizione. Perciò io e mio fratello Daniele, co-protagonista di questa avventura, abbiamo deciso di emigrare nella vicina Puglia per completare e finalizzare la nostra esperienza, ma più in generale la nostra conoscenza tennistica. Così nel 2009 è cominciata la nostra esperienza professionale e tecnica in Puglia, quattro anni importanti che hanno fatto da volano a quello che sarebbe accaduto dopo: un insieme di esperienze pazzesche che ha accresciuto tantissimo il mio bagaglio professionale dando il là alla fondazione, sotto la mia supervisione, nel 2011 dell’Accademia Tennis Altamura che all’epoca era soltanto un piccolo circolo di provincia senza alcun movimento alle spalle o visione sul futuro, creando di fatto nell’arco di dieci anni sino al 2021 una realtà in grado di affermarsi tra le prime cinque della regione Puglia, ovvero uno dei maggiori vivai dell’intero panorama nazionale“.
“Nel 2013, poi, quando anche mio fratello Daniele di dieci anni più giovane ha deciso di intraprendere la mia stessa strada decidemmo che se avessimo avuto la possibilità ci sarebbe piaciuto fare qualcosa a casa nostra. Non è mai facile essere profeti in patria, ma volevamo fare questa scommessa. E così quando si creò l’opportunità di acquisire la struttura, questo sogno irrealizzabile si è avverato grazie a mille sacrifici portando alla nascita il 2 dicembre del 2013 dello Sporting Club Matera. Da quel momento è stato un susseguirsi di varie situazioni, belle e meno belle, perché avventurarsi dentro questo cammino è stato allo stesso tempo magnifico e complesso, a tal punto che ripensare da dove si è partiti e vedere lungo il corso di un decennio dove si è giunti mi fa venire la pelle d’oca per l’emozione che scaturisce evidenziando i risultati ottenuti ma soprattutto il faticoso lavoro svolto per ottenerli. Ed è così che è cominciato effettivamente il nostro percorso, riqualificando un ambiente che di fatto era in stato di abbandono. Non è stato facile ma alle fine ce l’abbiamo fatta riconvertendo i due campi da calcetto in campi da tennis, e predisponendo immediatamente per tutti e tre i campi adeguate coperture. Perché il nostro obiettivo era chiaro, far diventare questo Club il fiore all’occhiello del tennis lucano. E a quasi dieci anni di distanza dalla nostra nascita, possiamo affermare con orgoglio di essere ai vertici delle realtà tennistiche dislocate sul territorio della Basilicata: potendo inoltre contare grazie alla nostra attenta programmazione, che a posteriori ha pagato i frutti degli investimenti fatti, sul miglior vivaio regionale“.
“La programmazione è infatti la chiave di volta di ogni successo, poiché soltanto con il lavoro un club privato come il nostro avrebbe potuto sostenere i costi dell’investimento iniziale e permettere che si potesse programmare un sistema virtuoso capace di proiettarsi al domani. Ossia il percorso che grazie anche alla convinzione nei propri mezzi, ti consente all’interno di una progettualità a medio-lungo termine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Traguardi che il processo realizzato ha tagliato, in totale sinergia con l’altro nostro avamposto di Altamura, superando abbondantemente le aspettative iniziali attraverso in particolar modo la contaminazione reciproca fra le due Accademie condotte in parallelo mediante l’elevato tasso di qualità che l’attività tecnica è stata abile a costruire. Un connubio in grado di fungere da vaso comunicante e garantirci diverse fasi di sviluppo per il nostro progetto: un’interconnessione di conoscenze tra i due circoli che non ha fatto altro che fornire un ventaglio di competenze ulteriori e sempre nuove ai nostri ragazzi. Possiamo dire che è stato un pò il segreto del nostro successo“.
