ATP Parigi-Bercy interviste, R. Federer: "Ho sentito qualcosa al braccio, niente di serio"

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ATP Parigi-Bercy interviste, R. Federer: “Ho sentito qualcosa al braccio, niente di serio”

ATP Parigi-Bercy, interviste: J. Isner b. R. Federer 7-6(3) 3-6 7-6(5). L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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È sempre difficile rispondere al servizio di Isner? È ancora più difficile indoor quando non c’è vento o sole a disturbarlo?
Potenzialmente si, non lo so, serve in maniera costante durante l’anno. Con lui credo sia più una cosa del tipo: riuscirà a servire bene quando ne ha più bisogno? Credo che oggi lo abbia fatto davvero bene, questa è stata la differenza.

Hai giocato bene indoor, vieni da una vittoria a Basilea, dov’è che il tuo gioco è sceso?
Ricevendo un paio di servizi a 230 qui e la. È tutto qui, non ho subito un break, ed è dura uscire da un torneo senza perdere il servizio ma è così che può andare con John.

Raramente abbiamo visto il trainer scendere in campo per visitarti, qual’era il problema?
Sentivo qualcosa al braccio, avevo già avuto un problema a Basilea e l’ho sentito di nuovo così ho preso degli antinfiammatori e ho giocato senza dolori nel terzo. Non è per questo che ho perso oggi, non è qualcosa di serio per fortuna.

Ti senti affaticato dopo Basilea? Forse questo potrebbe essere un fattore della sconfitta di oggi.
Sì, forse il mio occhio era un centesimo di secondo più lento, insomma cosa vuoi che ti dica? Non ero affatto stanco per ieri sera, ero pronto per oggi.

Molti giocatori parlano dei loro tornei e delle loro città preferite. So che hai vinto questo torneo, ma lo consideri come uno dei campi più infelici per te?
Beh sì perché è dopo Basilea che è una mia priorità, la mia preparazione per Parigi non è sempre ideale. Ho giocato così bene a Basilea durante gli anni che arrivo qui con molta fiducia. Alla fine dell’anno giocare due tornei consecutivamente mette molta pressione, tuttavia è anche divertente allo stesso tempo. Comunque se guardo ai match degli anni precedenti ho sempre perso da buoni giocatori e hanno sempre dovuto giocare bene per battermi, lo scarto è poco.

Quando pensi andrai a Londra?
Fammi parlare con mia moglie e col mio coach e poi ti farò sapere. (sorride)

Dallo US Open ci sono state cose buone e cose un po’ meno buone, mi riferisco a Shanghai. Come stimi il tuo gioco dagli US Open?
In Coppa Davis non potevo perdere in casa con l’Olanda e a Shanghai è stato un peccato. Hai bisogno di adattarti per le condizioni che ci sono lì e non ho giocato male, credo di aver giocato meglio di Basilea. Il risultato non è quello che speravo ma il livello era quello che volevo raggiungere. Shanghai è stata una delusione, non dovevo perdere il match e ho vinto più punti di Ramos, ho avuto più opportunità e giocato meglio nei punti importanti. Avrei dovuto convertire le mie opportunità.

Qui le condizioni cambiano di anno in anno, di solito è veloce, quest’anno è lento. È una cosa tipica dei tornei indoor?
Beh, non ci sono molti tornei indoor oramai. Basilea è più o meno sempre lo stesso e Londra anche, Parigi è cambiata ma non credo siano in una situazione facile perché vengono prima di Londra e devono trovare una velocità che aggradi più o meno a tutti i giocatori. Se è troppo lenta non merita più il nome di indoor, se è troppo veloce i giocatori sono frustrati perché non ha nulla a che vedere con quello che trovano durante l’anno. La mia opinione è che nei Masters 1000 dovrebbero esserci dei cambiamenti, non dovrebbe essere sempre uguale ovunque in tutti gli Slam e i 1000. Alcuni giocatori possono anche migliorare se giocano su superfici diverse, più lente, più veloci, credo tu debba giocare in maniera diversa su superfici diverse.

Traduzione di Paolo Di Lorito

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