E' la finale dell'est. Kvitova-Radwanska, sorpresa doppia (Crivelli). Federer ritrova Nadal a Basilea. La sfida che sfida il tempo (Valesio).

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E’ la finale dell’est. Kvitova-Radwanska, sorpresa doppia (Crivelli). Federer ritrova Nadal a Basilea. La sfida che sfida il tempo (Valesio).

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E’ la finale dell’est. Kvitova-Radwanska, sorpresa doppia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport).
Diavolerie e stregonerie. Chi dava per scontata una finale tra Maria Sharapova e Garbine Muguruza – le due giocatrici imbattute nei rispettivi gironi – non aveva fatto i conti con Aga la Maga e Psycho Petra, che trovano il riscatto proprio nel finale di una stagione a dir poco tribolata. Muguruza e Sharapova, le favorite, si smaterializzano dietro trucchi imprevedibili e così per la prima volta, il Masters femminile sarà vinto da una giocatrice, Radwanska o Kvitova, che avrà perso due partite su tre nel girone. Una formula bislacca, certo, ma è anche vero che senza la favorita d’obbligo Serena si respira un’aria più divertente. E le semifinali si rivelano due gran partite.  E pensare che ad aprile, dopo una storica sconfitta di Agnieszka in Fed Cup dalla Svizzera, il padre della Radwanska, il focoso Robert, non aveva certo usato giri di parole: «Tomasz Wiktorowski, il capitano, è un incapace e dovrebbe anche dimettersi da allenatore di mia figlia». Lei stava perdendo la top ten dopo quattro anni e si era avvitata in una crisi tecnica apparentemente senza uscita, tanto che perfino la Navratiolva, chiamata per una consulenza a fine 2014, se l’era filata nascondendosi dietro i troppi impegni. In questi casi si fa la rivoluzione e invece Aga si è affidata alla restaurazione: non solo ha chiamato Wiktorowski, ma ha richiamato il padre, allontanato nel 2013. E dopo l’eliminazione al primo turno del Roland Garros, è ripartita:  «Mi hanno aiutato i buoni risultati sull’erba, mi hanno ridato fiducia». Fino ad arrivare al Masters, perdere due match, trovarsi a due punti dall’eliminazione e poi riscoprire d’incanto la magia dei bei tempi: «Se penso ai  primi due mesi dell’anno, non ci posso credere». La Muguruza è forte, spinge su ogni colpo, ma la Professoressa la irretisce con quelle palle senza peso negli angoli, la sposta, la costringe sempre ad inseguire nel punteggio, la beffa con le palle corte di cui una di rovescio dalla linea di fondo con direzione a uscire destra-sinistra che in pochi minuti fa il giro del mondo sui social network. E la spagnola uscirà con il mal di testa: «Sono stata un po’ fortunata prima, ma stavolta me la sono meritata tutta», ammetterà Aga. Buona sorte che l’altra finalista, Petra Kvitova, dovrà condividere con la Safarova, che l’ha rimessa in corsa nel girone e si è meritata almeno una birra. Petra, però, per un giorno, è tornata quella di Wimbledon nel 2011: una probabile candidata al numero uno del mondo. Quel dritto incrociato è un’arma non convenzionale che smonta il rovescio della Sharapova, cui non basta andare 5-1 nel secondo set per proteggersi dalle bordate sulle righe e negli angoli di una Petra finalmente tonica anche fisicamente e soprattutto sempre mentalmente dentro la partita: «Certo, è un po’ strano passare in 24 ore dal possibile bilancio di una stagione dopo una sconfitta alla finale, ma la condizione è cresciuta man mano, anche perdendo». La mononucleosi l’ha martoriata per tutto il 2015, ad agosto è svenuta mentre si allenava con la Safarova, ma il suo tarlo è sempre stato quello di gestire il successo, lei ragazza semplice che fino a 17 anni è cresciuta a Bilovec, dove gli abitanti si conoscono tutti per nome: «Il mio problema più grande? Indossare un abito da sera quando devo celebrare le vittorie». Meglio il campo: lì conta solo il braccio.

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Federer ritrova Nadal a Basilea. La sfida che sfida il tempo (Piero Valesio, Tuttosport).
E’ dalla semifinale 2014 di Melbourne che non incrociano le racchette ma, in fondo, è come se non avessero mai smesso di giocare l’uno contro l’altro. Federer e Nadal si ritroveranno oggi nella finale di Basilea per il loro incontro numero 34 ma i precedenti non conteranno. Non solo perché si giocherà nel cortile di casa Federer, ma anche perché la sensazione è ormai quella di confronto che sfugge alle leggi del tempo, come forse nessun altro nell’era Open con tutto il rispetto per Lendl vs McEnroe. Lo stesso Roger ha sottolineato che quella contro Rafa è stata la rivalità che maggiormente ha segnato la sua carriera e pure quella che ha patito di più. I due sono cresciuti assieme e ora si trovano entrambi depositari di un marchio che potrebbe protrarsi ben oltre la conclusione della carriera di entrambi. Per ora l’interrogativo che è lecito porsi è un altro: se il loro ritrovarsi ancora cattura più attenzione ed è carico di maggior fascino di qualunque altro incontro che il settore maschile possa proporre, questo forse significa che il tennis ha un problema, soprattutto in previsione futura? E se Djokovic, assoluto dominatore del tennis contemporaneo, non riesce nonostante i suoi successi a entrare nei cuori degli appassionati cosi come “quei due” non è che dietro l’angolo c’è, per il tennis maschile, un periodo di notevole difficoltà?

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