“Chiaramente il cammino che abbiamo dovuto percorrere per gestire contemporaneamente due realtà distinte è stato decisamente impervio, tuttavia ci ha regalato immense soddisfazioni sotto il profilo tecnico. Nel 2019 ad esempio, in occasione della Coppa delle Provincie, la squadra di Bari – una realtà che considerando tutta la sua Provincia, di cui fa anche parte Altamura, può vantare circoli clamorosi non paragonabili in alcun modo a quello altamurano in quanto a mezzi e potenziale a disposizione – era composta da 9 membri sui 13 totali da ragazzi dell’Accademia di Altamura. Quell’evento ha rappresentato l’apice della soddisfazione derivante dal lavoro svolto nella nostra piccola Accademia, che difatti negli anni è diventata sempre più grande sfornando numerosi talenti, anche perché fui scelto gioco forza per l’ingente presenza dei miei allievi come Capitano della Selezione“.
“Un decennio, dunque, strepitoso quello nato dalla cooperazione tra Matera e Altamura: in questo contesto non posso però non citare la collaborazione esterna con un tecnico straordinario come Pat Remondegui. Tutto quello che abbiamo realizzato assieme alle sue competenze, ha contribuito alla creazione di un lascito tecnico importantissimo che tutt’ora è il cuore pulsante del nostro operato: cominciammo insieme a Pat con 7 stage l’anno dalla durata di quattro giorni ciascuno e che venivano diluiti a cadenza bimestrale“.
“Assistevamo così agli step di crescita dei ragazzi, senza tuttavia mai rinunciare a programmare ulteriori fasi di sviluppo. Un circolo virtuoso che spero di riprendere il prima possibile con Pat, con cui purtroppo abbiamo dovuto interrompere la collaborazione a causa dell’ondata pandemica. Rimangono però i 6 anni pazzeschi che ci hanno visto lavorare assieme per la crescita tecnica degli allievi materani e altamurani“.
“Chiusa questa parentesi, arriviamo ad un altro snodo cruciale della storia dello Sporting: nel 2021 l’attività tecnica materana, per la nostra gioia e a conferma del percorso ottimale che avevamo intrapreso, si era ingrandita parecchio con numeri talmente importanti che di conseguenza non era più possibile dedicargli soltanto parzialmente le nostre risorse. Per cui, con molto sacrificio, decidemmo di abbandonare Altamura concentrandoci dal punto di vista tecnico esclusivamente sullo Sporting: era doveroso prendere questa decisione, perché i nostri ragazzi meritavano un’attenzione totale. Non a caso, in due anni, dal 2021 al 2023 abbiamo compiuto passi in avanti di una certa rilevanza sul piano tecnico che ci hanno permesso di stabilizzarci attualmente come il miglior vivaio regionale“.
“Il circolo, come detto, nella sua prima fase di vita prevedeva tre campi di tennis. Ma con l’avvento del padel, purtroppo o per fortuna ne abbiamo dovuto sacrificare uno, io sostengo la seconda tesi perché questa nuova disciplina ha aperto un nuovo mondo tecnico anche per noi maestri, che ci siamo ritrovati a dover ampliare il nostro bagaglio rimpinguando e aggiornando il nostro pedigree con altre conoscenze: di fatto ha completato il nostro personale percorso di Maestri“.
“Precisamente abbiamo rinunciato ad un campo da tennis 20 per 40, cioè un ex campo adibito per il calcetto, per trasformalo in tre campi da padel coperti che ci hanno dato la possibilità di continuare a sviluppare il Circolo nella migliore maniera possibile. Paradossalmente, però, dal 2021 – dal Post Covid – i praticanti del tennis non sono diminuiti bensì aumentati, ai quali dunque si sono uniti i nuovi utenti del padel. Perciò ci si è presentata dinanzi una situazione in cui il numero dei tennisti materani era cresciuto considerevolmente, ma al tempo stesso avevamo perso una risorsa tennistica fondamentale: da qui è nata l’esigenza di ampliare nuovamente la nostra struttura per dare un altro campo da tennis ai soci dello Sporting“.
