Pennetta, com'é lontana New York (Crivelli), Pennetta, meno due all'alba: «Si è spento il fuoco dentro» (Piccardi), Pennetta, via ad handicap (Mancuso), Pennetta parte in salita a Singapore (Giorni)

Rassegna stampa

Pennetta, com’é lontana New York (Crivelli), Pennetta, meno due all’alba: «Si è spento il fuoco dentro» (Piccardi), Pennetta, via ad handicap (Mancuso), Pennetta parte in salita a Singapore (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Pennetta, com’é lontana New York

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 26.10.2015

 

Non sparate su Flavia. Non sparate sulla Pennetta dal sorriso che conquista, la ragazza solare così lontana dal prototipo della diva altera e inavvicinabile, capace di uscire più forte e consapevole da una litania infinita di infortuni. Non sparate, soprattutto, sulla fantastica eroina che solo sei settimane fa regalava al nostro sport una delle pagine più belle e indimenticabili di sempre, di quelle che per una volta ti rendono fiero di condividere le stesse origini. E’ vero, non tutte le vittorie sono uguali, tantomeno uno Slam conquistato ben oltre i trent’anni, inatteso e per questo ancor più dirompente. Quindi, come non capire il turbinio di sentimenti, di emozioni, di sensazioni seguito al trionfo degli Us Open, le feste e poi l’inseguimento spasmodico a un posto tra le otto regine del Masters, il premio conclusivo di un percorso agonistico esemplare. ENERGIA No, non è appagamento quello di Flavia che si consegna molle e inattiva alle voglie risorgenti di Simona Halep, non è il calo mentale di chi si sente già in vacanza. Semplicemente, è il braccio che non risponde ai comandi del cervello, perché un mese con il cuore a tutta velocità finisce per prosciugarti e svuotarti, magari senza che tu te ne accorga. Certo, la Penna sognava un debutto diverso alle prime Wta Finals in carriera, che per un incrocio del destino diventano anche l’ultimo torneo della vita, però non è da una sconfitta che si giudica una giocatrice: «Mi è mancata energia — confesserà la brindisina senza ombre sul volto—volevo alzare la velocità della palla e non ci riuscivo provavo ad accelerare ma il ritmo non cresceva. Sono stata troppo passiva nel primo set, troppo dietro la riga di fondo e le ho permesso di aggredirmi. Non era un problema fisico, ma di condizione di gioco». SUSSULTI Com’è lontana New York in quei 25 minuti in cui la Pennetta fa la vittima sacrificale sull’altare della pressione della romena, ritrovandosi il fardello di un 6-0 maturato senza opporre resistenza. A Flushing Meadows si erano sfidate in semifinale, e Flavia aveva impiegato meno di un’ora per travolgere la numero due del mondo lasciandole 4 game sulla strada del successo più grande: ma quella era una dea baciata dalla grazia. Qui resta sulla terra, malgrado i sussulti di inizio secondo set, con due palle break non sfruttate nel gioco d’apertura e comunque una parvenza di equilibrio grazie finalmente a qualche colpo più spinto, fino alla resa con il break nell’ottavo game, i 27 gratuiti e solo il 50% di punti con la prima. In tribuna, papà Oronzo e mamma Conchita applaudono lo stesso, «perché le cose brutte della vita sono ben altre rispetto a una semplice sconfitta a tennis», come chiosa la saggia figliola. Che ora avrà altre due partite per ritrovarsi, aggrappandosi a una formula in grado di rovesciare inerzia e pronostici nel giro di 24 ore: «L’anno scorso — ricorda Flavia — la Halep dominò Serena nel girone (un incredibile 6-0 6-2, ndr) e poi ci fece tre game in finale. Adesso non mi importa chi affronterò prima tra Sharapova e Radwanska, voglio solo ritrovare le forze, più che la convinzione, voglio tornare a essere aggressiva e propositiva. Sono felice di giocare questo torneo, sono felice di essere qui, e voglio dare un senso alla mia presenza, anche se mentalmente ogni giorno dopo la vittoria agli Us Open è stato una fatica». TELEFONO Ecco, la questione è se Flavia saprà uscire dal cono di luce di quell’impresa memorabile e resettarsi per l’ultimo sforzo: «Non è facile, dopo le feste in famiglia sono tornata a Barcellona per allenarmi e poi sono volata in Cina e a Mosca per rincorrere la qualificazione, psicologicamente è stato un bello stress, se penso che per me e Fabio (Fognini, ndr) sono riuscita a ritagliarmi solo un paio di giorni. Alla fine, provi con la routine che ti ha accompagnato per tutta la carriera, ma adesso il telefono suona mille volte al giorno e la concentrazione a volte se ne va. Ma non ho perso il gusto di divertirmi su un campo. Non è ancora il momento». Suonala ancora, Flavia.

 

Pennetta, meno due all’alba: «Si è spento il fuoco dentro»

 

Gaia Piccardi, il Corriere della Sera del 26.10.2015

 