“In realtà c’è da tempo nei nostri piani programmatici l’obiettivo di realizzare altri campi, purtroppo però la destinazione d’uso del suolo situato accanto al nostro Club non ci permette momentaneamente di poterci ingrandire. Speriamo che fra qualche anno questa annosa questione si possa sbloccare, nell’attesa che ciò avvenga vista l’imprescindibilità di avere un altro campo abbiamo colto la palla al balzo acquisendo nel cuore della città di Matera una seconda struttura a cui difatti abbiamo attribuito la denominazione di “Sporting 2”, dove si erge un unico, ma molto grande, campo in erba sintetica. Un’evoluzione del nostro progetto nata da una problematica, in un primo momento ostacolo per il nostro cammino ci ha invece garantito successivamente di poter tornare a svolgere la nostra solita attività tecnica. E’ prevista prossimamente la copertura anche per questa struttura“.
Il 2023, anno di grandi trionfi per il Club materano
“Quest’anno festeggiamo il decimo anno dalla nascita dello Sporting, e non potevamo chiedere di meglio a livello di risultati per il 2023 considerato che abbiamo vinto tutti i campionati a squadre a cui abbiamo partecipato, ad eccezione della Serie C maschile (Regionale) – la cui squadra vede impegnati anche i due maestri Fossanova – in cui abbiamo fatto gli stessi punti del TC Potenza, classificatosi al primo posto, ma abbiamo alla fine perso per un solo incontro di differenza: il doppio che loro hanno vinto in trasferta. Sarebbe stato per noi un successo clamoroso, dato che ora come ora non abbiamo a disposizione una squadra in grado di poter vincere un campionato di Serie C perché i nostri Under non hanno ancora un livello tecnico tale da poter trionfare in competizioni di questa portata“.
“Tuttavia rimane la grandissima annata, per lo Sporting si è trattato solamente del secondo campionato di Serie C regionale e concluderlo comunque per punti ottenuti al primo posto è motivo di grande orgoglio. Ci siamo comunque consolati nel migliore dei modi, essendo stata questa l’unica nostra piccola delusione: lo Sporting ha infatti trionfato dapprima nel Campionato invernale a squadre miste disputato in gennaio, dopodiché trionfi in rapida successione nell’Under 12 femminile, nell’Under 16 femminile e nei campionati promozionali Green e Super Green. Adesso invece i nostri ragazzi saranno impegnati nelle finali nazionali del Trofeo Coni, che si svolgeranno proprio qui in Basilicata, dandoci l’opportunità di confrontarci con tutte le regioni d’Italia. Abbiamo poi vinto anche la Seri D1 femminile e l’anno prossimo quindi prenderemo parte alla Serie C femminile, ma la faremo in Puglia vista l’assenza di tale competizione in Basilicata. Una cosa molto bella per i nostri ragazzi, perché se da una parte si tratta di un investimento non indifferente sia economicamente che a livello di tempo e risorse impiegate; dall’altra è una grande occasione per i nostri allievi di cimentarsi con realtà ben più evolute della nostra. Infine, per concludere in bellezza, le nostre squadre si sono anche imposte nella Serie D2 sia maschile sia femminile e nella Serie D maschile e femminile di padel“.
“Dunque abbiamo praticamente vinto tutto quello che potevamo vincere, lo Sporting è stato perciò assoluto protagonista delle attività in Basilicata. Essere i primi delle nostra Regione, noi che veniamo da un trascorso importante in Puglia, ci inorgoglisce ma al tempo stesso ci stimola ad alzare ancora di più l’asticella consapevoli che le realtà a cui ambiamo e con cui bisogna veramente confrontarsi ai massimi livelli siano altre. Tuttavia questo non sminuisce in alcuno modo il nostro lavoro, poiché siamo perfettamente consci su quali aspetti dobbiamo lavorare per migliorare“.
A pagina 2: le promesse giovanili, il fiore all’occhiello e la creazione di una legacy
Flash
Il padel sbarca al Roland Garros. Carraro (FIP): “Obiettivo? Un campo di padel in ogni angolo del mondo”[ESCLUSIVA]
Intervista a Luigi Carraro, presidente della Federazione Internazionale di Padel, in occasione della presentazione della tappa parigina del Premier Padel, che si svolgerà a metà luglio al Roland Garros. ”Per i giocatori è un sogno che si realizza, il nostro è quello di diventare sport olimpico”

Dal nostro inviato a Parigi
Una presentazione in grande stile, come era giusto che fosse, quella per la tappa parigina del Premier Padel. Perchè non si tratta di una tappa qualsiasi: si tratta infatti del terzo dei quattro Major, che rappresentano i tornei principali – sulla falsariga del quattro Slam nel tennis – del nuovo circuito professionistico mondiale organizzato dalla FIP (la Federazione Internazionale di Padel) con il supporto della PPA (l’Associazione dei giocatori professionisti) e della QSI (Qatar Sports Investments), che si contrappone al World Padel Tour, l’unico circuito professionistico esistente sino allo scorso anno. Per un tappa di prestigio, una location altrettanto prestigiosa: si giocherà infatti in uno dei templi del tennis, il Campo Centrale del Roland Garros, il Philippe Chatrier. Come del resto è stata prestigiosa la sede della seconda tappa, disputatasi la scorsa settimana in un altro dei luoghi più iconici del tennis mondiale, il Foro Italico di Roma. E vinta dalla coppia numero uno del circuito, gli spagnoli Juan Lebron e Ale Galan, che in finale hanno superato in tre set (4-6 7-5 6-4) i loro grandi rivali, la coppia ispano-argentino composta da Paquito Navarro e Martin Di Nenno.
E proprio all’interno dello Chatrier – in una delle sale per le conferenze stampa del Media Center – si è tenuta la presentazione del “Paris Premier Padel Major”, che ha visto il presidente della FIP Luigi Carraro, il presidente della Federtennis francese Gilles Moretton e Arnaud Di Pasquale (sì, proprio l’ex n. 39 del mondo e vincitore della medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2002 ai danni di Roger Federer), responsabile dello sviluppo del padel in seno alla federazione francese e direttore del torneo parigino, illustrare ai giornalisti presenti i dettagli della manifestazione che si svolgerà dall’11 al 17 luglio. Al termine della presentazione abbiamo intervistato il presidente Carraro.
Presidente, siete reduci dal grande successo della tappa romana del Premier Padel Tour, il secondo dei quattro Major, al Foro Italico. Cosa significa per il movimento del padel essere subito dopo qui al Roland Garros, uno dei templi del tennis mondiale, a presentare il terzo Major?
“Significa gioia, significa emozione e significa anche tanta responsabilità. Perché abbiamo organizzato un torneo al Foro Italico in 25 giorni ed è stato un successo straordinario. Adesso veniamo qui con un senso di responsabilità di non poter deludere le aspettative. Veniamo in uno dei luoghi più importanti al mondo in ambito sportivo, avere qui una tappa del Premier Padel è qualcosa che ci inorgoglisce. Però, appunto, ci carica di responsabilità, perché vogliamo che il torneo sia all’altezza del luogo che ci ospita. Faremo tutto il possibile perché sia così. I giocatori hanno un desiderio di venire a giocare qui che non ho mai visto prima. Per loro giocare qui è il coronamento di un sogno. Quindi sono sicuro che ci regaleranno in campo un gioco di livello unico, ed il pubblico francese e lo stadio del Roland Garros faranno da cornice ad un qualcosa che sarà un ulteriore evento straordinario per il nostro sport.”

Vorrei soffermarmi con lei ancora una volta sulla grande crescita del padel. In Italia, ma anche qui in Francia – abbiamo sentito adesso al riguardo le parole di Moretton e Di Pasquale – ed in tanti altri paesi il numero di praticanti è in crescita esponenziale. Quali sono le direttrici, sia a livello agonistico che amatoriale, sulle quali si muove la Federazione Internazionale per gestire questo vero e proprio boom.
“Noi come Federazione Internazionale dialoghiamo quotidianamente con le federazioni nazionali, affinché facciano dei programmi a 360 gradi: sui giovani, sugli amatori, sui veterani e sui giocatori di elite – i professionisti. Per questo bisogna pensare anche a programmi di formazione di maestri, in Italia ad esempio l’Istituto Lombardi ha già tre livelli di formazione (Maestro Nazionale, Istruttore di II grado e istruttore di I grado, come nel tennis, ndr). Il lavoro è tanto è il padel va seguito a 360 gradi, come dicevo. Perché qui vediamo i giocatori di elite, che sono la punta dell’iceberg, che sono la visibilità e lo spettacolo, ma bisogna pensare agli amatori, che sono forse il numero maggiore di praticanti, e bisogna pensare ai giovani, perché uno sport non avrà mai futuro se non ci sono i giovani che lo praticano, che lo praticano in maniera strutturata.”