La regina dell’Us Open Lo. con la Halep nel Master di Singapore, è pronta a tuffarsi nella nuova vita Oronzo è sbarcato a Singapore con la faccia di chi sta per vedere un fantasma, ed è certo che lo spettacolo non gli piacerà. Conchita, già alle prese con l’organizzazione del matrimonio dell’anno prossimo, ha infilato in valigia solo sorrisi e abbracci per questa figlia arrivata al capolinea del suo giro del mondo, a cui augurare — dopo una carriera fantastica — una vita felice: «Flavia è una donna, non una bambina. Lei prende le sue decisioni, io l’appoggio». La mozione degli affetti, alla fine del viaggio. Sotto gli occhi di papà e mamma, con la futura cognata al capezzale, Flavia Pennetta perde serafica il match d’esordio delle Wta Finals, il Master riservato alle prime otto giocatrici del ranking (Serena Williams, mai ripresasi dallo sgambetto di Roberta Vinci a New York, ha dato forfeit) che si è concessa come regalo d’addio dall’altra parte del pianeta, a sette fusi orari dall’amata Brindisi, dove staccare la spina, forse, sarà più dolce. La sfida con Simona Halep, strapazzata in semifinale a Flushing Meadow sulla strada di quell’impresa enorme che ha dato a Flavia la leggerezza che inseguiva, è una formalità. 6-o 6-3 per la romena. Con la Sharapova che di pancia e d’orgoglio rimonta la Radwanska (4-6, 6-3, 6-4), alla fine della prima giornata la Pennetta è già ultima nel girone, anche se la formula del torneo rende veniale il peccato. «Vorrei aver giocato un po’ meglio…» dice Flavia con la lingua fuori, la rincorsa al Master è stata un inseguimento a perdifiato che dopo New York, rientrata nella casa di Barcellona che divide con Fabio Fognini, si sarebbe evitata volentieri però c’erano accordi da onorare, contratti da rispettare, cachet da incassare e, soprattutto, l’amor proprio di campionessa a cui dare retta, per cui «era giusto provarci, la stagione andava onorata fino in fondo, avere una chance di giocare a Singapore e buttarla via non sarebbe stato giusto». Ed eccola qui, la regina dell’Open Usa esausta come le pile a fine vita, a prendersi il meglio di un torneo che sa di tributo per tutti, tranne per babbo Oronzo che vorrebbe veder Flavia giocare ad alto livello fino a novant’anni e che a Singapore…

 

Pennetta, via ad handicap

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 26.10.2015

 

Dal 6-1 6-3 per Flavia Pennetta a New York al 6-0 6-3 per Simona Halep a Singapore. La rumena si è presa la rivincita e così le Wta Finals sono cominciate in salita per la 33enne brindisina, che tuttavia non fa drammi: «Nel primo set avevo poche energie, mi sono ripresa nel secondo ma era tardi. La formula a gironi del torneo mi permette di restare in corsa». Per farlo, domani dovrà battere Agnieszka Radwanska, che nell’altro match del Gruppo Rosso ha ceduto a Maria Sharapova (4-6 6-3 6-4): la russa non vinceva una partita da quattro mesi. Oggi tocca al Gruppo Bianco con le sfide Muguruza-Safarova e Kvitova-Kerber. A Singapore è volato Corrado Barazzutti: non poteva mancare all’ultimo torneo della Pennetta prima del ritiro annunciato nel giorno dello storico trionfo agli US Open e confermato alla vigilia dell’appuntamento riservato alle migliori otto giocatrici della stagione. Tutti, Malagò e Binaghi in testa, vorrebbero convincerla a continuare fino alle Olimpiadi di Rio. «Flavia ha preso la sua decisione e va rispettata – sottolinea Barazzutti – al momento non ha nessuna intenzione di ripensarci. Mi dispiace che smetta, così come dispiace a tutti. Proverò ancora a farle cambiare idea, sono qui a Singapore anche per questo, ma conoscendola sarà molto difficile».

Intanto è cominciato il Masters femminile più incerto degli ultimi anni (diretta su SuperTennis). «Quando manca una giocatrice come Serena Williams le possibilità di successo aumentano per tutte – spiega Barazzutti – vincerà chi avrà più energie e chi starà meglio fisicamente. Personalmente mi auguro possa essere Flavia, nonostante la sconfitta all’esordio. Partono tutte più o meno alla pari, ma attenzione alla Halep, che lo scorso anno a Singapore sconfisse Serena nei round robin per poi perderci in finale». Il coach della Williams, Patrick Mouratoglou, ha detto che nel 2016 l’americana vincerà i 4 Slam e l’oro olimpico. Possibile a 34 anni? «Dopo la batosta con Roberta Vinci agli US Open, si è concessa una pausa – aggiunge il capitano azzurro- già un paio di stagioni fa aveva vissuto una flessione, ma Mouratoglou l’ha motivata così bene da farla tornare al top. Quest’anno, pur sfiorando il Grande Slam, ha spesso rischiato di perdere salvandosi soprattutto grazie all’esperienza. Ho l’impressione che abbia tirato fuori le ultime energie. Non dico che non possa tornare a vincere, ma dubito che riesca ancora dominare….

 

Pennetta parte in salita a Singapore

 

Alberto Giorni, il Giorno del 26.10.2015

 

Parte con il piede sbagliato Flavia Pennetta alle Wta Finals di Singapore. All’esordio assoluto al torneo tra le prime otto del mondo, la brindisina è stata travolta 6-0, 6-3 dalla romena Simona Halep, n.2, che si è presa una parziale rivincita della sconfitta in semifinale agli US Open. Il match è durato solo un’ora e dieci minuti, in cui Flavia non è mai riuscita a prendere le contromisure all’avversaria, commettendo ben 27 errori gratuiti. Nell’altra sfida del Gruppo Rosso, Maria Sharapova ha cancellato i dubbi sulle sue condizioni fisiche superando 4-6, 6-3, 6-4 Agnieszka Radwanska dopo quasi tre ore. La Pennetta non è ancora eliminata; adesso affronterà Radwanska e Sharapova, e alla fine si faranno i conti. Oggi si inaugura il Gruppo Bianco, con le sfide Muguruza-Safarova e Kvitova-Kerber. «Mi è mancata un po’ di energia — ha commentato Flavia —, cercavo di accelerare, ma non ci riuscivo. Ora l’obiettivo è recuperare le forze per il prosieguo del torneo. Avrei voluto giocare meglio, ma ho ancora possibilità di qualificarmi».

 

 

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