Chiudo con la più classica delle domande: qual è l’obiettivo – inteso come missione – della FIP? E qual è il vostro sogno nel cassetto.
“L’obiettivo, nel senso inteso dalla domanda, è chiarissimo. Nel padel il campo ha i vetri, e i giocatori parlano tanto degli angoli. Ecco, il nostro obiettivo è che ci sia un campo di padel in ogni angolo del mondo. Il sogno? Quello che il padel diventi uno dei più grandi sport al mondo. Sarebbe strano non dirlo, ma è chiaro che il sogno di qualsiasi sport è quello di diventare un giorno sport olimpico. Ci lavoriamo da anni, siamo già stati inseriti nel programma dei Giochi Europei del prossimo anno a Cracovia, organizzato dai Comitati Olimpici Europei; siamo ormai parte dei Giochi Asiatici, stiamo lavorando per essere parte dei Giochi Panamericani e chiaramente continuiamo a coltivare il nostro sogno di essere un giorno parte del programma olimpico.”
Il tabellone maschile del Roland Garros 2022
Focus
World Padel Tour, profili: Marrero/Ortega e Sanchez/Gutierrez
Ultimo focus del 2019 sul padel, uno sport in netta crescita. Vi presentiamo le attuali numero uno femminili e gli ex numero uno maschili

Belasteguin/Lima e le gemelle Alayeto
Navarro/Lebron e Sanchez/Salazar
Continua su Ubitennis la rubrica dedicata al Padel, lo sport che ha rivoluzionato la vita sportiva degli spagnoli e che, giorno dopo giorno, conquista stelle del calcio mondiale e dello spettacolo in generale nonché migliaia di italiani. Oggi vi presenteremo le due coppie che occupano la prima posizione del ranking mondiale femminile e la coppia numero 3, ex numero 1, del padel maschile, rispettivamente Marta Marrero e Marta Ortega e Daniel Carlos Gutierrez e Maximiliano Sanchez.
Marta Marrero e Marta Ortega: “Las Martas”
Non possiamo che iniziare dal profilo della veterana Marta Marrero, nata a Las Palmas, capitale delle isole Canarie (Spagna), il 16 gennaio 1983, altezza 173 cm per 64 kg di peso, è un destro e nel 10×20 (le misure del campo di padel) occupa la parte sinistra, anche conosciuta come quella del vantaggio nel tennis, la posizione dedicata nel padel, teoricamente, a colui che dovrebbe finalizzare il punto. Il suo colpo marchio della casa è il pallonetto ma è anche molto famosa per il rovescio a due mani e per il potente smash. Attualmente vive e si allena a Barcellona.

Marta Marrero ancor prima di essere conosciuta per il padel è famosa in patria e nel mondo soprattutto per la sua carriera da professionista nel circuito WTA. Prima di ritirarsi nel 2010, in seguito agli innumerevoli infortuni, Marta Marrero, professionista dal 1998, aveva raggiunto una classifica di top 50 (miglior ranking numero 47 sia in singolare nel 2004 che in doppio nel 2005). In particolare, in singolare ha raggiunto in un’occasione sia i quarti di finale al Roland Garros (da qualificata nel 2000, perse dalla connazionale Conchita Martinez poi finalista in quell’edizione) che gli ottavi di finale a Melbourne (2001, perdendo dalla statunitense Jennifer Capriati), oltre a raggiungere 2 finali entrambe perse. In doppio, invece, su 5 finali disputate (di cui 3 tornei Mandatory) ha vinto 2 titoli, entrambi Premier su terra battuta (uno dei quali a Istanbul in coppia con la nostra Antonella Serra Zanetti) tra 2004 e 2005. In Fed Cup Marta ha partecipato in diverse edizioni (2002, 2004 e 2005), giocando 7 partite (in singolare 2 vittorie, entrambe nel 2002, e 4 sconfitte, una sconfitta in doppio) e raggiungendo il miglior risultato con le semifinali a Mosca nel 2004 perse contro la Francia (Marta perse sia l’unico incontro di singolare da lei disputato che quello di doppio).
Professionista nel World Padel Tour dal 2015, in coppia con Alejandra Salazar, Mara Marrero da subito diventa numero 2 del ranking alle spalle delle gemelle atomiche Alayeto, riuscendo finalmente a scavalcarle in classifica diventando numero uno al mondo per la prima volta nel 2016 (insieme a Alejandra Salazar) e per la seconda volta nel 2019 (grazie alla collaborazione con Marta Ortega). La stagione 2016 è stata forse quella da incorniciare, infatti, oltre al numero 1 del ranking WPT, arriva anche il titolo mondiale con la Spagna sia in coppia (con Alejandra Salazar) che in squadra oltre che il titolo europeo a squadre nell’edizione 2017.
Nel 2018 Marta Marrero ritorna a fare coppia con Salazar, al rientro dopo 7 mesi di stop dovuti ad infortunio, e insieme conquistano ben 6 titoli (titolo di Maestre incluso oltre alla prima edizione del WOpen), tutti vinti contro le acerrime rivali, le gemelle Alayeto. Alla fine del 2018 Marrero e Salazar arrivano a pochi punti dalla riconquista del numero 1 del ranking che rimane nelle mani delle gemelle Alayeto e, proprio a fine stagione, Marta e Ale annunciano il loro divorzio come coppia e l’inizio di una nuova sfida che le vedrà nel 2019 svariate volte avversarie soprattutto in finale dando vita a un nuovo classico del padel femminile. Inoltre, nel 2019, grazie ai titoli conquistati insieme l’anno prima e grazie all’avvicendamento di titoli vinti nella stagione in corso, seppur non formando coppia, Marrero e Salazar sono tornate contemporaneamente al numero uno della classifica mondiale, condizione che hanno mantenuto solo a distanza di un torneo per poi lasciare spazio alla sola Marta Marrero al vertice della classifica mondiale femminile. Infatti, seppur il padel sia esclusivamente uno sport di coppia, le classifiche sono stilate a livello individuale, mentre l’iscrizione ai tornei prevede l’assegnazione delle teste di serie sommando i punti in classifica dei giocatori che formano coppia nello specifico torneo.
Passiamo ora alla descrizione del profilo di Marta Ortega Gallego, anche detta Martita (piccola Marta per via della età e per distinguerla dalla compagna Marrero) o Doctora (dottoressa, per via dei suoi studi di medicina, ma anche per la precisione di alcuni suoi colpi in campo), nata il 14/02/1997 a Madrid (Spagna) sua attuale città di residenza, altezza 170 cm, è un destro e in campo occupa la posizione del drive (destra) riservata alla costruzione del punto. I suoi colpi migliori sono sicuramente la bandeja e la dejada. Marta Ortega è giovanissima ma vanta già nel suo palmares il titolo di campionessa europea nel torneo di coppia (con la connazionale Ariana Sanchez) e in quello a squadre con la Spagna (2017 Portogallo), il titolo di campionessa del mondo a squadre con la Spagna e di vicecampione del mondo nel torneo di coppia (con Carolina Navarro) nella stessa edizione del 2014, il secondo posto alle WPT Finals 2017 (sempre in coppia con Ariana Sanchez), 8 titoli nel circuito professionistico (1 nel 2017 con Ariana Sanchez e 7 nel 2019 con Marta Marrero, oltre a due Challenger vinti nel 2017 sempre con Sanchez) e il record di giocatrice più giovane nel conquistare un titolo WPT (nel 2017 a 19 anni, vittoria dell’Open di Santander in coppia con Ariana Sanchez con cui condivide il record) e a conquistare il primato della classifica mondiale WPT (a 22 anni nel 2019).

Martita Ortega è molto attiva sui social in particolare Twitter e Instagram dove pubblica molte storie di padel e di vita privata, specialmente relazionate agli studi (iscritta a medicina). Nel circuito maschile ha un’ammirazione sconfinata per il sevillano Francisco Navarro Compan, meglio noto come Paquito, oltre che per il compaesano Alejandro Galan, fratello della sua ex compagna di team Alba Galan.
Insieme a Marta Marrero, Marta Ortega nel 2019 ha dato vita ad un appassionante confronto con la ex compagna di squadra, Ariana Sanchez a sua volta in squadra con Alejandra Salazar ex compagna di Marrero. Le due coppie hanno chiuso la stagione rispettivamente con 7 e 5 titoli su 15 tornei disputati, affrontandosi per ben 7 volte (4-3 a favore delle Marte), tutte finali, inclusa quella di fine anno, la finale del torneo dei tornei, il Master Final di Barcellona, che dopo una battaglia di 2 ore e 59 minuti si è conclusa al tie break del terzo set decretando maestre 2019 Salazar e Sanchez.
Il Mago di San Luis Daniel Carlos Gutierrez e lo Squalo di Villa Mercedes Maximiliano Sanchez
Nato a San Luis, capitale dell’omonima provincia argentina nella regione del Cuyo, il 15 giugno 1984, altezza 177 cm, Carlos Daniel Gutierrez Amaya è un destro e nel 10×20 occupa la parte destra. I suoi colpi marchio della casa sono la bandeja, i recuperi impossibili e la dejada con effetto a uscire dalla porta. Daniel nel circuito è anche conosciuto come Sanyo, soprannome che gli è stato attribuito da piccolo per via del nome di un giapponese che viveva a San Luis, che si chiamava proprio Sanyo, e per via del taglio degli occhi di Daniel che ricordava quello tipico di un giapponese. I commentatori spesso lo indicano come il Puntano (abitante di San Luis) o Abracadabra Gutierrez in riferimento alle magie che fa in campo in qualità di Mago di San Luis.

Il palmares di Daniel Gutierrez è pieno di trionfi tra i quali:
- campione del mondo a squadre 2016 con l’Argentina battendo in finale la Spagna (secondo incontro giocato in coppia con Fernando Belasteguin e vinto contro Francisco Navarro e Juan Martin Diaz)
- vincitore di 3 edizioni delle Finals WPT (2013 e 2014 in coppia con Maximiliano Sanchez, in entrambe le occasioni sconfisse i numeri 1 del mondo Fernando Belasteguin e Juan Martin Diaz, indimenticabile la finale del 2014 in quella che fu l’ultima partita insieme di Bela e JM Diaz; 2016 in coppia con Francisco Navarro)
- vincitore di 2 Master di Buenos Aires in coppia con Maximiliano Sanchez nel 2013 e nel 2018
- chiusura del 2018 come numero 1 del ranking mondiale in coabitazione con il compagno di squadra Maximiliano Sanchez
Nel 2019 Sanyo è stato protagonista della giocata più spettacolare mai vista in un campo di padel. Durante la finale del Mexico Open, ultimo torneo della regular season, di fronte ai nuovi numeri 1 del mondo Navarro e Lebron, il Mago ha eseguito una contro parete laterale destra da un tweener di spalle. La palla velocemente cambia direzione finendo sul lato sinistro e passando la rete, sorprendendo Lebron a cui non rimane che applaudire. Pubblico in estasi e gioco fermo per qualche minuto di incredulità. Lo stesso Gutierrez a fine partita dirà che di queste giocate, 199 su 200 vanno fuori, ma per questa unica che rimane dentro ci vuole un po’ di fortuna.
Connazionale e compaesano di Daniel Gutierrez, nonché suo compagno di team, Maximiliano Sanchez Aguero nasce a Villa Mercedes, nella provincia argentina di San Luis nella regione del Cuyo, il 15 dicembre 1986, altezza 183 cm. Maxi Sanchez è un destro e nel 10×20 occupa la parte sinistra. Il suo colpo marchio della casa è il remate/pagada (i colpi violenti in smash anche in salto) ma anche i recuperi fuori dal campo. Il suo nickname è il Tiburon (lo squalo, per il suo coraggio in campo) o semplicemente Maxi e il suo sito web ufficiale è https://maxitheshark.com/

Il palmares di Maxi Sanchez non ha nulla da invidiare a quello del compagno di team:
- campione del mondo a squadre 2016 con l’Argentina battendo in finale la Spagna (primo incontro giocato in coppia con Agustin Silingo e perso contro Juani Mieres e Mati Diaz)
- vincitore di 3 edizioni consecutive delle Finals WPT (2013 e 2014 in coppia con Daniel Gutierrez; 2015 in coppia con Juan Martin Diaz)
- vincitore di 2 Master di Buenos Aires in coppia con Daniel Gutierrez nel 2013 e nel 2018
- diventa numero uno del ranking mondiale per la prima volta in carriera nel settembre 2018 quando, vincendo il torneo di Lugo, succede in solitaria al brasiliano Pablo Lima, già passato alla storia come numero uno solitario dopo Belasteguin
- chiusura del 2018 come numero 1 del ranking mondiale in coabitazione con il compagno di squadra Daniel Gutierrez
Dal momento in cui Sanyo Gutierrez e Maxi Sanchez hanno deciso di tornare nello stesso team, dopo il biennio di break in cui Gutierrez decise di intraprendere il progetto con Paquito Navarro, i due argentini hanno messo a segno la stagione migliore delle rispettive carriere vincendo nel 2018 ben 8 titoli e chiudendo l’anno per la prima volta al primo posto della classifica mondiale. Il flusso positivo è ripreso anche all’inizio della stagione 2019 con 3 titoli nei primi 4 tornei. Tuttavia, è dal successo di Vigo che Sanyo e Maxi non vincevano un titolo e i tanti punti non difesi hanno determinato il superamento in classifica da parte degli spagnoli Paquito Navarro e Juan Lebron primi spagnoli nati in Spagna ad arrivare al vertice della classifica mondiale (Navarro era già stato vicinissimo a questo risultato anche nel 2017 proprio in coppia con Sanyo Gutierrez). Sanyo e Maxi hanno dimostrato il pedigree da campioni vincendo altri 2 titoli su 4 tornei disputati a fine stagione regolare (5 il numero totale di titoli nel 2019), l’ultima delle quali avvenuta proprio contro Navarro e Lebron nella finale del Mexico Open, ultimo torneo della regular season.
Purtroppo, i due puntani nella semifinale del Master Final di Barcellona, torneo dedicato alle migliori 8 coppie maschili e femminili, hanno ceduto il passo a Pablo Lima e Alejandro Galan poi vincitori del torneo (battendo in finale Belasteguin e Tapia a loro volta giustizieri della coppia numero uno del mondo). In virtù di questo risultato Lima e Galan superano il duo argentino e concludono la stagione al secondo posto della classifica mondiale.
Appuntamenti con il padel da segnare in agenda
Il grande Padel internazionale va in vacanza per tre mesi, tornerà infatti a marzo 2020. È stata una grande stagione di padel. In primis è stato battuto il record di spettatori a una partita di padel professionistico con 9.558 persone paganti per le semifinali del Master Final di Barcellona il 21 dicembre 2019 (per la finale il giorno seguente è stata comunque raggiunta una cifra record di più di 7 mila persone). Inoltre, il 2019 è stato un anno davvero internazionale per il World Padel Tour con i Master in Portogallo e Argentina, gli Open in Brasile, Messico e Svezia, senza dimenticare le esibizioni in Belgio e Egitto e un challenger in Francia.

Per il momento non sono ancora state annunciate le località che ospiteranno i tornei della prossima stagione, ma ci risulta che Roma sarà tappa ufficiale del WPT nel 2020 e l’Open del Mexico dovrebbe essere confermato anche il prossimo anno con l’estensione alle donne. Il World Padel Tour non vi abbandona mai con notizie puntuali sul sito ufficiale, sui propri canali social di Facebook e Instagram e con lo streaming completamente gratuito sul canale youtube dedicato, con dirette dal venerdì alla domenica nelle settimane in cui si disputano i tornei Open e Master della lega di Padel più importante al mondo.
Massimiliano Mingrone